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Autore: Ino chan    30/12/2014    2 recensioni
Bobbi si china con grazia e tira fuori dal groviglio di vestiti che Clint si è tolto prima di mettersi a letto, letto un paio di boxer rossi su cui sono stampati dei piccoli Babbo Natale.
-BARTON TI SEI TOLTO ANCHE LE MUTANDE?-
-Beh sì, le cose le faccio bene o per niente, dovresti saperlo signore.-
Phil si alza dal letto imprecando, infilandosi in bagno. Clint lo segue con gli occhi prima di girarsi verso le tre -Grazie per non essere venuti subito a prenderci.-
[Clint/Coulson]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Phil Coulson, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sergiev Posad (71 km da Mosca)
24 dicembre 2014

 

-Buon Natale un cazzo.-
Sono giorni che Phil Coulson ha questa risposta sulla lingua e finalmente può sputarla fuori assieme ad un grumo di sangue. Si alza dal corpo esanime del nemico che ha ucciso a pugni e si pulisce la bocca con il dorso della mano. Non è così che si aspettava di passare la vigilia, ma ora che ci pensa, non è che i suoi natali siano mai stati cartoline da conservare.
-Qui Coulson, bersaglio abbattuto.-
Nessuna risposta, Phil rotea gli occhi al cielo. Può andare peggio di così?
Nevica così tanto che le trasmissioni sono bloccate, è bagnato fradicio perché il suo avversario ha ben pensato di provare ad ucciderlo annegandolo in venti centimetri d’acqua e trema così tanto che non riesce a piegare le gambe per avanzare nella neve che gli arriva al ginocchio.
Risale la strada battendo i denti e stringendosi le braccia attorno al corpo. Il punto di rendez - vous è un piccolo appartamento di due stanze più bagno, senza riscaldamento perché sarebbe costato troppo affittarlo tutto l’anno, in riva al fiume. Phil deve afferrarsi il polso con l’altra mano per riuscire ad infilare la chiave nella toppa e quando apre la porta, per un momento, ha la sensazione di aver sbagliato casa.
Le luci sono tutte accese e c’è odore di carne. Phil entra lentamente tenendo una mano al fodero della pistola sotto al giaccone e si blocca alla vista della persona che sta tirando fuori l’arrosto dal piccolo forno a gas.
-Barton?-
-Signore.-

Phil ha ritrovato Clint in un ospedale di Dublino alla fine di luglio. Dopo essere sfuggito per miracolo al crollo dell’ headquarters, Clint ha vissuto in Irlanda sotto il falso nome di William Bosh, giocattolaio, fino a quando non ha sventato una rapina in una tabaccheria, uccidendo a mani nude due dei tre rapinatori. Lo ha trovato in stato di coma farmacologico, ferito alla schiena da due pallottole, sparate dal terzo rapinatore, spaventato a morte dal suo grado di reazione. Quando però si è svegliato, la reazione di Clint non è stata quella che Phil aveva sperato. Non è stato felice di vederlo vivo  o  solo minimamente  sollevato. May ha dovuto staccarglielo di dosso e Bobbi, minacciarlo con un giornale arrotolato per non farlo avvicinare ancora.
Quest’ultimo particolare, se non fosse stato per il momento, e il sangue che gli scorreva a fiumi dal naso, avrebbe fatto ridere Phil fino alle lacrime.
-Che ci fai qui?-
-Supporto. La maestra mi ha chiesto di venire in caso avesse avuto bisogno di aiuto.-
La maestra è Melinda. Nonostante non sia più un ragazzino dell’Accademia, e anzi, le sia superiore di grado, Clint non sembra in grado chiamarla per nome.
-Capisco.-
-Verranno a prenderci domattina.-

 

Nonostante le due docce da quindici minuti l’una che hanno finito tutta l’acqua calda, Phil non riesce a scaldarsi. Batte i denti così forte che quasi non riesce a mangiare e quando Clint gli spinge fra le mani una tazza di tea caldo, se la versa per metà addosso.
Clint torna alla finestra, dove è rimasto da che è entrato in casa,  accucciato sul davanzale come un gatto e lo osserva per un momento da sopra la spalla mentre si affaccenda a pulire le chiazze di tea sul pavimento prima di tornare a guardare la neve cadere.
C’è anche da dire che con il trattamento che l'altro gli riserva non farebbe sentire Phil al caldo nemmeno dentro ad un forno crematorio.  Clint non gli parla, a stento lo guarda, sono passati dall’essere qualcosa a essere  niente e questo non può che far aumentare il freddo che Phil sente fin nelle viscere.

Perché lui ci aveva creduto in quel qualcosa, ci aveva creduto dannatamente.

-Signore, provi a mettersi a letto.-

Tre coperte e due giubbotti non riescono a far sentire a Phil un minimo di calore.  Infila la testa sotto le coperte, e respira contro le mani a coppa avanti al viso. Niente, il suo stesso fiato sembra congelato. Sfrega le braccia coperte da due maglioni e tira le gambe al petto, appallottolandosi come un gatto.
-Proprio non riesce a scaldarsi signore?-
-Secondo te Barton?-
-Ok.-
Prima che Phil possa capire che vuol dire quell’ok, sente un rumore di stoffa. Alza la testa, facendola spuntare oltre le coltri e si gira torcendo il busto. Quasi non crede ai suoi occhi quando si ritrova a fissare il fondoschiena più bello del creato coperto solo da un paio di boxer. Lo stesso in cui adorava affondare le dita e graffiare quando Clint lo chiamava signore solo per stuzzicarlo e invogliarlo a fare l’amore.
-Clint che diavolo fai?-
-Non sa che quando qualcuno rischia l’ipotermia bisogna tenerlo al caldo?-
-E’ quello che già sta facendo mi pare.-
-Non c’è niente di meglio che il calore di un altro corpo per scaldarsi.-

Phil si sente morire per la vergogna mentre sente le braccia di Clint cingergli la vita e il suo petto coprirgli la schiena. Vorrebbe avere la forza di spingerlo via, di dirgli che va bene così, che non ha bisogno di aiuto, ma gli è mancato così tanto il suo calore in questi anni, che non riesce a non bearsene. Anche se sa che Clint lo sta abbracciando per non farlo morire congelato, non per altro.
Sussulta a sentire le mani dell’uomo sulle braccia, sfregare i muscoli tesi, e il suo fiato carezzargli l’orecchio mentre gli chiede -Va un po’ meglio?-
-Sì, un po’.-

Le campane suonano la mezzanotte e Clint sospira contro la nuca di Phil.
-Buon Natale, signore.-
-Buon Natale, Barton.-
-Puoi chiamarmi Clint.-
Phil gira la testa, nella penombra della stanza, riesce solo a distinguere i tratti principali del viso di Clint, ma sa che sta sorridendo. E’ ogni fibra del suo corpo a dirglielo.
-Clint. - mormora e le sue braccia lo stringono più forte alla vita mentre affonda il viso fra le sue scapole.
-Mi è mancato abbracciarti Phil.-
-Anche a me.-

E’ una risata isterica a svegliarli la mattina dopo. Phil alza piano la testa dal cuscino e deve sfregarsi gli occhi più volte per mettere a viso il bel viso di Bobbi illuminato da un sorriso da stregatto e Skye, accanto a lei, che sta ridendo come una forsennata con il viso sprofondato fra le mani.
-Che vi prende? Perché ridete?-
Accanto alle due agenti più giovani, Melinda, sposta lo sguardo da lui alla sua sinistra. Clint dorme pacifico accanto a lui, le braccia ancora attorno ai suoi fianchi. Phil vorrebbe sprofondare al centro della terra mentre lo spinge via con una manata al petto.
-AHIA SIGNORE!-
-NON E’ COME PENSATE!-
Clint si massaggia la testa con una mano guardandolo torvo -Invece sì.-
Skye si è inginocchiata per terra e quasi non respira più per quanto ride forte e le labbra piene di Bobbi iniziano a tremare leggermente. Si china con grazia e tira fuori dal groviglio di vestiti che Clint si è tolto prima di mettersi a letto, un paio di boxer rossi su cui sono stampati dei piccoli Babbo Natale.
-BARTON TI SEI TOLTO ANCHE LE MUTANDE?-
-Beh sì, le cose le faccio bene o per niente, dovresti saperlo signore.-
Phil si alza dal letto imprecando, infilandosi in bagno. Clint lo segue con gli occhi prima di girarsi verso le tre -Grazie per non essere venuti subito a prenderci.-

 

 

 

 

Nella speranza che questa piccola one shot sia stata di vostro gradimento, vi faccio i miei migliori auguri per un fantastico 2015. 
Ino chan/Manola.

 

 

   
 
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