Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Thiare    30/12/2014    3 recensioni
L'ologramma scatta in piedi e si avvicina a lui ancora disteso nel letto. "Dimmi Fitz, ti fa male?"
Il ragazzo sbadiglia e spalanca le braccia. "Mi fa male cosa?"
"Il cuore."
"Non più ormai."
Simmons allunga un sorriso che sa di tristezza, perché lei soffre perché Fitz soffre e non vuole che questo accada.
"Menti con te stesso, Fitz."
**
"Madame raccontami di quel ragazzo."
Natale è alle porte e l'inverno nel nord della Francia è arrivato come un bambino pestifero a ricoprirli di pioggia. Corinne, come il tempo, è peggiorata.
Jemma le si siede accanto e abbandona la cartella; Corinne ha così poco ormai da vivere che lei vuole rendere questi suoi attimi i più belli. Accavalla le gambe e sospira, paziente.

[AU in cui Jemma non si è infiltrata nell'Hydra quando ha mollato] [FitzSimmons] [A Becky_99 che merita questo ed altro]
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The little hero





Tre mesi prima...

Leopold Fitz non è mai stato coraggioso. Questo è quello che pensa Jemma appoggiando le manine su quel vetro a specchio oltre il quale nessuno la può vedere. Stringe le mani in grembo e strizza gli occhi costringendosi a mantenere lo sguardo lontano dall'uomo disteso nel letto oltre il vetro.

Leopold Fitz non è mai stato coraggioso, lui è il coraggio fatto persona.

Mentre era in coma, Jemma si è alzata per la prima volta dalla sedia accanto il suo letto dopo giorni ed è uscita per qualche ora. Quando è tornata aveva un nuovo taglio di capelli e un contenitore di cibo d'asporto, semmai gli fosse venuta fame al risveglio. Riguardo al taglio di capelli era perché i tempi passano e i cambiamenti avvengono, e bisogna accettare la realtà e lo scorrere dei giorni per poter sopravvivere.
Simmons ha preparato un borsone di tutti i suoi vestiti e oggetti personali e mentre una lacrima pesante graffia l'aria, lei stringe il borsone e fa il giro per entrare nella stanza. Fitz è dimagrito notevolmente nelle settimane in cui è rimasto in stato comatoso e un filino di barba rossiccia gli imbratta le gote ancora bambine. Un'altra lacrima scende colpevole e Simmons sa di starsi uccidendo, ma il suo buonsenso le dice che quello che ne seguirà sarà senz'altro per aiutarlo. Mette una mano al borsone e ne caccia un pargoletto di stoffa. Il peluche a forma di scimmia che ha appoggiato sul suo comodino sembra sorriderle di rimando e lei scarta uno di quei sorrisi amari, controproducenti, nati nella freddezza del distacco.
Gli poggia un bacio sulla fronte e bagna il suo bel viso di lacrime che non dovrebbero appartenergli.

"Mi dispiace amore mio."

Si volta avidamente e scompare oltre quella che una volta è stata la sua casa; il lungo trench al vento e davanti a lei sorrisi amari di persone convinte che stia sbagliando.

 


***



Leopold Fitz non si è mai risvegliato da quel coma. Coulson vuole che tutti lo sappiano. Non sa ancora come quel ragazzo spezzato nel profondo debba essere chiamato, perché di sicuro quello non è Leopold Fitz.
Il primo respiro di Fitz è stato un sussurro del suo nome, come un alito di vento che non si stancherà mai di soffiare, perché alla fine Skye crede davvero che Jemma sia il suo respiro. Quella è stata l'ultima volta in cui un membro del team ha sentito Fitz chiamare Jemma con il suo nome. Il tempo è passato ma un cuore abbandonato rifiuta sempre la verità del dolore.
Quando ha aperto gli occhi ha trovato una manina piccola e affusolata stringere la sua, quindi ha chiamato il suo nome ma a rispondere è stata Skye. Ha stirato un sospiro e ha voltato la testa a osservare la scimmietta sul comodino.
"S-skye?"
"Sì, Leo?"
"Chessuscess..o?" mormora.
"Ehm.. beh, l'incidente-"
Scuote lentamente il capo. "Jemma..?"
Jemma ha mollato. "E' solo andata a prendere un po' d'aria; tornerà."
Skye ha lasciato che quella parola si riempisse di una promessa non detta, come se con un'unica parola potesse far sì che ritornasse, come se con un'unica parola potesse rattoppare un cuore ferito.
Skye non mente perché quella scimmietta è la testimonianza di qualcosa di infinito e puro che vivrà per sempre, perché un cuore può essere spezzato una sola volta, la seconda farà meno male.







Playground_OGGI

Jemma Simmons ha il contorno di una fiaba e gli occhi di una bugia. E' inventata davanti al bel viso pulito di Fitz, mentre ai suoi occhi è bella come al solito.
"Fitz?" lo chiama per la prima volta dopo tanto, la prima volta che gli appare.
"Non gridare, Simmons, non gridare." lui le risponde quasi con naturalezza, quasi senza accorgersi del suo arrivo.
"Ehi Fitz."
"Che vuoi Simmons?" Il laboratorio del nuovo S.H.I.E.L.D. è immenso davanti ai suoi occhi sazi di ogni cosa, soprattutto quando lui è sempre stato abituato a lavorare in pochi metri.
"Perché così? Perché io?" Simmons ha le mani strette in grembo quando a malapena riesce a guardarlo in faccia. Fitz ha scelto lei come allucinazione perché la sua testa dipende direttamente da lei; no, perché il suo cuore dipende direttamente da lei.
Fitz sospira come se potesse cacciare tutto ciò che ormai in lui è marcio e cerca di non guardare quell'immagine che rappresenta la parte della sua mente che ormai ha perso. "Ti ricordo così, come in quel momento in cui ho capito che senza di te non avrei potuto.." Fitz strizza gli occhi e si passa le mani sui fianchi. "Non avrei potuto.. aiutami.." Il ragazzo si strofina la testa come a volerla fare ripartire ma non ci riesce. Quella prima volta la Simmons immaginaria scompare prima di potergli dare una mano a formulare una risposta. La vera Simmons di sicuro gli avrebbe suggerito che quello era stato il momento in cui aveva capito che senza di lei lui sarebbe sicuramente impazzito.
Simmons se n'è andata. Lui è impazzito.





Amiens(Francia)_OGGI

Il sole sta sorgendo nell'alta Francia e la dottoressa Jemma Simmons si stiracchia nel letto. Sono mesi che è fuggita e non può dire ancora di stare bene. E' una dottoressa ora, si è rinchiusa all'ospedale di Amiens nel reparto di pediatria e sorride ancora quando i bambini le parlano in un inglese stentato. Simmons ha ripreso ad indossare il camice bianco e ad ignorare il lavoro sul campo; ha ripreso a lasciare sugli occhi quella patina liquida di lacrime appena accennate, come un'emozione rimasta irrisolta, un sentimento incompleto.
"E' molto più bella con i capelli sciolti, madame." Corinne ha una di quelle malattie impronunciabili e rarissime che a Simmons piace un sacco studiare, ma oltre a questo lei è la sua paziente preferita in tutto l'ospedale.
Jemma ride di una risata che difficilmente potrebbe non sembrare sincera. "Grazie, tesoro."
Corinne ha dodici anni e i capelli biondi a caschetto e le labbra così sottili che quando sorride assomiglia ad una parentesi; Jemma le dice sempre che sorridere fa passare le malattie e lei le risponde con un sonoro "tu non sorridi quasi mai, madame".
Jemma è arrivata nella sua stanza cercando di sembrare allegra, ha posato la cartella clinica sul comodino accato al letto e ha preparato la siringa per le analisi del sangue. "Dimmi, Corinne, dove hai imparato a parlare l'inglese così bene?"
Corinne spoglia il braccio destro della manica e abbandona la testa sul cuscino. "All'orfanotrofio, Jean, il custode, era di origine britannica e lui mi parlava sempre inglese, lui diceva che sapere le lingue è molto importante al giorno d'oggi."
La dottoressa Simmons strofina un pezzo di ovatta imbevuta d'alcool sull'incavo del gomito mentre annuisce apprensiva. "Beh, Jean aveva ragione."
Corinne strizza gli occhi e si morde la lingua appena l'ago le trafora la carne ignorando la risposta della dottoressa, ma non fa neanche in tempo a sbattere due volte le palpebre che la siringa è già fuori.
"Ha fatto male?" chiede Jemma retorica.
"No, ma odio comunque gli aghi."
Jemma prende il campione di sangue e scompare dietro la porta.

"Madame è sempre così triste.."





Playground

Simmons è riapparsa quella mattina, era lì al suo risveglio, aspettava a mani congiunte sulla sedia accanto al letto e respirava ampiamente.
"Buon giorno Simmons."
Pur essendo immaginaria, Fitz può vedere Jemma avere un piccolo sussulto appena pronuncia il suo nome. Non la chiama più 'Jemma' in quel modo in cui sembrava tenerci così tanto, non la guarda più in quel modo in cui sembrava amarla così tanto e sicuramente Skye non l'ha notato, ma Fitz sa che Jemma ha mollato e prova un po' di rancore a riguardo.
L'ologramma scatta in piedi e si avvicina a lui ancora disteso nel letto. "Dimmi Fitz, ti fa male?"
Il ragazzo sbadiglia e spalanca le braccia. "Mi fa male cosa?"
"Il cuore."
"Non più ormai."
Simmons allunga un sorriso che sa di tristezza, perché lei soffre perché Fitz soffre e non vuole che questo accada.
"Menti con te stesso, Fitz."
"Non è mentire, è evitare la verità."

Quella mattina Melinda May è venuta a fargli visita e ha notato il suo leggero borbottio con qualcuno di immaginario alle sue spalle. "Va tutto bene?"
"Oh sì sì, sto cercando di far ripartire questo scudo... scud-scudo auto.. autoriflettente, sì, giusto... va tutto a meraviglia." Vero Simmons?
La May annuisce e allunga un braccio stringendogli una mano. "Se hai bisogno di parlare, noi siamo qui, lo sai vero? Siamo ancora una squadra."
Fitz sospira rumorosamente e distoglie lo sguardo da quella mano calda stretta alla sua che gli ha costretto ad interrompere il suo lavoro. "Sto.. sto bene."
Melinda ritira la mano e prova un'altra strada. "Simmons tornerà, tiene troppo a te per non farlo, stanne certo."
Quelle parole lo fanno scattare e Fitz sbatte a terra il pezzo di scudo con cui stava lavorando per poi voltarsi e gridare contro May:"E allora perché se n'è andata?!" Poggia entrambi i gomiti sul tavolo da lavoro e si trofina gli occhi liquidi. Melinda in sottofondo lo sente piangere. "Va' via."
Con un sospiro May ubbidisce.





Amiens(Francia)

"Madame perché hai lasciato l'America?"
In fondo Simmons sapeva che prima o poi questa domanda sarebbe arrivata, aspettava solo il momento.
Non le andava di mentire, non a Corinne. "Perché lì non era più il mio posto, tesoro."
La ragazzina arriccia le labbra sottili non convinta. "Il motivo sembra molto più triste di così. C'era la tua famiglia lì?"
I miei genitori vivono in Inghilterra. "Sì, c'era la mia famiglia."
"E.. c'era anche il tuo ragazzo?" Corinne chiede cauta.
Jemma sussulta lievemente a quella domanda e riprende in mano la cartella. "No, lui non c'era più."
Quando la dottoressa Simmons lascia la stanza, Corinne si sente in colpa perché pensa di averla fatta stare male o di averle semplicemente mancato di rispetto. Ma la dottoressa tornerà sempre con quel finto sorriso e la sua cartelletta.

Fuori sta piovendo e Jemma fa l'ennesimo giro delle stanze per controllare i piccoli pazienti.
Orson, il suo collega, le racconta che quando da piccolo viveva in Africa, sua madre gli diceva sempre che la pioggia arriva quando le persone sono giù, quindi lì non piove mai perché tutti sono felici. Jemma, come Orson dopotutto, ha storto il naso sospettando la bugia.
"Dottoressa." la chiama il piccolo disteso nel lettino della stanza in cui è appena entrata.
Simmons controlla il primo foglio della cartella e legge il nome del piccolo. "Signorino Leò-" e poi si blocca, perché ogni cosa, ogni nome la rimanda a lui.
"Tutto bene dottoressa?" il piccolo domanda di nuovo notando come Jemma si è bloccata su quel foglio.
"Tutto bene piccolo."
Le persone mentono in continuazione, è per questo che nell'altra stanza Corinne sospira e che dall'altra parte del mondo la Simmons immaginaria rimpiange di non essere rimasta.






Playground

Quella sera l'Hydra ha dato fuoco a Playground e loro sono rimasti intrappolati dentro. Coulson impreca chiedendosi come abbiano fatto mentre la May prende con la forza due ragazzi del laboratorio e li spinge verso l'uscita.
Quello che è rimasto dello SHIELD è una mela avvelenata: così rossa e invitante all'esterno ma marcia sotto la maschera di bugie che da sempre si porta dietro. Dello scudo che era un tempo è rimasto ben poco.
Quello che Fitz vede in quell'attimo di inferno è un film a rallentatore in cui tutti sono spaventati e lui è seduto in un laboratorio che sicuramente presto imploderà. Allunga una mano e prende la sua scimmietta, quella che gli ha regalato Simmons, quella che contiene una promessa non mantenuta, e la guarda. Pensa che la vita è troppo breve per non viverla e che tutto ciò che si ha amato finisce per distruggerci e vuole piangere davanti ad uno spazio che una volta gli era appartenuto, ora vuoto di speranze. Simmons oggi non è apparsa e lui crede che sia meglio così, meglio non dover guardare la donna che ama in quello tzunami di fuoco e preghiere a far di tutto per salvarsi la pelle. E' un destino dannato il suo, ma non tornerebbe mai indietro sui suoi passi, non cambierebbe niente della sua vita, salverebbe Jemma a discapito suo fino a morire.
Poi tutto ad un tratto, come se qualcuno avesse spinto di nuovo il tasto 'Play', il tempo ricomincia a correre e la gente ad urlare e le mura a crollare e il suo cuore a soffrire.


 
***



Corre, attraversa il corridoio laterale e intravede Mack che sorregge per un braccio Skye, stordita, con un'abrasione che le copre metà viso, che gli dice di correre via e lui cerca di ubbidire. Bobbi in un angolo cerca di far rinvenire Lance che è stato travolto da una colonna ma Trip la porta via sotto ordine di Coulson: è il codice dei pirati, se uno rimane indietro gli altri si mettono in salvo. E' questo che sono diventati: pirati, persone così rudi da dimenticare l'amore, così attaccati alla sopravvivenza da dimenticare l'affetto.
Pensa a Simmons che è scappata da lui e la biasima per averlo lasciato indietro.
Arresta la sua corsa mentre gli altri scappano senza neanche accorgersene; Bobbi ancora grida e piange sulle spalle di Trip che se l'è buttata addosso come un sacco di patate ed è corso via.
In quell'inferno a rallentatore, lui non vede lei, il suo angelo, e nonostante sia ancora arrabbiato, è contento che non sia lì adesso.
Le fiamme si alzano di più e sembrano danzare sul sottofondo di una melodia lugubre mentre Fitz si accovaccia accanto il corpo di Lance e chiude gli occhi, come in attesa.





Amiens(Francia)

"Madame raccontami di quel ragazzo."
Natale è alle porte e l'inverno nel nord della Francia è arrivato come un bambino pestifero a ricoprirli di pioggia. Corinne, come il tempo, è peggiorata.
Jemma le si siede accanto e abbandona la cartella; Corinne ha così poco ormai da vivere che lei vuole rendere questi suoi attimi i più belli. Accavalla le gambe e sospira, paziente.
"Arriva un momento nella vita di tutte le persone in cui si deve fare una scelta: pensare a quello che è meglio per sé o pensare a quello che è meglio per gli altri a discapito di sé. Il mio lui ha perso sé stesso, tanto da allontanarmi."
Corinne tossicchia, è molto pallida e si stringe tra le coperte, la febbre le divora i sensi. "Non capisco, madame.. Come si chiama il tuo lui?"
Jemma sorride di un sorriso amabile, un sorriso che ormai non le apparteneva più. Non vuole mentire ma sa che dire la verità la logorerebbe, così parla per metafore perché a Corinne la sua storia rimaga una fiaba. "Aveva il nome di un'abitudine mai persa e il sorriso di chi non ha mai visto la tristezza. C'è un periodo nella tua vita in cui conosci una persona che ami così tanto da non riuscire a dimostrarlo, che ami così tanto da iniziare a odiare. Quello che è accaduto non è stato un abbandono ma una rinuncia."
"Quindi, madame, l'hai lasciato perché lo odiavi?"
"No, Corinne, l'ho lasciato perché lo amavo troppo."
La bambina scarta una di quelle espressioni confuse davanti alla quale Jemma ride.
"Era ferito, Corinne, il mio lui era gravemente ferito. Si è esposto per proteggermi a suo discapito ed è rimasto danneggiato."
"E perché non sei rimasta?"
"Mi sono accorta che la mia presenza non lo aiutava. Sai, lui mi ha detto quello che provava per me, io non ho ribattuto, era sicuro che non provassi lo stesso."
"Io credo, madame, che dovresti fargli sapere che non è così." sorride Corinne, la febbre le aveva dato l'affanno. "Magari come regalo di Natale."





Playground

Le urla di Bobbi e Skye arrivano da fuori attutite come un ricordo lontano. Fitz sospira ad occhi chiusi e riesce ad immaginare la famigerata Bobbi Morse dimenarsi per raggiungere un amore mai passato veramente, la più grande debolezza che una persona possa avere. Immagina anche Skye trattenuta a forza da Trip e dalla May mentre cerca di andargli in contro. E' una buona amica Skye, anche lei, come lui, merita di essere felice.
Sospira nuovamente e apre di scatto gli occhi. Tutto intorno a lui è una caldaia che esploderà da un momento all'altro. Sente i gemiti dei ragazzi intrappolati nei magazzini e il rantolo di Lance sotto la colonna che si fa via via più attutito.

Leopold Fitz non è mai stato coraggioso.

Sorride sornione mentre si rimette in piedi. "Voi!" alcuni ragazzi chiusi nella stanza vicino si girano tra le lacrime. "Prendete l'uscita a destra e state lontani dalle fiamme, se vi circondate il capo con il camice non avrete problemi." urla e quelli lo guardano. "ANDATE!" scattano e lui si compiace.
"E ora a noi.."
Cerca di pensare a qualcosa per uscire da lì ma il pavimento trema e non passa che una manciata di secondi che Skye e Bobbi urlano assieme mentre la vecchia base dello SHIELD cade in pezzi distrutta dall'esplosione.
Skye trova a malapena la forza di reggersi in piedi e Trip asseconda la sua caduta sorreggendola per i fianchi mentre il caos è così forte che neanche Dio riuscirebbe a calmarlo.
«FITZ!» urla con tutta l'aria di cui è fornita e non aspetta risposta se non da fantasmi, per questo quando una vocina timida risponde "Sono qui", lei pensa davvero di averlo solo immaginato.
Quando tutti si voltano all'unisono, però, un Leopold Fitz stravolto sorride di rimando; Lance è accasciato a terra ai suoi piedi e mormora qualcosa mentre tossisce tutto il fumo che ha respirato. Le ragazze gli sono subito addosso. Lance cade all'indietro e anche l'ultima costola si rompe sotto il peso di Bobbi ma alla fine è felice di non essere morto.
Fitz invece sente il peso della vera amicizia attraverso quel corpicino che gli si è gettato sopra soffocandolo appena. Skye piange e lui le sussurra di non farlo. Sarebbe morto se avesse voluto ma è ancora lì, per tanti, diversi motivi.
Coulson gli fa un cenno da lontano e Fitz capisce che anche lui è orgoglioso del suo trionfo. Qualche giorno dopo, nella nuova base segreta, Coulson confiderà a Fitz quanto lui è davvero importante per la squadra ma che se vuole mollare è libero di farlo.
Fitz scuoterà il capo. "Non ho intenzione di andarmene, ma in compenso accetterò quelle ferie arretrate." E con il giacchetto di pelle in mano e la scimmietta nell'altra, uscirà dalla base, ma al contrario di Simmons, non per sempre.






Amiens(Francia)

Corinne tossisce, la febbre si è appropriata del suo corpo e Jemma sta perdendo le speranze. A malapena riesce a parlare, la fronte bagnata di sudore, la temperatura oltre i quaranta gradi, ghiaccio ovunque sul corpo per farla scendere eppure lei non ha emesso un solo fiato, neanche una parola o un lamento.
Fuori è tornato a piovere e Orson continua a dire a Simmons che se l'allegria si potesse pagare, lui spenderebbe tutti i suoi soldi e la darebbe in beneficienza all'ospedale.
Mancano pochi giorni a Natale e Corinne non sembra migliorare e Jemma è di nuovo triste e la bambina sorride perché spera lo faccia anche lei.
"Sei molto più bella quando sorridi, madame." mormora Corinne debolmente e Jemma forza un sorriso finto seduta sulla sedia accanto al suo letto. "Ho deciso che cosa voglio per Natale." annuncia la bambina mormorando e Simmons alza lo sguardo.
"Che cosa?"
"Portami in America." dice sforzandosi tanto da sentire dolore. "Portami con te in America, fammi conoscere il tuo lui, fa' che me ne vada lì dove ho sempre desiderato andare." conclude quasi in tono di supplica. "Ti prego.."
Jemma scuote la testa ed esce dalla stanza; si ferma schiena contro la porta e da fuori sente Corinne piangere.
Orson passa per il corridoio e sente Jemma sospirare pesantemente.
"Quanto tempo le è rimasto?" chiede lui abbattuto indicando la porta.
"Non più di una settimana." Jemma sente che quel briciolo di umanità che il buon Dio le aveva donato le sta scivolando via dalle viscere. Respira lentamente cercando di non scoppiare a piangere davanti al collega e dopo parla più lentamente che può. "Orson... tu devi aiutarmi a fare una cosa."
"Tutto quello che vuoi."
"Devo tornare in America." lui annuisce comprensivo. "E devo portare Corinne con me."
Orson la fissa a bocca spalancata.








Meeting Bar_Manhattan

Non sa ancora com'è riuscita a convincere i suoi capi a prendere il corpicino malato di Corinne e partire per l'America ma c'è riuscita.
La febbre è scesa, sintomo che la morte sta per colpire, la calma prima della tempesta. Ai suoi capi ha fatto passare quel viaggio come un "peggio di così non si può" ma Corinne l'ha ignorato anche se sa benissimo che cosa sta succedendo - in una vita di mancanze e di solitudine la dottoressa madame è la cosa migliore che le sia capitata -.
Corinne le chiede come fa a sapere dove stanno andando mentre Jemma spinge forsennata la sedia a rotelle per il milionesimo marciapiede di Manhattan, ma lei le risponde tranquillamente che "Io so sempre dove trovarlo, madamoiselle." E sorridendo entrano in un bar sulla destra - Corinne trattiene il respiro reprimendo un rantolo.
La porta si spalanca e tutti si voltano a guardare la bambina sulla sedia a rotelle il cui volto è segnato da occhiaie viola, pallida e magra come non mai.
Ma dal cui viso non è mai scomparsa quella risata a parentesi.
Fitz è seduto in fondo al locale ad un tavolino traballante, non ha alzato gli occhi su di loro, li tiene fissi sul giornale, il giaccone di pelle e l'aspetto di un uomo tanto bello che dovrebbe essere dannato.
Lei lascia indietro Corinne, sommersa dai mille strati di vestiti e si dirige verso di lui; gli si porta dietro e gli poggia una mano sulla spalla. "Buon Natale, Fitz."
Lui molla la presa sul bicchiere di whisky e si volta a guardarla. Jemma Simmons è davanti a lui, quella mera invenzione della realtà, non l'allucinazione ma la ragazza più bella del mondo ai suoi occhi.
Non sa se sorridere o arrabbiarsi, così rimangono a fissarsi mentre Corinne dilata le palpebre alla vista del ragazzo.
"Lei chi è?" chiede Fitz indicandola.
"Qualcuno che voleva conoscerti."
Fitz accenna a un sorriso e si avvicina alla bambina dopo che lei gli ha fatto un cenno e si abbassa alla sua altezza appena le arriva davanti. Corinne gli si accuccia contro e chiude le mani intorno al suo orecchio sussurrandoci dentro:"Lei ti ama, monsieur, non credere che non lo faccia, sarebbe un peccato."
Fitz la guarda, confuso, poi si volta verso Jemma e la scruta arricciando le labbra in quello che le pare una sorta di sorriso sotto il filo di barba. C'è tanto tempo per essere arrabbiati o per dare delle colpe e sicuramente quello non è il momento migliore.
Corinne trattiene il fiato quando Fitz si lancia contro Simmons e la stringe forte nascondendo il viso nell'incavo del collo come a proteggersi tra le braccia di qualcuno. Jemma ricambia l'abbraccio di Fitz momentaneamente spaesata e gli occhi di Corinne brillano.


"Era questo che volevo per Natale, madame, che almeno tu fossi felice."



















N.d.a.
Alternative Universe nato tanto tempo fa e lasciato a morire, ma visto che mi sento buona - come no - e mi sembrava un buon pezzo, ho pensato bene di concluderlo e pubblicarlo.
Questo è soprattutto per augurarvi Buon Natale Passato e Buone Future Feste da me che sono la regina del ritardo!
Un bacione particolare alla mia Becky senza la quale le mie storie non avrebbero senso e con cui condivido i migliori scleri della mia giovine esistenza. Mia cara metà Buon Passato Natale!
Un bacione a tutti coloro che durante le feste sono così fortunati da starsene stravaccati sul letto o al cellulare di nascosto ad una cena a leggere su EFP che hanno avutò la bontà di arrivare fin qui.
A Natale siamo tutti più buoni, ricordatevelo! <3
Just words, fantasies and fortune
Erika xxx







 
   
 
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