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Autore: Valar Morghulis    31/12/2014    1 recensioni
SPOILER ADWD. Se non hai letto i libri e meglio che tu non legga la storia.
[R+L=J]
Mentre la battaglia contro gli Estranei incombe, Jon viene a sapere la verità sui suoi genitori. Ma l'Inverno è ormai arrivato e lui non può permettersi di pensare ad altro se non alla guerra imminente.
Estratto dal testo:
Quando gli avevano detto che era un Targaryen, Jon aveva riso sarcastico e scosso la testa incredulo. Erano nel bel mezzo dell’Inverno, con gli Estranei alle porte della Barriera che minacciavano di portare morte e distruzione in tutti i Sette Regni e quindi no, non aveva né il tempo né la pazienza di pensare di essere il bastardo di un principe defunto e di una donna che fino a poco tempo prima faticava a riconoscere anche come semplice zia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A song for a prince

 

 

Quando gli avevano detto che era un Targaryen, Jon aveva riso sarcastico e scosso la testa incredulo. Erano nel bel mezzo dell’Inverno, con gli Estranei alle porte della Barriera che minacciavano di portare morte e distruzione in tutti i Sette Regni e quindi no, non aveva né il tempo né la pazienza di pensare di essere il bastardo di un principe defunto e di una donna che fino a poco tempo prima faticava a riconoscere anche come semplice zia.

Anche se pochi anni prima, quando era ancora un ragazzo, aveva smaniato per sapere chi fosse sua madre. O anche solo che volto avesse.

Ma ora era un uomo dei Guardiani della Notte. Era un uomo.

Ed era in guerra.

 

Nonostante da sveglio riusciva a rinchiudere in un piccolo cassetto le nuove informazioni e portava a compimento il suo compito senza distrazioni inutili, quando dormiva gli era difficoltoso non pensarci.

Estremamente complesso è infatti il controllo del mondo onirico.

Non di rado gli capitava di sognare una lady dai lunghi capelli castani, intrecciati con meravigliose rose blu, stretta nelle braccia di un principe dai capelli argentei in un armatura nera ornata da rubini rossi.

Non riusciva mai a scorgerli in viso, segno che la sua mente si rifiutava di creare qualcosa di cui ignorava la realtà.

Non poteva muoversi, né parlare. L’unica cosa che poteva fare era guardarli mentre si scambiavano dolci promesse di amore e baci disperati.

Howland Reed gli aveva assicurato che i suoi genitori si amavano ed era per questo che erano scappati insieme, in barba a fidanzamenti e matrimoni.

Per questo avevano causato una guerra.

Per questo e per una profezia.

 

Da quando Howland Reed aveva portato notizia che lui era il figlio di un principe, lady Melisandre aveva improvvisamente deciso che la reincarnazione di Azor Ahai, il Principe che fu promesso, o qualche altra stupida figura eroica di qualche altrettanto stupida leggenda, doveva essere assolutamente Jon; che aveva sangue di re nelle vene – di ben due re, considerato che gli Stark un tempo erano chiamati tali -  e che era il prescelto di R’hllor, dato che nel fuoco lei non vedeva altro che neve.

Snow.

Lui all’inizio aveva provato a dissuaderla, ricordandole che doveva essere Stannis Baratheon il suo eroe, ma lei aveva preso a farneticare qualcosa su come il re era stato soltanto un mezzo per arrivare alla Barriera, da lui, e che si era solo sbagliata a interpretare ciò che il Signore della Luce le aveva detto.

Poi quando era arrivata la regina Targaryen - luminosi occhi violetti, splendenti capelli argentei e una bellezza che aveva immediatamente stregato tutti – Jon aveva provato a far credere a Melisandre che forse era la ragazza la prescelta, e che i suoi tre draghi erano la prodigiosa Portatrice di Luce, ma la donna era maledettamente testarda quando ci si metteva e aveva insistito che l’unico e vero campione del suo Dio era proprio Jon.

Per quanto lui fosse grato alla donna per averlo curato – o riportato in vita, se si voleva dare ascolto alle fantasticherie dei suoi confratelli – dopo l’attentato perpetrato dai suoi stessi uomini, in alcuni momenti Jon le avrebbe voluto volentieri ficcare la lama di Lungo Artiglio nella gola.

O avrebbe desiderato squarciare la propria.

 

Per una qualche misteriosa ragione da quando la verità era venuta a galla, Jon non era passato da bastardo Stark a bastardo Targaryen, come si era aspettato, ma tutti avevano preso a considerarlo come se fosse davvero un principe.

I primi a farlo erano gli uomini della regina – o forse era meglio chiamargli uomini della Donna Rossa – che avevano visto in lui Azor Ahai risorto. Poi, trasportati dall’entusiasmo dei cavalieri e dalla sua prodigiosa rinascita – come tutti amavano chiamare lo spiacevole episodio con Bowen Marsh – anche alcuni confratelli avevano preso a considerarlo tale.

Jon aveva cominciato a prendere a male parole chiunque osasse tirare fuori la questione direttamente con lui e si era a poco a poco isolato da tutto e tutti, diventando insofferente a chiunque lo circondasse.

Non era mai stato così solo.

L’unico di cui riusciva a sopportare la presenza, oltre Spettro, era Sam; che era tornato dalla Cittadella con una catena al collo, un inaspettato coraggio al posto della paura e saggio come non era mai stato.

<< In questi tempi bui sei il loro faro di speranza >> aveva tentato di spiegarli, gentile e discreto come solo Samwell Tarly era capace di essere.

Jon aveva sbuffato, scosso la testa e borbottato qualcosa che assomigliava vagamente ad un “Non voglio essere un bel niente per nessuno”.

Non molto maturo per chi si sfregiava del titolo di Lord Comandante dei Guardiani della Notte, nonostante tutto.

Sam si era limitato a sorridere leggermente e a posargli una mano sulla spalla, in un gesto rassicurante che per un momento gli aveva scaldato il cuore.

Avvertì un improvviso moto di affetto per quel timido, coraggioso ragazzo.

Sam era stato l’unico che aveva continuato a trattare Jon come sempre, dopo esser venuto a conoscenza di chi erano in realtà i suoi genitori. Non come principe o eroe, ma solo come un amico.

Un fratello.

Jon ringraziò gli Antichi Dei per averglielo fatto conoscere.

 

Contro ogni previsione la guerra era andata a loro favore.

Avevano vinto.

Le casate provenienti da ogni parte del Regno – grandi o piccole che fossero - si erano unite in una sola armata per combattere e vincere il nemico Estraneo.

All’inizio nessuno avrebbe scommesso un soldo su quella imprevedibile e impossibile grande alleanza. I Lord del Nord, delle Terre dei Fiumi e della Valle di Arryn – con a capo gli Stark sopravvissuti, Arya, Rickon e Sansa -    osteggiavano apertamente Bolton, Frey e Lannister; a loro volta Martell, Greyjoy e Targaryen si erano uniti contro i Lannister, i Tyrell e i Baratheon, anche se Stannis continuava a tenere in ostaggio la principessa Asha e il principe Theon Greyjoy. I Lannister – pieni di debiti e ormai resi stanchi dalla guerra e dalla stupidità della regina Cersei – erano apertamente contrastati da tutte le altre case.

Anche i Bruti erano malvisti e diffidati da tutti, contribuendo a creare discordi e malumori.

Ma oltre le iniziali diffidenze i guerrieri e i loro Lord erano riusciti a collaborare, a combattere e a trionfare assieme.

Chi era uscito davvero vittorioso e quasi acclamato come eroe, erano stati la regina Daenerys Targaryen, che aveva sgominato gli Estranei dall’alto dei suoi tre draghi con fuoco e sangue, e il Lord Comandate Jon Snow, che aveva combattuto sempre in prima linea il nemico, senza esitazione o paura alcuna, con l’enorme metalupo albino sempre al suo fianco.

Ma loro erano solo la facciata esteriore della grande co-operazione avvenuta in quegli anni. Chiamati eroi dovevano essere anche Stannis Baratheon e Jamie Lannister, caduti valorosamente mentre combattevano fino alla morte con il nemico, Tyrion Lannister e Doran Martell, che con la loro intelligenza e astuzia avevano pianificato attacchi e strategie, le sorelle Stark e le Serpi delle Sabbie, che nonostante il loro essere donne avevano insistito per rimanere sul campo di battaglia per combattere e difendere ciò che amavano, Asha e Theon Greyjoy, che malgrado il loro iniziale status di ostaggio avevano convinto gli uomini di ferro a usare le loro navi per portare provvigioni e armi all’alleanza, portando a termine le razzie a carico dei territori indifesi. Eroe dovevano essere chiamati Sam e tutti i maestri che avevano salvato e curato tutte le vite di colore che soccombevano sotto la lama Estranea.

Eroi erano tutti i soldati morti coraggiosamente o sopravvissuti alla battaglia, che avevano dato tutto per proteggere la terra che chiamavano casa.

Perché per proteggere i Sette Regni non c’era bisogno di spade magiche o eroi risorti.

Per proteggere il reame c’era bisogno di uomini valorosi e donne coraggiose che lottavano per ciò che amavano.

Su questo, pensò Jon, Rhaegar Targaryen si era sbagliato.

 

A fine guerra era rimasta terra bruciata, casate distrutte e morte ogni dove. Ora che il pericolo degli Estranei era cessato, l’odio e i risentimenti per i nemici umani era tornato forte quanto prima a infiammare il cuore degli uomini.

Ma oltre la devastazione era stata piantata anche un’altra cosa: la speranza di ricostruire ciò che si era perduto.

 E l’Inverno stava arrivando al termine.

Daenerys Targaryen, bella e vittoriosa, era riuscita a uscire trionfatrice anche dalla lotta per il Trono; vincendo sulla stanchezza che le altre case provavano alla fine di numerose guerre.

I Lord avevano abbassato il capo e si erano inginocchiati davanti alla conquistatrice, giurando lealtà e agognando solo pace e tranquillità per ricostruire ciò che la Guerra dei Cinque Re e la Guerra dell’Alba avevano portato via.

Anche Jon desiderava fare lo stesso, ricomporre ciò che era andato in pezzi e riportare serenità ai pochi Guardiani della Notte rimasti in vita.

Ma la regina Targaryen aveva bisogno di un re e per ripristinare la sua nobile casa aveva necessità di qualcuno che avesse lo stesso sangue nelle vene.

All’inizio la scelta era ricaduta sui Martell, ma Quentyn Martell era morto e Doran era decisamente troppo vecchio e malato. Qualcuno aveva azzardato il nome dei Baratheon, ma l’unica sopravvissuta era Shireen Baratheon, una opzione certamente non praticabile, e comunque Daenerys si era rifiutata di avere un qualche tipo di legame con la famiglia dell’Usurpatore.

Quindi l’ultima, l’unica, scelta era il bastardo di suo fratello Rhaegar. Suo nipote.

Jon Snow.

Lui aveva provato a rifiutare, prima spiegandole con calma che era un Guardiano della Notte e che aveva fatto un giuramento che non poteva spezzare, aveva provato con la scusa di essere un bastardo e addirittura le aveva detto che in ogni caso si sentiva, era, più Stark che Targaryen

Ma ogni protesta era rimasta inascoltata, in quanto la regina prima aveva inviato una dozzina di uomini per prendere il suo posto alla Barriera – che malgrado tutto si ergeva solida e protettiva – e poi aveva replicato che, bastardo o no, aveva sangue Targaryen nelle vene. Sangue di re.

Per un attimo Jon aveva visto sovrapporsi a Daenerys Targaryen l’immagine di Melisandre di Asshai.

 

Nonostante le sue opposizioni, Jon Snow era divenuto Jon Targaryen, legittimo figlio di Rhaegar Targaryen e Re dei Sette Regni.

Non amava né provava alcun tipo di simpatia per la sua sposa, anzi trovava quasi sgradevole Daenerys. Sin dalla prima volta che l’aveva vista aveva provato una sorta di antipatia a pelle per la giovane donna, antipatia che si era intensificata quando era stato costretto a sposarla. Forse era a causa della sua pretesa di governare un regno che non conosceva e non le apparteneva solo perché tempo addietro suo padre, un folle, aveva seduto sul Trono. O forse perché, quando era arrivata, la regina dei draghi aveva preso ad insultare tutti i Lord che si erano uniti alla Ribellione di Robert Baratheon, senza preoccuparsi di informarsi sulle ben più che valide ragioni che li avevano spinti a farlo. E Jon non riusciva ad accettare che una completa estranea sparasse giudizi sul Lord suo padre – non padre, Jon. Lord Stark non è tuo padre – senza conoscerne le motivazioni, calpestando la memoria della persona più buona, giusta e onorevole che aveva mai avuto la fortuna di conoscere.

 

Da quando era divenuto Re, Jon aveva con sé i ritratti di Rhaegar e Lyanna, creati dal più bravo artista dei Sette Regni. All’inizio non sapeva il perché aveva deciso di tenerli, ma col tempo si era rassegnato ad ammettere che inconsciamente aveva desiderato possedere qualcosa che gli ricordasse le persone che lo avevano messo al mondo, anche se nel profondo Jon continuava a considerare Eddard Stark il suo vero padre e il principe Rhaegar come un perfetto estraneo.

Daenerys si era detta deliziata da una simile iniziativa e aveva a sua volta ordinato un ritratto di sua madre, la regina Rhaella. La raffigurazione di suo padre Aerys però non l’aveva voluta.

Malgrado le moine e le notti di sesso, Jon sapeva che neanche lui andava a genio alla moglie, che preferiva di gran lunga altri tipi di uomini, e che anzi lei provava la sua stessa avversione, sia per lui che per Lyanna Stark, che riteneva la causa per la morte di suo fratello e la rovina della sua famiglia.

A dispetto della reciproca insofferenza non si erano mai traditi e si dimostravano uniti davanti alla corte e i sudditi, dimostrando un amore che in realtà non provavano. Gli unici a sapere la verità erano le Guardie Reali, che non li lasciavano mai soli e indifesi, e il Primo Cavaliere Tyrion Lannister, confidente fidato della regina.         Jon non aveva avuto nulla da ridire sulla scelta di sua moglie, aveva conosciuto in passato il Folletto e avevano pianificato insieme strategie di battaglia, e sapeva che malgrado il cognome era un uomo onesto.

 

Alla nascita del suo primo figlio, Jon si era sentito l’uomo più felice del reame. Anche se non amava la moglie, per la quale con gli anni aveva comunque iniziato a provare a sentire dell’affetto, adorava i suoi figli.

Capelli castani e occhi viola, Rhaego Targaryen – Jon avrebbe preferito un nome del Nord, ma Daenerys aveva insistito e lui non se l’era sentita di contraddirla – pareva più Stark che Targaryen. Quando era ancora abbastanza piccolo soleva arrampicarsi sulla schiena di Spettro e cavalcarlo per la Fortezza Rossa come se si fosse trattato di un cavallo. Il metalupo sopportava di buon grado tutte le angherie che il bimbo gli infliggeva e ringhiava contro chiunque avrebbe potuto rappresentare un minaccia, proteggendolo come un tempo aveva sempre protetto Jon.

Qualche anno dopo era venuta al mondo Lyanna Targaryen, un bambola dai soffici capelli argentei e grandi occhi grigi, che continuava a scrutare il mondo con una testardaggine che solo i bambini hanno.

Jon non sapeva perché aveva dato il nome di sua madre alla piccola. Tutto ciò che ricordava della confusione di urla e lacrime del parto, era che in quel momento gli sembrava giusto così.

Rhaego dimostrava le abilità da spadaccino del padre e della lusinga dalla madre, riuscendo ad abbattere i suoi nemici sia con la spada che con la lingua.

Lyanna invece era più portata verso l’arte della musica e aveva imparato a suonare l’arpa d’argento che un tempo apparteneva a Rhaegar Targaryen. Aveva un visione romantica del mondo che a Jon ricordava tanto quella che aveva Sansa Stark quando era ancora una bambina.

 

Quando Jon e Daenerys erano diventati troppo vecchi - e Rhaego e Lyanna abbastanza grandi - avevano deciso di abdicare al Trono in favore dei figli, che avevano manifestato il desiderio di sposarsi tra loro, secondo le antiche usanze Targaryen.

All’inizio Jon si era dimostrato contrario al matrimonio tra i figli, non avvezzo ai costumi dei Draghi, ma poi i due erano riusciti a convincerli del loro amore, di come non avessero potuto sposare altri, e aveva a malincuore accettato il loro volere.

 

In quegli anni in cui avevano regnato, i Sette Regni avevano vissuto in pace, anche se per questo non si illudeva di essere stato un buon sovrano, cosa che invece Daenerys affermava con convinzione.

Jon sperava solo che l’armonia sarebbe durata anche dopo la loro morte e la morte dei loro figli – che si stavano sovrani ben più che capaci e amati dal popolo – e l’Estate continuasse a dominare e riscaldare tutti.

I Sette Regni ormai erano stanchi di sanguinare.

 

 

 

 

 

 

  
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