Do not open 'til you've got forever to spend with me on a fool's holiday
Ho sempre saputo che Alex non era
quel che si dice un
ragazzo fedele.
Fin dal liceo, dalla prima volta che ho posato i miei
occhi su di lui, qualche anima pia mi ha detto di stare lontana da Alex
Gaskarth, che lui non era il ragazzo giusto per me.
Il mio nome è Lisa Ruocco, al liceo ero la classica
ragazza studiosa, senza troppi grilli per la testa e che preferiva una
bella
serata passata a leggere un libro alle feste.
Alex invece era quello che tutti definivano uno sfigato,
ma di quelli fighi allo stesso tempo, uno di quelli che fanno sempre
ridere,
che bevono fino a scoppiare e che sono l’anima delle festeNon
se ne perdeva una.
Il giorno in cui mi ha chiesto di venire con lui l’ho
guardato a lungo incredula, perché lo chiedeva a me?
Cosa aveva visto in me di tanto speciale?
Non ne avevo idea e tuttora non ce l’ho, so solo che da
allora l’uragano Gaskarth ha iniziato a fare parte della mia
vita.
Con un bacio rubato a una di quelle feste a cui non
andavo mai sono diventata la sua ragazza, molto invidiata direi anche.
È andata bene per un paio di mesi, lui era
dolcissimo e mi
ricopriva di attenzioni,
non sapevo che avesse anche un lato oscuro.
L’ho scoperto sempre a una festa – le odio!
–
precisamente mentre baciava con disinvoltura una ragazza dai capelli
neri
L’ho mollato, lui all’inizio l’ha
accettato e poi ha
cominciato a pregarmi di ritornare con lui, che quel bacio era stato
solo
uno sbaglio, che
era ubriaco, etc…
Le mie amiche mi dicevano di lasciarlo perdere, il
cervello anche, il cuore diceva di tornare con lui e così ho.
Il nostro tiramolla è iniziato così, come un
folle
viaggio sulle montagne russe in cui gli alti erano giornate in cui
esistevamo
solo noi e i bassi erano giorni in cui ci parlavamo a stento e lui era
lontano.
Dopo un po’ ho capito che in lui c’era qualcosa di
strano, una specie di perverso meccanismo che gli faceva allontanare le
persone
che si avvicinavano troppo a lui e al suo cuore. Era come se avesse
paura di
qualcosa, ho sempre pensato che in qualche modo c’entrasse la
morta di suo
fratello.
Per un periodo abbastanza a lungo ho pensato a cosa
potesse esserci di
sbagliato in lui, se
io potessi fare qualcosa per aggiustarlo, ma quel periodo è
passato.
È passato esattamente nel momento in cui ho capito che
mentre era in tour ha avuto – senza farsi troppi problemi
– una storia con Tay
Jardine.
È stato umiliante vederlo fare lo scemo con lei nello
stesso esatto modo in cui lo faceva con me, leggere i commenti dei fan
felici
per quella coppia.
Con lei non si è fatto problemi a farsi vedere in giro
con me ha sempre trovato una scusa: non era il momento giusto, i fans
non
l’avrebbero presa bene, il manager non pensava fosse una
buona idea.
Tutte palle.
Non credo che abbia detto al manager niente della sua
idea di uscire con Taylor, ci è semplicemente uscito e poi
ha visto le
reazioni.
Perché non l’ha fatto anche con me?
Io che l’ho supportato come meglio potevo nei suoi primi
anni di frontman degli All Time Low? Che vendevo addirittura le
magliette e i
cd per la sua band?
Questa volta voglio vendicarmi così ho chiesto a Jack di
vederci in un bar del centro di Baltimora, lo sto aspettando
tamburellando
nervosamente le dita sulla superficie liscia di un tavolo di legno.
Finalmente Jack arriva e si lascia cadere su una sedia.
“Scusa c’era traffico, come mai hai voluto
vedermi?”
“Voglio parlarti di Alex.”
Lui si ricompone subito e una cappa di silenzio imbarazzato cade su di
noi, so
che lui non ha nulla in contrario alla condotta di Lex, non per nulla
è il suo
migliore amico.
“So che ti piaccio e io voglio vendicarmi di Alex dopo la
storia con quella dei We Are The In Crowd, cosa ne dici di farlo
ingelosire un
po’?”
Lui mi guarda come se fossi matta.
“Direi che è fuori discussione, Lisa.
Non voglio mettere in pericolo la mia amicizia con Alex
solo perché voi avete dei problemi, non dico che abbia fatto
bene a esporsi
così tanto con Tay, ma non voglio essere coinvolto.
Non voglio perderlo come amico o litigarci.
Mi dispiace, ma non ti posso aiutare.”
“Ma io devo fare qualcosa, Jack, cazzo! È
da quando siamo al liceo che questa merda di tira e molla
va avanti, ci
mettiamo insieme, mi giura che mi ama, per un po’
è il ragazzo perfetto e poi
finisce non si sa come nel letto di qualcun’altra!
Vorrei sapere qual è il suo cazzo di problema,
così mi
metto il cuore in pace.”
“Capisco che tu sia incazzata. Giuro, lo capisco!”
Ribadisce davanti alla mia espressione scettica, non so come possa
capire uno
che salta da un letto all’altro.
“Lo capisco, ma non posso aiutarti, non nel modo che vuoi
tu.
È immaturo e non risolverebbe il problema.”
“Tu che mi parli di maturità?
Gesù Cristo, cosa devo sentire in vita mia…
Va bene, lo chiederò a Zack, magari lui deciderà
che non
è poi così immaturo.”
“Ti prego non rovinare l’armonia della
ba..”
“Sempre questa maledetta band! Una volta vorrei essere io al
primo posto nelle
priorità di qualcuno, non dico che il mondo debba girare
tutto intorno a me, ma
qualche volta mi piacerebbe che qualcuno mi prendesse in considerazione.
Sono l’ultima a sapere le cose: quando andate in tour,
dove, quando tornate, eventuali scopate di Alex.
Devo sorbirmi l’odio delle fan e vedere che qualcuno fa
spudoratamente il tifo per Tay senza nemmeno sapere bene chi sono. Sono
stanca.
Alex deve prendere una decisione, o si mette a fare sul
serio con me o lo
pianto e questa volta
non lo salverà nessuna supplica.”
Lascio il locale arrabbiata, maledicendo il mio destino.
Maledicendo il fatto di essere innamorata di un musicista
che – non solo pone la musica al mio stesso livello
– ma non mi è nemmeno
fedele e cerca conforto in altri letti.
È tutto così umiliante che vorrei piangere qui
nel bel
mezzo del centro della città.
Alla fine arrivo al mio appartamento senza versare
nemmeno una lacrima.
Mi dico che avrei dovuto aspettarmelo, Jack è il miglior
amico di Alex, non mi avrebbe mai aiutato. Per lui l’amicizia
viene prima del
mio rapporto con lui, sono una mezza sconosciuta in fondo. Loro
condividono una
forte amicizia e suonano nella stessa band.
Persino Tay Jardine condivide più cose con il mio
ragazzo, ancora una volta maledico la mia incapacità di
suonare qualsiasi
strumento.
Forse se suonassi la chitarra o sapessi cantare bene
potrei capire meglio Alex, potrei costruirmi una mia carriera nella
musica
oppure – desiderio inconfessabile – potrei unirmi
agli All Time Low e capire
perché il mio ragazzo è così legato a
loro.
La triste verità rimane che io non so suonare niente e
non ho nemmeno una bella voce, il mondo della musica mi è
precluso, devo trovare
qualcos’altro che mi leghi ad Alex. Una volta avrei detto
l’amore, ma adesso
non sicura che lui mi abbia mai amata davvero.
A volte mi sento come se fossi il suo porto sicuro, come
un oggetto animato del suo appartamento che ha la sola funzione di
farlo
sentire a casa e che poi si dimentica quando si è in giro
per il mondo.
Vorrei che per una volta fosse geloso e così mando un
messaggio a Zack e gli chiedo di venire qui, forse lui mi
darà retta, sennò
troverò qualcun altro.
Il bassista mi risponde quasi subito e venti minuti dopo
si presenta alla porta del mio appartamento con il suo solito sorriso
cordiale.
“Ciao, Lisa. Come stai?”
Mi chiede entrando.
“Potrei stare meglio. Vuoi qualcosa da bere?”
“Un bicchiere d’acqua.”
Io glielo porto e poi ci guardiamo qualche secondo negli
occhi.
“Come mai mi hai chiesto di venire qui?”
“Sono stanca di essere trattata da oggetto da Alex e ho
bisogno di qualcuno che lo faccia ingelosire un
po’.”
Zack mi lancia uno sguardo indulgente.
“Ti ha fatto male la storia di Tay Jardine?”
“Sì.”
Il bassista sospira e si muove a disagio sul divano.
“Non è piaciuta nemmeno a me, ma in fondo devi
considerare che dovevamo promuovere quel singolo.”
“Ok, ma mettersi con lei e creare una coppia non è
troppo?
Possibile che nessuno lo capisca?
Io devo stare nascosta per la sua carriera e lui mi può
mettere le corna per business senza nemmeno scusarsi in modo
convincente o
spiegarmelo lui stesso?”
“Lisa…”
“Ho capito, non mi aiuterai nemmeno tu per via della dannata
band.
Cosa ha la band che manca a me?
Io vi ho sempre supportati e tutto quello che ho ricevuto
sono stati calci in faccia e l’ordine di rimanere nascosta
come una moglie
pazza da non mostrare in pubblico.”
“Dovresti parlarne ad Alex.”
“Dubito che capirebbe. Grazie per avermi ascoltato,
comunque.”
Chiacchieriamo un altro po’, poi lo congedo con aria depressa. Decido di andare a fare un
po’ di jogging,
sono una pigra, ma ogni tanto correre mi aiuta a non pensare o a
pensare in
modo più chiaro e logico.
Metto una tuta e vado a fare una bella corsa, Alex è solo
un’ombra sullo sfondo perché mi concentro sulle
decorazioni natalizie della
città in festa.
Ho sempre amato le luci di Natale più del Natale fin da
quando ero piccola, diciamo che mi mettono di buon umore.
Corro per un’ora e mezza e quando torno a casa trovo la
porta aperta e la cena già pronta insieme a un sorridente
Alex Gaskarth
appoggiato allo stipite della mia cucina.
“Buon antivigilia, amore!
Vai a farti una doccia che la cena è in forno.”
“Uhm, grazie, Alex. Vado subito.”
Dovrei protestare, ma ho davvero fame e zero voglia di
cucinare.
Mi butto sotto la doccia, lasciando che il calore sciolga
i miei muscoli leggermente indolenziti, poi mi metto un paio di jeans,
una
maglia e una camicia a quadri.
Alex nel frattempo ha messo in tavola una teglia di
lasagne che ha tutta l’aria di provenire dalla gastronomia
italiana all’angolo.
So perché fa così, si deve far perdonare
qualcosa, ma forse questa volta non
andrà come ha previsto lui, sono stanca di questa situazione.
Sorridendo mi porge la mia porzione in silenzio, io la
accetto in silenzio ringraziandolo con un cenno che lo lascia perplesso.
Durante la cena parla solo lui, io lo studio. Studio
questo ragazzo che gesticola un sacco, che si sposta in continuazione
un ciuffo
di capelli castani che continua a ricadergli sulla fronte e mi racconta
aneddoti divertenti della vita in tour.
È bellissimo e pericolosissimo come certi fiori velenosi.
Sono così belli, ma possono ucciderti.
Lui è come un pacchetto di sigarette, ti fa stare bene
per un momento poi può chiederti il pagamento con un cancro.
Alex è un pacchetto di sigarette sprovvisto della
scritta: “Attenzione! Il fumo può
uccidere!”.
Dopo le lasagne mangiamo una crostata e poi sparecchiamo.
Io vorrei lavare i piatti, ma il mio ragazzo mi fa segno
di raggiungerlo di nuovo in sala.
Si siede vicino all’albero di Natale con una chitarra
acustica in mano e poi inizia a intonare “Fool’s
holiday.”.
Lo so che è il suo modo di chiedere scusa, ma questa
volta non sono sicura di volerlo scartare come un regalo e lui se ne
rende
conto.
Non appena finito la canzone mi guarda dritto negli
occhi.
“Cosa succede, Lisa?”
“Me lo stai davvero chiedendo?
Non ci arrivi da solo?”
Lui mi guarda smarrito.
“Alex, sono stanca di come sta andando avanti la nostra
relazione. Ogni volta è sempre la stessa storia: ti metti
insieme a me,
giurando che mi ami, va tutto bene per un paio di mesi, mi tradisci, ci
molliamo e poi tu mi supplichi di tornare insieme e io cedo.
Sono stanca, con la storia di Tay Jardine hai passato il
segno. Sul serio.
Per anni ti ho chiesto se non potevi dire ai fan che
stavamo insieme e c’erano sempre mille scuse per non farlo e
io ti ho sempre
creduto, ti ho sempre detto di sì.
Non basta prepararmi una cena e cantarmi una canzone per
sistemare questo casino, lo capisci vero?
Io mi sento il tuo porto sicuro, una specie di oggetto
animato che ti fa sentire a casa ogni volta che torni a Baltimora e che
puoi
dimenticare una volta che hai lasciato la città.”
Tra di noi cala il silenzio.
“Alex, devi decidere se sono io davvero la ragazza con
cui vuoi stare o è Tay o qualcun’altra e se sono
io me lo devi dimostrare in un
modo diverso da come stai facendo adesso.
Questa volta sono disposta a perdonarti solo se
ricominceremo in modo sincero e giocheremo a carte scoperte.
Se hai intenzione di continuare con una serie di
tradimenti esci da quella porta e non rientrare mai
più.”
“Io ho bisogno di pensarci, Lisa.
Non ho mai davvero pensato a tutte queste cose, pensavo
che ci saresti stata sempre qualsiasi cosa avessi fatto. Forse non ti
ho
davvero trattato con la dignità che merita un essere
umano.”
Si alza in piedi e mi lascia da sola nel mio
appartamento.
All’improvviso sento tanto freddo, è sempre
così quando
lui se ne va, ma questa volta non posso cedere. Devo andare fino in fondo.
Il giorno dopo vado a fare un giro per Baltimora.
Devo prendere gli ultimi regali di Natale: quello per i
miei e quello per un paio di colleghe.
Non muoio dalla voglia, ma devo. Con fatica mi faccio
strada tra la calca e incontro le ultime due persone che vorrei: Tay
Jardine e
Jenna Mcdougall.
Sono riconoscibilissime, una ha le punte di un verde
accesso e l’altra i
capelli di un verde
scuro.
Forse dovrei tingermi anche io i capelli di verde, forse
Alex mi troverebbe interessante, chissà se se le
è fatte due o sono una. Sto
per andarmene – non muoio dalla voglia di parlare con loro
– l’australiana mi
vede e dà di gomito alla sua amica.
Ed eccomi incastrata in una conversazione con persone che
non mi stanno esattamente simpatiche.
“Ciao, Lisa!”
Mi saluta allegra Tay.
“Come mai in giro?”
“Compere dell’ultimo minuto.”
Mugugno piatta.
“Voi?”
“Ci stiamo godendo l’ultimo giorno di vacanza prima
di
tornare io a New York e Jen in Australia.”
“Oh, spero che vi stiate divertendo. Vi lascio al vostro
giro.”
“No, prendi un caffè con noi.”
Taylor mi prende per il braccio destro, Jenna per il sinistro e mi
trascinano
al primo bar aperto che trovano. Alla fine ordiniamo tre cioccolate,
dicono che
il cioccolato aiuti a non essere depressi, speriamo in bene.
“Ieri Alex mi ha scritto.”
Esordisce Taylor, io mi irrigidisco.
“Secondo me hai fatto benissimo.”
“Davvero?”
Alzo un sopracciglio, scettica al massimo.
“Oh, sì. Io e Alex siamo solo amici adesso, a me
interessa Jordan, la seconda voce della mia band.
Aveva proprio bisogno di una strigliata.”
Sembra sincera, quindi decido di credere alle sue parole guardo
l’altra
ragazza.
“Tu cosa ne pensi, Jenna?”
“Sono totalmente
d’accordo con Lisa. A me Alex non
interessa, comunque.”
Mi risponde divertita.
“Io sono più interessata al suo amico.”
“Jack? Farai molta fatica a tenerlo sulla retta via,
è il classico tipo da un
notte e via.”
Lei sorride.
“Lo so, ma io sono sicura di riuscire a cambiare queste
sue abitudini.”
“Beh, auguri.”
Rispondo sincera, la vedo dura per Jenna, ma se è la sua
decisione io la rispetto.
“Oh, a proposito… Stasera verrai al concerto degli
All
Time Low?”
“No, penso di non venire. Devo finire di incartare i
regali di Natale.”
“Beh, puoi sempre farlo domani, non scappano.
Io credo che dovresti venire.”
“Lo credo anche io.”
Aggiunge Jenna.
“Non so perché, non
credo che mi ami sul serio. Credo ami solo se stesso a
questo punto
della storia.”
“Insisto, dovresti proprio venire.”
“Non ho un biglietto.”
“Ce l’abbiamo noi.”
Taylor mi allunga un biglietto, adesso non ho più scuse,
stasera dovrò andare
al concerto dei ragazzi, anche se i miei piani originali erano quelli
di
mangiare una pizza e marcire sul divano guardando vecchi cartoni
animati.
“Va bene. Stasera ci sarò, ma perché
è così importante
che io ci sia?”
“Mistero!”
Mi rispondono in coro loro. Hanno in mente qualcosa, ne
sono sicura e mi scoccia che non me lo vogliano dire. Sono stanca di
segreti e
di cose non dette.
“Ragazze, sono stanca di misteri.”
“Lo sappiamo, ma questa è una sorpresa e se ti
dicessimo cosa è, che gusto ci
sarebbe?
Non ti costa nulla venire, al massimo ti senti le canzoni
e te ne vai a casa.”
Io li guardo scettica, domandandomi se ho delle alternative a quello
che mi
hanno proposto loro.
No, non le ho.
Stasera dovrò andare al concerto e spero che ne valga la
pena, perché mi sento stanca sia fisicamente che mentalmente.
“Va bene. Adesso però vado a casa, devo riposare o
stasera non sarò pronta per il concerto.”
“Ok, ciao.”
Le lascio a chiacchierare al bar, io me la filo dritta al
mio appartamento e mi butto sul letto, nemmeno cinque minuti dopo mi
addormento.
Mi sveglio alle sei e mezza al suono di un messaggio,
sono ancora le ragazze che mi invitano a venire al concerto.
Sospirando mangio un panino e poi mi vesto: un paio di
jeans, una maglia, una felpa e un paio di anfibi. Niente di che.
Alle sette sono in fila con delle ragazzine – che
potrebbero tutte essere le mie sorelline – e mi sorbisco i
loro commenti. Sono
tutti sul jalex, che noia!
Non solo Alex mi deve per forza mettere le corna – come
al solito – ma addirittura con un ragazzo!
Finalmente aprono i cancelli e spintonando un po’ di
gente riesco ad arrivare alle prime file, l’atmosfera
è elettrica, piena di
eccitazione palpabile.
Al primo suono della chitarra di Jack la folla scoppia in
un boato capace di far cadere l’intero palazzetto e spinge
sempre di più.
Dopo la prima canzone – The reckless and the brave
– Alex
e Jack fanno gli scemi, mandando il loro pubblico in un brodo di
giuggiole.
È un concerto normale, non capisco perché Tay e
Jenna
abbiano insistito per farmi venire. Ormai siamo quasi alla fine e non
è ancora
successo nulla.
“Gente, siamo quasi alla fine e abbiamo deciso di fare
una piccola variazione al nostro repertorio. Vorrei suonare
“Fool’s holiday”
per una persona che sa davvero cosa significhi avere a che fare con un vero stupido per un sacco
di anni.”
Un uomo della sicurezza si fa largo tra la folla e si dirige verso di
me.
Oddio, cosa vuole fare quel matto? Vuole vedermi morta?
Queste ragazzine mi uccideranno prima che Hulk arrivi a
portarmi via!
Come prevedevo molte mani si chiudono sulle mie braccia e
suoi polsi per impedire all’omone di portarmi via. Con molta
fatica mi strappa
all’abbraccio soffocante del fandom e mi fa salire sul palco.
Alex inizia a cantare senza mai smettere di guardarmi,
durante l’ultima strofa si inginocchia addirittura davanti a
me. E il sipario
cala su questa scena.
Io lo guardo
spaventata.
“Cosa significa tutto questo, Alex?”
“Che ho riflettuto su quello che mi hai detto e ho preso la
mia decisione.”
“E sarebbe?”
“Vuoi essere la mia ragazza, Lisa?
Sul serio questa volta, senza tradimenti né tira e molla,
facendo sapere alle mie fans che sono occupato.”
“Stai dicendo sul serio, Alex?”
“Mi ami ancora, Lisa?”
Io lo guardo incredula, lo amo da quando avevo sedici
anni nonostante tutti i tradimenti e le altre ragazze che ha avuto.
Sono un caso irrecuperabile sotto questo punto di vista.
“Certo che ti amo.”
“E allora staresti con me?”
“Sì.”
Il mio cuore gli risponde prima che il mio cervello possa soppesare la
domanda,
è sempre così con lui: la mia
razionalità se ne va all’inferno.
Non ho certezze, nemmeno una, che questa volta le cose
vadano meglio, ma non posso stare lontana da lui. Me ne rendo
dolorosamente conto
ora.
Lui sorride e mi abbraccia.
Ci baciamo come due adolescenti tra gli applausi della
band e dei tecnici.
Questa volta, anche se non ho certezze, so che sarà
diverso.
So che ce la faremo e che forse qualcuno ci shipperà.
E se anche non succedesse chi se ne frega.
Io so che questa volta non scherza e che ho vinto il suo
cuore.
Il mio miglior regalo di Natale.