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Autore: Claudia    15/11/2008    1 recensioni
Lui non amava essere definito vecchio. Preferiva il termine meno giovane.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mister Nut

Mister Nut

 

Disgustato, osservò le pozzanghere gonfie d'acqua disseminate nel terreno. Era trascorsa una sola notte di pioggia, ma era stata più che sufficiente per mandare il suo umore all'altro mondo. Nutley, quello era il suo nome, era troppo vecchio e ogni minimo cambiamento nella sua vita, fatta di abitudine e concretezza, lo turbava. Lui era abituato al sole, non all'acquetta che insolente scendeva dal cielo. Lui il sole lo adorava, mentre i giovanetti che incontrava si lamentavano sempre del troppo calore che erano costretti a sopportare. "Ma Nutley, tu sei vecchio." Gli rispondevano, se in qualche modo cercava di convincerli del contrario.

Lui non amava essere definito vecchio.

Preferiva il termine meno giovane.

"Signor Nut!" Nutley abbassò lo sguardo, sporgendosi un poco dalla propria postazione. Sorrise, mostrando tutta la fila frontale dei propri denti ormai ingialliti. Si trattava di un nuovo arrivato e come ogni matricola di rispetto stava presentandosi per primo, onorando i vertici dell'autorità. Nutley pensò che la corporatura di quel giovane fosse troppo minuta, ma era convinto che presto si sarebbe fatto le ossa. "Salve, giovanotto. E' nuovo di queste parti?".

Lo vide annuire con entusiasmo. "Sì, sono arrivato stanotte."

Nutley aggrottò la fronte. "Con tutta l'acqua che è venuta giù?"

Il giovane lo osservò, interdetto. "Non credo che faccia differenza tra pioggia o sole. Dovevo venire."

Nutley annuì con lentezza. "Ti troverai bene qui, dovrai darti da fare, almeno i primi tempi. Sai, siamo in tanti ad abitare questo luogo. Da dove vieni giovanotto?"

"Ash, signore. Vengo dal Madagascar, signore."

Gli occhi di Nutley si illuminarono. "Bei posti, caldi, soprattutto. Un toccasana per il mie ossa. Avevo parenti in Africa, sì. Chissà se han sempre la ciccia attaccata addosso." E rise, sbilanciandosi un poco. "Allora, buona permanenza... Ash."

Il giovane rispose con un sorriso e passò all'autorità successiva.

Lo seguì con sguardo compassionevole, fino a quando tutt'altra cosa attirò il suo interesse.

"Oh, è già ora."

Un trenino arrivò, sbuffando, e si fermò al centro della loro piazza. Era alimentato elettricamente e lo si poteva capire dal rumore che emetteva, quando i motori si andavano spegnendo. Era un rottame di metallo, arrugginito, ammaccato e trascinava dietro sè due gabbie di ferro. Nutley si domandò quanto tempo occorresse per averne uno nuovo. I loro vicini erano riusciti ad ottenerne uno nuovo fiammante e sempre a loro era spettata la linea elettrica. Avrebbe dovuto avanzare lui stesso una richiesta al Quartier Generale. Si trattava di personale ben organizzato, ma spesso per il troppo lavoro dimenticavano particolari che per i singoli eran molto significanti.

Come sempre, la vista del trenino scatenò la felicità di tutti i giovani, che saltarono sulle gabbie di ferro con estrema facilità. Perfino Ash, il nuovo arrivato, aveva compreso l'importanza dell'evento e si era unito ai propri coetanei, eccitato alla prospettiva di poter mangiare extra. Nutley osservò ciò che rimaneva delle gabbie, completamente coperte da ciuffi di pelo schiamazzanti e agitati, che saltavano su e giù dal tetto e conficcavano le unghiette tra i quadretti delle grate. I più esperti erano in grado di mantenersi bilanciati senza l'utilizzo della mano, occupata com'era a cogliere la nocciolina che, dolcemente, scivolata dal tubicino rotondo della grata. Chi aveva ottenuto il succulento bottino, balzava sul tetto del trenino e con abili mani toglieva il guscio insipido, studiando allo stesso tempo le mosse dei suoi compagni, in quell'istante divenuti rivali.

"Nutley! Non vieni?" Uno scimmiotto dal candido pelo color avorio passò sotto l'albero, osservando il proprio compare assorto. Balzò verso il trenino, senza attendere una risposta e scomparve tra la moltitudine di scimmiette schiamazzanti.

Nutley rimase immobile, pensoso.

Da giovane, anche lui, avrebbe spaccato il mondo per una nocciolina.

Si chiamava Nutley, non a caso.

In vecchiaia, però, aveva deciso di smettere di assumere cibi troppo calorici. Altri, come lui, erano morti per troppe noccioline ingurgitate ed i loro corpi erano spariti senza molte cerimonie.

 

Nutley tornò con lo sguardo alle gabbie del trenino. Chissà se gli Umani si erano accorti di quanto fosse buffa la loro situazione: loro in gabbia a donare noccioline, le scimmie libere pronte a mangiarle.

 

Oh, beh.

 

Nessuno si era mai spinto a pensare come loro.

Scese dall'albero e si grattò il naso con un dito.

La sua esperienza con quelle gabbie era più grande di quella di tutti i giovani messi assieme.

Una nocciolina, in fondo, poteva anche prenderla. Una sola, del resto, che male poteva fargli?

Trotterellò verso il trenino, senza preoccuparsi di rispondere. Era assurdo che anche solo lo facesse.

Lui era solo Nutley e adorava le monkey-nuts.

 

 

**

 

 

Note a fondo pagina: Chi è stato allo Zoosafari di Fasano sà. Sa che si viene rinchiusi in delle gabbie, con solo un pacchetto di noccioline e si viene assaliti da una moltitudine di scimmie eccitate e desiderose delle noccioline in tuo possesso. Quando è capitato a me, ho espresso esattamente il pensiero di Nutley. Noi in gabbia, loro libere. Ed è nata la storia. ^^ E' un genere totalmente diverso da ciò che abitualmente scrivo, ma a volte cambiare fa bene. :]

Spero notiate l'importanza del nome Nut - l - ey, che fa riferimento alle monkey nut, classiche noccioline americane. Il titolo, volendo, è traducibile come "Mister Nocciolina".

 

 

  
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