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Autore: ItalianMiso    31/12/2014    1 recensioni
Nel quartiere di Myong-Dong, a Seoul, il giovane detective Lee SungYeol viene chiamato a risolvere una serie di omicidi ma questo, data la sua scarsa esperienza e alla sua giovane età, non sarà molto d'aiuto.
Tutto cambierà però quando, una notte, nel suo appartamento, il ragazzo si ritroverà ad affrontare una creatura misteriosa che si rivelerà un valido assistente nelle sue ricerche.
Strani episodi stanno per cambiare la vita del giovane SungYeol.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungyeol
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno, un altro omicidio.
Ormai la vita di SungYeol andava così. Il lavoro di detective era un lavoro molto pesante, ma qualcuno doveva pur farlo.
Lo avevano chiamato stamattina alle otto, senza avere neanche il tempo di posare la sua giacca sulla sedia. Rispose al telefono, una voce tremolante parlava dall'altro capo. Piangeva probabilmente. Disse che aveva sentito dei rumori e poi delle urla. Non seppe dire altro per lo shock. Al riaggancio, SungYeol si mise le mani nei capelli sbuffando. Ecco che comincia la settimana. Riprese la giacca, ancora calda per il contatto che aveva avuto con le sue spalle sette minuti fa ed uscì dal suo ufficio, sbattendo la porta senza darci molto peso. Non era arrabbiato, ma non voleva avere un caso ad inizio settimana. La sua agenzia privata non stava andando molto bene, la sua segretaria se n'era andata dopo l'ennesimo ritardo del suo stipendio e tutti i casi che aveva avuto SungYeol erano stati risolti per mano di altri investigatori. Camminò per Seoul senza guardare in volto nessuno, non volle dare peso a tutte quelle persone sorridenti, senza pensieri. L'età dello studente ormai l'aveva passata, e la sua decisione di diventare un famoso detective è la stessa da quando aveva quattordici anni.
Arrivò davanti ad un palazzo celeste alto più o meno quattordici piani. Ogni balcone era adornato da fiori bianchi e rosa che cadevano a cascata per  mezzo metro ciascuno. Era impossibile che, in un posto del genere, si possa nascondere un omicidio.
Decise di entrare e vide già un gruppo di persone davanti alla porta, chi tra le lacrime, chi con le mani sul viso e chi con il cellulare in mano che utilizzava la morte della povera signora come scusa per non andare al lavoro.
SungYeol si stufò ben presto di quel borbottio di persone e si avvicinò alla porta e vide il corpo: una donna sulla trentina, con una veste nera semitrasparente e dei tacchi neri. Il detective si avvicinò lentamente spostandosi tra quelle persone, che ora si facevano sempre più pesanti con le loro domande sul chi sia il ragazzo. Adesso che la vedeva meglio si poteva non notare la causa della morte, il viso della signora era bloccato, con la bocca spalancata e gli occhi che guardavano in una direzione fissa. Dietro il collo vi erano due enormi fori, ma non erano causati dai proiettili di una pistola, erano come scavati con forza, come se qualcuno avesse infilzato un oggetto contundente dietro il collo.
Sospirò ancora una volta e si mise la sciarpa sul naso, per non respirare il sangue che stava marcendo.
- Ok, tutti via adesso. Rimanga qui solo la signora che ha chiamato.- disse con un tono di autorità e freddezza. Le persone, dopo aver scattato delle foto con i loro cellulari di ultima generazione, uscirono lasciando una signora sola.
Era anziana, anche lei vestita di nero quasi come la donna stesa per terra, ne dedusse che fosse la madre, così si avvicinò a lei tirando fuori un fazzoletto di stoffa nero per poi porgerlo alla signora.
Sì schiarì la voce e prese il suo block-notes in pelle con una penna, iniziando a scrivere quello che la signora stava dicendo.
Spiegò tutta la situazione dal principio, iniziando con quello che stava facendo oggi, il che non era molto importante, ma poi giunse alla parte dove sentì le urla. Affermò di aver visto un ragazzo, più o meno della stazza di SungYeol, uscire dalla finestra, con i vestiti sporchi del sangue della signora a terra, probabilmente. Disse anche che il misterioso assassino stringeva un oggetto tra le mani, ma non specificò cosa. Il detective si guardò attorno cercando di capire ma vanamente. Vi erano oggetti per l'occulto, bambole di pezza, carte usate per predire il futuro e vari tarocchi. Doveva essere una veggente o qualcosa del genere. SungYeol non credeva in nulla di tutto ciò. Era uno che non andava molto di fantasia. Ad Halloween, infatti, non si vestiva nemmeno. Vedeva quei bambini correre in vestiti di feltro e cotone, cuciti dalle nonne o dalle madri che potevano farlo poiché non lavoravano. La vita di SungYeol era stata molto noiosa. Nessun giocattolo, nessun cartone animato, niente di niente. Solo regole su regole imposte dai genitori, i quali erano anche loro investigatori. Quando compì la maggiore età, lo abbandonarono ritenendolo ormai abbastanza maturo per sopravvivere. Andarono in Francia, non facendosi più sentire.

La signora anziana, quando ebbe finito di parlare, scoppiò di nuovo in lacrime e strinse tra le mani il fazzoletto datogli dal ragazzo.
La congedò dopo qualche minuto con delle scuse e inizio a scattare delle foto ovunque e non solo al corpo.
Passò tutta la giornata lì, d'altronde era il suo unico caso serio da un mese e sperò che nessun altro glielo soffiasse sotto il naso. Verso le sette di sera decise di ritirarsi dopo che anche il corpo fu portato via. Per strada, fino a che la luce non scomparì all'orizzonte, rivide tutte le foto che aveva scattato. Nella casa, non aveva trovato nessun tipo di arma che potesse provocare quei buchi e l'unica scia di sangue finiva davanti alla finestra. Non vi erano passi sul prato di fronte, come se l'assassino avesse saltato direttamente sul marciapiede.
Arrivò a casa sua. Uno squallido appartamento nella zona periferica, con una cucina, un bagno munito di una doccia e una stanza da letto. Era tutto in disordine, come al solito. SungYeol non badava molto all'ordine della casa, d'altronde non aveva amici e non invitava nessuno a casa sua. Buttò la borsa sul divano vissuto e guardo l'orario. 9;45. Impossibile. Era rimasto in quella casa fino a quest'ora senza trovare nulla di che?
Si maledì in quel momento per non aver fatto un passo importante: quello di interrogare i membri del palazzo. A questo punto avrebbe già avuto dei sospettati.
Lasciò perdere quella giornata e quell'ennesimo fallimento come detective.
Si spogliò in camera da letto gettandosi subito dopo sotto la doccia per eliminare i brutti pensieri.
Quando si fu rilassato e messo a suo agio in quel caos, si stese sul letto riprendendo ancora una volta il block-notes e le foto. Non riusciva a collegare nulla e non si dava ancora tregua per quei buchi che c'erano dietro il collo della vittima.
Non potevano essere stati fatti da qualcosa metallico, i bordi erano troppo irregolari.
Ci rifletté sopra avvicinando lo sguardo alla foto.
No, non era possibile.
- E' un morso. L'ha uccisa con un morso! - gridò balzando indietro sul letto incredulo a quello che aveva appena proferito. Non era concepibile una cosa del genere. Non poteva essere stato un umano, non era possibile. L'unica spiegazione era un animale ma chi era capace di fare una cosa del genere ?
Era immerso nella paura, quasi come se quei morsi li sentisse sulla pelle. Chiuse gli occhi per un momento e cercò di immaginare la scena, l'assassino o l'animale che poteva aver fatto quello. Era inumana una cosa del genere.
Il suo riflettere però fu interrotto da un rumore proveniente dal corridoio. Spense di scatto la luce sul comodino e rotolo a terra prendendo con calma e senza fare rumore la pistola regalatagli dal padre prima di partire. Non la portava con sé dato che la riteneva molto inutile. Si mosse sui gomiti mentre si strusciava sulla moquette con il resto del corpo. Quando si affacciò per vedere l'entità entrata in casa sua non vide nessuno, o almeno, non davanti a lui. Sentì una pressione prima sopra i piedi poi sui fianchi e resto della schiena.
L'idea dello stupratore gli balzò subito in mente, trovandosi in un quartiere poco raccomandabile, ed era normale avere sorprese del genere. L'essere si mosse più su con il corpo bloccandogli i polsi e facendogli far cadere la pistola. La sua forza era tanta. Gli bastò stringere il polso per disarmarlo in meno di cinque secondi. SungYeol si voltò, cercando di vedere in faccia il delinquente. Gli si gelò il sangue.
Occhi color ghiaccio, denti affilati e sporchi di liquido rosso come anche la camicia che indossava.
Non poteva essere lui, eppure lo era.
L'assassino della signora era sopra di lui.
Girò su se stesso facendo andar a sbattere la testa dell'essere contro il muro. Si alzò di scatto e riprese la pistola tremando. Non aveva ancora sparato ad una persona e questo lo preoccupò.
- S-Stai fermo o-o-o sp-sparo.-
Non si sentì molto a suo agio, com'era naturale, ma il delinquente si alzò da terra senza avere paura e tirò fuori un urlo, che spaccò la lampadina del corridoio gettando tutto nel buio.
Sungyeol perse quel briciolo di sicurezza che aveva tenuto.
Sparò contro il ragazzo senza pensarci due volte.
Un colpo.
Due colpi.
Tre colpi.
Durante i vari fasci di luce vide il corpo del ragazzo arretrare ma non cadere.
Quando smise di sparare, era sudato per la tensione che lo stava attraversando in quel momento. Il respiro era pesante e i suoi occhi guardavano dritto, in direzione del ragazzo che era immerso del buio.
Pensò che quei corpi lo avessero steso ma la paura lo assalì con ancora più forza.
Gli occhi dell'assassino luccicarono al buio come quelli di un gatto e i suoi denti lucidi formarono un ghigno terrificante.
SungYeol provò a premere di nuovo il grilletto ma la sua mano fu bloccata prontamente dal ragazzo.
- Questi colpi non mi fanno nulla.- disse il ragazzo per poi scaraventare il detective contro il muro.
Si accasciò a terra mentre dietro la testa usciva un rivolo di sangue.
- Addio, detective ficcanaso.- disse mentre avvicinò i suoi denti al collo di SungYeol.
Si stava per arrendere e lasciarsi uccidere dall'essere di fronte a lui.
I suoi occhi però si concentrarono su un oggetto illuminato dalla luce della Luna: una bottiglia di whisky semi vuota.
La prese con forza e la sbatté contro la testa del malcapitato che cadde in un mugolio di dolore.
Ringraziò il suo vizio di bere la domenica sera e si rialzò mantenendosi la testa, esattamente nel punto da cui usciva il sangue.
Si occupò prima del ragazzo trascinandolo dal corridoio, alla stanza da letto legandolo poi con dei cavetti di plastica.
Corse in bagnò e si medicò la ferita fasciandosela e tornò da lui con il kit del pronto soccorso. Gli tolse la camicia sporca, verificando i punti in cui lo aveva colpito.
Incredibile ma non vi erano fori e neanche sangue, eppure era sicuro di averlo centrato in pieno.
Sospirò mettendosi una mano fra i capelli, notando che i parte erano sporchi del suo stesso sangue. Scrutò il corpo del ragazzo e vide un tatuaggio a forma di serpente che saliva tutto il braccio sinistro e partiva dal palmo.
Era impressionante, sembrava vero.
Con l'indice risalì tutto il tatuaggio, girando anche il dito, lo seguì fino alla fine quando tocco la testa e sentì come un morso.
Quel tatuaggio lo aveva morso ?
Sulla punta si erano formati due fori, proprio come quando una vipera ti morde.
Da questi due piccoli buchi uscirono delle spirali nere che avvolsero il ragazzo mentre sentì un senso di pesantezza sullo stomaco.
Era come se una squadra di rugby gli stesse camminando addosso.
Si avvicinò le mani alla testa iniziando a dolergli. Tutto intorno stava diventando sfocato.
Dopo una serie di respiri pesanti, crollò sul letto, esattamente sulle gambe del ragazzo che aveva attaccato alla spalliera del letto.
In un giorno, tutto l'impossibile, tutto quello in cui non credeva, stava diventando realtà.
   
 
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