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Autore: the_black_wolf    01/01/2015    1 recensioni
Fermatevi e pensate. Non siete felici? Lo eravate e non lo siete più? Non lo siete mai stati?
Dunque interrogatevi, riflettete su di voi e sui vostri obbiettivi. Ma non restate privi della vostra felicità, la quale è sicuramente più importante di me e tutta quanta la mia storia!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia età avevo sette anni: non uno di più, non uno di meno. A sei, avevo ancora paura del buio mentre a otto, conobbi il mio futuro amore. A sette anni cantavo, correvo, le mie giornate fluttuavano liete su nuvole di zucchero filato e si rincorrevano l’un l’altra con grande euforia. Alla mia età non sapevo che contare fino a diecimila ( con molta fatica!) ; e tutte le volte che ci provavo finivo per addormentarmi. A quei tempi, i numeri non mi sfioravano neppure. A sette anni non conoscevo l’amore dei grandi, il quale è ben felice di vantarsi d’esser l’unico vero sentimento al mondo e di non avere rivali; ma vi dirò che di fatto è il sentimento più controverso che io conosca e quello che mi fece soffrire di più. A sette anni amavo i cani e le caramelle; e salvo qualche morso e un paio d’indigestioni non mi hanno mai fatto star male. Ma una volta superata, mia cara dolce età dei sogni, tutto è stato diverso e tutto si è fatto più amaro. Venne come una bambola, piena di fiocchi e nastrini, a sedersi accanto a me in un giorno di scuola. Rammento un dibattito tra bambini, un quesito sul perché il cielo fosse azzurro e perché lo fosse anche il mare. Venne da me, per chiarire i suoi dubbi, perché avevo la fama d’esser bravissimo in Scienze; e nel mentre s’impegnava a parlarmi del cielo e del mare, io non riuscivo a pensare né all’uno né all’altro, poiché avevo i grandi occhioni marroni della bambina di cui mi ero innamorato davanti. Passarono mesi senza quesiti di Scienze e m’illudevo nel pensare a lei come a una cotta passeggera, quando ecco che a undici anni mi accorsi che non era cambiato niente. Adoravo in lei quel suo modo allegro di fare e quel suo aspetto quasi buffo, capelli corti e sbarazzini che litigavano con l’ordinatissima e rigida divisa scolastica. A quattordici anni, con le prime forme sinuose da donna e i capelli più lunghi, era per me l’acqua e il pane, il vino e l’ambrosia insieme. In seguito, tutto ciò che conoscevo del mondo, a quindici anni, risiedeva in un semplice concetto: lei era l’essenziale e l’accessorio nello stesso momento; e là dove mi lasciava un solco o una crepa nel cuore, la sua persona riusciva a colmare ciò che poco prima aveva causato dentro di me con una semplice parola o uno sguardo più deciso del solito. Fu così che, con questo ideale ben saldo nella mente e letteralmente ancorato nel cuore, trascorsi dieci anni dalla mia età riuscii a darle un bacio; un bacio che mi bastò a vedere la vita, la morte e tutte le stelle del cielo. Già ti avevo scordata, mia cara dolce età; e non ricordavo nemmeno uno tra i giochi con cui mi dilettavo da bambino: l’amore e le sue fiamme occupavano i miei pensieri tanto la notte quanto il giorno. Ti rammentai con nostalgia poco dopo, a venti anni, quando il tanto adorato amore si rivelò il più spietato e crudele nemico. I numeri, che alla mia età non importavano a nessuno, divennero ragione di vita per i genitori di lei e ragione di vita per tutti i parenti miei. Troppo giovani! Troppo poveri! Troppo ardore! Nessuno dei due diplomato e ciascuno senza denaro in tasca: non se ne faceva niente. Superata la mia età, dei sentimenti non importa più a nessuno. Forse neanche a me, che ho così facilmente scordato i miei cani e le mie caramelle per lei, che non fu mai mia per davvero. Si sposò (per obbligo, mi piace credere) con un aspirante medico di qualche anno più grande, sul quale avevano fatto probabilmente effetto gli stessi occhi marroni e quei capelli, nuovamente corti e sbarazzini, che avevano conquistato me. Voglio pensare che del suo carattere , del suo spirito fiero e intelligente non gliene sia importato niente a quell’odioso medico! Non mi vergogno a sperare che sia stato un matrimonio triste e infelice, pari almeno alla metà del dolore che ho provato io; i due figli che hanno avuto insieme, non son certo prova d’amore. Eppure alla mia età, quanto ero felice! Quanto amore per il gioco, lo svago, i parchi verdi nei quali correvo e la neve che cadeva dal cielo atterrando sulla punta del mio naso. Il denaro, ancora non lo conoscevo bene e non sapevo neanche cosa volesse dire “gelosia”. L’unico sentimento che mi accompagnava giorno per giorno era la gioia dell’infanzia, la voglia di crescere e diventare grande che mi dava sempre una spinta costante verso il futuro, come i venti alisei di cui parlava la maestra a scuola. L’amore c’era, sì. Era però l’amore dei piccoli, amore allo stato più puro nei confronti dei cani, delle caramelle , della mamma, del futuro… Mai avrei pensato che l’amore potesse essere inquinato da sentimenti tanto fastidiosi come l’invidia o la tristezza: macchie di petrolio in un oceano di lacrime scese dagli occhi di persone felici, persone che ridono a crepapelle. Per questo gli anni non hanno più importanza per me. Ho smesso di tenerne il conto. L’unico periodo della mia vita in cui sono stato felice è stato quello in cui non conoscevo l’ amore dei grandi, ipocrita e ingannevole. La mia età è il tempo in cui sono stato bene per davvero, amando solo ciò che mi faceva star bene. Non voglio confondere gli anni del corpo con gli anni della mente: il corpo assiste a tutto, reagisce soltanto quando non riesce più a comportarsi da semplice spettatore, rimanere incollato sulla sedia, e si adegua allo stato d’animo della persona sprizzando energia da tutti i pori o rinchiudendosi in un tunnel di stanchezza e scarsa salute, come se si fosse trovato ad osservare un’appassionante opera teatrale e si adeguasse ai personaggi, alla scena, al copione, bello 
o brutto che sia . L’intero teatro non è stato altro che la controversa storia d’amore da me vissuta, la quale mi ha segnato per tutta la vita. Ora vi dico, pensate anche voi, quando sarete vecchi, alla vostra età, un’età in cui avrete soltanto visto gioia ed euforia nei vostri occhi guardandovi allo specchio. E se non riuscite a rammentarvi di un periodo simile, allontanate da voi i tormenti e le sofferenze come fossero ratti o scarafaggi, cacciateli con decisione e con cattiveria!

Non è mai troppo tardi per essere felici.
  
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