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Autore: lost_in_wonderland    02/01/2015    0 recensioni
piccola fan fiction su due personaggi che amo alla follia.
per chi come me adora Alice e Jasper e almeno una volta a fantasticato sul loro primo incontro.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Precedente alla saga
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REBORN


Dolore.
È l’unico pensiero semicoerente che il mio cervello riesce ad elaborare. Lo sento ovunque, come un fuoco che si espande a poco a poco incendiandomi le membra e cancellando ogni tentativo e persino la voglia che ho di fare qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo respirare.
L’ultima cosa che ricordo vagamente di aver fatto è stata chiudere gli occhi, da allora è tutto buio, mentre la mia mente vaga senza mai soffermarsi su un pensiero o un immagine precisi, solo dolore, fuoco.
Sto urlando, forse. non ne sono sicura. Ma so che non mi farebbe sentire meglio. Niente può farlo ormai.
È come se fossi staccata dal mio stesso corpo, se urlo non mi sento, se mi muovo non me rendo conto, eppure percepisco il dolore lancinante ovunque, come se mi stesse bruciando ogni singola cellula.
Sono sola, e la sensazione è la stessa che si prova a galleggiare sull’acqua lasciandosi trascinare dalle onde, con la differenza che fa tutto dannatamente male.
Voglio annegare, voglio che il fuoco cessi e se per farlo devo arrivare al punto di affogare e lasciare che il mio cuore si fermi allora va bene. Tutto purché smetta. Ma non posso fare nulla, quindi mi lascio semplicemente trasportare dal dolore che dal canto suo non accenna a diminuire, pero, neppure ad aumentare, rimane costante ed insopportabile e questo rende il tempo qualcosa d’inconcepibile nella mia condizione.
Potrebbero essere passati giorni o anche solo alcuni minuti quando la mia mente riemerge dal limbo in cui era scivolata e in me si fa pian piano largo una consapevolezza: non morirò. Non so bene perché ma so che non succederà. Subito dopo seguono un'altra serie di pensieri sfuggenti, inutili direi, se non per il fatto che significa che sto lentamente riacquistando un po’ di coscienza. Dopo un altro lasso di tempo che non saprei definire inizio persino a riacquistare almeno in parte la sensibilità prima delle mani poi pian piano anche del resto del corpo, il dolore non è affatto scomparso, anzi, il fuoco lambisce ancora ogni singola parte del mio corpo, pero almeno adesso mi sembra di averlo un corpo.
Mi accorgo di avere tutti i muscoli in tensione soltanto dopo che li ho rilassati. Oltre al dolore ora avverto anche la solidità del pavimento su cui sono distesa, che è freddo si, ma non abbastanza per spegnere il mio fuoco, anzi più il tempo passa più sembra diventi  caldo, o sono io che sono fredda? Se anche avessi freddo non lo sentirei comunque…
Provo a muovermi ma il mio copro non risponde ancora ai miei comandi, dopo qualche minuto che mi sembra eterno riesco ad alzare un dito e poi un altro, senza pensarci inizio a batterli per terra, uno alla volta contando nella mia testa.
Uno, due, tre…
Questo è  il mio modo di scandire il tempo.
…Quattro, cinque….
Che il fuoco si stia spegnendo?
…Dodici, tredici…
Sembra  alquanto improbabile
…ottantasette, ottantotto….
Poteva essersi alleviato, anche se non del tutto senza che me ne accorgessi?
…Centoventi, centoventuno…
I battiti delle mie dita diventano sempre più chiari alle mie orecchie, finché non riesco a sentire chiaramente il ticchettio delle unghie che toccano il suolo. È un suono ritmatico, che, anche solo per qualche secondo, segue all’unisono il ritmo del mio cuore, ne riesco a percepire ogni battito ora eppure ci metto un po’ a notare che pian piano sta rallentando e di conseguenza anche le mie dita lo fanno, e con loro anche la percezione che ho io del tempo lo fa.
Per questo gli ultimi secondi in cui il mio cuore rimbomba nel mio petto prima di fermarsi del tutto mi sembrano eterni.
Poi più niente. Silenzio.
Le mie dita si sono fermate, imitandolo, e anche io.
Anche se per poco, il rumore dei battiti era stata l’unica cosa che mi avesse fatto compagnia e adesso mi sentivo sola.
Poi il dolore, senza alcun preavviso, cessa, le tenebre che mi avevano risucchiato mi lasciano, il tempo di un battito di ciglia e ho dimenticato ogni cosa. 


Apro di colpo gli occhi, sento il vento accarezzarmi il corpo, e i muscoli irrigidirsi nuovamente, finché non mi trovo in piedi.
Il tutto accadde in una frazione di secondo.
non so spiegare cosa successe dopo, era come se il mondo intorno a me mi fosse esploso addosso.
Sentivo, fiutavo e percepivo ogni cosa.
La mia mente registrava ogni piccolo suono, odore o oggetto e gli dava un nome.
Mi trovavo in una stanza, di un edificio piuttosto alto, quasi del tutto spoglia e grigia. L’unico tocco di colore proveniva dalla grande finestra  aperta che dava su una strada deserta limitata dalla foresta.
Attratta da qualsiasi cosa si trovasse all’esterno mi calai giù e solo quando ero ormai atterrata dolcemente, attutendo l’impatto con la punta dei piedi mi accorsi del salto piuttosto alto che avevo compiuto.
Distratta com’ero ad ammirare il paesaggio inondato di colori attorno a me non ci pensavo poi molto.
Camminando lentamente attraversai la strada e mi inoltrai nel verde della foresta, che capì poi essere soltanto un piccolo boschetto. Ogni cosa aveva una diversa sfumatura di verde, ed era fiocamente illuminata dai pochi raggi di sole che filtravano dall’alto, ne riuscivo a distinguere perfettamente i colori. sentivo il leggero fruscio delle le foglie mosse dal vento e ne assaporavo distrattamente l’odore.
Mi godevo ogni più piccolo dettaglio, eppure, a differenza di ogni altra cosa in quel luogo, mi sentivo fuori posto. Ben presto avrei capito che quella sensazione mi avrebbe accompagnata per molto tempo.
Per la prima volta mi chiesi cosa ci facessi io li, e soprattutto cosa dovevo fare ora?
La curiosità ,per quello che mi circondava, se ne andò velocemente com’era arrivata per lasciare spazio solo ad una terribile malinconia.
 
Più mi guardavo intorno più mi sentivo persa.
“Chi ero io?”
Ecco che il mio umore cambiò di nuovo, stavolta però la sensazione  era  cosi familiare e naturale che mi lasciai andare.
Mi sentivo come sdoppiata, una parte di me era ancora li, nel bosco, vigile ed attenta ad ogni piccolo dettaglio mentre l’altra si stava avvicinando ad un luogo sconosciuto, man mano che andava avanti pero sentivo i suoni e i profumi della foresta sempre più lontani, che si andavano sostituendo il brusio delle persone  e il tintinnio di bicchieri e piatti che c’era nella tavola calda in cui ora mi trovavo.
La stanza, illuminata debolmente solo da qualche lampadina, era angusta.
I contorni erano  indefiniti cosi cercai mettere a fuco: ci sono tanti tavoli e bicchieri su un bancone, probabilmente è una vecchia locanda malandata.
Ma ad attirare la mia attenzione la figura alta e slanciata della persona che era appena entrata.
Per quanto poco del mondo potessi aver visto ero certa che non avrei trovato niente di più bello di quel ragazzo biondo che mi fissava con i suoi occhi cremisi che nascondevano un animo tormentato  tenendosi sulla difensiva. Perfino con quello sguardo crucciato era bellissimo.
I miei occhi da vampira, a differenza di quelli umani, riuscivano perfettamente a distinguere le cicatrici dei morsi che sembravano essere,  a prima vista la sua caratteristica dominante.
Mi soffermai sul viso, segui la linea della mascella fino al collo segnati da anni e anni di battaglie.
Tutto in lui urlava : pericolo!
Eppure per essere l’unico vampiro in una stanza piena di semplici umani sembrava piuttosto agitato, quasi teso come se fosse in attesa di qualcosa. Lo tradivano la sua postura ritta e lo sguardo calcolatore.
Ammirai ammaliata i lineamenti squadrati incorniciati dalla chioma bionda biondo cenere che mi faceva venire voglia di passargli le dita tra i capelli. Con uno scatto non voluto allungai una mano come se potessi toccarlo davvero.
Quello ero Jasper. Lo sapevo. Lo riconobbi anche se non l’avevo mia visto. Rimasi scioccata da quel fulmineo riconoscimento. Ma al tempo stesso mi sentì rassicurata.
Non ero più sola.




Angolo autrice: è la prima fan fiction che pubblico e ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare a leggerla tutta.<3 (qualsiasi commento è sempre gradito)
 
  
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