風物詩
• the things — feelings, scents, images — that evoke
memories or anticipation of a particular season •
P R O M P T
TRE ♦ autunno + lanterne ♦ link
immagine
«La
apprezzi perché sei arrivato vicino a provare come sarebbe perderla».
| le lacrime di nietszche – i.d. yalom |
「秋 – A K I」
La pioggia nelle
sere di autunno inganna,
sembra
solo acqua ed invece è ricordo.
Il sole scendeva lento
dietro le piante, tingendo il cielo di un arancione tenue che si rifletteva
nell’acqua del piccolo stagno. Le foglie ingiallite morivano, staccandosi dalle
fronde degli alberi per posarsi sullo specchio del lago, galleggiando come le
lanterne nell’Obon.
Sakura si lasciò andare ad
una risata che riempì l’aria, echeggiando nella boscaglia, «Vent’anni e sei
sempre uguale» commentò stringendo il braccio libero di Naruto – quello che non
era impegnato ad abbracciare Hinata – , poggiandosi a lui per qualche secondo,
prima di lasciarlo andare.
«Che cosa vorresti
insinuare?» domandò l’altro, palesemente offeso, mentre rallentava il passo
fino a fermarsi sul pontile in legno.
«Che gli anni passano mai
sempre il solito dobe» gli rispose Sasuke con
la mano in tasca, continuando a camminare con Sakura al fianco, stretta al suo
braccio.
Hinata soffocò una risata
nel palmo della mano, chinando il capo, «Per me va bene così» mormorò
arrossendo leggermente, poggiando le mani al parapetto in legno che dava
sull’acqua.
Il cielo cominciava a
scurirsi, e le fiamme delle lanterne attorno al lago danzavano nel vento,
minacciando a tratti di spegnersi.
Si fermarono tutti e
quattro, Sasuke e Sakura a qualche metro da loro, cercando di lasciargli
quell’intimità che gli avevano offerto una volta finita la festa di compleanno
per Naruto, ma che lui aveva rifiutato, convincendoli ad andare con lui e
quella che oramai era la sua futura moglie.
«Grazie…»
le rispose Naruto con un sorriso, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra,
«Almeno qualcuno mi apprezza!» strillò poi, cercando di catturare l’attenzione
dei suoi migliori amici, troppo impegnati a guardare la superficie dell’acqua
per prestargli attenzione.
Ci teneva che venissero
anche loro, ci teneva che le tre persone più importanti della sua vita fossero
con lui il giorno del suo compleanno.
Sorrise lasciandoli
perdere, dedicandosi completamente ad Hinata. Ultimamente li vedeva più felici,
più rilassati, erano diventati così tanto una coppia da farlo sentire quasi a
disagio durante le missioni.
Strinse Hinata per la vita,
facendo aderire il petto alla sua schiena, posando la guancia contro i suoi
capelli. «Che ne dici di usare i buoni per Ichiraku
che mi hai regalato?» sussurrò chinandosi vicino al suo orecchio, «Domani sera,
magari…».
Non riusciva a vedere la
sua espressione, se quelle gote pallide avevano assunto di nuovo quel colore
rosato oppure no, e la cosa un po’ gli dispiaceva.
Era bellissima quando
arrossiva, e ancora di più quando era lui a farla arrossire.
«Ma sono per te, Naruto-kun» gli rispose lei, stringendosi un po’ di più al
legno.
«Ed io voglio che tu venga
con me» ovunque e sempre.
Non riusciva più ad
immaginare la vita senza di lei, e ogni volta che pensava alle volte in cui
aveva rischiato di perderla veniva assalito da un’ansia irrazionale che lo
terrorizzava.
Non poteva andare in
missione con lei, non poteva proteggerla sempre, e quando la vedeva partire non
faceva altro se non pregare Kiba e Shino di
riportargliela indietro intera.
Era triste pensare a quante
volte aveva provato che cosa significasse perderla per sempre, a quante volte
aveva dato di matto senza capirne fino in fondo il perché.
Ed ora lo sapeva, sapeva di
amarla, di capirla e volerla proteggere così come lei aveva protetto lui con il
suo corpo, con tutta sé stessa.
Le sfiorò una guancia con
l’indice, accarezzandola delicatamente, come se lei fosse una bambola di
porcellana fine e lui troppo irruento e maldestro per riuscire a non romperla.
«Fra due mesi ci sposiamo»
le ricordò con un sorriso, prendendole le mani e stringendole fra le sue.
L’amava così tanto, come si
amano le cose belle e semplici della vita.
L’amava perché non poteva
farne altrimenti, perché quando era stato sul punto di perderla aveva capito
che se lei non ci fosse stata avrebbe perso tutto.
Il sole sparì dietro gli
alberi, ed infine si nascose dietro il cielo stellato, illuminato a stento da
una flebile luna di cera.
Sasuke lanciò un sassolino,
facendolo rimbalzare tre volte sul pelo dell’acqua prima di osservarlo andare a
fondo.
«Non ho ancora capito
perché siamo dovuti venire anche noi» borbottò sedendosi sulla panchina,
accanto a Sakura.
«Perché Naruto è convinto
che tu non mi porti mai da nessuna parte, e quindi si è auto-proclamato
l’organizzatore di tutte le nostre uscite» gli spiegò Sakura con un sorriso, ma
la cosa non era poi così infondata: lui non le chiedeva mai di uscire, e il
fatto che condividevano la stessa casa e che lei tornava spesso tardi
dall’ospedale, diventava il pretesto per non uscire e cenare assieme ad orari
strani.
Non rispose, si limitò a
fare un verso gutturale e a lasciare che Sakura si stringesse a lui, poggiando
il capo contro la sua spalla.
Avevano imparato a capirsi
anche loro, esattamente come si capivano Naruto ed Hinata, o come Sai aveva
imparato a capire Ino. Si comprendevano nei silenzi, nelle frasi lasciate a
metà, nelle espressioni del viso e nei gesti.
Iniziava a capire Sakura, a
capire che ogni sua parola e ogni suo gesto avevano una ripercussione su di
lei, un principio di causa ed effetto che all’inizio ignorava.
Ora sapeva come e dove
toccarla, che chiederle com’era andata la sua giornata la faceva sorridere, e
che ogni sorriso che faceva lo faceva sentire un po’ più completo, meno a pezzi
e distrutto.
Le baciò la tempia
passandole le dita fra i capelli corti, gli stessi che non aveva più fatto
ricrescere dall’esame dei chūnin. A lui
non importava, però. Corti o lunghi non faceva differenza, non l’amava per la
lunghezza dei suoi capelli, e lei lo sapeva.
Ricordava quel giorno, il
giorno in cui vedendola ferita aveva perso la testa, lo stesso in cui lei lo
aveva fatto rinsavire piangendo. E poi quando partiva senza di lui, con Naruto
e Sai, e lui se ne restava a casa ad aspettarla, sperando di non perderla, di
non perdere di nuovo le persone che amava.
«Devo dare una cosa a
Naruto, prima di andare» la voce di Sakura era sempre un sussurro nella sua
testa – fatta eccezione di quando gridava come una pazza isterica distruggendo
la casa.
Non lo aveva mai picchiato,
però. E lui non l’aveva mai fermata mentre caricava il pugno contro di lui,
deviando all’ultimo secondo verso una parete.
«Non glielo abbiamo già fatto,
il regalo?» le rispose, confuso. Quando si trattava del dobe
Sakura diventava improvvisamente una madre apprensiva e al contempo rabbiosa.
Ma era sempre stato così, lei si era sempre presa cura di entrambi, e alla fine
voleva solo renderli felici. Solo questo.
Aveva pianto quando Naruto
ed Hinata le avevano detto che si sarebbero sposati, a lui era parsa una
reazione tanto eccessiva, ma lei era sempre stata emotiva, e quelle lacrime di
gioia erano il segno della sua felicità, di quanto fosse orgogliosa di Naruto,
di quell’orfano irresponsabile che ora si stava costruendo una famiglia al di
fuori di loro due.
«Ma dargli il bis della
zuppa mentre eravamo in missione non è un regalo, Sas’ke-kun» rise Sakura sfiorandogli il dorso della mano,
alzandosi dalla panchina con la borsa a tracolla, cercando di convincere Sasuke
a seguirla.
«Lascialo da solo con la Hyūga» le disse, guardandola negli occhi,
specchiandosi in quelle iridi verdi illuminate dalle lanterne.
«Lo facevo per te, così poi
torniamo a casa» gli confessò tirandolo per il braccio, sollevandolo contro la
sua volontà.
Borbottò qualcosa, Sasuke,
qualcosa che lei non riuscì a capire mentre attraversavano il pontile,
raggiungendo gli altri due. Sakura sorrideva mentre apriva la borsa, «Naruto-kun!» lo chiamò estraendo un piccolo pacchetto
rettangolare dalla borsa, «Io e Sas’ke-kun dobbiamo ancora darti il nostro regalo» gli disse,
porgendogli la confezione regalo.
Naruto la guardò confuso,
«Ma me lo avete già fatto…».
«Due piatti di zuppa non è
un regalo, razza di imbecille!» c’erano le fiamme dell’inferno nei suoi occhi,
e l’ultima cosa che Naruto voleva era ricevere un treno di schiaffi per il suo
compleanno.
Prese il pacchetto
lasciando momentaneamente la mano di Hinata, scartandolo con la foga di un
bambino, e poi sorrise guardando la foto incorniciata.
«Sakura-chan!»
affermò soffocandola in un abbraccio, cercando di coinvolgere anche Sasuke che,
però, se ne tirò immediatamente fuori.
«Ha fatto tutto Sakura, dobe» gli disse, ma Naruto non sembrò ascoltarlo e gli tirò
una pacca sulla spalla.
«Non importa, tu mi hai
regalato la zuppa» rispose, stringendo la cornice in una mano, mostrandola poi
ad Hinata che sorrise. «La metterò accanto a quella vecchia!» affermò, mentre
Hinata gli sfiorava la mano libera, stringendogliela.
«Te la tengo io, Naruto-kun» propose Hinata, e Sasuke si lasciò sfuggire un
mezzo sorriso.
«Forse è meglio, altrimenti
non arriverà a casa» commentò stringendosi Sakura per la vita, quando delle
gocce di pioggia incominciarono a tingere di scuro il pontile, spegnendo alcune
delle lanterne che illuminavano l’acqua dello stagno, turbata da quelle piccole
stille.
Sasuke sollevò il cappuccio
a Sakura mentre Naruto si lamentava del fatto che dovesse piovere proprio il
giorno del suo compleanno, coprendo la testa di Hinata con la sua casacca.
Corsero fino a casa
salutandosi davanti alla porta di Naruto, dove lui ed Hinata entrarono nel caos
del piccolo appartamento in disordine, togliendosi i sandali inzuppati.
«Vorrà dire che finiremo
qua la serata» sorrise Naruto, mentre Hinata toglieva dalla borsa il quadretto
che Sakura aveva regalato a Naruto, poggiandolo accanto alla vecchia foto del Team
7.
Non erano cambiati poi
molto, fisicamente, ma c’erano alcune cose che rendevano completamente diverse
le due fotografie.
Naruto abbracciò Hinata
osservando l’immagine: il maestro Kakashi in piedi
dietro di loro sorrideva sotto la maschera mentre Sakura si stringeva a Sasuke,
e mentre lui abbracciava Hinata.
Era quella la sua famiglia,
e anche se ora se ne stava costruendo una sua con Hinata, ci sarebbe sempre
stato posto anche per loro.
Sarebbe stata una famiglia
allargata, e niente al mondo avrebbe mai potuto portargliela via.
N O T E • F I N
A L I
Eccomi qui, anche se l’ultimo capitolo non ha avuto
molto successo.
Devo ammettere che questo è in assoluto il mio
preferito, e che sono quasi orgogliosa di alcuni pezzi.
Perdonatemi il momento BROTP fra il Team 7, ma io amo
il loro legame, e non posso sopportare di pensare che una volta che si siano
sposati abbiano smesso di vedersi e amarsi come hanno sempre fatto.
Scusate, insomma, ma mi è uscito così.
Il Team 7 è la famiglia di tutti e quattro – perché
c’è anche Kakashi –, e lo è sempre stata, quindi non
penso che Naruto una volta messosi con
Hinata si scordi di loro.
Eeeh, boh. Che altro
devo dire? Non lo so.
Quindi facciamo che vi lascio, e che ci vediamo
settimana prossima con l’Inverno,
ecco.
Spero che vi sia piaciuta, altrimenti…
boh, mi darò all’ippica, che devo fare.
Sparisco. ♥
Bye.~
~yingsu