31/12/2014
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- Io sono un'assassina -
Non stava frignando. Non stava sghignazzando. Non stava facendo nulla. Niente. Nessuna emozione.
Perché è così che un assassino si deve comportare. Un assassino non deve provare niente. Un assassino non può provare niente. Altrimenti non può essere degno di questo prestigioso nome.
- Non c'è bisogno che mi faccia notare l'ovvio.-
- Ah sì? E cosa ci sarebbe di così ovvio? -
Era in una stanza grigia, le stavano facendo un interrogatorio.
Ma era solo una formalità. Lei sapeva che sarebbe stata condannata all'ergastolo, e solo perché in quello stato non era permessa la pena capitale.
Non aveva chiesto la difesa di un avvocato.
Perché avrebbe dovuto sprecare soldi, e tempo, inutilmente?
- Lei ha ucciso.-
All'agente Nelson sembrava una cosa talmente scontata.
Ne aveva incontrati di assassini, feccia, li definiva lui.
Un rifiuto, di cui la società non ha bisogno.
- E quindi, secondo lei, per essere chiamati assassini basta semplicemente uccidere? -
- No, per essere assassini bisogna ammazzare volontariamente. -
Quella sensazione... doveva reprimerla. Quella emozione che ti annebbia la mente, che non ti fa più ragionare. Un vero assassino non può provarla.
Un vero assassino, in ogni momento della sua vita, deve essere perfettamente conscio di quello che sta facendo. Niente emozioni.
Odio.
- No, si sbaglia.-
Si limitò a dire questo. Questa volta sprecando fiato solo per dire l'ovvio.
- Mi creda, ne ho conosciuti di assassini in vita mia; so riconoscerne uno quando lo vedo.
Voi siete solo dei pazzi, persone che non sarebbero mai dovute venire al mondo.-
- E lei crede che io non riesca a capire cosa sono io?
E comunque, si sta sbagliando ancora, i veri assassini non sono dei pazzi. Gli assassini
sono quelle persone che riescono a mantenere la calma, sempre, qualsiasi cosa stiano
facendo.
Quindi, credo che lei non ne abbia mai incontrato nessuno, ma questa cosa non mi
stupisce, non siamo in molti; come, erroneamente, molta gente pensa.
Gli assassini uccidono consapevolmente non volontariamente. -
Nelson non era mai stato quel tipo di poliziotto che si fa prendere facilmente alla sprovvista.
Ma, come giustamente lei aveva detto, non aveva mai incontrato nessun assassino.
Cosa poteva rispondere? Per lui gli assassini erano sempre stati quelli che arrestava per omicidio volontario.
- Be', ti vuoi decidere ad arrestarmi? -
- Non hai intenzione di difenderti? -
- Che domanda stupida.
Solo gli assassini possono capire i loro simili. Nessun poliziotto potrà mai capire perché noi uccidiamo.
E, in fondo, io credo che nessuno vuole capirci. A voi basta arrestare, sbattere le persone in cella, solo per quello che hanno fatto, nessuno si preoccupa del motivo. -
Nelson era quasi tentato, tentato di chiederle perché, ma sapeva che i suoi colleghi stavano ascoltando quell'interrogatorio; non poteva abbassarsi a tanto.
Lei, come tutti i criminali, era solo feccia, aveva commesso un crimine, e doveva essere punita, indipendentemente dai motivi.
Nessuna ragione poteva giustificare quello che lei aveva fatto.
- Agente, non voglio perdere tutto il giorno, voglio ufficializzare la mia confessione. -
Il poliziotto, ripresosi dai suoi pensieri, e s'incamminò verso la porta.
Sentì gli occhi di lei puntati sulla sua schiena per tutto il breve tragitto.
Lei era un'assassina.
Aveva commesso un crimine.
Doveva essere punita.
Era solo feccia.
Non poteva abbassarsi a tanto.
Nessuna ragione poteva giustificare quello che lei aveva fatto. Nessuna.
Ne sei sicuro?