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Autore: Heilig__    30/12/2014    4 recensioni
[Sequel di Wedding Planner]
Nel frattempo non aveva sentito nessuno entrare, e quindi aprì la porta in tutta tranquillità. Nel momento in cui uscì, però, la porta del bagno si aprì.
Si immobilizzò e sentì il sangue nelle sue vene gelarsi, terrorizzata.
Sulla soglia stava un giovane dall'aria spaesata che la osservava da capo a piedi.
Aveva dei capelli corti e pettinati su un lato, il fisico massiccio e muscoloso, addominali scolpiti appena visibili sotto la maglietta nera a scollo a V che portava sopra un paio di semplici jeans.
- Ahm, credo aver sbagliato, scusami- disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, per poi chiudere la porta.
Brooklyn non si mosse di un millimetro, aspettando che il giovane capisse di non essere stato lui a confondersi, ma di essere lei la persona che si trovava nel luogo decisamente più sbagliato sulla faccia della Terra.
- Ehi!- fece infatti il ragazzo, riaprendo la porta ed entrando nel bagno - Perché sei nel bagno degli uomini?- chiese, incredulo.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=6ZsM0kxuYUE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Three  







Non hai idea di ciò che ho scoperto. Te lo racconto a pranzo. Preparati. Brooke x
Brooklyn scrisse in fretta un sms a Sienna, posando poi il telefono sulla scrivania, accanto al portapenne blu a righe bianche e rosse, regalatole da Cathy dopo un viaggio in Inghilterra.
La bionda ritornò a guardare lo schermo del suo computer, chiedendosi come avesse fatto a non collegare il volto del giovane incontrato la sera prima con quello del bassista dei Tokio Hotel: il forte accento tedesco, i lineamenti non certo tipicamente americani, e poi quel suo amico, Bill, anche lui membro della band. Avrebbe dovuto capirlo subito.
Non che pensasse di essersi persa chissà quale scoop, ma chissà... magari avrebbe scoperto qualcosa di interessante.
Cosa gli piace, se pratica sport, il suo cibo preferito...
I suoi pensieri vennero interrotti all'improvviso da alcuni colpi secchi alla porta. La giovane si precipitò a chiudere le pagine internet su cui stava lavorando.
- Avanti!- disse poi, afferrando al volo una delle tante scartoffie datele da Cathy poco prima.
La porta si aprì, mostrando il volto sorridente di un giovane sui 25 anni, dai lunghi capelli castani legati disordinatamente con un elastico e gli occhi scuri, con in mano due bicchieri di cartone colmi di caffè fumante: si trattava di Seth.
- Ehi, Brooke- salutò cordiale, entrando nel piccolo ufficio della giovane.
- Oh, Seth, sei tu- disse Brooklyn con un sorriso, rilassandosi sulla sedia - Come stai?
- Non c'è male- rispose il ragazzo, chiudendo la porta con un colpo del piede - E tu?- chiese poi, avvicinandosi alla scrivania.
- Bene, per ora- fece Brooke, indicando con un cenno del capo la montagna di scartoffie.
- Oh, ti capisco: Wright ha riempito di lavoro anche a me. - sbuffò il giovane - Credo si sia svegliato con la luna storta.
- Seth, quell'uomo ci è nato con la luna storta- lo corresse Brooke.
Il ragazzo scoppiò in una grassa risata alla battuta della bionda.
- Carina questa- commentò - Comunque, ho pensato di portarti un po' di carburante- disse poi, porgendo uno dei due bicchieri di caffè a Brooklyn.
- Oh, grazie Seth- ringraziò la giovane - Ti sei ricordato di n...
- Di non mettere lo zucchero? Certo, Brooke. Ormai ti conosco- la interruppe il moro, facendole l'occhiolino.
Brooke gli sorrise, riconoscente, per poi iniziare a sorseggiare il suo caffè.
Seth aprì bocca per aggiungere qualcos'altro, ma fu interrotto dalla voce squillante del signor Wright, che rimbombò nell'intero edificio.
- Sullivan! Nel mio ufficio!- tuonò, telegrafico.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, mentre Brooklyn fece una smorfia.
- Chissà cosa vuole ora...- mugugnò a denti stretti Seth - Beh, Brooke, come vedi sono desiderato- disse, allargando le braccia.
- Oh, non ti preoccupare. Chiacchiereremo un'altra volta- gli rispose Brooke, sorridendo - Ora vai, Wright non è un tipo paziente.
- Lo so, lo so- borbottò Seth - Forse dovrei mettergli una pillola di Valium nel caffè- rifletté a voce alta, osservando il suo bicchiere.
Brooklyn lo osservò, divertita, reprimendo una risatina.
- Sullivan!-
La voce del direttore sembrò scuotere le finestre, e i due ragazzi sobbalzarono dallo spavento.
- Ok, forse due pillole- fece Seth - Beh, sarà meglio che vada prima che i vetri si frantumino- aggiunse, scrollando le spalle - A più tardi, Brooke.
- A dopo-
Seth le rivolse un'ultima occhiata amichevole ed un sorriso, per poi uscire dalla stanza, lasciandola sola.
La giovane finì di bere il suo caffè, per poi poggiare il bicchiere vuoto sulla scrivania, sospirando soddisfatta. Seth aveva avuto un'ottima idea: quel caffè era decisamente ciò di cui aveva bisogno per affrontare la giornata che le si prospettava.
E mentre iniziava a leggere la prima delle molte bozze da correggere, qualcosa le diceva che quello non era che il primo di una lunga serie.



* *

Intanto


- Accidenti, sono in ritardo-
Dopo aver indossato una canottiera nera piuttosto frettolosamente, Georg si sedette sul bordo del suo letto ed infilò un paio di scarpe da ginnastica bianche.
Stava allacciando la scarpa destra, quando sentì lo strombazzare di un clacson proprio sotto la sua finestra, seguito da un'esclamazione piuttosto colorita.
- Hagen, alza il culo e muoviti, maledizione!-
Georg alzò gli occhi al cielo e sbuffò, mentre finiva di allacciarsi le scarpe, pensando a quanto Tom potesse essere impaziente di prima mattina.
Si alzò e prese il borsone rosso che stava ai piedi del letto, caricandoselo in spalla.
Diede un'ultima occhiata alla stanza per assicurarsi di non aver dimenticato nulla, quando un altro colpo di clacson lo indusse a precipitarsi fuori dalla camera.
Scese i gradini della rampa di scale che portavano al piano inferiore a due a due, inciampando però sull'ultimo, e rischiando così di piombare addosso ad un Gustav piuttosto perplesso che si accingeva a salire le scale.
- Oh, scusa Gus, ti sei fatto male?- disse Georg, senza prendere fiato tra una parola e l'altra.
Gustav aprì la bocca per rispondere, ma l'amico non gliene diede il tempo dato stava già uscendo dall'appartamento che condividevano durante i loro soggiorni a Los Angeles.
- Ci vediamo dopo!- diceva, mentre si chiudeva il pesante portone di legno alle spalle.
Sul volto di Gustav comparve un'espressione confusa, sostituita subito da una di rassegnazione.
Cos'ho fatto di male?, si chiese mentre riprendeva a salire i gradini.
Nel frattempo, Georg aveva raggiunto l'auto di Tom, parcheggiata non molto lontano.
- Alla buon'ora- ringhiò il chitarrista, appena l'amico chiuse la portiera.
- Scusa Tom- fece Georg, cercando di riprendere fiato - La sveglia non ha suonato- si giustificò, mentre Tom metteva in moto la vettura.
La sera precedente, prima di tornare a casa dopo la sfilata di Shay, i due ragazzi avevano deciso di incontrarsi quella mattina per andare insieme in palestra.
- Vedrai come sono diventato bravo- gongolò soddisfatto Tom, gonfiando il petto.
- Tom, dici così ogni volta. Non sei stanco di umiliarti da solo?- lo schernì Georg.
Tom borbottò qualcosa sotto voce, facendo scoppiare a ridere il bassista.
- Smettila di prendermi in giro!- esclamò irritato Tom.
- Scusa- disse Georg, cercando di soffocare le sue risate - Mi chiedo solo come tu faccia a convivere giorno e notte con il tuo enorme ego.
- E' un tipo simpatico- rispose Tom, con aria sincera, facendo spallucce.
L'amico lo guardò stranito, chiedendosi se fosse una battuta, ma l'aria incredibilmente seria e convinta di Tom gli fece capire il contrario.
- Tu sei strano, amico...- sussurrò, scuotendo la testa.
- Che hai detto?- fece Tom, mentre si fermava ad un semaforo.
- Niente, niente- si affrettò a dire Georg.
Nella vettura calò il silenzio, interrotto solo dai rumori provenienti dalla strada trafficata.
Scattò il verde, e Tom ripartì velocemente, alla volta della palestra.
- Alexa ti ha chiamato?- domandò d'un tratto, a bruciapelo.
Georg si limitò ad abbassare gli occhi, scuotendo il cupo.
- No- rispose.
- Non ancora- lo corresse Tom, con un sorriso d'incoraggiamento.
- Non credo lo farà- disse Georg, voltandosi verso il finestrino - Non questa volta- aggiunse con voce sommessa, sospirando.
Tom gli lanciò un'occhiata preoccupata, ritornando poi ad osservare la strada.
Tra i due scese di nuovo il silenzio che continuò fino al loro arrivo di fronte alla palestra.
Tom spense il motore e Georg slacciò la cintura di sicurezza, facendo per scendere, ma l'amico lo richiamò.
- Georg, ascolta- disse, tirando poi un profondo respiro, come se fosse in cerca di qualcosa da dire.
Il giovane si voltò e lo guardò con aria perplessa: Tom non lo chiamava mai Georg. Di solito usava nomignoli poco carini come Hobbit oppure si divertiva lo chiamava Hagen, ridendo quando lui andava su tutte le furie.
- Sì, Tom?- disse quindi, con espressione interrogativa.
- Senti, io... io non sono bravo in queste cose- balbettò imbarazzato, grattandosi la nuca - Però vedo come stai male per Alexa e... insomma... Siamo amici, no? Se vuoi parlarne, io... Ma solo se vuoi, ovviamente. Giuro che non ti prenderò in giro- continuò, gesticolando
Georg non riuscì a trattenere un sorriso, intenerito dal comportamento dell'amico.
- Grazie, Tom. È molto gentile da parte tua-
Tom si limitò a sorridergli con aria imbarazzata: no, quel genere di discorsi non erano certo il suo forte. Era Bill quello sentimentale.
- Sarà meglio andare ora- propose Georg, vedendo l'amico in evidente difficoltà.
Quest'ultimo annuì e i due scesero dall'auto. Dopo aver preso i rispettivi borsoni, si diressero a passo spedito verso la palestra. Giunti di fronte la porta a vetri, Georg fece per aprirla, ma Tom lo bloccò, posando una mano sulla sua.
- Che c'è?- gli chiese, confuso.
- Se solo provi a dire a qualcuno che sono stato tenero con te, ti strangolo Hagen- disse il moro, con sguardo minaccioso, per poi scansare l'amico con una leggera spallata ed entrare - E preparati ad essere sconfitto!- aggiunse, prima di dirigersi verso gli spogliatoi.
Georg rimase ad osservarlo per qualche istante, scuotendo poi la testa, con aria divertita: Tom non si smentiva mai.

* *
Più tardi

- Vuoi scherzare, Brooklyn?! Nel bagno degli uomini?!-
L'urlo acuto di Sienna rischiò di far saltare i timpani della povera Brooke.
La bionda sgranò gli occhi, guardandosi in giro con aria colpevole: come aveva immaginato, la voce dell'amica era arrivata alle orecchie di tutti clienti del locale, che si erano voltati a guardarla, con aria perplessa.
La giovane sorrise lievemente, mentre arrossiva per l'imbarazzo, rivolgendosi poi alla mora.
- Sienna, maledizione- imprecò a denti stretti - Non c'è assolutamente bisogno di urlare-
Le due ragazze si erano ritrovate, come ogni giorno, per pranzare insieme in un fast food a metà strada tra i luoghi di lavoro delle due amiche.
Brooklyn aveva appena raccontato a Sienna del suo strano incontro avvenuto la sera prima alla sfilata e della ricerca che aveva fatto sul giovane e sul suo amico, che l'aveva portata a scoprire la vera identità dei due.
Ma a Sienna tutto questo sembrava non importare.
- Dio mio, Holmes- disse - Come ti è potuto anche solo venire in mente di entrare lì dentro? Ad un evento simile, poi!- continuò, con un'espressione a metà tra lo schifato e l'arrabbiato.
- Sienna,- sospirò Brooke - ti ho appena detto di aver incontrato due dei quattro membri di una delle band più famose degli ultimi anni e tu pensi ai gabinetti?- fece, con una smorfia.
- Mi chiedo solo come tu abbia potuto...- cercò di replicare Sienna, ma Brooklyn la zittì con un gesto della mano, e lei sbuffò, infastidita.
Pochi istanti dopo comparve un cameriere dal sorriso smagliante, con in mano un taccuino ed una penna.
- Volete ordinare?- chiese.
Le due giovani fecero le proprie ordinazioni e il ragazzo si dileguò in fretta, lasciandole di nuovo sole.
- Comunque, mi sembra che questo George ti abbia colpito molto...- disse Sienna, inarcando un sopracciglio.
- Georg- la corresse Brooke - E comunque, cosa vuoi dire?-
Le labbra di Sienna si piegarono in un sorriso e Brooke capì al volo ciò che passava per la testa dell'amica.
- Sienna, no. Assolutamente no.
- Perché no?- chiese Sienna, imbronciata - Insomma, è carino, famoso e anche gentile.
- Tu corri troppo con la fantasia- replicò Brooklyn, scuotendo la testa.
- E tu non corri abbastanza- ribatté la mora.
- Sienna, sii ragionevole. L'ho visto una volta soltanto- sospirò l'altra.
- E cosa t'impedisce di credere che non potrebbe riaccadere?
- Il mio buonsenso- affermò convinta Brooke - E ora, ti prego, cambiamo argomento-
Sienna rimase sulle posizioni per qualche istante, per poi cedere, scuotendo il capo: Brooklyn era una testarda.
- Parliamo ad esempio del signor Howard- disse quest'ultima.
- Oh, per favore! Quel vecchio scorbutico- sbuffò Sienna - Signorine, l'affitto- aggiunse poi, imitando la voce roca dell'anziano signor Howard, proprietario del piccolo appartamento che le due avevano preso in affitto un paio d'anni prima.
- Me l'ha detto anche stamattina- sospirò affranta Brooklyn.
- Anche a me, prima che andassi al lavoro- disse Sienna - Holmes, dobbiamo fare qualcosa- aggiunse poi, giocherellando con una ciocca di capelli.
- Lo so, Sienna- rispose Brooke, torturandosi le mani - Ma cosa?-
La domanda rimase in sospeso, perché il cameriere di poco prima era tornato al tavolo con le ordinazioni delle due ragazze.
- Ecco a voi- disse, prima di andarsene.
Le due iniziarono a mangiare in silenzio, con aria turbata.
- Potremmo trovarci un altro lavoro- propose d'un tratto Sienna, infilandosi poi in bocca una patatina.
- E dove lo troviamo il tempo?- rispose Brooklyn - Entrambe lavoriamo fino a sera-
Sienna si limitò ad annuire, tornando a mangiare.
- Ehi- disse d'un tratto Brooke, notando la sua espressione afflitta - Non ti preoccupare- aggiunse, posando una mano su quella dell'amica - Troveremo un modo per dare a Howard i suoi soldi- disse infine, sorridendo.
Sienna sorrise a sua volta, annuendo con veemenza e sembrò rilassarsi.
- Piuttosto- fece Brooke, cambiando di nuovo argomento - Com'è andata stamattina?
- Oh, oggi Meredith ha fatto provare alle bambine il tutù per il saggio ed erano tutte bellissime!- esclamò Sienna, con gli occhi che le brillavano.
La giovane lavorava ormai da diversi mesi in una scuola di danza come assistente di una delle insegnanti, Meredith, una donna di mezza età, dai lunghi capelli castani costantemente legati in uno chignon, il fisico invidiabile e il viso delicato, come quello di una bambola di porcellana.
Meredith gestiva un corso per bambine dai quattro ai sei anni, e Sienna si occupava di sorvegliare le piccole, di procurare tutto il necessario o di suonare il piano quando le era richiesto.
La mora si lanciò in una spiegazione dettagliata dei vari modelli di tutù, delle coreografie e della musica, ma Brooke era distratta: pensava ancora ai loro problemi economici.
Aveva detto a Sienna che avrebbero trovato una soluzione, ma lei stessa ne dubitava: come avrebbero fatto?



* *


Nel frattempo

- Avanti Tom, non fare quella faccia-
Tom si limitò a grugnire, aggrottando le sopracciglia e stringendo la presa attorno al suo borsone, mentre Georg tentava a fatica di trattenere un sorrisino divertito.
- Non c'è nulla di male in fondo- disse, mordendosi poi il labbro nel tentativo di non scoppiare a ridere. Tom grugnì di nuovo, senza rispondere, accelerando il passo.
- Insomma, tutti noi abbiamo dei limiti- disse ancora Georg, correndogli dietro - Il tuo evidentemente sta nell'utilizzo del tapis roulant- affermò, scoppiando infine in una grassa risata, mentre ripensava alla caduta di Tom sull'arnese infernale, come l'aveva definito il chitarrista stesso che, preso dalla foga, aveva aumentato il passo fino a non riuscire più a stare dietro all'attrezzo, finendo per scivolare e cadere, suscitando risate in tutti i presenti.
- Non è affatto divertente, Hagen- sibilò Tom, con aria minacciosa, voltandosi di scatto- Vuoi smetterla?!- sbraitò.
Georg sembrava però non sentirlo, in preda com'era dal ridere: era piegato in due e si teneva la pancia con entrambe le mani, mentre la gente che passava di lì lanciava loro occhiate perplesse.
- Hai finito?- fece Tom, irritato, picchiettando un piede sull'asfalto, mentre le risate di Georg sciamavano in una risatina di scherno
- E' stata la scena più esilarante che io abbia mai visto in tutta la mia vita- disse il giovane, asciugandosi gli occhi.
Tom borbottò qualcosa d'incomprensibile e si voltò, dirigendosi a passo spedito verso la sua auto, seguito dall'amico.
- Dovrei lasciarti qui- ringhiò a denti stretti, mentre apriva il baule perché entrambi potessero mettervici le rispettive borse.
- Non lo faresti mai- replicò Georg con convinzione.
- Non sfidarmi- ribatté Tom, chiudendo il baule.
I due entrarono in auto e il chitarrista mise in moto, diretto verso la casa di Georg.
- Ti fa ancora male?- chiese quest'ultimo all'amico dopo diversi minuti di silenzio.
- Non molto- rispose Tom, scrollando le spalle.
Il bassista spostò lo sguardo sulla fronte dell'amico su cui vi erano due piccoli cerotti colorati sui quali troneggiava il volto di Topolino.
- Ho solo questi- aveva detto Paul, il personal trainer di Tom, porgendogli la scatola, mentre il giovane si tamponava la piccola ferita sulla fronte con un fazzoletto.
Georg ripensò all'intero episodio e sul suo volto apparve di nuovo un sorriso.
- Non ti azzardare a ridere, Hagen- disse Tom - Non provarci nemmeno o giuro che...-
Il giovane però fu bruscamente interrotto dall'ennesima risata dell'amico, più forte di tutte le altre.
- Non so cosa mi trattenga dall'aprire la portiera e buttarti giù dall'auto in corsa, davvero- mormorò il chitarrista, trovandosi poi a riflettere su quanti anni di galera avrebbe dovuto scontare se avesse effettivamente attuato il piano.
Si stava dicendo che forse non sarebbero stati così tanti, quando Georg smise finalmente di ridere.
- Non dimenticherò mai questa storia- disse, divertito.
Tom si limitò a maledirlo a bassa voce mentre il bassista continuava a parlare.
- La racconterò ai miei figli, e ai figli dei miei figli e ai figli dei figli dei miei figli e...
- Sì, ho afferrato. Ora smettila- lo interruppe Tom.
I due rimasero in silenzio fino al loro arrivo davanti all'abitazione del bassista.
- Eccoci arrivati- annunciò Tom - Ora fuori dalla mia auto, Hobbit-
Georg gli fece verso, scendendo poi dall'auto e andando a recuperare il suo borsone.
- E' stato bello, Kaulitz- disse poi, avvicinandosi al finestrino del chitarrista.
- Sappi che il tuo è stato solo un colpo di fortuna- replicò pronto Tom.
- Certo, certo...- fece Georg, alzando gli occhi al cielo - Beh, ci vediamo. Salutami Vera!- disse quindi, agitando la mano in segno di saluto, per poi voltarsi.
- Hagen- lo fermò però Tom.
Il bassista si girò, con sguardo furbo e subito interruppe l'amico che si apprestava a dire qualcosa.
- Non ti preoccupare, Tom. Non lo saprà nessuno-
Tom sembrò rilassarsi e gli sorrise, per poi salutare e ripartire in tutta fretta
Nessuno tranne Gustav, pensava intanto Georg, ridacchiando tra sé e sé.



* *

Più tardi


Sienna era ritornata alla scuola di danza quasi un'ora prima, mentre Brooke aveva ancora un po' di tempo prima di dover ritornare in redazione, e ne aveva approfittato per fare un giro, perdendo però la cognizione del tempo.
Oh, maledizione, pensò mentre correva: se Wright avesse notato il suo ritardo, sarebbe stato capace di licenziarla.
In pochi minuti arrivò alla redazione e si precipitò subito agli ascensori. Fortunatamente, ne vide uno ancora aperto e vi s'infilò. Una volta chiuse le porte, premette i tasti con foga, pregando di non incontrare Wright nel viaggio dal piano terra al quarto piano.
D'un tratto però, l'ascensore si fermò e le porte si aprirono. Brooklyn sgranò gli occhi e trattenne il fiato.
Mi licenzierà, mi licenzierà.
- Ehi, B. Che hai?-
Il volto sorridente di Cathy le sembrò quasi una visione.
- Oh, Cathy- disse, poggiandosi una mano sul petto, cercando di calmare il suo cuore che aveva preso a battere all'impazzata - Pensavo fossi Wright- mormorò, sollevata.
Cathy la osservò, stranita, scuotendo poi la testa.
- Non ti preoccupare, Wright non si vede mai in giro a quest'ora- disse, mentre premeva i tasti e le porte si chiudevano - E poi, gli somiglio davvero?- rise, divertita.
In poco tempo le due arrivarono al quarto piano e, una volta fuori dall'ascensore, Brooklyn si guardò intorno con aria circospetta.
- Brooklyn, vuoi calmarti?- sospirò Cathy.
- Che succede?-
Le due giovani si voltarono, trovandosi di fronte ad un sorridente Seth.
- Crede che Wright possa vederla e notare che è in ritardo- spiegò Cathy.
- Ma Wright non si vede mai in giro a quest'ora!- rise il ragazzo.
- Sì, ma...- cercò di contestare Brooke, ma la sua attenzione fu catturata da un dettaglio insolito.
- B?- fece Cathy, agitando una mano davanti agli occhi della bionda - Tutto ok?
- La porta- si limitò a dire Brooklyn - La mia porta era chiusa quando sono andata via- mormorò, mentre in lei cresceva una paura sempre più grande.
Che Wright la aspettasse lì?
Cathy e Seth si guardarono, confusi, mentre Brooke si avvicinò al suo ufficio con passo felpato: la porta era socchiusa e la giovane era certa che all'interno avrebbe trovato Wright spaparanzato sulla sua poltrona con le gambe sulla scrivania ed un sorrisetto sghembo in viso, pronto a licenziarla.
Prese un respiro profondo, cercando di farsi coraggio e spalancò la porta con un gesto deciso.
- Ehi, ma che fai?-
Brooke sgranò gli occhi, incredula: nel suo ufficio, in piedi accanto alla stampante non c'era Wright, ma Amber.
- Amber!- esclamò - Cosa... cosa ci fai qui?
- Dovevo stampare un articolo- spiegò la ragazza con un'alzata di spalle.
- Nel mio ufficio?
- La mia non funziona- rispose Amber, mostrando alcuni fogli stampati a metà.
- C'è una stampante nell'atrio- osservò Brooke, incrociando le braccia - Perché non hai usato quella?
- Il tuo ufficio è qui vicino- sbuffò Amber - Ora posso finire il mio lavoro?-
Brooke si trattenne dal cantargliene quattro e sospirò, avvicinandosi alla sua scrivania.
- Ah, Brooklyn- disse all'improvviso Amber - Non sapevo fossi fan dei Tokio Hotel-
Brooklyn si voltò di scatto, mentre le sue guance s'imporporavano.
- Hai guardato il mio computer?!-
Amber rise, irritando la bionda.
- Chi ti ha detto di farti gli affari miei?- fece Brooke.
- Oh, avanti. Non è nulla d'imbarazzante- replicò Amber, con un sorriso di scherno sulle labbra - Solo non pensavo che ti piacessero così tanto da cercare loro notizie anche sul luogo di lavoro.
- E tu cosa ne sai?- gridò Brooke, rossa in volto - Magari stavo cercando informazioni per un articolo!-
Amber scoppiò a ridere.
- Tu? Un articolo? Ma tu sei solo una correttrice di bozze!- sputò velenosa.
Brooke accusò il colpo e rimase in silenzio. Il suo orgoglio, però, la spinse a replicare.
- Ciò non significa che io non sia capace di scrivere-
Amber la guardò, accigliata, per poi avvicinarsi a lei con aria minacciosa.
- Brooklyn, sono certa che tu non sapresti scrivere un articolo su questo gruppetto nemmeno con un mese di tempo- disse indicando con un dito il computer di Brooke, riferendosi ai Tokio Hotel.
- Questo lo pensi tu- affermò Brooke a denti stretti.
Amber si avvicinò ulteriormente, fino ad arrivare ad un soffio dal volto di Brooke.
Le due si occhieggiarono con aria truce e Brooke dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non tirarle un pugno.
Amber sorrise ancora. Un sorriso carico di cattiveria e di scherno. Un sorriso che Brooklyn aveva imparato ad odiare sin dal primo momento.
- Oh-oh, la piccola Brooklyn sembra molto sicura di sé- disse - Scommettiamo?- aggiunse poi, assottigliando gli occhi e riducendoli a due fessure.
No, Brooke, non farlo, si disse la giovane.
Scommettere con Amber significava vendere la propria anima al diavolo e perdere avrebbe potuto portare a conseguenze terribili.
Lo sapeva. Ne era pienamente cosciente.
Ma il suo orgoglio sembrava coprire la voce della sua coscienza.
E così, prima ancora che se ne accorgesse, aveva pronunciato la fatidica parola:
- Scommettiamo.










Spazio autrice

Salve Aliens! Guardate un po' chi è tornata su EFP!
No, non mi sono trasferita in Alaska negli ultimi cinque (già, cinque, ugh) mesi. Sarò sincera: alla mancanza di tempo e fantasia, si è aggiunta anche la poca voglia. Mi sono sentita come svuotata di tutta la voglia di scrivere che avevo, ed ho pensato più volte di cancellare la storia, prima per un vero e proprio “blocco dello scrittore” poi perché in me aveva preso sopravvento una sorta di imbarazzo misto a rassegnazione. “Che scrivo a fare?” mi sono detta “Tanto ormai nessuno la segue più probabilmente”.
Poi però mi sono ripresa, la voglia e l'ispirazione sono tornate e finalmente ho trovato un momento solo per questo capitolo.
Le scuse mi sembrano più che d'obbligo: chiedo venia per questo enorme ritardo e spero che abbiate avuto la pazienza di aspettare.
I prossimi capitoli verranno pubblicati a una/due settimana/e di distanza -scuola/kick boxing/scuola guida permettendo-, e sappiate che la trama è stata definita, quindi non ci saranno altri blocchi HAHA
Grazie mille a chi ha aspettato questo tanto sudato terzo capitolo, dove le cose hanno iniziato a smuoversi e la storia a delinearsi. Il carattere impulsivo ed orgoglioso di Brooke inizia a dare i suoi frutti. Cosa accadrà? Lo saprete nel prossimo capitolo!
Grazie a chi segue ancora questa fanfic e a chi recensirà!
Ne approfitto per augurare buone feste a voi e ai vostri cari.
Un bacione e a presto,
Heilig


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