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Autore: Herm735    02/01/2015    6 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Grazie a tutti coloro che hanno recensito la storia o che l'hanno aggiunta tra le seguite o tra le preferite.
Questa storia dovrebbe avere più o meno sui 15 capitoli, è venuta un po' più lunga di quello che avevo pensato, spero non vi dispaccia.

Buona lettura!





The Deeper the Lie, the More Truth in its Echo


Certo, Regina era decisamente bellissima da guardare.
“Cosa c'è?”
Emma fu riportata bruscamente alla realtà.
“Cosa?”
Regina continuò a guardare il libro che stava fingendo di leggere e si schiarì la voce.
“È la terza volta che mi fissi oggi. Sto iniziando a pensare che ci sia del dentifricio sul mio viso.”
“Solo tre. È una buona media” mormorò la bionda tra sé e sé.
“Cosa?” chiese nuovamente Regina, alzando lo sguardo nella sua direzione.
“Niente” si affrettò a rispondere Emma. “Scusami. Sono solo distratta. Tutto questo leggere sta diventando estenuante.”
“Lo immagino, vista la tua attitudine per i libri.”
“Divertente” rispose ironicamente, sospirando e cercando di concentrarsi nuovamente sul libro che aveva in mano.
Regina fece lo stesso.
Dopo qualche minuto però, Emma si distrasse nuovamente dal testo.
Non era sicura di cosa passasse per la testa di Regina la maggior parte del tempo e, poco ma sicuro, non aveva la più pallida idea di cosa provasse per lei. Ammesso che provasse qualcosa e non fosse semplicemente e completamente indifferente nei suoi confronti.
I suoi occhi, senza che lei lo volesse, tornarono a studiare i suoi lineamenti eleganti.
D'altra parte, lei cosa provava?
Attrazione, quello era sicuro. Ma anche affetto. Erano diventate così amiche nelle ultime settimane, passavano praticamente ogni momento della giornata in cui erano sveglie insieme. Ed Emma doveva ammettere che se avessero deciso di iniziare a passare insieme anche quelli in cui erano addormentate, a lei non sarebbe dispiaciuto affatto.
“Quattro, Emma.”
I suoi occhi scattarono nuovamente verso il basso, sul libro che stava leggendo.
Era qualcosa che andava oltre l'affetto per una semplice amica o per una persona per cui provava attrazione, però. Ma Emma non sapeva, o forse non voleva, forse non era ancora pronta a dargli un nome. Ma era qualcosa che andava dannatamente vicino a quello che vedeva ogni giorno negli occhi dei propri genitori quando si guardavano.
Chiuse il libro in modo deciso e scattò in piedi.
“Vado da Ruby a prendermi del caffè. Ne vuoi?”
“Sì, ti ringrazio.”
Senza aggiungere altro uscì dalla biblioteca il più velocemente possibile.
Qualsiasi cosa quel sentimento fosse, la spaventava a morte. Non perché lo provasse, ma perché era praticamente sicura che Regina non sentisse lo stesso per lei.

Henry scese le scale solo quando Regina ripeté per la terza volta che la cena era pronta.
“Scusa mamma, stavo finendo i compiti.”
“A meno che i compiti non fossero finire di leggere l'ultimo numero di Superman per domani, tesoro, dubito che tu stia dicendo la verità.”
Henry arrossì leggermente, sorridendo quando si accorse che Regina stava facendo lo stesso. Gli piaceva vedere sua madre così rilassata.
“Emma non c'è?” chiese, guardandosi attorno.
“No, è dovuta andare in città. Brontolo ha alzato il gomito e sta causando un po' di problemi. Forse potrebbe raggiungerci più tardi.”
Lui si mise seduto a tavola mentre Regina appoggiava i loro piatti.
“Allora” iniziò con tono casuale. “Tu ed Emma state passando un bel po' di tempo insieme ultimamente. Senza litigare.”
“Io ed Emma abbiamo messo da parte le nostre divergenze per cercare di lavorare insieme e trovare una soluzione al problema che abbiamo con Malefica, tesoro.”
“Sì, ma quello poteste farlo senza che lei venga qui ogni giorno, no?” chiese, iniziando a mangiare.
“Suppongo di sì, ma così riusciamo a procedere più velocemente.”
“Ma Ruby è tornata da un mese e ancora non sappiamo niente su dove sia Malefica, no?”
“Henry, stai dicendo che io e tua madre siamo delle incompetenti o soltanto che non vorresti che passasse così tanto tempo qui da noi?” domandò a quel punto Regina guardandolo negli occhi e posando la forchetta, non del tutto pronta ad affrontare quella conversazione.
“No, nessuna delle due” chiarì lui in fretta, alzando le mani. “Ma, vedi, questo è esattamente quello di cui stavo parlando: qualche mese fa non avresti mai chiamato Emma mia madre” si difese.
Regina fu presa in contropiede. “Ma lei è tua madre. Sei stato molto chiaro a riguardo ed io non voglio altro che offrirti qualsiasi cosa desideri.”
“Prima eri gelosa di lei. Adesso sia tu che lei mi incoraggiate a passare tempo con entrambe, a volervi bene allo stesso modo. Deve pur significare che qualcosa sta cambiando.”
“Beh, ma è ovvio che qualcosa sta cambiando. Stiamo tutti facendo del nostro meglio per crescere ed adattarci a quello che ci sta succedendo.”
“Sì ma” lui distolse lo sguardo, cambiando posizione, come se fosse a disagio. “Guardando ad un ipotetico futuro” continuò, sempre evitando lo sguardo di sua madre. “Voglio mettere in chiaro la mia posizione” si fece coraggio “se sia tu che Emma doveste decidere di risposarvi e avere altri figli, a me andrebbe benissimo” Regina sgranò gli occhi a quelle parole “e di sicuro vorrei ancora vedere Emma così spesso, ma voglio rimanere a vivere qui con te, anche se adesso siete amiche voglio che tu combatta ancora per tenermi con te, mamma. Questa è casa mia, sono cresciuto tutta la tua vita con te.”
“Henry, in nessun caso io rinuncerei a tenerti con me, sei mio figlio! Non potrei mai sostituirti o smettere di combattere per te, neanche se mi risposassi.”
“Potrebbe succedere, quindi?” chiese lui, come se fosse la domanda più casuale del mondo.
E Regina si sentì come se suo figlio avesse pilotato la conversazione per arrivare finalmente a fare la domanda che aveva in mente fin dall'inizio.
“Perché me lo stai chiedendo, Henry?”
“Sono solo curioso.”
Regina lo osservò attentamente per parecchi secondi, cercando di capire dove suo figlio stesse cercando di andare a parare.
“Henry, i ricordi del mio primo matrimonio non sono esattamente felici. Sposare qualcuno è una cosa molto più complicata della passeggiata verso l'altare con il vestito bianco. Richiede di avere fede cieca in un'altra persona ed io non so se sarò mai più in grado di amare qualcuno abbastanza da fidarmene a tal punto.”
Lui rimase in silenzio per qualche minuto, pensando a quelle parole, mentre continuavano la loro cena.
“Lo capisco, mamma.”
“Perché questa domanda, tesoro? Senti la mancanza di” Regina faticò non poco a trovare le parole adatte “una figura maschile o qualcosa del genere?”
“No, niente del genere. Voglio solo che tu sia felice.”
“Ma io sono già felice, Henry” gli disse, prendendogli la mano e sorridendo.
“Va bene. Ma se si presentasse l'occasione tu non rinunciare solo perché in passato è andata male, ok?”
Regina cercò di dare un senso a tutto quel discorso, ma non ci stava capendo molto.
“Va bene, tesoro.”
Henry sorrise, tornando a mangiare.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, così Regina si alzò, facendogli cenno di continuare mentre lei apriva.
“Emma. Entra, abbiamo appena iniziato a mangiare, ti preparo un piatto.”
Lei sorrise, annuendo e baciando velocemente Regina su una guancia prima di andare verso la cucina. La mora si sfiorò il punto in cui le labbra di Emma l'avevano toccata e chiuse gli occhi, sospirando.
Il ricordo delle sensazioni che provava quando ancora aveva il cuore dentro il petto si stava affievolendo, ma era più che sicura che non fosse quella la sensazione che di solito veniva evocata ogni volta che qualcuno la baciava sulla guancia.
Scosse la testa, dandosi della stupida.
Lei non provava assolutamente niente di diverso per Emma Swan di ciò che provava un mese prima, ovvero un sentimento di amicizia per una persona con cui aveva un passato turbolento.
“Regina, tutto ok?” chiese l'oggetto dei suoi pensieri affacciandosi dalla cucina verso l'ingresso.
Lei si voltò, ricominciando improvvisamente a funzionare.
“Certo, ero solo sovrappensiero.”
Preparò un piatto per Emma con il cibo avanzato e poi si unì a lei ed Henry a tavola.
“Di cosa stavate parlando?” domandò innocentemente la bionda.
Regina fu paralizzata per un momento.
“Stavo giusto dicendo a mamma che ultimamente voi due sembrate andare molto d'accordo.”
“Oh, Henry, chiedile quello che vuoi sapere e basta” lo incoraggiò Regina. “Tutta la premessa mi ha solo confuso, tesoro.”
Emma spostò il proprio sguardo perplesso da Regina ad Henry, che senza farselo ripetere due volte arrivò al punto.
“Stavo chiedendo a mamma se tu e lei abbiate intenzione di sposarvi.”
Emma arrossì visibilmente, iniziando a fissare il proprio piatto.
“E pensavo che se dovesse succedere io vorrei rimanere comunque a vivere qui con mamma, alla fine ho vissuto tutta la vita in questa casa, senza contare che l'appartamento dei nonni è un po' affollato, e mi sembra la cosa migliore per tutti.”
La bionda da imbarazzata diventò decisamente confusa. Ci mise diversi istanti per capire, e quando ci arrivò disse la cosa più stupida che avrebbe mai potuto dire.
“Oh, intendevi, sposarci con altre persone.”
A Regina andò di traverso il boccone che stava masticando, iniziò a tossire ed Emma le versò subito dell'acqua, le sue guance tinte di porpora quando si rese conto di quello che aveva appena detto.
“Beh, sì, mamma, non puoi mica sposare te stessa” scherzò Henry con una risata. Ma quando Emma continuò a guardare altrove capì il vero significato di quella frase. “Oh” disse solo, arrossendo a sua volta. “Beh, poter vivere con entrambe sarebbe bello” offrì lui. “Ma non penso che sia quello che vogliate.”
“Henry, finisci di mangiare” disse piano Regina. “Devi ancora finire i compiti. E non intendo il fumetto di Superman.”
Lui sorrise colpevolmente, finendo di cenare e poi aiutando in silenzio sua mamma a caricare la lavastoviglie prima di correre al piano superiore.
Una volta che fu sparito alla loro vista Regina si diresse verso lo studio ed Emma, senza dire una parola, la seguì, bloccandosi però sulla porta e guardando mentre la mora versava da bere in due bicchieri.
“Siediti, mi stai facendo agitare” disse Regina senza voltarsi, percependo la presenza di Emma sulla soglia che temporeggiava nervosamente.
Senza farselo ripetere, entrò nella stanza, mettendosi seduta sul divanetto.
Regina prese i due bicchieri e si fermò davanti a lei, porgendogliene uno. Emma lo prese con una mano, mentre con l'altra intercettò quella di Regina prima che potesse ritrarla.
Alzò il viso, guardandola dal basso verso l'alto. Gli occhi della donna però erano fissi sulle loro mani unite.
“So che lo hai capito” mormorò piano la bionda.
“Emma, ti prego” scosse la testa, ritraendo la mano e voltandosi.
La bionda si alzò di nuovo, avvicinandosi a lei.
“Regina, sei una donna intelligente. So che vedi come ti guardo, so che lo hai capito.”
La mora sospirando si voltò di nuovo.
“Cosa vuoi che ti dica, Emma?”
“La verità. Sai che provo qualcosa per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Regina fu inizialmente presa in contropiede.
Ma poi Emma vide qualcosa cambiare nei suoi occhi, la sua espressione divenne più dura.
“La verità” rise sarcasticamente “è che io non provo niente” fece un passo verso di lei “per te” forzò ogni parola “Emma” concluse con tono duro. Si sporse verso di lei, i loro visi a pochi centimetri di distanza. “Non provo niente di niente” scandì ogni parola.
Emma inspirò e poi deglutì, cercando di alleviare il nodo che sentiva alla gola.
Voleva la verità, beh, l'aveva avuta.
Quello era ciò che si meritava per aver ceduto a dei sentimenti che sapeva non essere ricambiati.
Poi l'espressione di Regina cambiò di nuovo, lasciando spazio ad uno sguardo confuso e disorientato. Una delle sua mani scattò verso il proprio petto, chiuse gli occhi con forza.
Emma, preoccupata, si affrettò a sostenerla.
“Regina, stai bene?”
“Non ho la più pallida idea del perché ho appena detto quelle cose” si scusò, sentendo le gambe che le cedevano.
Emma aprì e richiuse la bocca almeno quattro volte, senza avere la più pallida idea di cosa dire. Alla faccia dei cambi d'umore.
“Qualcosa non va” mormorò. “Sta” riusciva a parlare con affanno. “Sta facendo qualcosa al mio cuore. Un incantesimo, credo.”
Emma la aiutò a sedersi sul divano.
“Guardami” ordinò, prendendole il viso tra le mani, cercando di assicurarsi che nei suoi occhi non avvenisse lo stesso repentino cambiamento d'umore di poco prima. “Guardami e non ti azzardare a lasciarmi, Regina” ordinò con decisione.
Vide paura e incertezza farsi strada dentro gli occhi castani, ma era sicura che Regina fosse ancora lì, ed era intenzionata a tenercela e non lasciare che succedesse di nuovo.
“Sei più forte di lei. Puoi sconfiggerla. Io credo in te.”
“Emma” sussurrò debolmente. “Sta facendo qualcosa al mio cuore. Posso sentirlo cambiare mentre parliamo, posso sentir cambiare la sua forma. È strano, come se riuscissi a malapena a percepirlo, ormai.”
La bionda scosse la testa con decisione.
“No, non può succedere, non adesso, non stanotte. Non posso perderti.”
La sensazione dentro il suo petto era alquanto strana. Sentiva caldo, come se il suo corpo stesse prendendo fuoco dall'interno, lo sentiva battere ad un ritmo allucinante, ma allo stesso tempo lo percepiva così leggero, come non lo era stato più da anni ormai.
“Emma, devi” disse piano “devi fare una cosa per me.”
“Tutto, qualunque cosa tu voglia è tua.”
Regina, sentendo quelle parole, ebbe una fitta ancora più forte delle altre. Non era doloroso o pericoloso, era solo una sensazione nuova e strana, oppure da tempo dimenticata.
“Devi prendere Henry. Prendilo e andiamo via da qui.”
“Non voglio lasciarti.”
“Starò bene. Farai in fretta. Dobbiamo andare.”
Emma, dopo un lungo momento di indecisione, annuì.
“Torno subito. Non muoverti.”
Si alzò dal divano, correndo verso le scale.
“Mi dispiace” sentì Regina mormorare alle proprie spalle.
Ma quando si voltò per chiederle di cosa fosse dispiaciuta, non vide altro che una stanza vuota. Si era trasportata via. Regina se n'era andata.

Osservò la ragazza bionda dal suo specchio, vista con gli occhi di Regina.
“La verità. Sai che provo qualcosa per te, è lì ogni volta che ti tocco o ti prendo la mano, è in ogni bacio sulla tua guancia, in ogni volta che ti accorgi che ti fisso mentre leggi. Sai che provo qualcosa per te e quello che ti sto chiedendo è se provi qualcosa anche tu.”
Malefica sorrise della sfacciataggine della ragazza, sollevando con delicatezza il cuore che stava stringendo in mano, pronta a sfruttare l'Incantesimo dell'Eco che aveva lanciato sul cuore parecchi giorni prima.
“Mentile” ordinò con fermezza. “Dille la cosa più lontana dalla verità” sussurrò sul cuore che aveva rubato.
“La verità” sentì parlare Regina, guardando la scena attraverso uno specchio che mostrava ciò che vedevano gli occhi della persona di cui Malefica stringeva il cuore “è che io non provo niente per te, Emma. Non provo niente di niente.”
Malefica sorrise a sé stessa.
Il cuore di Regina iniziò a battere più forte e la voce di Regina riecheggiò nella stanza.
Niente se non amore.
“Dovresti averlo imparato ormai, Regina” mormorò Malefica a se stessa con soddisfazione.
Amore.
“Più grande è la menzogna, più verità c'è nell'eco.”
Amore.
Il cuore iniziò a battere velocemente nella sua mano, riusciva ad ascoltare distrattamente i dialoghi che provenivano dallo specchio, ma continuò a fissare il cuore.
Ad ogni battito il sangue che circolava tornava indietro più rosso, anche se in realtà non aveva un circolo sanguigno a cui pompare, continuò a battere all'impazzata, diventando sempre più chiaro, l'oscurità lentamente svaniva, finché tornò del suo colore originale: soltanto rosso.
“Mi dispiace” un sussurro spezzato proveniente dallo specchio riempì la stanza.
Malefica alzò di nuovo lo sguardo, sorridendo.
“Non incolpare me, Regina. Ti sei fatta tutto questo da sola.”
Appoggiò il cuore delicatamente nella scatola in cui lo teneva e poi si diresse verso l'uscita della caverna in cui si trovava, pronta, dopo settimane di lunga attesa, a portare finalmente a compimento il suo piano.

Regina si era trasportata alla biblioteca.
Era stata così stupida e cieca, si maledisse per non aver capito prima.
Prese uno dei primi libri che avevano letto da uno scaffale e lo appoggiò sulla scrivania, aprendone l'indice ed iniziandone la consultazione.
Quando trovò quello che stava cercando andò alla pagina giusta e rilesse tutto quanto da capo, solo per vedere perfettamente confermati i propri ricordi.
Le rimaneva soltanto un altro interrogativo che aveva bisogno di risposta.
Cercò un altro libro ancora, uno degli ultimi che avevano deciso di sfogliare in un tentativo disperato.
Per la seconda volta cercò la pozione che aveva in mente e lo rilesse, rendendosi conto che a grandi linee era come se lo ricordava.
“Ma certo” mormorò a se stessa. “Ha perfettamente senso.”
Stanca e a corto di speranza, si sedette su una delle sedie e piegò gli angoli delle pagine della pozione e dell'incantesimo che era andata lì per cercare, richiuse i libri e si mise ad aspettare.
“Sarà questione di minuti ormai” valutò ad alta voce.
Pensò a cosa avrebbe fatto Emma, per prima cosa. Di certo avrebbe portato Henry in un posto sicuro, con tutta probabilità a casa dei suoi genitori. E poi si sarebbe messa a cercarla in lungo ed in largo, noncurante del fatto che avevano già tentato di scovare il nascondiglio di Malefica insieme per settimane.
Sospirò, appoggiando il gomito al tavolo e poi posando il mento sulla propria mano.
Passò una mano sui libri, facendoli sparire entrambi in una nuvola di fumo viola.
Forse se avesse cercato meglio, pensò. Se avesse capito prima dove si trovava la sua nemica oppure perché aveva scelto proprio Ruby. Ma, senza ombra di dubbio, la cosa che li aveva mandati più fuoristrada era stato il fatto che Malefica volesse rubare proprio il cuore di Regina.
Lei ed Emma avevano provato di tutto, dagli incantesimi con i cuori magici a quelli con i cuori corrotti, a quelli con i cuori rubati. Niente che coinvolgesse peli di lupo, né altro che avesse un minimo di logica.
Ma Regina ci era arrivata, alla fine.
Tutto aveva perfettamente senso.
Perché Ruby, perché i peli di lupo.
Perché il suo cuore.
Perfino il luogo in cui adesso era sicura che l'avrebbe trovata.
Tutto aveva una logica disarmante.
Sentì un rumore alle proprie spalle. Delle porte che si aprivano. Una grata che si alzava.
“Ti stavo aspettando” disse con voce calma Regina.
“Scusa per il ritardo. Il tuo cuore doveva buttare fuori un bel po' di oscurità, di vendetta, di rabbia, di rancore. Ci è voluto il suo tempo.”
Con estrema fatica, si alzò in piedi, voltandosi verso la donna alle sue spalle.
“Ci sono voluti anni, ci è voluta così tanta pazienza, così tanto impegno. E quando finalmente potevo sentirlo succedere, il mio cuore non era dentro il mio petto. Non pensavo che ce l'avrei mai fatta, ma eccomi qui. Il mio cuore si è redento. E tu mi hai tolto quel momento. Mi hai portato via quella sensazione.”
“A malapena, mia cara. Lo hai sentito comunque, non è vero? Solo un po' più attenuato” le sorrise beffardamente.
Regina serrò la mascella, cercando di non perdere il controllo.
“Avevi programmato tutto. Tutti questi anni, hai aspettato. Hai aspettato che io imparassi a volere bene a mio figlio, che combattessi contro i cattivi, che diventassi una dei buoni, che infrangessi una maledizione, che in me nascesse questo desiderio infinito di redenzione. E poi hai pianificato tutto. Hai fatto in modo che salvassi la vita di Ruby, che mi riavvicinassi a Bianca e la perdonassi per la morte di Daniel, per la morte di Cora, della mia stessa madre. Hai perfino aspettato che perdonassi me stessa per ciò che ho fatto a mio padre, che mi convincessi che la sua morte non è stata invano, perché io adesso sono finalmente felice. Hai aspettato e aspettato e aspettato. In silenzio, nascosta nell'ombra.”
“E tu, mia cara, non mi hai deluso. Questa è la tua gloriosa redenzione, Regina Cattiva. Che vi sia gioia in ogni angolo di questo Regno” proclamò ad alta voce con una risata a dir poco inquietante, alzando le braccia verso l'alto. “Perché tra poco questo Regno sarà mio, e non esisteranno più sciocchezze come la gioia” sputò fuori l'ultima parola con disprezzo.
“Solo una cosa non capisco. Come ti sei liberata? Credevo che dopo la morte del tuo amato non fosse rimasto di te altro che un fantasma.”
“Ma è semplice. Sei stata tu a farlo. Beh, per l'esattezza Biancaneve, ma poco cambia. Vedi, io mi ero incatenata al cuore del mio amato, per poter vivere finché fosse vissuto in qualche forma il suo amore. Quando mi hai portato in questo mondo ogni ricordo che lo racchiudeva è rimasto indietro, trasformandomi in un'eco.”
“Quindi com'è possibile che tu adesso sia qui?” domandò, sinceramente curiosa.
Malefica le rivolse un mezzo sorriso beffardo, rispondendo con una sola parola.
“Aurora.”
Regina la guardò con espressione confusa.
“La seconda maledizione l'ha portata qui con noi” comprese Regina.
“Esattamente. Quella ragazzina è impregnata dell'amore che suo padre aveva per la sua figlia perfetta. Dal momento esatto in cui ha messo piede qui ho iniziato a nutrirmi di quell'amore, fino a riuscire a rompere le mie catene e liberarmi dalla prigione in cui mi avevi rinchiusa.”
“Ed io avevo già fatto metà del lavoro per te, a quel punto.”
“Conveniente, non credi?”
“L'Incantesimo dei Cuori Impuri” continuò Regina. “Molto audace.”
“Cosa posso dire? Ho il cuore perfetto a disposizione, tanto vale provare e vedere cosa succede, non credi?”
Regina annuì.
“Brillante, davvero.”
“Detto da te, è davvero terrificante.”
“C'è solo una cosa con cui non hai fatto i conti” le ricordò Regina, iniziando a passeggiare per la stanza.
“E cosa sarebbe, mia cara?”
“Se io muoio, Malefica, il mio cuore morirà con me.”
“Ma io non ho mai avuto intenzione di ucciderti” le disse come se fosse ovvio. “Non prima di averti tolto la magia, o se proprio devo, mentre te la sto togliendo.”
“Oh, lo so questo. Ma vedi, forse non ti è molto chiara tutta questa cosa della redenzione, amica mia. Lascia che te lo spieghi io. Redimersi significa raggiungere la pace morale, liberandosi dalle proprie colpe e dai propri motivi d'infelicità.”
“Che è esattamente quello che hai fatto tu” concluse Malefica, senza lasciarsi intimorire minimamente dal discorso di Regina.
“E allora cosa di fa pensare che rovinerò adesso il cuore che mi sono impegnata così tanto per redimere? Preferirei di gran lunga morire che ricominciare da capo adesso” disse con amarezza. “E tu potrai non volerlo fare, cara, ma conosco giusto la persona che non aspetta altro che liberarsi di me. La persona che ha più paura di me in assoluto.”
“E chi sarebbe?”
Regina le sorrise, facendo apparire del fumo sulla propria mano destra. Quando si dissipò Malefica vide l'oggetto che aveva evocato: un pugnale.
“Me, mia cara.”
Senza neanche un secondo di esitazione Regina sollevò la mano che stringeva il pugnale, facendola poi ricadere con forza contro il proprio petto.
Il suo ultimo pensiero prima di colpirsi andò verso Emma, che l'aveva pregata di non lasciarla. Non era pronta.
Ma Regina lo era. Non voleva morire, ma non aveva più paura. Perché sapeva che c'erano persone che l'avrebbero ricordata e amata anche dopo.
E che avrebbero lasciato un posto per lei, continuando a tenere vuota la sedia che un tempo le era appartenuta.
Regina Mills se ne andava sapendo di essere amata.
Sapendo di aver avuto la sua Redenzione.




Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!


  
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