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Autore: gateship    01/01/2015    0 recensioni
In qualunque tempo, in qualunque luogo, in qualunque dimensione e sotto qualunque forma, lei sarebbe stata lì. E lui, lui era stanco, stanco di aspettare, stanco di perdere chi gli stava accanto.
“Tu non sei un'eco, sei qualcosa di più. Non so come sia possibile o se le leggi della fisica concordino, ma tu sei River Song, la mia River Song.
C'è un tempo per vivere e un tempo per morire, ma il tuo non è ancora arrivato.”
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Sigh... sono andata a vedere la fine de Lo Hobbit qualche giorno fa... che bello!!! Per non parlare delle ultime scene, ma... spoilers!! E poi non c'entra molto! Comunque, allora, ecco qui il prossimo capitolo, spero di essere riuscita a rimanere IC! Neanche questo c'entra molto: voglio River nella prossima stagione!!

 

 

“Dottore.” Quella voce. Non pensava che l'avrebbe più sentita. Aprì gli occhi. River Song era di fronte a lui. Identica all'ultimo giorno in cui l'aveva vista, gli stessi occhi, gli stessi dolci lineamenti, lo stesso sguardo. Solo i capelli erano diversi, di un arancione splendente, lo stesso di Amelia Pond.

Lei lo guardò.

Lui la guardò.

“River.” rispose, la gola improvvisamente secca.

“Dottore.”

“Eh... sono a casa.” iniziò imbarazzato.

“Sì? Ti pare questa l'ora per tornare?” chiese con un piccolo sorriso.

“Mi aspettavi prima?”

“Sei in ritardo.”

“Mi aspettavi?”

“No, direi di no. Hai messo in chiaro le cose l'ultima volta.”

“Mi dispiace.”

“Ho pensato che...” si interruppe, abbassando lo sguardo.

“Che?” L'incoraggiò, sollevandole dolcemente il mento.

“... che il dolore fosse troppo.” disse con gli occhi verdi traboccanti di lacrime. Odiava vedere piangere la gente, odiava vedere piangere i bambini, ma più di ogni altra cosa odiava vedere piangere River Song, la sua River Song.

“River...”

“Questa non è casa tua Dottore, non lo è mai stata.” disse amaramente.
“Scusa.”

“Sono solo un'eco, Dottore, solo un'eco come lo era Clara tanto, tanto tempo fa.”

“River- aspetta. Tanto tempo quanto?”

Sorrise. Non il suo solito, giocoso, sorriso. Qualcosa che il Dottore aveva visto di rado sul volto di River. Un sorriso triste. “Una vita intera Dottore.”

“River, quanto tempo fa?”

“Vent'anni. Dopo così tanto tempo, dolcezza, la speranza scompare.” Vent'anni. Per l'amor del cielo vent'anni, vent'anni in un mondo virtuale. Vent'anni da quando lo aveva visto l'ultima volta e lui le aveva detto, chiaro e tondo, addio.

“Mi dispiace, River, tu non sai quanto mi dispiace. Il TARDIS deve aver sbagliato data, si sta ancora...”

“Perché sei venuto? Lo hai detto tu, sono un'eco, sono morta. Perché sei qui Dottore?”

“River... - disse prendendole le mani – io... io tengo a te più di qualsiasi altra persona al mondo, e finché ci sarà anche una sola, minuscola possibilità di potere passare con te anche un singolo minuto io la coglierò al volo. Ho riflettuto su quanto mi hai detto a Trenzalore. “Ero in collegamento mentale con Clara, se fosse morta allora, come farei ad essere qui?”, River, tu non intendevi solo comunicarmi che Clara era viva, troppo banale, lo avrei saputo lo stesso, stavo per andare, anche senza che tu me lo dicessi. Tu volevi dire qualcos'altro, River Song, ti conosco, conosco bene l'enigmatica professoressa Song. Quello “Spoilers” non era per Clara, era per te. Tu non sei un'eco, non sei una copia, sei qualcosa di più, lo sei sempre stata e sempre lo sarai. Non so come sia possibile o se le leggi della fisica concordino, ma tu sei River Song, la mia River Song. C'è un tempo per vivere e un tempo per morire, ma il tuo non è ancora arrivato.”

Lei scosse la testa, mentre silenziose lacrime le rigavano il viso. “Ti odio quando fai questi discorsi.”

“No, no, non è vero. - lui sorrise, il primo vero sorriso dopo giorni. - Mi sei mancata River” disse abbracciandola.

“Anche tu.” Le sue braccia lo strinsero, protettive, come quelle di una madre con un figlio. Restarono così per quella che sembrò un eternità, stretti, l'uno bisognoso del conforto dell'altra. Perché in quel momento, il Dottore, quell'essere che aveva un migliaio di anni, era davvero quel dodicenne spaventato, ferito, che River voleva proteggere dal dolore.

“Dottore... stai piangendo.” ruppe con delicatezza l'abbraccio, asciugandogli le lacrime. Lui non ribattè, continuando a guardarla negli occhi, come se avesse paura che, se avesse distolto lo sguardo, lei sarebbe sparita.

“Mi è finito qualcosa nell'occhio.”

“Certo – ribattè lei, consapevole del fatto che il marito non voleva esternare ciò che provava -, magari un moscerino. Meglio entrare, no?” River si fece da parte, permettendo al Dottore di entrare in casa.

“Wow! È bella!” disse il Signore del Tempo guardandosi attorno.

“Grazie, vuoi qualcosa?” gli chiese indicandogli una poltrona sulla quale sedersi.

“No.”

“Bene. - rispose accomodandosi vicino a lui. - allora Dottore, perchè sei qui?”

“A Trenzalore... sembravi triste quando hai detto a Clara che ti avevo lasciato come un libro su uno scaffale.”

“Non sembravo, lo ero.”

“Sei la figlia dei miei migliori amici River.”

“Già.”

Lui la guardò. “Vieni con me, ritorna nel mondo reale.”

Lei sorrise. “Sarebbe bello, ma sappiamo entrambi che non è possibile, il mio corpo è stato distrutto, e poi cosa ci sarebbe da riportare?”

“River...”

“No Dottore. - disse alzandosi di scatto - Ci siamo già detti addio, sono un'eco, non la coscienza di River Song. Perchè ci stai facendo questo? Perchè ci fai male, a me, e anche a te? Perchè ora rendi le cose più difficili? Eri riuscito a dirmi addio.”

“Non del tutto.”

“Non puoi vivere senza il dolore, Dottore, senza la paura e la perdita, sono parte dell'esistenza stessa. Devi accettarlo, come hai accettato la morte delle persone prima e dopo di me.”

“E tu? Tu sei riuscita a dirmi addio?”

“Io non c'entro.”

“Tu c'entri eccome River, c'entri sempre. Siamo in due in questa equazione, non solo tu, e certamente non solo io.”

“Tu continui a correre Dottore, lo fai da mille anni, da quando ne avevi otto e hai guardato in quel vortice che ti ha cambiato la vita. Da che cosa scappi Dottore? Dalla solitudine, dalla paura, dalla morte, dal rimorso, dalla colpa? Non lo sai neanche tu. Ora smetti di correre, soltanto per un attimo, e ascoltami. Smetti di scappare dai lutti, dalle perdite, da quello che ti impedisce di andare avanti, Gallifrey, Rose, Donna... i miei genitori. Smetti di scappare da me.”

“Ma tu non sei morta.”

“A quanto pare si.”

“Ho sbagliato. Ora voglio solo rimediare.”

“No, vuoi aprire una ferita ormai chiusa.”

“River, vieni qui.” la prese per le spalle, portandola di fronte allo specchio nell'ingresso. “Guardati. Tu sei la donna che amo, la donna che ho deciso di sposare. Nei gesti, nelle parole, in quello che provi e in quello che pensi c'è River Song, la mia pazza, impossibile River Song.”

“Come fai a saperlo?”

“L'hai detto tu, 25 anni fa nel tuo tempo, credo... sarebbe arrivato un momento in cui mi sarei fidato di te, completamente. È arrivato.” Lei lo fissò attraverso lo specchio, come scrutandogli l'anima.
“Bene, d'accordo, mettiamo che tu mi abbia convinta Dottore, non posso ritornare tra voi esseri di carne ed ossa, non ho un corpo.”

“Ma un modo c'è River. La Pandorica.”

Lei scosse la testa scioccata. “Dottore... le ripercussioni sarebbero gravissime.”

“No, l'ho già fatto, ne hai vista qualcuna? Sono stato attento. Ho chiesto a Rory, Rory del passato, le specifiche del suo periodo come cyberman, poi ho utilizzato la tecnologia della Pandorica, ho chiesto aiuto ai Seletis, alieni gentili di piccolo aspetto, sono tutti cloni, mi dovevano un favore.”

“Hai clonato il mio corpo?!”

“A partire dal tuo DNA, sì.”

“Ma come...? Certo. Il TARDIS. Ci ho vissuto. Ogni cosa che ho toccato, ogni corrimano, ogni porta, dalla mia spazzola ai miei vestiti, tutto. Tutto ha impresso il mio DNA.”

“Esatto.” lei scosse la testa, accennando il suo solito malizioso sorriso.

“Dottore, tu sei impossibile.”

“Me lo dicono spesso. Allora vieni?”

Lei gli voltò la schiena. “Non è così facile. Sono passati venti anni da quando sono uscita da qui, alcune cose sono cambiate.”

“Sì, ma solo nel server, al di fuori il tempo per noi non ha....”

“Non ho paura di quello che incontrerò se uscirò mai da qui Dottore, ma ci sono stati degli sviluppi.”

“Quali?” chiese incuriosito.

River sorrise. “Ho una famiglia.”

  
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