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Autore: Colli58    31/12/2014    5 recensioni
La volpe e l’uva. Solo in modo più stupido.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gina Cowell, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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La musica a tutto volume, le luci soffuse, intermittenti, magiche e allo stesso tempo stordenti.
Castle si muoveva appena in quel caos di corpi agitati e accaldati. Si muoveva un po’ sbatacchiato qua e là dall’ondeggiare quasi farneticante di alcuni individui già arrivati al limite.
L’alcol scorreva a fiumi in quella sala, nelle vene dei presenti, in lui che si sentiva ottenebrato e triste.
Si perché lo rendeva sempre triste ubriacarsi ultimamente. Di solito lo faceva quando era giù di corda, come quella sera. Aveva bevuto di tutto ma era ancora fin troppo vigile e, forse ingiustificatamente, troppo funereo per divertirsi.
Era vigile abbastanza per vederla ballare in sala, in mezzo ad altri uomini deliranti per la sua sensuale bellezza, forse un uomo tra quelli avrebbe avuto la possibilità di avere di più quella notte. Forse un uomo sarebbe stato così fortunato da vincere un terno al lotto e portarsela a casa. Ubriaca, disinibita e senza alcuna barriera.
Certo al mattino lei probabilmente sarebbe scomparsa. Senza traccia. Ma quel bastardo fortunato l’avrebbe avuta con sé una notte e non si sarebbe nemmeno accorto di cosa gli era realmente capitato.
Non avrebbe visto la meravigliosa donna che c’era dietro a tutta quella frenesia, a tutto quel fascino erotico di una donna completamente disinibita dagli effetti dell’alcol e della baldoria.
Ultimo dell’anno. Un classico.
Una festa da magalomani in un locale e troppi inviti per la sua personale solitudine interiore. Aveva regalato i biglietti a Beckett ed ai colleghi. Ovviamente lui ci era andato con Gina, che probabilmente se ne stava a ritoccare qualcosa del suo pesante trucco per mascherare quell’ultimo intervento chirurgico alla labbra e il botulino nelle sopracciglia.
Si fermò appoggiandosi ad un divanetto, inebriato dal solo seguire i movimenti di lei. Strinse gli occhi amareggiato. Che cosa stava facendo? Gina era una minestra riscaldata. Un errore ma non riusciva a chiudere perché si sarebbe sentito solo come un cane.
Magari con l’anno nuovo. Tornare single. Tornare a seguirla e patire ogni giorno per un desiderio inespresso.
“La stai guardando come se la volessi divorare…” La voce scocciata di Gina lo fece trasalire. Si voltò a guardarla e vide solo una storia vecchia. Un errore ripetuto. Non c’era nessun fascino erotico di una donna di fuoco. Solo il luccichio delle creme antirughe su un volto troppo truccato.
Nessun trasporto, solo fastidio.
Nessuna palpitazione aggiuntiva, nessuna brama.
Era solo una storia vecchia. Sbagliata.
Lo sapeva da sempre, eppure aveva reiterato quell’assurda cattiveria fatta a sé stesso pur di non ammettere di volere ciò che non poteva avere.
La volpe e l’uva. Solo in modo più stupido.
Abbassò il viso con un sorriso mesto. Poi si voltò verso di lei.
“Sbagli.” Disse con una calma sorprendente. Sorrise spiazzato della sua stessa reazione.
Era davvero fuori ed era straordinariamente lucido.
Gina sbuffò scuotendo il capo. “Credi?”
Lui annuì, tornando a guardare Beckett nel mucchio, ballare e sorridere.
“La guardo come se volessi amarla con passione tutta la notte. Tutta la vita.” Replicò senza alzare la voce. Gina aveva capito comunque. Strinse le sue labbra gonfie.
Uno smacco, un uomo brillo che ammette… cosa? Di amare un’altra e poterlo affermare solo da ubriaco.
“Eh sì…” Sottolineò lo scrittore allargandosi il colletto della camicia bianca.
“Sono abbastanza ubriaco da dirtelo. Ma non abbastanza per negarlo domani.”
Non si girò a vedere la donna allontanarsi da lui a passo rapido. Non si curò di averla ferita, di averla in qualche modo beffeggiata pronunciando parole d’amore per un'altra.
Quando aprì gli occhi dopo aver inspirato profondamente, cercò Beckett nella folla, ma lei non c’era.
Forse davvero se n’era andata con un bastardo fortunato.
“Cazzo…” si disse scuotendo il capo.
“Stai bene?” Una mano lo raggiunse con un tocco lieve ad un braccio. Si voltò per vedere i suoi occhi verdi osservarlo con preoccupazione.
Annuì senza sorriderle. Ma restando con gli occhi fissi nei suoi.
“Gina se n’è andata…” Aggiunse Beckett con un sorriso carico di comprensione.
Dio, come sapeva essere perfetta anche quando succedeva un casino come quello. Aveva scaricato Gina. Se ne rese conto in quella frazione di secondo.
Castle alzò le spalle. “E’ giusto così. E’ finita.” Disse senza amarezza. Era la verità e si sentiva sollevato per quello. Non aveva dovuto nemmeno fare una litigata di quelle che amava tanto la stampa.
“Vuoi ballare?” Si sentì dire. Lo aveva chiesto sul serio?
Beckett annuì sorridendo.
Il lento che stavano suonando era l’annuncio che la festa stava in chiusura. Avevano cominciato con i lenti per placare gli animi e invogliare i presenti a darsi una motivazione aggiuntiva per andare a casa.
Il sonno, il sesso, chi lo poteva sapere, ma sempre un letto era la destinazione.
Lei fece scivolare le mani sulle sue spalle fino ad avere le braccia attorno al suo collo. Lui fece scorrere le sue sui fianchi di lei. Sottili, perfetti.
Bound to you, cantava Christina, con quella voce calda che era tutto un programma. Sexy come la donna che adesso ondeggiava con lui al ritmo lento di quella ballata.
Parole un po’ troppo vere. Si sentiva davvero intrappolato, ma chissà perché non riusciva ad esserne del tutto rammaricato.
Terrorizzato dall’amare. Per la prima volta? No, forse no, ma da troppo non sentiva quel fragore nel cuore e nelle vene. Ora che lei era lì con lui e non con il bastardo fortunato di cui aveva elucubrato.
Espirò felice. Il sorriso spuntò sulle sue labbra e lei rise.
I loro sguardi si scontrarono.
“Sembri felice.” Disse lei divertita e sorpresa.
“Lo so, non dovrei eh?” Replicò con una smorfia. “Sono appena stato scaricato.” Rise facendola roteare.
“Forse hai solo bevuto troppo.” Replicò Beckett.
“Troppo poco, fidati.” Rispose senza lasciare i suoi occhi.
“Domani…” Lui negò prima che lei aggiungesse altro.  Forse lei voleva consolarlo. Forse voleva dirgli che avrebbe potuto aggiustare le cose. Ma lui non voleva aggiustare nulla.
“Sono nel posto giusto e con chi voglio. Va bene così…” Aveva osato troppo? Lei non si allontanò. Rimase e ballarono ancora un po’.
“Comincio ad essere cotta!” Disse lei infine.
“Se ti va dividiamo un taxi.” Rispose con calma. Lei annuì.
Era più di quanto potesse sperare.
Forse lui era il bastardo fortunato.

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Era una cosina che da un po' pensavo di scrivere in un contesto di terza stagione, la rottura con Gina in modalità rivisitata!
Baci e uno spettacolare 2015!
Ed ora un po' di baldoria!
  
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