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Autore: Vitya    30/12/2014    16 recensioni
Quando Sasuke aprì gli occhi capì subito di essere in ospedale. Era circondato dalle persone a lui più care: sua madre, suo padre e suo fratello. Ma c'era anche la sua nuova, inseparabile compagna di vita: la sedia a rotelle.
-Tu ti nascondi sempre dietro la tua solita indifferenza. Ho capito perché lo fai e ho capito anche che cosa provi. Smettila di nasconderti, con me non lo puoi fare, ormai ti conosco. Anche se so che non lo vuoi ammettere, tu con me sei quello che sei veramente.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' :) SasuNaru (ovviamente XD) altre coppie: ItachixNagato, che spero di farvi amare, poi KonanxYahiko e le altre si aggiungeranno via via :D
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Queste note sono particolarmente importanti, perciò vi prego di leggerle anche se saranno un po' lunghe.
Sono davvero emozionata nel pubblicare questo capitolo, perchè è incredibile pensare a tutto quello che c'è "dietro". Questa storia è iniziata nel 2013 e fra poco saremo nel 2015, e non posso negare che in questi lunghissimi mesi sia stata quasi una mia compagnia che mi seguiva ovunque. All'inzio non credevo che sarebbe mai finita, c'è stato persino un momento in cui ho pensato di lasciarla in sospeso, invece questo è il cinquantatreesimo capitolo! Non avrei mai nemmeno sognato di scrivere così tanto, e sono arrivata qui è grazie a voi recensori. Senza di voi, questa storia non ci sarebbe stata: quindi vi ringrazio infitamente per aver speso anche solo cinque minuti per dirmi che apprezzate il mio lavoro. Sono commosa di vedere persone che mi seguono dai primissimi capitoli e che non mi hanno mai lasciata, e non nascondo che mi dispiace "perdervi" con questo ultimo aggiornamento. Mi avete fatto crescere tanto, e di questo vi ringrazio di cuore. Quindi godetevi questo ultimo capitolo, perchè lo dedico a voi. 
Infine, al più presto inizierò a scrivere lo spin off, scriverò eventuali novità sulla mia pagina facebook. Un bacione enorme a tutti :*
Konan98f

Cap 53: Epilogo, Gli Uchiha mantengono sempre le promesse
 
Naruto guardò preoccupato la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi spalancati. Kiba era riuscito a superare la difesa e a schiacciare dopo il passaggio di Neji, ma la squadra avversaria era stata pronta e aveva subito preso il rimbalzo a canestro. Lanciò un’occhiata di sfuggita al timer sopra il cartellone segnapunti: mancavano ancora cinque secondi che, se nella vita di tutti i giorni non erano nulla, nel basket erano tantissimo tempo. Sicuramente erano abbastanza per segnare un pareggio e portare la partita ai supplementari. Si lanciò in una corsa disperata dietro il pallone; doveva per forza fermare quel tiro, erano troppo stanchi per giocare ancora altri dieci minuti a quel ritmo forsennato. Non aveva mai sudato tanto in vita sua: quell’incontro era stato un via vai da una parte all’altra del campo, senza fermarsi un attimo. Gli sembrava impossibile pensare che potessero reggere anche solo altri tre minuti in quel modo. Riuscì ad arrivare davanti al giocatore avversario quando questi aveva già iniziato a tirare e, anche se in ritardo, si caricò per saltare.
-Sono partito troppo tardi – pensò, alzando le braccia per cercare di intercettare la palla.
Non riuscì a fermarla con il palmo della mano, ma la spinse indietro con le dita. Anche se si era fatto male, non gli importava affatto: il fischio dell’arbitro che segnava la fine della partita era più che sufficiente per sedare il dolore.
Si sentì incredibilmente leggero e soddisfatto, ma solo quando vide i suoi compagni corrergli incontro a braccia aperte realizzò quello che era appena successo: avevano vinto il torneo. Erano distrutti, stanchi, sudati e spettinati, ma si diedero comunque alla pazza gioia urlando, abbracciandosi e lanciando in aria Iruka, il loro allenatore, che li aveva caricati di allenamenti massacranti per più di un anno. Nella foga dei festeggiamenti alzò lo sguardo, incontrando due occhi scuri che lo guardavano sorridenti tra il pubblico.
 
-Si sono davvero fatti il culo – commentò Suigetsu, appoggiando il mento sui pugni chiusi – Non hanno smesso di correre un attimo. –
-Sì, sono un gruppo di folli – rispose il moro, continuando a fissare il suo fidanzato in preda all’euforia.
Anche l’albino guardò il biondo, impegnato a festeggiare insieme ai suoi compagni. Era così allegro e spensierato, anzi, forse fin troppo. Gli bastò un’occhiata per notare tutta la preoccupazione sul viso del suo migliore amico, rendendosi conto della spinosa situazione in cui si era intricato.
-Non gli hai detto che domani parti – esordì, senza bisogno di chiedere conferma.
-Era una partita molto importante, volevo che la giocasse senza preoccupazioni – si giustificò l’Uchiha – Non sarebbe stato lo stesso se lo avesse saputo. –
-E quando glielo dirai? –
-Aspetto che usciamo da qui – mormorò, iniziando a frugare nella tracolla – Tu devi prendere l’autobus fra un quarto d’ora, giusto? –
-Sì, ma se vuoi posso restare ancora un po’ – lo rassicurò l’albino.
-No, non preoccuparti – lo fermò il ragazzo in carrozzina, trovando quello che stava cercando nella confusione della sua borsa – Volevo solo darti questo – continuò, porgendo all’altro un cd.
Sul disco, l’elegante grafia dell’Uchiha aveva segnato a chiare lettere un titolo banale, “Per Suigetsu”. Il ragazzo lo prese fra le dita spalancando gli occhi viola, sapendo bene di cosa si trattasse. Lui stesso aveva aiutato Sasuke a registrare il cd per Naruto, ma non credeva che ne avesse fatto uno anche per lui. 
-Non è come quello per Naru – commentò il moro – Ci sono solo alcuni brani al pianoforte, poi c’è la nostra canzone ed altre che abbiamo sempre ascoltato insieme. E ovviamente c’è anche il finale … -  
Il suo amico era sconvolto; aveva visto di persona tutto l’impegno che Sasuke aveva messo nel cd per il suo fidanzato, continuando a suonare nonostante la paura, la fragilità, le lacrime che non era riuscito a trattenere durante la dedica. Non si sarebbe mai aspettato che lo avrebbe fatto di nuovo.  
-Grazie, stronzo – l’apostrofò, abbracciandolo.
-È un abbraccio diverso da quello di Itachi … – pensò l’altro, sorpreso.
-Promettimi che torni – disse serio l’albino, sentendo il cuore tremare al pensiero di perdere il suo amico.
-Certo che torno, stronzo – rispose, ricambiando la stretta – Devo ancora vedere Orochimaru prenderti a calci nel culo perché sbagli il solfeggio … - concluse, sorridendo di cuore.
 
***
 
L’Uzumaki uscì trionfante dal palazzetto sportivo dove si era tenuta la finale, accompagnato dai suoi compagni di squadra. Erano tutti carichi di adrenalina e nemmeno la doccia era riuscita a placare gli animi, il solo stringere fra le mani il trofeo del campionato era più che sufficiente per dar loro energia. Si sentiva così soddisfatto ora che i loro sforzi erano stati premiati, non sarebbe potuto essere più felice.
-Manca solo un bacio di Sas’ke e sarebbe perfetto – pensò sorridente, vedendo l’Uchiha aspettarlo fuori dal cancello d’entrata.
Gli andò in contro di corsa, senza curarsi di aver lasciato i suoi amici indietro.
-Ehi Sasu – lo salutò una volta arrivatogli di fronte.
-Complimenti, campione – ricambiò quello, vedendo il viso dell’altro illuminarsi.
-Hai visto tutta la partita? –
-Sì, sei stato bravissimo – commentò il moro.
Il biondo si piegò sulle ginocchia per poterlo vedere dritto in faccia e, nonostante lo facesse sempre più spesso, l’Uchiha non si era ancora abituato a quel trattamento speciale.
-Io e i ragazzi andiamo a cena fuori, per festeggiare la vittoria – esordì - Ti unisci a noi? –
-Non posso, stasera devo andare a letto presto. –
-Perché a letto presto? Siamo in vacanza ormai – chiese l’Uzumaki, aggrottando le sopracciglia chiare.
Un nodo salì nella gola del moro, bloccandogli le parole, ma questi affrontò comunque quella complicata discussione. Era stata una sua decisione quella di rimandare il momento della verità, adesso doveva affrontarne  le conseguenze.
-Perché domani devo prendere l’aereo delle otto, quindi alle cinque e mezza devo essere in aeroporto – rispose, sentendo addosso lo sguardo celeste dell’altro.
Il volto di Naruto si trasformò in meno di un secondo: gli zigomi si abbassarono, la fronte si rilassò, il sorriso scomparve lasciando le labbra socchiuse per la sorpresa e, in fondo, anche per la paura. Non era necessario un gran colpo di genio per capire a cosa si riferisse.
-Parti domani? – chiese, ottenendo un muto cenno affermativo – Perché non me l’hai detto? –
-Perché la partita di oggi era troppo importante per te. –
-Ma … Cazzo, Sas’ke, tu domani parti ed io non ne sapevo nulla! – sbottò, infuriato.
L’altro gli strinse subito la mano, prima che iniziasse a gesticolare, e lo fissò con un’espressione più che eloquente. In fondo, era rimasto zitto solo perché non voleva che si preoccupasse e si concentrasse sulla finale. Non poteva prendersela davvero con lui, anche se era ancora un po’ arrabbiato.
-Starò via meno di dieci giorni – lo rassicurò l’Uchiha.
-Però tu …-
-Però niente – lo fermò subito, guardandolo dritto negli occhi, carico di determinazione.
Sapeva che Naruto aveva paura, ne aveva tanta anche lui, ma sperava che il suo sguardo potesse comunicargli tutto quello che non sarebbe riuscito a dire con delle semplici parole.
-Quando tornerò dovrò fare molta fisioterapia, ma potremmo passare tutta l’estate insieme – continuò a parlare, sciogliendo le loro dita intrecciate.
Allungò la mano fino alla borsa, porgendo all’altro il cd che gli aveva preparato qualche giorno prima.
-Che cos’è? – domandò l’Uzumaki, leggendo il suo nome sul contenitore di plastica, oltre che alcuni titoli di canzoni che non conosceva.
-L’ho registrato per te. Vorrei che l’ascoltassi mentre sono via … - spiegò, arrossendo lievemente per l’imbarazzo.
Il biondo non riuscì più a trattenersi: quando arrossiva e cercava di far finta di niente, Sasuke era adorabile. Si avvicinò all’altro sempre di più e lo baciò, scacciando il pensiero che quello sarebbe potuto essere il loro ultimo bacio. Non voleva più lasciarlo, non voleva che se ne andasse, avrebbe voluto fermare il tempo in quell’istante in cui era tutto perfetto. Però i polmoni iniziarono a reclamare il loro ossigeno, costringendolo ad accettare che la sua era solo una stupida fantasia e che doveva staccarsi dalle labbra dell’altro.
-Tornerai, vero? – gli domandò, preoccupato, sentendo gli occhi diventare umidi.
-Te lo prometto – rispose il moro, appoggiando la sua fronte su quella dell’altro – E noi Uchiha manteniamo sempre le promesse. –
Naruto annuì, anche se quella frase non riuscì a rassicurarlo davvero. Gli diede un altro bacio, affondando le dita fra i suoi capelli morbidi per stringerlo a sé.
-Non c’è niente che io possa fare per tenerti qui? – gli sussurrò all’orecchio mentre l’abbracciava, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
-No – sentenziò l’altro con uno strano tono voce, serio e dolce allo stesso tempo – Lo devo fare – continuò, spostando lo sguardo verso i compagni di squadra dell’Uzumaki, rimasti a bocca aperta.
-Naru – lo chiamò, terribilmente imbarazzato - ci stanno guardando tutti … -
-Cosa vuoi che m’importi in questo momento? – rispose il biondo, facendolo sorridere.
 
***
 
Il ragazzo aprì gli occhi a fatica, ancora intorpidito dall’anestetico che gli avevano fatto respirare. Sbatté le palpebre, stupito di non essere più in ospedale. In realtà non avrebbe saputo spiegare dove si trovasse: attorno a lui era tutto buio, eppure riusciva a vedere il suo corpo.
Si voltò in cerca di qualcosa o di qualcuno ma non trovò niente di nuovo, solo il nulla sconfinato. C’era qualcosa di strano, anche perché quel posto gli sembrava dannatamente familiare. Non si ricordava come né quando, ma era certo di esserci già stato. Allo stesso tempo, avvertiva una sensazione opprimente addosso, quasi un senso di perdita, o meglio, una mancanza.
-Dove diavolo sono? – pensò, sentendo crescere quel turbamento.
-Davvero non ti ricordi nulla? – esordì una voce in lontananza – Beh, la cosa non mi sorprende. -
Allora c’era qualcuno! Sasuke si guardò intorno, in cerca del proprietario di quella voce, quando all’improvviso si rese conto a chi appartenesse quel timbro così dannatamente conosciuto.
-È la mia voce – commentò, sbalordito.
Quella considerazione lo paralizzò per un instante, facendolo rabbrividire. Chi aveva parlato? Chi c’era oltre a lui in quel, quel … non sapeva nemmeno come chiamarlo, quel luogo? Era impossibile che ci fosse qualcun altro con la sua stessa voce, però non poteva essersi sbagliato su una cosa del genere.
-Che sta succedendo? – si chiese, mentre il suo sesto senso gli suggeriva che da lì a poco sarebbe successo qualcosa.
-Spero che non ti sia dimenticato anche di me – continuò, alle sue spalle.
Si voltò immediatamente e il suo cuore perse un battito quando ebbe di fronte la schiacciante verità. Ecco chi aveva parlato, adesso tutto aveva un senso. Questo spiegava perché quel posto gli fosse tanto familiare, anzi, spiegava ogni cosa. La stessa voce, lo stesso sguardo, la stessa sofferenza nascosta a tutti e a tutto.
-Ciao, Sasuke – lo salutò il ragazzo di quindici anni, pieno di cicatrici, di bende e di cerotti sulle ferite ancora fresche.
-Ciao, Sasuke – ricambiò, vedendo il se stesso di tre anni prima.
 
***
 
Naruto, in quel momento, aveva la stessa vitalità di un cadavere. Quello era il giorno dell’operazione e il solo pensare che Sasuke era sotto i ferri, a chilometri e chilometri da lui, lo deprimeva. Si sentiva inutile e non aveva neanche la forza per distrarsi. Si era ripromesso che quel giorno avrebbe fatto qualcosa di costruttivo per riempire la giornata, ma tutti i suoi buoni propositi erano svaniti nel nulla appena si era svegliato, ovviamente dopo una notte quasi insonne. Aveva quindi deciso di riascoltare per l’ennesima volta il cd che Sasuke gli aveva dato, che era stato immediatamente masterizzato già dopo l’ascolto della prima canzone. Quei brani erano infatti delle bellissime melodie eseguite al pianoforte dall’Uchiha e, nella sua mente contorta, l’Uzumaki si sentiva un po’ più vicino a lui ascoltando quelle note. Conosceva a malapena il nome dei compositori più famosi, che il moro aveva scritto nella copertina del disco, ma dopo quella nottata riconosceva le canzoni già dall’attacco.
-Chissà quanto tempo ci ha messo Sasu a registrarlo – pensò il biondo, girando fra le dita la custodia di plastica.
Era arrivato quasi alla fine dell’ultimo brano, ma alzarsi per raggiungere lo stereo e schiacciare il tasto di riavvio gli sembrava una fatica titanica. Così, quando anche l’ultima nota si fermò e si perse nell’aria della sua stanza, lui si era ancora sdraiato sul letto, abbracciato al cuscino.
-Devo farlo ripartire … – sbuffò fra sé, mettendosi a sedere – Chissà che sta facendo ora Sas’ke ...
-Ciao, Naruto – lo sentì parlare.
Quel suono lo risvegliò più di quanto avrebbero potuto fare le canzoni p sette caffè; da dove veniva quella voce?
-Oh cazzo, sono impazzito – pensò, portandosi le mani fra i capelli biondi – Adesso sento pure le voci, ci mancava solo questo! –
-Sono contento di sapere che hai ascoltato tutto il mio cd, spero che ti sia piaciuto anche se so che non è proprio il tuo genere … -
Solo in quell’istante l’Uzumaki si rese conto che la voce dell’Uchiha era registrata. Allora perché era la prima volta che la sentiva?
-Sono un coglione! – commentò a voce alta, inveendo contro se stesso – Ho sempre riavviato il cd prima che finisse davvero! -
-Immagino che ora tu stia pensando a me e alla mia operazione – continuò Sasuke – e immagino anche tu sia preoccupato. Su questo non posso contraddirti, in fondo lo sono pure io, anche se non te l’ho mai detto … - si fermò un istante e il biondo lo sentì prendere un respiro profondo – Ti amo, Naru. Mi rendo conto solo adesso che l’intervento si avvicina che non te l’ho detto abbastanza. E voglio anche che tu sappia che, anche se tutto dovesse andare il peggio e dovessi … insomma, se dovessi morire, io … - un’altra pausa, questa volta qualche secondo più lunga – io non so come ringraziarti. Chiunque altro al tuo posto si sarebbe arreso e mi avrebbe mandato a fanculo già dopo qualche settimana, tu invece hai voluto andare fino in fondo e mi hai voluto conoscere … -
-Sasu, va tutto bene? – chiese un’altra voce, che Naruto riconobbe come quella di Suigetsu.
-Sì, è tutto okay – rispose il moro, trattenendo a stento un singhiozzo – Tutto qui, Naru. Volevo dirti tutte queste cose e non sono mai riuscito a trovare il momento giusto. Inoltre tu volevi tanto sentirmi suonare, spero che tutta questa musica non ti abbia annoiato. Ci vediamo quando torno. –
Bip.
 Adesso il cd era davvero finito. Il biondo, invece, era rimasto seduto sul letto a gambe incrociate, con due lacrimoni che dalle guance erano scesi a bagnare il materasso. “Ti amo”, “Non so come ringraziarti”, “Non te l’ho detto abbastanza”, “Ci vediamo quando torno”; tutte quelle frasi rimbombavano nella testa del ragazzo, facendogli battere il cuore al doppio del ritmo. Che idiota che era, che idiota era stato Sasuke. Se ne avesse avuto l’occasione, avrebbe rifatto tutto daccapo altre mille volte, nonostante tutti i problemi avuti all’inizio. La loro storia, seppur complicata, era bellissima e non avrebbe potuto desiderare niente di meglio. Adesso doveva solo aspettare il suo ritorno e poi sarebbe andato tutto bene. Si alzò e raggiunse lo stereo, ancora piangendo per l’emozione, e schiacciò per l’ennesima volta il tasto play.
-Sas’ke – mormorò, come se potesse sentirlo – Devi mantenere la promessa. –
 
***
 
-Sai, anche Itachi è stato qui, non troppo tempo fa … – esordì il quindicenne, scrutando l’altro con il solito sguardo freddo e indifferente – Stava impazzendo, la paura lo stava soffocando. Tu invece sei completamente diverso: non hai paura? – gli chiese, fissandolo dritto negli occhi.
-Certo che ho paura, cosa credi, che sia un mostro? –
-Però non stai soffocando. –
-Perché, a differenza di quell’idiota, io la so controllare – spiegò – Il solo entrare in sala operatoria ha significato vincere i miei timori. –
-E la morte? – incalzò l’altro – Non ti spaventa? Non sei preoccupato della possibilità di morire, o di restare paralitico? Non solo senza gambe, potresti non usare più neanche le mani. -
-Questo lo so – ribatté il più grande, sentendo una presa stringergli la gola.
-No – pensò, cercando dentro di sé tutta la sua determinazione – Non posso lasciare che mi spaventi! Devo andarmene di qui e devo sbrigarmi! –
-Io non posso morire, né posso perdere l’uso delle mani o di qualcos’altro – continuò a parlare, portando le dita alla gola per allentare la presa – Perché ho promesso a delle persone troppo importanti che sarei tornato meglio di prima! – sbottò, alzando il tono di voce.
Gli venne in mente il dolce sorriso di sua madre, lo sguardo fiero e orgoglioso di suo padre, l’abbraccio che si era scambiato con Itachi dopo la loro litigata.
“Ti vorrò sempre bene”.
Si ricordò anche della risata di Suigetsu, dei suoi modi irritanti e di come l’aveva aiutato quando aveva cercato di rimettersi in piedi.
“Promettimi che torni”.
E Naruto? Come avrebbe potuto scordarsi di lui, del suo sorriso, di quando lo aveva portato in giro per la città o della loro partita di basket improvvisata. I suoi baci, le sue carezze, era tutto impresso nella memoria e non se li sarebbe mai dimenticati.
“Ti amo, Sas’ke”.
C’erano anche i suoi compagni di classe, con cui aveva stretto un legame più o meno forte, c’erano Karin e Juugo, c’era Nagato, che ormai considerava un membro della famiglia, e persino quel maniaco di Orochimaru. Ovviamente c’era una sequenza di tasti bianchi e neri che lo aspettava nel salotto di casa; il pianoforte a cui aveva dedicato tanto di quel tempo e di quell’amore che non avrebbe più potuto lasciare.
-Non posso restare qui – si disse mentre la presa, sempre più lenta, spariva del tutto.
-Capisco … - esordì il Sasuke più giovane, guardando con attenzione il corpo che aveva di fronte – È strano, abbiamo le stesse cicatrici negli stessi posti, però siamo completamente diversi. –
-Ho incontrato tante persone che mi hanno fatto cambiare – rispose il moro, osservando che ad ogni sua cicatrice corrispondeva una ferita dell’altro. Le gambe, invece, erano completamente fasciate e insanguinate. Le guardò con attenzione; quelle erano le sue gambe, ed era passato troppo tempo dall’ultima volta che le aveva usate.
– Queste me le riprendo – continuò, prendendo il lembo di una benda, iniziando a sbrogliarlo. Doveva liberarle da quella stretta prigione di stoffa e poi le avrebbe riportate con sé, indietro, dall’altra parte. Quando ebbe finito, si sentì finalmente completo.
Subito dopo, dii colpo, si svegliò nel suo letto in ospedale.
 
*** circa un mese dopo ***
 
-È la prima volta che vengo a mare, quest’anno – mormorò Sasuke, affondando le dita nella sabbia riscaldata dal sole.
-Dovremmo venirci più spesso – commentò Naruto, sdraiato su un telo accanto quello dell’Uchiha – Non puoi fare fisioterapia di mattina? Così il pomeriggio andiamo al mare. –
-Ho chiesto, la mattina il mio medico è occupato in ospedale – rispose il moro, iniziando a spalmare un’abbondante dose di crema solare sulle pelle candida.
-Dovrai farla ancora per molto? –
-Finché non riuscirò a camminare da solo. –
Sasuke guardò l’altro, leggendo nei suoi occhi un po’ di scontento. Anche se era estate, non stavano passando molto tempo insieme: erano entrambi occupati a prepararsi per i test di ammissione all’università, inoltre lui passava tutti i pomeriggi a fare tre ore di esercizi. L’Uzumaki sapeva bene che quella terapia era necessaria e per questo non si stava lamentando, però il moro aveva intuito i suoi pensieri senza difficoltà. Del resto, anche lui avrebbe voluto uscire più spesso.
-Devi sbrigarmi a rimettermi in piedi – pensò, guardandosi le gambe.
Ora che se ne ricordava, non aveva aggiornato il suo fidanzato sugli ultimi miglioramenti.
-Naru, ti faccio vedere una cosa – lo chiamò, indicandogli con un cenno del capo i piedi. Ci volle qualche secondo e un po’ di sforzo, ma riuscì a piegare in avanti la punta del destro.
Naruto lo fissò con gli occhi spalancati, vedendo in quel minuscolo passo avanti una grande conquista: Sasuke stava iniziando a muovere i piedi, non ci sarebbe voluto molto prima che riprendesse a camminare. E anche se ci fossero voluti altri anni, lo avrebbe aspettato senza fretta.
-È fantastico, Sas’ke – commentò, entusiasta.
 
*** due anni dopo ***
 
Il giovane Uchiha guardà l’orologio che aveva al polso, controllando per l’ennesima volta l’orario: mancavano ancora cinque minuti. Decise di dirigersi nella stanza dove suo fratello si stava preparando, giusto per assicurarsi che non stesse combinando qualche guaio. Lo trovò in piedi davanti allo specchio, intento a sistemarsi la cravatta, con un’aria piuttosto preoccupata.
-Come sto? – gli chiese, ansioso.
Sasuke lo squadrò dalla testa ai piedi e dovette ammettere che Itachi, in quel completo elegante, faceva davvero una gran bella figura. Aveva raccolto i lunghi capelli scuri nella solita coda bassa e aveva fermato una rosa bianca sul taschino, in modo che risaltasse sulla stoffa nera della giacca.
-Molto bene – commentò il più piccolo, andandogli di fronte per sistemare meglio il fiore – Di che ti preoccupi? – gli domandò, leggendo la sua ansia.
-Ho paura che lui ci ripensi … -
-Oh, andiamo – mormorò il minore - Sappiamo entrambi che sei pieno di difetti, ma Nagato li conosce uno per uno. Se avesse voluto lasciarti l’avrebbe già fatto in una delle mille occasioni che gli hai fornito in passato. –
-Lo sai che fai veramente schifo a rassicurare le persone? – sbottò l’altro, sarcastico.
-Infatti rassicurarti non è il mio compito. –
-E quale sarebbe allora? –
-Far filare questo matrimonio che stiamo organizzando da due maledettissimi mesi – rispose Sasuke, imprecando fra sé al ricordo di quello che avevano passato.
Organizzare quella giornata era stato un vero Inferno: c’erano stati problemi ed imprevisti per ogni cosa. Dopo varie indecisioni, i due sposini avevano scelto la data e il luogo della cerimonia, stilando il prima possibile la lista degli invitati in modo da poter far stampare tutti gli inviti. Grazie all’attenta consulenza di Mikoto e di Kushina, fra le quali era subito scoppiata una complicità a dir poco spaventosa, erano stati comprati anche i vestiti per il grande giorno. Nel frattempo due grandi problemi apparivano all’orizzonte, temibili e incombenti. In primis, la scelta del viaggio di nozze. L’Uzumaki avrebbe infatti preferito andare in una calda località turistica a godersi una bella vacanza riposante, mentre il moro optava per una città d’arte. Due settimane di discussioni e paragoni non erano bastate a metterli d’accordo sul rapporto qualità-prezzo-gradimento delle varie mete, così Sasuke, preoccupato dall’avvicinarsi della data, aveva deciso di prendere in mano la situazione e di capeggiare la squadra organizzativa. Aveva subito escluso Naruto perché avrebbe solo creato scompiglio e confusione, ma si era trovato molto d’accordo con Konan e Yahiko, i fratelli dello sposo dai capelli rossi, che nonostante l’aspetto un po’ strano erano davvero gentili e soprattutto affidabili. Lei, capo pasticcere in uno dei negozi di dolci più apprezzati della città, si era subito offerta di preparare la torta nuziale come regalo di nozze; il suo fidanzato, invece, li aveva indirizzati in un agenzia di viaggi di un suo amico che aveva proposto loro dei prezzi praticamente stracciati. Bisognava solo decidere la meta e il giovane Uchiha era riuscito a mettere d’accordo le due parti con una crociera, ricca di divertimento e occasioni di relax, ma con diverse escursioni in città ricche di monumenti. Sistemata questa parentesi, che li aveva tenuti occupati per circa tre settimane, si concentrarono sul problema restante, forse il più temibile: la scelte delle bomboniere. Conoscendo i due sposi, Sasuke aveva tassativamente imposto la sua presenza in ogni negozio. Stressandoli oltre ogni dire, avevano fatto  il giro della città in lungo e in largo ma in meno di quattro giorni avevano fatto l’ordine definitivo. A quel punto, il peggio sembrava essere passato. Il ristorante era stato l’unica cosa su cui Itachi e Nagato avevano avuto le idee chiare fin dall’inizio; per i fiori si era invece rivolto ai genitori di Ino, una sua compagna di classe, che erano stati molto disponibili. Quando ogni cosa era finalmente al suo posto, esattamente due settimane prima della cerimonia, il ristorante aveva dovuto annullare la prenotazione. La vera grande sfortuna del proprietario era stata quella di dare la “lieta notizia” non ad Itachi, bensì a suo fratello minore, che aveva risposto al telefono al posto suo e che l’aveva ricoperto di insulti dalla testa ai piedi. L’Uzumaki era quasi svenuto quando era venuto a sapere che dovevano scegliere un altro locale e, soprattutto, un altro menù. Kushina era intervenuta come un angelo caduto dal cielo, grazie alle sue conoscenze nel settore, ed era riuscita a riparare il danno a tempo record mentre gli sposi avvertivano tutti gli invitati delle recenti novità. Le fatiche di Ercole, al confronto, erano un bazzecola.
-Vado a controllare cosa fa Nagato – mormorò Sasuke, voltandosi verso la porta.
-Sasu – lo chiamò il fratello– Grazie per tutto. –
Il giovane sorrise di rimando, non riuscendo ancora a credere alla realtà: il suo fratellone si stava sposando.
-Tra due minuti devi essere di là, non tardare – gli raccomandò, uscendo dalla porta.
 
-Gli invitati sono già entrati, dobbiamo andare – esordì il moro, guardando l’altro sposo.
-Va bene – annuì quello, sistemandosi la giacca. Prese un respiro profondo ma, prima che si muovesse verso l’entrata della sala, l’Uchiha lo fermò.
-Yahiko, puoi andare avanti? Noi ti raggiungiamo subito – disse guardando l’altro testimone, che aveva fatto compagnia a Nagato mentre aspettava che gli invitati si sistemassero.
Questi annuì, lanciando al fratello l’ennesima occhiata rassicurante, e si allontanò lasciandoli soli.
-Ti senti pronto? – gli chiese il giovane, vedendolo torturarsi le mani.
-Sono un po’ nervoso – ammise il rosso, abbassando lo sguardo.
-Ehi – richiamò la sua attenzione – Apri bene le orecchie, devo dirti una cosa importante. Prima di tutto, ricordati sempre che fra te e Itachi tu sei quello più intelligente, perciò cerca di capirlo se certe volte si comporta da idiota – esordì, facendo scoppiare l’altro in un’allegra risata.
-Sei crudele – commentò, cercando di darsi un contegno.
-Sono realista – lo corresse, lasciandogli qualche secondo per riprendere fiato –Nagato – ritornò serio - prenditi cura di mio fratello. -
-Certamente – rispose, sorridendo – E tu prenditi cura di Naruto. -
 
Itachi guardò il suo fidanzato, in piedi di fronte a lui, stringendogli forte le mani fra le proprie. Doveva recitare la promessa, però non se la ricordava parola per parola, nonostante l’avesse studiata a memoria e ripetuta infinite volte. Decise quindi di lasciar perdere ciò che aveva scritto e dire quello che sentiva in quel momento, anche se non sarebbe stato affatto facile.
-Se mi dovessero chiedere perché ti voglio sposare, onestamente non sarei in grado di dare un risposta molto chiara – esordì, sentendo il cuore iniziare a battere più veloce – So solo che voglio passare il resto della mia vita con te, perché le giornate senza di te sono vuote, tristi e terribilmente fredde. Abbiamo affrontato tante difficoltà e voglio esserti vicino quando ce ne saranno altre, perché con te è tutto più bello– ammise, fermando i suoi occhi in quelli lillà dell’altro – Ti amo, Nagato, ed è per questo che voglio sposarti – concluse, spingendo la fede sull’anulare dell’altro.
-Io … io … ho dimenticato la promessa – esordì l’Uzumaki, arrossendo, vedendo il moro sussurrargli “Anche io” fra le risate dei presenti – Beh, se ripenso alla nostra storia, devo ammettere che abbiamo avuto tantissimi alti e bassi. Ma credo che se oggi siamo qui, significa che siamo davvero una coppia vincente: se dopo ogni problema, ogni litigata o incomprensione avessimo lasciato perdere, a quest’ora non saremmo più neanche amici. Invece siamo andati avanti, abbiamo superato di tutto per far funzionare questa relazione. Per questo motivo ti voglio sposare, Itachi; perché noi siamo noi, con i nostri errori, i difetti e tutto il resto. Io ti amo per quello che sei, e non potrei essere più felice di diventare tuo marito – concluse, imponendosi di non piangere per l’emozione.
In compenso, Mikoto e Kushina stavano già piangendo abbastanza per tutti, entrambe rassicurate dai rispettivi mariti. Anche a Jiraya era scappata qualche lacrima, e Konan aveva dovuto porgergli diversi fazzoletti nel corso della cerimonia. D’altronde, anche lei era commossa, e non solo lei: c’era anche un bambino di sei mesi che, dalla sua pancia, scalciava allegro. Yahiko, seduto il più vicino agli sposi in quanto testimone, si voltava spesso a guardare la fidanzata che, sorridente, si toccava il pancione, e sorrideva a sua volta al pensiero che presto sarebbe diventato papà. Sasuke e Naruto, infine, si guardavano complici, sapendo che se quel matrimonio era andato in porto era stato anche merito loro.
-Sai, Sas’ke, sono davvero felice – esordì il biondo, guardando i due sposini.
-Anche io, Naru – ammise l’Uchiha, baciando il suo amato idiota.
Fine.
  
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