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Autore: Figlia di un pirata    01/01/2015    2 recensioni
Dopo il conto alla rovescia, è per noi giunto l'anno duemilaquindici.
E tu, ci credi ancora in quest'anno nuovo?
Se hai perso le speranze da tempo, se ormai per te i sogni sono solo qualcosa di cui vagheggiano i libri, prenditi un attimo per leggere questa One Shot. Quale posto migliore della Scuola di Magia e Stregoneria più conosciuta del mondo per farti riprendere a sognare di qualcosa che, chi lo sa, forse potrebbe accadere davvero? Harry, Louis, Liam, Niall e Zayn ti stanno aspettando lì. Sì, proprio a te sto parlando.
Meno tre, meno due, meno uno.
Tutti iniziano a festeggiare.
E tu, tu che cosa stai aspettando lì impalato? Corri. Non lo sai quante cose belle a cui non hai mai pensato ti hanno reso quest'anno speciale?
AU!Hogwarts
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è per chi nell’anno nuovo ci crede ancora e per chi ha smesso di crederci da un po’.
Per chi non ha niente se non l’amicizia di una persona cara e per chi, l’amicizia, è qualcosa di inutile e scontato.
Per chi si è emozionato nel sentire quel fatidico conto alla rovescia e per chi stava già dormendo.
Questa storia è per te, con l’augurio di una buona vita.
 
1° settembre 2014, ore 10.57, Binario 9 e ¾, Londra
Harry si guardò con circospezione attorno. Non riusciva ancora a credere che i suoi genitori avessero l’aspettativa che finisse in Corvonero! Insomma, era ormai un ragazzo di undici anni e ancora non avevano capito che non aveva la minima intenzione di sgobbare e sgobbare da mattino a sera soltanto per dei voti che, una volta uscito da lì, non gli avrebbero minimamente giovato? Grifondoro, quello sì che gli sarebbe piaciuto. Insomma, era della casa del salvatore del mondo magico che si parlava. Ed era certo che Il-ragazzo-che-è-sopravvissuto, se l’avesse conosciuto, avrebbe capito che in lui c’era qualcosa di speciale. Harry se l’era sempre sentito, di essere speciale, anche se aveva quello stupido nome che tanto andava di moda in onore dell’omonimo Potter.
Il suo sguardo si posò automaticamente al di fuori del finestrino dello scompartimento vuoto in cui si era sistemato. Un piacevole brusio animava il binario 9 e ¾, popolato da genitori ansiosi che osservavano con nostalgia il fumaiolo che emetteva gli stessi sbuffi di quando erano loro i piccoli maghi eccitati all’idea di ritornare nella scuola superiore a qualsiasi sogno di un Babbano.
Un forte rumore, come di un oggetto prezioso che si rompe irrimediabilmente in mille pezzi, lo fece sobbalzare. All’entrata della cabina, un biondo dall’aria impacciata si guardava attorno, preoccupato per il fracasso che aveva provocato aprendo la porta.
- Posso sedermi qui? – mormorò. – Non sono molto pratico di queste cose, non so esattamente cosa… - le sue guance si tinsero di rosso, mentre chinava il capo sulle proprie scarpe un po’ troppo logore. – Scusami, non volevo sembrare un idiota.
Harry non poté fare a meno di mostrare un sorriso e di alzarsi, per aiutare il ragazzo che aveva davanti con il suo baule. Le fossette ai lati delle labbra carnose non gli piacevano particolarmente, ma sua sorella continuava a insistere sul fatto che fossero adorabili. Solo dopo aver sistemato il bagaglio del ragazzino che si trovava di fronte gli si mise davanti, tendendo una mano. – Certo che ti puoi sedere qui. A dire la verità, - ammise. – nemmeno io ho la più pallida idea di cosa dovremmo fare, ma immagino che ci tocchi aspettare. A proposito, io sono Harry Styles.
L’altro rialzò il capo con aria speranzosa, gli occhi azzurri un po’ meno spauriti. – Io sono Niall Horan. Ehi – osservò. – sei la terza persona oggi che si chiama Harry.
- Mamma e la sua fissa per “il magico trio”. – mimò le virgolette in aria. – Voleva chiamare mia sorella Hermione, ma mio padre si è imposto fermamente. – spiegò, non potendo nascondere un sorrisetto. – Sai, lui è un Babbano.
 
Un borbottio fece voltare Harry verso il ragazzo che stava parlando, mentre Niall, accanto a lui, si massaggiava la pancia e lo ringraziava per avergli fatto assaggiare “quella meraviglia di Api Frizzole”.
Un gracile undicenne dall’aria saccente e dalla pelle olivastra, stava spiegando con i vispi occhietti che saettavano in ogni direzione qualcosa a quello che gli camminava di fianco, il cui nome era Liam, come Harry aveva scoperto poche ore prima sulla barca che li aveva portati fino al castello. – Il soffitto non è vero. Sembra un cielo stellato, ma è una magia! – a quell’ultimo termine, gli occhi si spalancarono ancora di più, facendolo somigliare vagamente a un pesce. – Sai, è tutto scritto nel libro “Storia di Hogwarts”, io l’ho letto.
Con un sorriso derisorio, il riccio Styles pensò che quello era esattamente il genere di ragazzo che sarebbe finito a Corvonero e ritornò a guardare in avanti, senza poter trattenere una risatina alla vista di Niall che indicava con stupore qualsiasi cosa. Era un Nato Babbano, non aveva mai visto nulla che potesse vagamente richiamare la magia e non stava mai fermo, troppo impegnato a esclamare “Oh” a destra e a manca. Mentre sfilavano di fronte agli sguardi incuriositi di centinaia di studenti e a quelli severi dei professori, Harry scorse poco più avanti il suo vicino di casa, Louis Tomlinson, che affiancava una bionda con aria disinvolta, parlandole come se si conoscessero da sempre.
 
Okay, Harry doveva ammetterlo, la tensione nella fila dei pochi studenti rimasti era palpabile.
Tutti si scrutavano con sguardi un po’ supplicanti, un po’ incerti, mentre cercavano di capire di chi fidarsi. Il riccio contò come all’appello mancassero poco più di sette persone e temeva già il momento in cui avrebbe dovuto calcarsi il Cappello Parlante in testa. E se fosse stato la prima persona nella storia a dover essere assegnato a più di una Casa, come i Divergenti del libro che gli aveva fatto leggere Gemma? E se fosse diventato un Testurbante1? Ma cosa diamine mormorava quel Cappello nelle orecchie di tutti, e perché quell’anno sembrava impiegare così tanto tempo per assegnare ogni singolo studente alla propria Casa di appartenenza?
Ormai il brusio degli studenti affamati si faceva sentire sempre di più, tanto che il Preside dovette richiamare l’attenzione un paio di volte. Certo, loro non potevano ricordare l’ansia di un undicenne che si ritrova in una scuola di Magia per la prima volta nella sua vita. E se contro ogni aspettativa Niall si era ritrovato a ballonzolare goffamente verso il tavolo di Grifondoro e prevedibilmente Zayn Malik, tale era il nome del ragazzino saccente, aveva accettato con fierezza lo Smistamento in Corvonero, erano più di tre minuti che Liam Payne aveva addosso quel dannato cappello che, finalmente, lo smistò in Tassorosso, uno dei pochi di quell’anno.
- Styles, Harry.
Il riccio si avvicinò a passi incerti verso lo sgabello e il Cappello fu calato senza esitazione sulla testa, arrivando a coprirgli completamente gli occhi. Ora non aveva più una visuale completa della sala, e la cosa lo terrorizzava. Sussultò appena quando quella cosa iniziò a sussurrargli all’orecchio.
- Vedo talento, ragazzo. Un forte senso di auto-conservazione, e a quanto pare una certa propensione a infrangere le regole. – gli sembrò di poterlo sentire ridacchiare. – Tutto il contrario di tuo padre, figliolo. Il problema, adesso, è il seguente: come fare per collocarti nella casa giusta? Sei astuto, ambizioso, potrai fare grandi cose. Ti piace anche sfidare gli altri, a quanto vedo, anche se a osservarti adesso mi sembri parecchio intimorito. Ma non c’è dubbio, la Casa giusta per te è sicuramente – e alzò la voce, in modo che tutti potessero sentire il suo responso. – Serpeverde.
Un cortese applauso si levò dal tavolo dei verde-argento, che lo accolsero tra di loro. Curiosamente, non lo fecero sedere in un angolino come si aspettava, ma gli fecero spazio in mezzo a loro. Harry si trovò incastrato tra il Prefetto, una certa Adrianne Pucey, e un biondo ben piazzato che si presentò come “Gregory Nott, figlio di Theodore Nott e Millicent Bulstrode. Ma tu chiamami Greg, ricciolino”.
Ebbe a malapena il tempo di capire che il suo vicino di casa, Louis, era stato smistato in Grifondoro, prima che il Preside, il professor Regan Cavendish, si alzasse e tenesse il suo discorso di inizio anno.
Guardandosi attorno, Harry riuscì a scorgere al tavolo dei Corvonero, proprio accanto a Zayn Malik che stava blaterando qualcosa che evidentemente a lei non interessava, una ragazzina appena smistata che lui riconobbe come Eileen Paciock, quella che aveva immediatamente preceduto Payne e che aveva appena sfiorato il Cappello Parlante prima che questo emettesse la sua sentenza. Era parsa piuttosto sollevata di non aver dovuto aspettare secoli per essere assegnata a una Casa di cui pareva alquanto soddisfatta. In quel momento, lo stava fissando quasi con curiosità, gli occhi cerulei sgranati e una ciocca di capelli color sabbia attorcigliata attorno al dito indice. Quando però si accorse che Harry la stava guardando a sua volta, abbassò immediatamente lo sguardo sul suo piatto, versandovi una generosa quantità di salsicce.
 
 
31 dicembre 2019, ore 10.23, Sala Grande, Hogwarts

Harry era felice di non essere tornato a casa per le vacanze di Natale, quell’anno, e per vari motivi:
  • Sua madre non gli avrebbe permesso di festeggiare l’arrivo del Capodanno come invece era stato loro concesso a Hogwarts, purché non si esagerasse particolarmente;
  • Sempre in virtù della festa appena citata, quasi nessuno studente era tornato a casa, in particolare quelli dal quarto anno in su, e se Harry avesse dato retta ai suoi e fosse ritornato a Ottery St. Catchpole2, dall’alto dei suoi sedici anni, avrebbe fatto la figura del fesso;
  • A casa non avrebbe avuto alcuna Corvonero da abbordare per convincerla ad aiutarlo con Astronomia;
  • In quel momento non sarebbe stato nella Sala Grande a giocare pigramente a Spara Schiocco, attendendo come una noiosa monotonia la vittoria che, ne era certo, sarebbe arrivata di lì  poco.
Niall Horan, per quanto potesse risultare uno dei ragazzi più belli di Hogwarts (e lo era davvero, anche se al primo anno nessuno avrebbe scommesso uno Zellino3 su di lui), era una vera frana a Spara Schiocco4, nonché con gli Scacchi5 dei maghi. In realtà non sarebbe poi stato così male in quest’ultimo, se solo la violenza delle pedine non l’avesse sorpreso ogni volta. Così, tutte le volte che si diceva migliorato e sfidava Harry, che aveva vinto l’anno precedente il titolo di campione di Hogwarts facendo guadagnare non pochi punti a Serpeverde, si ritrovava a perdere miseramente e a farsi promettere rivincite su rivincite. Era una strana amicizia, la loro, la prova concreta che la rivalità tra Grifondoro e Serpeverde si era spenta inesorabilmente con la Battaglia che aveva coinvolto il mondo magico parecchi anni prima. In effetti, Harry si autodefiniva spesso “la prova concreta”. Perché lui era anche la prova concreta che non tutti i ragazzi dotati di quel nome dovessero per forza spiccare per qualche dote, dato che lui, oltre alla proverbiale ammirazione che riscuoteva insieme ai suoi compari, non aveva nulla di speciale; era la prova concreta che non solo la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro fosse acqua passata, ma che quella fra ogni Casa potesse essere superata, come dimostrava lo stretto rapporto che aveva non solo con Niall, ma anche col suo compagno di dormitorio Louis, che comunque il riccio conosceva prima dell’arrivo nella scuola, e con i due amici per la pelle Zayn e Liam; era inoltre la prova concreta che chiunque, se s’impegna, può raggiungere i suoi obiettivi. Erano infatti sei anni, dal giorno del suo Smistamento, che cercava di avvicinare Eileen Paciock almeno per domandarle cosa accidenti avesse da guardare ogni volta che lui passava per un corridoio, e finalmente qualche mattina prima, all’ultima ora di Erbologia, era riuscito a chiederle delucidazioni sulla Grassa Sedum Acre. Del resto, non era certo stato smistato in Serpeverde perché non poteva arrivare a ottenere quello che voleva.
- Hai visto, Zayn, - stava appunto facendo notare a uno dei suoi amici che assisteva alla partita con aria critica. – che ce l’ho fatta a parlarle anche se mi evita? E anche senza il tuo aiuto, come puoi notare. Del resto, solo perché tu sei contrario a questo tipo di cose, non significa che… - ma fu interrotto dalla voce del moro dall’aria tenebrosa.
Zayn era infatti noto a Hogwarts per la sua aria cupa ed era stato etichettato dal Settimanale delle giovani Streghe, un giornale scolastico gestito sulla falsariga del ben più noto Settimanale delle Streghe e il cui staff era ignoto ai più, come “Studente più eccitante di Hogwarts”. Non sapevano che, in realtà, il quasi diciassettenne Malik non aveva la minima intenzione di prestare più confidenza del dovuto a chicchessia. Effettivamente, all’inizio, gli amici lo avevano malgiudicato per la sua aria spocchiosa e arrogante che non piaceva ad alcun ragazzo della scuola, ma dopo aver assistito a quella che, loro malgrado, doveva essere la migliore parata che la scuola avesse mai visto, erano stati costretti a parlargli, e Merlino sia ringraziato!, perché Zayn sapeva essere davvero un amico fidato, oltre che un ottimo studente e un validissimo Portiere nella squadra di Quidditch della sua Casa. Per non parlare dei suoi bicipiti. Insomma, sembrava a tutti il ragazzo perfetto, ma gli amici conoscevano bene le sue pecche. – Harry, è la terza volta che me lo racconti oggi. Ho capito che vuoi farmela pagare solo perché non te l’ho mai fatta conoscere, ma capisci che sarebbe parso piuttosto strano andare da lei dopo non averle rivolto la parola se non quand’era strettamente necessario e dirle “Ehi ciao, uno dei miei amici ti ha preso per una pazza maniaca e vuole capire quanto esattamente tu lo trovi bello perché secondo lui non c’è altro motivo per cui potresti fissarlo”?
Harry sbuffò, aspettando che Niall giocasse la sua prossima mossa. – Comunque non ho avuto bisogno di te. Dici che stasera riuscirò a parlarle? Se le piaccio, come del resto è sicuro, perché mi ha sempre evitato? È una ragazza così timida?
In quel momento, dalla porta d’ingresso, un assonnato Louis Tomlinson fece il suo ingresso nella Sala Grande, risvegliando gli ormoni di buona parte delle streghe e dei maghi che la popolavano. Il giovane Grifondoro era dichiaratamente bisessuale e, sebbene fossero restii ad ammetterlo, erano molti i ragazzi che ci avevano fatto qualche fantasia, soprattutto da quando aveva rinunciato alla sua aria da bambino per lavorare su un’espressione più matura. Zayn lo definiva educatamente “semplicemente ridicolo”, Liam cercava di convincerlo che non sarebbe stato il suo aspetto a cambiare ciò che era dentro e che loro lo avrebbero accettato in qualunque caso, Niall si limitava a ridergli in faccia ogni qualvolta menzionasse la sua barba e Harry semplicemente si rifiutava di credere a qualunque cambiamento Louis cercasse di portare a termine. Sapeva che il ragazzo aveva le sue fasi e che, presto, avrebbe abbandonato anche quella. Il suddetto Tomlinson si fece cadere pesantemente su una sedia accanto al suo compagno di casa che, nel frattempo, pareva parecchio concentrato, e sospirò. – Non vi starà ancora raccontando quella storia di Ellen o come si chiama lei, spero.
- Buongiorno anche a te. – lo salutò Liam abbozzando un sorriso. Il ragazzo non parlava molto, ma adorava i suoi amici e avrebbe passato con loro ogni secondo a sua disposizione, soprattutto in virtù del fatto che, sin dal primo giorno di scuola, non credeva che avrebbe stretto molte amicizie. Nella scuola Babbana che aveva frequentato fino ad allora, infatti, non era visto bene dagli altri alunni e aveva ormai la certezza che sarebbe stato così anche ad Hogwarts, fino a quando un bambinetto troppo magro e dall’insopportabile carattere so-tutto-io non l’aveva affiancato sullo scompartimento dell’Espresso per Hogwarts, dando inizio a una serie di quelle che lui chiamava “fortunate coincidenze” che lo avevano portato a quell’amicizia di cui andava estremamente fiero. Anche lui era una prova concreta, la prova concreta che non tutti i Tassorosso erano degli smidollati idioti sempre di un gradino inferiori ai Serpeverde. – In effetti credo che il nome della ragazza sia Eileen. – gli fece notare, mentre pregava mentalmente che Niall facesse la scelta giusta. Non che lo facesse notare, ma non era piacevole dover sempre essere quello che pulisce dopo una partita andata male. Per fortuna esisteva la magia, anche se a volte se ne dimenticava.
- Non importa. – sbuffò Louis, addentando un toast. – Ad ogni modo, mi ero dimenticato di dirvi che una mia lontana parente, si chiama Molly se non sbaglio, continua a blaterare riguardo a come noi somigliamo al padre di Harry Potter e tutta la sua banda di amici, dice che siamo dei veri Malandrini. – s’interruppe osservando l’espressione estasiata di Zayn. – Oh no Zayn, ti prego, non ricominciare con questa storia di Potter, non volevo farmi scappare il suo nome. – supplicò.
- Ma – protestò il ragazzo chiamato in causa, aggiustando il nodo della propria cravatta blu e bronzo. – Harry Potter è una leggenda. E dai, Niall, tu che vai matto per le Cioccorane, non hai mai letto…
- Non credo ti stia ascoltando. – Liam si piegò leggermente verso il tavolo, pregando mentalmente che il biondo non facesse quello che stava per fare. – E Zayn, penso tu sappia ogni cosa riguardo  a Harry Potter e tutti noi lo sappiamo benissimo che è il tuo idolo, ma…
- Ma…? – chiese l’altro.
- Ma Niall! – esclamò invece Louis, alzandosi di scatto per non rovinare il proprio aspetto con del “vile fumo”, come l’avrebbe definito Zayn etichettando poi quell’espressione come una personificazione.
Horan, con ancora la carta che stava per posare sul terreno di gioco in mano, si allontanò dal tavolo dove sembrava essersi appena consumato un delitto. Osservò velocemente la scena: Liam cercava di allontanare il fumo con le mani, avvicinandosi ai resti bruciacchiati per “non far inalare sostanze tossiche agli altri studenti”, Zayn si sistemava gli occhiali da vista sul naso, borbottando qualcosa a proposito di un incantesimo basilare che “avreste dovuto studiare a menadito al secondo anno”, Louis stava camminando verso uno degli altri tavoli in attesa di trovare qualcuno abbastanza carino e sufficientemente intelligente da accettare di aiutarlo in Pozioni, perché era troppo orgoglioso per chiedere a Harry che in quella materia eccelleva come pochi e, a proposito del riccio, lui… si stava slacciando con fare provocante la cravatta nei toni del verde, lo stesso dei suoi occhi, e dell’argento, guardando in direzione di una sedicenne dai capelli color sabbia e di corporatura esile. Il biondo di origini irlandesi non poté fare a meno di emettere una sonora risata, tipica delle sue, prima di battere una pacca sulla spalla del riccio suo migliore amico. – Mi sa tanto, Har, che questa sera avrai qualche problema a farle ammettere che le piaci. Ci hai parlato solo pochi giorni fa.
Lui assottigliò gli occhi. Aveva in mente qualcosa e tutti, in quella scuola, sapevano che quando Harry Styles aveva in mente qualcosa, era difficile che non la ottenesse. – Ci vediamo questa sera, Niall. E ci rivediamo nel 2020.
 
Quella sera era finalmente arrivata.
Dopo mesi di estenuante attesa, i professori e in particolare il preside, forte delle proprie origini Babbane, avevano concordato con i Prefetti l’organizzazione di una festa per celebrare al meglio l’arrivo del nuovo decennio, di quelli che potevano ufficialmente considerarsi gli anni Venti. “Purché l’accesso sia consentito dal quarto anno in su”, si erano premurati di raccomandare agli alunni. E gli alunni l’avevano accontentato. Come Harry notò, infatti, non c’era un solo studente la cui età fosse inferiore ai quattordici anni.
La Sala Grande non era mai parsa così grande, osservò il ragazzo scendendo le scale, fasciato nel suo abito scuro a ricami bianchi. I tavoli delle Case erano scomparsi per lasciare spazio a un’unica, grande tavolata adibita a buffet, attorno al quale, ne era sicuro, avrebbe potuto trovare qualche spasimante di Niall speranzosa di trovarlo a gozzovigliare attorno al cibo com’era solito fare al primo anno. Il pavimento, ora completamente bianco, pareva quasi riflettere le decorazioni sui toni del rosso che abbellivano la sala. Il soffitto stellato che, come ricordava dalle innumerevoli spiegazioni di Zayn, era incantato in modo da somigliare al cielo originale, mostrava fuochi d’artificio di ogni colore e forma che difficilmente, però, sarebbero stati in grado di sostituire i fuochi Filibuster che, ne era sicuro, di lì a poco sarebbero esplosi. Harry però aveva solo un obiettivo: trovare quella ragazza e avvicinarla.
Mentre sul palchetto allestito per l’occasione si esibiva una band che niente aveva a che fare con le Sorelle Stravagarie, un Louis dall’aria alquanto divertita gli si era avvicinato dandogli un amichevole buffetto sulla guancia. – Harold! – esclamò, guardandosi eccitato intorno alla ricerca di chissà chi tra la folla di studenti accalcati al tavolo dei drink. – Penso di aver appena trovato una preda niente male. Che dici, stasera mi va bene, eh? – non attese neanche una risposta che scoppiò in una fragorosa risata. – Oh, sì che andrà bene!
Il riccio roteò gli occhi. – Hai già bevuto?
Un Niall esilarato sbucò alle sue spalle, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. – A quanto pare ancora no. Ma stavolta sarà Zayn a riportarlo al dormitorio ubriaco marcio. L’altra volta è toccato a me, e non puoi immaginare lo schifo. – si chinò verso Harry per sussurrargli qualcosa all’orecchio mentre Roxanne Weasley dell’ultimo anno fissava i suoi tratti irlandesi con aria voluttuosa. – Buona fortuna, amico. Se dovesse andarti male, molla i tuoi amici Serpeverde che io ho una bottiglia di Ogden Stravecchio sotto il letto. Sai, per ogni evenienza.
La Serpe gli scompigliò i capelli, indicandogli la ragazza alle sue spalle. – Grazie avventato Grifone. Ti lascio alle tue spasimanti. – così dicendo fece dietrofront.
Stava camminando in giro, fermandosi ogni tanto per dare amichevoli pacche sulle spalle a qualcuno o per assecondare i tentativi di qualche disperata ragazza, quando notò Liam che, non molto lontano, stava danzando con un velo di imbarazzo con Avril Thomas del quinto anno. Dopo aver cercato in tutti i modi di farsi notare, sembrando un idiota il cui obiettivo è scacciare ogni Nargillo dalla faccia della terra, riuscì a intercettare il suo sguardo e sollevò un pollice facendogli un occhiolino. Liam era sempre così timido che o quella ragazza gli aveva propinato una potentissima Amortentia o doveva piacergli davvero molto. Optò per la prima opzione e, proprio quando stava per voltarsi, la vide.
Eileen Paciock, sedici anni, lunghi capelli mossi color sabbia, occhi cerulei e perennemente sgranati, labbra sottili, rosse come la passione, minuta e molto portata per le Rune Antiche, lo stava fissando a pochi metri di distanza.
Era ora di prenderla.
Cercando di fare in modo che lei non spezzasse il fragile contatto visivo che si era stabilito tra loro, si diresse nella sua direzione, non potendo fare a meno di notare quanto il lungo vestito azzurro che indossava le facesse risaltare il colore degli occhi. Era d’obbligo, per quella festa, indossare qualcosa di rosso, e lei aveva optato per un piccolo fermaglio che le liberava il volto dall’impaccio dei lunghi capelli.
Quando le fu accanto, cercò di usare il tono più roco e sensuale che conoscesse. Il suo obiettivo era di portarla allo stremo in modo da farle confessare tutto. – Ciao Eileen. Sai chi sono, non è così?
Lei annuì, mentre sulle sue gote si diffondeva una tonalità rosata. – Be’, frequentiamo insieme i corsi di Erbologia, Divinazione, Astronomia, Cura delle Creature Magiche e Difesa contro le arti oscure – elencò per poi risistemare lungo i fianchi la mano che aveva utilizzato per contare le materie. -  insieme, mi sembra abbastanza ovvio che io sappia chi sei. E poi, la tua amicizia con gli altri quattro è piuttosto nota, a scuola.
Harry non aveva mai prestato attenzione alla sua voce e si stupiva solo allora di come fosse melliflua, affettata. Tutto quello che si addiceva a una donna sensuale, attraente, non a una ragazzina dall’aria fragile. – Allora – decise di arrivare dritto al punto. – saprai darmi una risposta.
- Dipende dalla domanda. – osservò quella.
- La domanda è molto semplice. Perché diamine mi sento sempre il tuo sguardo addosso?
Se si era aspettato una ragazzina timida e impacciata che non avrebbe avuto il coraggio di sostenere i suoi occhi verdi in seguito a quella domanda che, a suo parere, l’aveva incastrata, la reazione di Eileen lo stupì, perché si poggiò le mani sui fianchi e inclinò la testa di lato. – Penso ti sia fatto un’idea sbagliata di me. – osservò.
Le si avvicinò per non farle capire che quello spiazzato era lui, sovrastando con la propria voce il volume della musica. – A me non sembra proprio. Mi osservi dal primo giorno del primo anno.
Scrollò le spalle con aria enigmatica. – Forse. Sei un bel ragazzo.
- Anche tu sei una bella ragazza. – disse Harry prima di mordersi la lingua. Non aveva alcuna intenzione di rovinare l’immagine che gli altri avevano di lui. – Ma non ti seguo con lo sguardo ovunque.
La Corvonero piegò gli angoli della bocca in una smorfia divertita. – E io che credevo che avessi una certa attrazione per Tomlinson. – borbottò. – Allora non è vero.
- Certo che non è vero! – esclamò con aria indignata. – Louis ed io siamo soltanto buoni amici. E vorrei farti notare che ho sempre avuto delle ragazze, mai dei ragazzi.
- Allora è proprio vero che sei pieno di te. – concluse la ragazza, con un sorrisetto trionfante.
- Non sono pieno di me! – protestò il riccio, ricordandosi in seguito di non perdere il controllo.
- Dimostramelo. – l’altra abbassò il tono di voce, guardando alle spalle del ragazzo, in direzione del palco.
- Vuoi ballare? – le domandò Harry, cogliendo l’occasione al volo e facendo un breve riassunto nella propria testa.
Eileen Paciock era maledettamente carina, aveva l’occasione di ballarci insieme, era dotata di un bel caratterino, allo scoccare della mezzanotte tutti cercavano disperatamente un partner da baciare per attirare la buona stella e aveva aspettato di parlarle per sei anni. Non poteva perdere quel momento.
 
Harry Styles ridacchiò per l’ennesima volta e fu costretto ad ammettere a se stesso che la compagnia di quella ragazza era davvero piacevole. Alla fine aveva confessato di essere cotta di lui il primo anno, ma che poi gli aveva prestato una certa attenzione solo per interrogarsi sul motivo del proprio innamoramento e il nostro caro riccio si era sentito vagamente offeso, nonché un po’ stupido per aver creduto qualcosa di irreale. Sapeva ballare in maniera piuttosto discreta ma c’era qualcosa in lei che lo eccitava da pazzi, che gli faceva soltanto venire voglia di chiudersi con lei nei bagni dei ragazzi del secondo piano e baciarla per tutta la notte. E di certo lei non aiutava, con le sue casuali toccatine e le frasi allusive che pronunciava in modo fin troppo innocente.
La inchiodò di nuovo coi suoi occhi verdi, bevendo un sorso da un bicchiere che aveva appena riempito. – La gente di solito si bacia a mezzanotte. Dicono che serva ad attirare la buona sorte.
Lei inarcò le sopracciglia. – E tu ci credi?
- Tu?
Eileen sbuffò. – Cielo, Styles, non si risponde a una domanda con un’altra domanda! E in ogni caso queste sono cose che fa la gente comune. Io non bacio un ragazzo a mezzanotte, ma a mezzanotte e sette minuti.
Lui era confuso. – E perché mai dovresti farlo? La tradizione…
- Al diavolo la tradizione! – rise. – Il sette è un numero magico. – spiegò. – E io non vedo l’ora che arrivi l’ora x.
- E perché? – domandò l’altro, un sorrisetto malizioso dipinto sul volto.
- Perché l’altro giorno ho litigato col mio ragazzo. Ma ho trovato un modo per farmi perdonare, se capisci cosa intendo. – un’altra frase piena di sottintesi, che però al riccio non piacque affatto. – Anzi, farò meglio a individuare la sua posizione. Ci vediamo, Harry. E tra parentesi, è stato un vero piacere conoscerti. – soffiò, ma il Serpeverde non la stava più ascoltando.
Aveva sentito l’alone che sembrava avvolgerli dissolversi in un istante, un dolorosissimo istante in cui tutti i suoi sensi, in allerta da più di un’ora, parvero afflosciarsi insieme ai suoi ricci che, ne era sicuro, non erano più gonfi e ravvivati come si era assicurato pochi minuti prima.
E fu così che, a dieci minuti dalla mezzanotte, andò a cercare Niall, Niall Horan, il suo amico Grifondoro che, ne era certo, avrebbe capito tutto.
E lo capì, il biondo, che aveva rinunciato persino alla scopata del secolo con Nora Flitt, scrollando le spalle e affermano che “tanto non mi piaceva abbastanza”. Ma non era l’unica cosa che il ragazzo fece per lui perché, a poco tempo dalla venuta del nuovo decennio, non esitò a reclutare gli altri tre studenti che mancavano all’appello, infischiandosene altamente di ciò che stavano facendo. Perché loro erano così, avrebbero rinunciato a tutti i privilegi del mondo se quelli avessero in qualche modo potuto intaccare la fedeltà di un loro amico. Avrebbero mollato tutto in un secondo se l’alternativa al loro sogno più grande fosse stata un compagno in difficoltà.
E così, mentre il conto alla rovescia iniziava, Harry si ritrovò a guardare i volti sorridenti degli altri che, chi con delle battutine spiritose chi con delle amichevoli pacche sulle spalle, gli avevano fatto dimenticare degli occhi languidi di Eileen Paciock, delle sue labbra, dei suoi movimenti libidinosi. E capì che non era di quello che aveva bisogno.
Dieci. Gli anni che aveva vissuto quando aveva ricevuto la lettera da Hogwarts, ancora ignaro di chi vi avrebbe trovato.
Nove. Le figurine delle Cioccorane che gli mancavano per completare la collezione che aveva iniziato con Niall.
Otto. L’età che, per tutti i professori, dimostrava Louis prima di farsi crescere quella, a parere di Harry, orribile barbetta.
Sette. Le volte in cui Liam aveva ripetuto “Non ci credo” quando, con Niall, era andato a dirgli che lo ritenevano entrambi molto simpatico.
Sei. Il numero di passaggi segreti di Hogwarts che avevano scoperto insieme.
Cinque. Come loro.
Quattro. Il numero di mesi che avevano aspettato prima di degnarsi di rivolgere la parola a Zayn.
Tre. Le lettere che gli aveva scritto Liam quell’estate.
Due. I manici di scopa di Louis.
Uno. La loro direzione.
E mentre tutti festeggiavano l’arrivo del nuovo decennio, Harry stava abbracciando i suoi migliori amici, celebrando segretamente la loro amicizia e ringraziandoli mentalmente per avergli reso quell’anno il migliore che avesse mai vissuto.
Erano, quei cinque, così simili ai Malandrini, eppure così diversi. Solo una cosa era certa: tra di loro, non c’era alcun Peter Minus.
 

 
 
1: Testurbante: Uno studente il cui Smistamento dura più di cinquanta minuti. Quest’evento avviene circa una volta ogni cinquant’anni.
2: Ottery St. Catchpole: Paese del Devon sede di una comunità magica. Tra gli abitanti, sono note la famiglia Weasley, la famiglia Diggory e la famiglia Lovegood.
3: Zellino: Le monete utilizzate dai maghi britannici sono Galeoni, Falci e Zellini. Diciassette Falci fanno un Galeone e ventinove Zellini una Falce.
4: Spara Schiocco: Popolare gioco magico che consiste nel costruire un castello con delle carte che possono esplodere da un momento all’altro, facendo crollare la costruzione.
5: Scacchi: Gli Scacchi dei Maghi sono molto simili a quelli Babbani, ma le pedine sono animate e se un pezzo non si trova d’accordo con la mossa decisa dal giocatore, non si fa problemi a dirglielo. Purtroppo si assiste a scene cruente quando si deve “mangiare” il pezzo altrui.
 
   
 
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