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Autore: telesette    02/01/2015    1 recensioni
Vittima delle pozioni malefiche di sua madre Bavmorda, e incapace di procreare dei figli propri, Sorsha precipita sempre di più nella disperazione e nello sconforto. Sarà Madmartigan a tentare l'impossibile, per aiutare la sua innamorata a ritrovare la felicità, partendo da solo alla ricerca di una misteriosa sorgente magica...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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WILLOW è un film fantasy del 1988 diretto da Ron Howard, con Warwick Davis, basato su una storia scritta da George Lucas.
La storia è quella di Willow Ufgood, contadino di un piccolo villaggio di Nelwyn ( nani ) che aspira a diventare uno stregone. Un giorno Willow trova una bambina Daikini ( cioè umana ) che scopre poi chiamarsi Elora Danan abbandonata sul fiume. La bimba è una principessa predestinata a sconfiggere la malvagia strega regina Bavmorda, che in precedenza aveva fatto uccidere la madre e la nutrice della bambina onde scampare così alla profezia. Willow, dal cuore buono, dovrà ricondurre la bambina dal suo popolo e proteggerla lungo la strada ma incontrerà mille peripezie. Con l'aiuto del guerriero Madmartigan, dei due folletti Rool e Franjean, dell'anziana strega Fin Raziel ( intrappolata in forma animale da Bavmorda ) e più tardi anche da Sorsha ( figlia di Bavmorda ma innamorata di Madmartigan ), Willow affronterà e sconfiggerà la strega. In seguito alla caduta di Bavmorda, Elora Danan sarà cresciuta da Madmartigan e Sarsha, nuovi sovrani, e Willow potrà tornare felicemente tra la sua gente e dalla sua famiglia.

06 - Willow's Theme - James Horner

Per amore di Sorsha
immagini tratte da internet

Felice!

Il giorno che Sorsha e Madmartigan decisero di ufficializzare la loro unione, crescendo Elora Danan come loro figlia adottiva, la bella principessa dai capelli color del fuoco splendeva di un sorriso raggiante come non mai.
Madmartigan era convinto che niente potesse turbare la felicità della donna che amava.
A dispetto di tutte le angherie subite fin dall'infanzia, a causa dei tirannici atteggiamenti della perfida madre nei suoi riguardi, Sorsha non aveva perso il proprio istinto materno. Cullare tra le braccia quel dolce fagottino, con tutto l'affetto del mondo, aveva risvegliato in Sorsha sentimenti sopiti di amore e di tenerezza. La bambina della profezia poteva davvero dire di avere due ottimi genitori, un padre forte e protettivo in Madmartigan e una madre bella e premurosa in Sorsha, e certo nulla le avrebbe impedito di crescere in seno ad una vera famiglia.
Tuttavia, per quanto l'intero castello sembrasse il ritratto della felicità, non tutto era come doveva essere.
Per anni Sorsha aveva odiato e detestato l'essere madre, sentendo su di sé l'odio velenoso di Bavmorda proprio per tale condizione, e invece adesso si era scoperta a desiderare tutte le gioie e i dolori che la maternità era in grado di offrirle.
Certo voleva essere una buona madre per la piccola Elora, ma un pensiero la tormentava di continuo.
Il desiderio di rimanere incinta, di partorire figli dal proprio grembo, di generare il frutto del suo amore per Madmartigan...
E invece, per quanto lo desiderasse ardentemente, ben presto si rese conto di non essere in grado di procreare alcun figlio.
La malvagità di Bavmorda, mista al suo odio sviscerato per la vita, non aveva davvero limiti. Man mano che Sorsha stava passando dall'adolescenza all'età adulta, per impedire che ella potesse un giorno generare dei "disgustosi" figli, Bavmorda aveva inteso somministrarle delle pozioni contro la fertilità. L'effetto prolungato di tali somministrazioni, nel corso degli anni, aveva dunque fatto sì che Sorsha restasse completamente sterile.
La scoperta della sua triste condizione, resa evidente dal fatto che Madmartigan sapeva di non avere alcun problema di quel genere, aveva precipitato la principessa nel dolore e nella disperazione.
Incapace di accettarlo, Sorsha si chiuse a poco a poco sotto il peso del suo irrealizzabile desiderio. Smise di mangiare e di bere regolarmente, cominciò a perdere il sonno e a trascorrere intere notti a piangere; i lineamenti del suo volto si fecero sempre più tirati, mentre la sua pelle cominciava ad assumere un pallore quasi cadaverico, e il terrore di poter perdere anche l'affetto e il calore della sua dolce bambina la fecero diventare sempre più ossessiva e possessiva nei confronti di Elora Danan.
Non la perdeva mai di vista, né permetteva ad alcuno di accudirla al suo posto, e se Madmartigan provava anche solo ad avvicinarsi per accarezzare sia lei che la bambina...

- Questa è la MIA bambina, non toccarla!

Per Madmartigan, il tono di quella frase fu un chiaro segno che qualcosa non andava.
Non era normale il modo in cui Sorsha si stringeva la piccola al petto, quasi temendo che potessero portargliela via, e ancor meno normale era tutto il suo atteggiamento nell'insieme.
Man mano che la situazione degenerava, infatti, Sorsha cominciava a dare sempre più segni di un forte squilibrio mentale.
La cosa raggiunse il culmine quando, mentre si premurava di dar da mangiare alla bambina, la mente già di per sé sconvolta della principessa fu attraversata da un pensiero oltremodo insensato. Sapeva di non poterla allattare e ciononostante, volendo sperimentare quella sensazione almeno una volta, prese a stringersi il seno con forza nell'inutile tentativo di farne uscire latte. Malgrado la pelle arrossata, sotto la violenza dei suoi inutili sforzi, Sorsha non voleva assolutamente arrendersi alla consapevolezza che ciò era impossibile. Dal momento che neppure una goccia di latte filtrava dai suoi capezzoli, colta da un impulso ancora più folle, Sorsha sguainò il proprio pugnale e, con esso, fece per infliggersi un taglio in modo da poter allattare ugualmente la bambina col proprio sangue...
Una volta resosi conto di quanto stava accadendo, entrato in quel momento nelle stanze di lei, Madmartigan si precipitò ad afferrare la mano di Sorsha giusto un istante prima che costei spingesse la lama fin troppo in fondo.
Pianti e forti grida isteriche seguirono quel gesto, non senza che Sorsha battesse pugni violenti nel tentativo di liberarsi, e più volte costei strillò e sbraitò che l'altro la lasciasse andare.
Sorsha era veramente distrutta. Madmartigan non poteva fare altro che stringerla forte a sé, piangendo sommessamente e baciandole la fronte e i capelli con tutto il suo amore, ma non poteva soffrire al posto suo.

- Dov'è la mia bambina - esclamò Sorsha, al termine del suo ennesimo scoppio isterico. - Dov'è mia figlia?
- E' qui, sta bene - rispose Madmartigan con un filo di voce.

Sorsha lo guardò con occhi sbarrati, quasi del tutto privi di lucidità, e il volto bellissimo le si fece duro e tagliente proprio come la lama che Madmartigan aveva appena fatto cadere sul pavimento.

- Stai mentendo... Lasciami !!!

Ormai, il poveretto non sapeva più che cosa fare.
L'unica era chiedere il consiglio di Fin Raziel, sperando che almeno lei fosse in grado di fare qualcosa per aiutarla, ma anche una strega abile e potente come lei era del tutto impotente contro la magia perpetrata dalla crudele mente di Bavmorda.

- Mi dispiace, Madmartigan - mormorò Raziel sconsolata. - Non conosco alcuna pozione in grado di restituire a Sorsha la capacità di procreare, né credo che esista un qualsiasi mezzo in mio possesso che possa alleviare la pena del suo cuore o le sofferenze della sua mente!
- Andiamo, non dire così - protestò il giovane vivamente. - Nessuno meglio di te può sapere come riuscire a guarirla!
- Vorrei che fosse così, credimi - sussurrò Raziel a mo' di scusa. - Quando Bavmorda era viva, né io né Cherlindrea eravamo in grado di competere individualmente contro di lei: la pozione che ha somministrato a Sorsha è frutto della sua malvagità, una malvagità che non lascia scampo a nessuno, e anche se adesso lei non può più fare del male... Beh, il male che ha già fatto non credo si possa più cancellare!

Sentendo quelle parole, Madmartigan batté un violento pugno contro il tavolo da alchimista di Raziel, facendo volare via bottiglie e vasetti contenenti erbe e intrugli di vario genere.

- Al diavolo - ruggì furibondo. - Sorsha è mia moglie, lo capisci questo?

Raziel non disse nulla.

- Non riesco a credere che non esista niente in grado di aiutare la donna che amo più di me stesso; secondo te, dovrei stare a guardarla, mentre il dolore la spinge a distruggersi da sola... E assurdo, semplicemente assurdo, sai che non posso farlo!
- Devi accettarlo, Madmartigan - osservò dunque Raziel. - Te l'ho detto, non esiste magia in grado di aiutare Sorsha, a meno che...

Subito Raziel si morse la lingua, pentendosi di essersi fatta sfuggire di bocca quelle parole, ma Madmartigan drizzò le orecchie.

- "A meno che"... Cosa?
- Niente, davvero, dimentica quello che ho detto!
- Un corno - sbottò l'altro. - Hai detto "a meno che", dunque vuol dire che c'è almeno una speranza a cui attaccarsi, e voglio che tu mi dica tutto quello che c'è da sapere!

Raziel sospirò.

- Anche se ciò potrebbe costarti la vita?
-  Capirai - fece Madmartigan, con un sorrisetto sarcastico. - Come se non l'avessi mai rischiata prima... Ho visto la morte in faccia, così tante di quelle volte, che mi sono perfino annoiato di essere ancora vivo!
- Non scherzare - lo rimproverò Raziel. - Quello che intendo non si tratta di un gioco: l'acqua della sorgente elfica di Rowen non è alla portata di chiunque; già molti sono morti, nel tentativo di valicare il passo delle montagne che racchiudono l'accesso a quella mitica fonte!
- Una fonte magica, dunque!
- Una fonte maledetta - puntualizzò Raziel. - Non so neanche se la sua acqua sia in grado di curare Sorsha, nessuno sa con esattezza quali sono o quali dovrebbero essere i poteri di quella sorgente... Quel che è certo è che "nessuno" è mai tornato vivo per raccontarlo!
- Tu spiegami solo la direzione che devo prendere e come devo fare per arrivarci - tagliò corto Madmartigan, gesticolando istintivamente con la solida spada riposta nel fodero che gli pendeva al fianco. - Il resto lo scoprirò da solo!

Raziel capì subito che non vi era modo di dissuaderlo.
Madmartigan teneva a Sorsha più che a sé stesso, tanto da immaginare che si sarebbe potuto benissimo gettare dentro le fiamme dell'inferno per amor suo, e dunque non sarebbero certo bastate le voci sulla pericolosità del viaggio per convincerlo a lasciar perdere. Dal momento che era così determinato a correre il rischio, Raziel non poté far altro che metterlo al corrente di ciò che sapeva, augurandosi che l'Acqua di Rowen fosse effettivamente ciò di cui aveva così disperatamente bisogno per la sua amata Sorsha. 

Continua... 

Angolo dell'Autore:

Da tempo volevo scrivere questa storia, sino ad oggi rimasta sul mio PC sotto forma di bozze ed appunti, e oggi ho voluto provare a stendere la versione definitiva... In fin dei conti, WILLOW è una storia che bene si presta all'atmosfera di festività natalizie.
Saluti e al prossimo capitolo!

DADO

   
 
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