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Autore: JonS    31/12/2014    1 recensioni
La storia è il susseguirsi di vicende che vede come protagonisti vari personaggi delle fiabe, tolti dal loro contesto "fiabesco" e rivisitati in chiave "moderna". La storia di Emilia, la nostra protagonista, si intreccia tra amori, intrighi, patti e pegni da pagare. Una storia che ci porterà fino alle vette più alte tra torri e isole tra le stelle e più in basso dove dimorano i demoni, che poi non sono tanto malvagi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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O
gnuno Ha I Suoi Demoni


Il corpo di Emilia cadde dalla finestra più alta della villa atterrando al suolo e infrangendosi al contatto con esso. I piedi di Rumpelstiltskin si macchiarono del colore del sangue.
L'uomo si voltò di lato cercando di non guardarla in quegli occhi che, ancora aperti, lo fissavano. Erano blu e candidi nonostante la morte l'avesse legata con le catene più difficili da spezzare.
Rumpelstiltskin tirò su con il naso, gli occhi lucidi, e rimase per qualche istante in un muto requiem cantato con il solo rumore di quel cuore troppo oscuro per essere ritenuto degno di battere. Si fece coraggio, poi si abbassò sulla salma della ragazza e posò una mano sul petto, ormai privo di ossa sane che lo sorreggessero. 
Qualche frase recitata in una lingua inudibile all'orecchio degli esseri viventi accompagnò la fuoriuscita di una sfera di luce pulsante dal corpo di Emilia, che rimase ferma sopra il corpo della ragazza. 
Rumpelstiltskin ormai aveva gli occhi bagnati e sembrava sul punto di scoppiare in un pianto isterico. La stessa mano che aveva poggiato contro il petto di Emilia ora reggeva la sfera di luce.
"Maledizione" farfugliò Rumpelstiltskin respirando a fatica. L'oggetto si muoveva tra le sue mani con forza e sembrava che l'uomo fosse in seria difficoltà nel trattenerlo. "Rumpelstiltskin deve sbrigarsi o perderà la sua occasione!" fece tra sé e sé, nervoso. 
"Dannazione, lasciami stare!" urlò poi contro la notte solitaria. Il suo tono era più basso, ora. più umano. 
"Cos'ha Rumpelstiltskin? Ha forse paura di chiamare il ragazzo? Rumpelstiltskin sa che lui può farci rimanere uniti. Rumpelstiltskin non vuole tornare ad essere il folletto che tutti deridevano,  Rumpelstiltskin vuole essere come tutti gli uomini di questo mondo." La faccia e la voce erano melliflue, adirate e forti quando parlava di se in terza persona, mentre il tono che rispose era debole e sofferente. 
"Non voglio tornare ad essere un folletto." disse con la voce rotta da un pianto che da un occhio scendeva e dall'altro era trattenuto. 
"E dunque Rumpelstiltskin dovrà fare il suo nome."
Fu allora che, urlando nella notte, la parte umana del folletto scandì le parole "Peter Pan. Peter Pan." e si interruppe per prendere fiato, mentre con il braccio libero si asciugava la lacrima che cadeva sulla guancia. 
"Peter Pan".

La notte avvolse con una coltre oscura il cielo. Le stelle stesse si spensero, e i grilli smisero di cantare la loro canzone monotona. Un cane di guardia abbaiò per qualche istante prima di ritirarsi nella sua cuccia. Il mondo parve trattenere il respiro mentre si palesava dinnanzi a Rumpelstiltskin la figura di un ragazzo sui diciassette anni. I capelli spettinati e rossi accompagnavano un sorriso che trasudava cattiveria. 
"Rumpel, Rumpel, pensavo non mi avresti chiamato questa volta." disse beffardo all'altro. "Pensavo non avessi capito che consideravo quel capitano e la sua nave come un… come dire… regalo da parte tua per scusarti del ritardo nelle consegne. Quel vecchio che mi hai mandato non ha una mano, sai? Ho dovuto lasciare che si attaccasse un uncino, almeno i nostri combattimenti sarebbero stati alla pari." Scoppiò in una risata isterica, che riecheggiò nella notte. "Come se qualcuno potesse competere con me. E questa cos'è?" Peter Pan si mosse velocemente verso il corpo senza vita di Emilia, mettendosi a cavalcioni sulla salma e avvicinando il volto a quello privo di vita della giovane. "Rumpel,  Rumpel,  Rumpel.... " scosse il capo. "E io cosa ci dovrei fare con il corpo senza l'anima? E comunque sai che il tuo pagamento non si può saldare con le anime di quelli che non sono più puri." Si alzò di scatto, improvvisamente urlando. "Ti sembra forse una bambina?" 
Fu allora che notò l'anima che fluttuava impazzita tra le grinfie serrate di  Rumpelstiltskin. 
"Rumpelstiltskin sa che quest'anima è forte. Rumpelstiltskin ha in serbo una grande sorpresa per il suo magnifico Pan." così dicendo porse la sfera di luce all'altro.
"Prendila maledetto bastardo!" sibilò la voce dell’uomo-folletto, quella vera e più triste. "Prendila! È troppo potente perché questa carcassa che chiamo corpo possa reggerne l’impeto!" 
Pan allungò la mano, afferrando la sfera di luce. "Oh si." disse, sadico. "L'anima di un'innamorata. L'amore è più potente di qualsiasi altro maleficio, lo sai? Bravo Rumpel, ti sei guadagnato un altro anno in questo corpo. Ma attento, a viziare Pan finisce che Pan si abitui ad essere viziato." rise a crepapelle, convinto che il suo gioco di parole fosse divertente. 
Peter mosse una mano e una scarica elettrica colpì Rumpelstiltskin, il quale sembrò rinvigorito da quell'energia che gli stava scorrendo nelle vene e che rigenerava quel corpo nel quale dimorava la sua anima di folletto. 
"Ci vediamo tra un anno, mio caro" disse Peter. Poi scomparve nella notte insieme all'anima di Emilia.

Rumpelstiltskin rimase immobile per qualche istante prima di cadere a terra poggiandosi sulle ginocchia. Allora scoppiò in un pianto isterico e urlò di dolore, afferrando con una mano il vestito candido di Emilia. 
"Rumpelstiltskin si era forse innamorato della ragazza? Rumpelstiltskin sa che..." 
La voce melliflua fece una pausa, il che diede il tempo all'altro occupante del corpo di parlare. 
"Taci!" 
Solo questo, e poi il silenzio. 
Quella notte, di Rumpelstiltskin si persero le tracce; e con lui, scomparve anche il corpo di Emilia.
  
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