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Autore: FrancescaPotter    02/01/2015    11 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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I Wish You Would

Baby, now we've got bad blood,
you know, we used to be mad love,
so take a look what you've done,
'cause baby now we've got bad blood.

Bad Blood, Taylor Swift

Capitolo uno.


Il rumore assordante della sveglia rimbombò per tutta la stanza come un'allarme antincendio. Mi tirai a sedere di scatto e allungai una mano per recuperare il mio cellulare e mettere fine quell'assordante agonia.
Merlino! Odiavo dovermi alzare a quell'orario indecente per studiare, ma non avevo altre alternative. Tra esattamente due giorni il mio settimo ed ultimo anno a Hogwarts sarebbe iniziato e io, Rose Weasley, futura caposcuola e studentessa modello, degna erede di mia madre, non avevo ancora iniziato i compiti delle vacanze.
Okay, probabilmente non ero una secchiona come la grande Hermione Granger, ma in qualche maniera riuscivo a sempre a prendere il massimo in tutte le materie, e se volevo iscrivermi alla scuola di medimagia dovevo rimboccarmi le maniche e darmi da fare.
Mi passai svelta una mano sul viso, scostandomi delle ciocche di capelli rossi dagli occhi e reprimendo a stento uno sbadiglio.
Le tende verde pastello della mia finestra erano leggermente mosse dalla brezza di fine stagione, e dalle tapparelle alcuni raggi di sole entravo furtivi nella mia stanza, raggiungendo i miei occhi e impedendomi di tenerli completamente spalancati.
Sbuffai e mi alzai dal letto amareggiata, diretta verso il bagno. Mi feci una bella doccia fredda per schiarirmi le idee -e soprattutto per svegliarmi, perché, Merlino!, ero in procinto di riaddormentarmi- poi mi misi il primo vestito che ripescai dall'armadio e mi guardai allo specchio: una diciassettenne bassettina e dal viso lentigginoso mi fissava con i suo grandi occhi azzurri al di là del vetro. Aveva lunghi capelli mossi, ovviamente rossi, marchio di fabbrica Weasley, e il vestito giallo che indossava faceva decisamente a cazzotti con suddetti capelli, ma ehi, era l'unica cosa comoda che avevo a portata di mano.
Ah, giusto, la ragazza nello specchio ero io: Rose Weasley, figlia dei due migliori amici del Prescelto, del ragazzo che è sopravvissuto, del salvatore del mondo magico o, come piace chiamarlo a me, di zio Harry.
Con una scrollata di spalle, scesi le scale in punta di piedi per non svegliare mio padre che quel giorno avrebbe avuto il turno di notte al quartier generale degli Auror, e mi diressi furtivamente in cucina per sgranocchiare qualcosa prima di affrontare il mio destino. Avevo stilato una scaletta del lavoro che avrei dovuto svolgere per il rientro a scuola e, se l'avessi rispettata alla lettera, allora ce l'avrei fatta. E io dovevo farcela. Quell'anno avrei avuto gli esami, i M.A.G.O., che avrebbero deciso le sorti del mio futuro, e io non potevo iniziarlo con un meno perché avevo passato l'estate a... praticamente non fare nulla.
Me ne vergogno immensamente, ma era tutta colpa sua. Era sempre colpa sua. Di colui che non deve essere nominato.
No, non sto parlando di Lord Voldemort, sto parlando dell'origine di tutti i miei problemi.
Quell'estate l'avevo trascorsa in Francia con i nonni babbani e, ecco, avevo dimenticato tutti i libri a casa, sotto il letto, dove il avevo confinati a Giugno non intenzionata a ripescarli fino all'inizio di Luglio. Il problema era stato che il giorno della partenza avevo litigato rovinosamente con Albus per colpa di quell'individuo, e perciò li avevo dimenticati.
Avrei potuto farmeli spedire dai miei genitori? Probabilmente sì, ma la verità era che non mi andava di sentir mia madre urlarmi dietro quanto fossi sbadata, distratta, poco concentrata e di come in questo modo non sarei mai giunta da nessuna parte nella vita. Perciò eccomi qua, il 30 di Agosto, con una sfilza di compiti da svolgere, ma psicologicamente pronta: alla faccia di Hermione Granger! Scommetto che non si è mai trovata ad affrontare nulla del genere, pensai fiera di me. Poi però mi ricordai che aveva aiutato Zio Harry a salvare il mondo magico, e il mio entusiasmo venne miseramente sgonfiato.
Parlando di mia madre, mi stava giusto fissando da sopra la tazza di caffè con occhi spalancati. «Rose?»
Hermione Granger era rimasta una bella donna. Slanciata, con folti capelli castano stretti in uno chignon dietro la nuca -unico modo per tenerli a bada- e grandi occhi nocciola. La gente mi diceva sempre che io e lei ci somigliavamo, ma io, tutta questa somiglianza, non la vedevo. Fisicamente ero sicuramente più conforme ai caratteri Weasley: lentiggini, capelli rossi e occhi chiari, ma caratterialmente tutti dicevano che ero una Granger. Anche su quest'ultima affermazione avrei qualcosa da ridire, ma comunque.
«Cosa ci fai in piedi a quest'ora?» Chiese. Poi lanciò un'occhiata veloce all'orologio e tornò a fissarmi ancora più stupita. «Sono le 6.00 di mattina, e sei appena tornata dalla Francia, come mai già sveglia?»
«Buongiorno anche a te, mamma» borbottai imbronciata io, in una perfetta imitazione di mio padre appena alzato dal letto. Mi sedetti al mio solito posto a tavola, cercando di sembrare il più sveglia possibile ed iniziai ad imburrare una fetta di pane con nonchalance. «Non avevo sonno»
Balla.
«Mh, caffè?» Fece finta di crederci mia mamma.
Annuii grata, e lei me ne versò una tazza piena. Sia benedetta la caffeina.
«Che piani hai per oggi? Andrai a trovare Albus e gli altri?»
«Mmm mmm,» annuii decisa, spalmando un gentile strato di marmellata d'arance sul pane. «Si, devo assolutamente vedere Albus, mi è mancato tantissimo!»
Altra balla.
O meglio, non che non mi fosse mancato, anzi! Albus era il mio cugino preferito, nonché migliore amico, ma in quel momento le mie priorità erano altre. Quando gli avevo spiegato la situazione, via sms, si era offerto di passare per darmi una mano, ma avevo educatamente rifiutato: in questi casi me la cavavo meglio da sola, senza distrazioni.
«Pronta per il nuovo anno scolastico?» Eccola che tornava ad affrontare il suo argomento preferito: scuola, futuro, scuola, voti, scuola e ancora scuola.
«Prontissima» risposi secca con un sorriso forzato, mordendomi la lingua per non urlarle contro che no, non ero pronta affatto.
«Quest'anno ci sono i M.A.G.O» continuò ad infierire lei.
Ma guarda, se non me lo avessi detto tu, avrei voluto rispondere, invece mi limitai a scrollare le spalle. «Lo so, mi sto già preparando»
Balla clamorosa!
«Oh, bene!» Esclamò soddisfatta lei. «Sono molto fiera di te, Rose, diventerai un ottimo medimago» Mi si avvicinò per posarmi un bacio veloce sul capo, poi si diresse al lavello e sciacquò velocemente la sua tazza.
La guardai finire di sistemare la cucina assorta. Sembrava così calma ed appagata dalla propria vita, e a volte mi domandavo se si fosse mai sentita incasinata come mi sentivo io in quel momento. Poi mi diedi della stupida e pensai che no, Hermione Granger era sempre stata una ragazza che sapeva che cosa voleva e quale fosse il suo posto nel mondo, oltretutto aveva una guerra da combattere e zero tempo da dedicare a queste paranoie. Io non sarei mai stata alla sua altezza, non avevo imprese eroiche da compiere. Certo, a lei per essere fiera di me bastava che prendessi bei voti e che diventassi medimago. A volte mi domandavo se quello fosse il suo, di sogno, o il mio.


Una volta che mia madre uscì per andare al Ministero della Magia, mi precipitai in camera mia e raccattai i libri da sotto il letto. Primo punto da spennare sulla mia lunga lista: trasfigurazione, scrivere un saggio di 50 centimetri sulle varie procedure per diventare animago.
Odiavo trasfigurazione. Non tanto perché non mi interessasse come materia, al contrario, era solo che non mi usciva particolarmente bene come le altre, ecco.
Lui era molto bravo invece, e mi aiutava sempre prima... prima che le cose cambiassero radicalmente.
Scacciai subito quell'essere dalla mia mente e mi concentrai sui libri.
Incantesimi avanzati, pozioni, difesa contro le arti oscure, erbologia, artimanzia, rune antiche... fine.
Ricontrollai un'altra volta, e poi un'altra ancora.
Dove porco Merlino era il mio libro?
Ma certo! Mi venne in mente dopo dieci minuti buoni passati a mettere a soqquadro la stanza: lo avevo prestato ad Al per ricopiare i miei appunti, e si era dimenticato di restituirmelo.
Fantastico.
Presi il cellulare e gli scrissi un messaggio.
Al, Merlino! Hai il mio libro di trasfigurazione!
Il display segnava che erano le 6.17 della mattina, pertanto non mi stupii quando alle 6.41 non ricevetti ancora nessuna risposta.
Molto bene, mi dissi, me lo sarei andata a riprendere da sola, quel maledettissimo libro. I Potter abitavano esattamente di fronte a noi, perciò mi bastava attraversare la strada per essere da Al, inoltre avevo una copia delle chiavi, quindi mi sarei potuta intrufolare nella loro villetta senza troppi problemi.
«Accio chiavi casa Potter.» Sussurrai, e un mazzo di chiavi entrò velocemente dalla porta rischiando di colpirmi in fronte. Per fortuna mi abbassai in tempo e queste finirono contro il muro, per poi ricadere sul letto con un leggero tintinnio metallico.
Ah, adoravo avere diciassette anni.
Sapete invece chi non era ancora maggiorenne? Sì, esatto, proprio lui.
Ricordo che lo prendevamo sempre in giro, Albus ed io, perché era il più piccolo tra noi. Il suo compleanno era il 13 Dicembre.
Smettila, Rose, di pensare a lui. Adesso.
Mi alzai in piedi e mi precipitai giù dalle scale. Mi infilai alla svelta un paio di scarpe da ginnastica trasandate, e dieci secondi dopo stavo già attraversando la strada, diretta alla casa dei miei zii.
Una volta saliti i tre gradini che portavano alla veranda diedi un'occhiata da una delle finestre al piano terra e, come mi aspettavo, in salotto e in cucina non c'era nessuno. Tutti i Potter erano ancora nel mondo dei sogni.
Fantastico.
O forse no.
Infilai la chiave nella serratura e girai due volte, cercando di fare il meno rumore possibile. Ammetto che mi sentii molto uno scassinatore, ma come biasimarmi? Quel dannato Potter aveva il mio libro e io dovevo studiare.
Aprii la porta molto lentamente e questa, ovviamente, cigolò. Trattenendo il fiato la chiusi alle mie spalle e mi addentrai nell'abitazione, che era praticamente identica a casa mia. Attraversai con due falcate il salotto e iniziai a salire le scale. Uno, due, tre, contai le porte del corridoio e quando mi trovai di fronte alla terza partendo da sinistra mi fermai soddisfatta. Misi una mano sulla maniglia ed entrai di soppiatto fingendomi un ninja. Tutte le tende erano tirate, perciò regnava l'oscurità, e se non avessi conosciuto la stanza a memoria probabilmente mi sarei andata a schiantare contro...
«Aiah!»
«AAAAAAAAHHH»
Merda.
Ero appena finita per terra a gambe all'aria, per giunta. Mi sistemai il vestito con una mano, ma restai ferma, terrorizzata all'idea di muovermi. Infatti sì, ero per terra, ma ero atterrata contro qualcosa di morbido e che si... muoveva?
«Ma che cavolo?» Sentii imprecare sotto di me, e quella voce, la sua voce, l'avrei riconosciuta tra mille.
«Chi? Dove? Come? Chi ci attacca? Lumos!» Al agguantò la bacchetta e si mise ad agitarla a caso, con gli occhi ancora chiusi e impastati di sonno.
Una volta che la stanza fu inondata da luce, impiegai qualche istante ad abituarmi, ma quando lo feci e mi arrischiai a guardare su cosa fossi appena caduta, mi sentii male.
Lì, sdraiato di fianco a me su un materasso, giaceva lui, il mio colui che non dev'essere per alcun motivo al mondo nominato: Scorpius Hyperion Malfoy.

NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! 
Questa è una RoseScorpius.
*MA DAI?*
No comunque, questa è una RoseScorpius, ma non si tratta solamente della loro storia d'amore, vorrei creare un racconto che vada ad analizzare anche la loro crescita come persone. Poco più avanti vedrete che cos'ho in mente, e spero che la cosa vi piaccia e vi intrighi, almeno un po'.
Faccio schifo con le presentazioni e con i discorsi introduttivi, perciò lascio parlare il capitolo. Se avete domande, non esitate a chiedere :)
Ringrazio particolarmente Daniela e Veronica che hanno letto i primi capitoli prima della pubblicazione e mi hanno spinta a premere quel maledetto pulsante! E' grazie a loro, e a tutte le altre Corvette, se ora sono qui a scrivere queste note davvero penose. 
E ovviamente grazie a tutti voi per aver letto questo primo capitolo.
Un bacio,
Francesca  
  
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