Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |       
Autore: pikychan    02/01/2015    2 recensioni
Duefoglie. Una nuova avventura. Pericolosa. Un cattivo. Vecchie conoscenze. Una foto. Il caldo. Il tornado.
Lucinda dovrà sostenere tutto questo. Ma stavolta è diverso. Stavolta manca qualcosa. Ash e Brock non saranno con lei. Deve cavarsela da sola. Non ha tempo per lasciare spazio hai sentimenti. Ce la farà? O succederà qualcosa di imprevisto?
(Questa fanfiction è nata come tributo alla pearlshipping, anche se non contiene scene sdolcinate o zuccherose. E' dedicata all'inventore dei pokèmon, perchè noi pearlshipper sappiamo quanto adorasse questa coppia.)
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Brock, Lucinda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pokèmon: L'inondazione Leggendaria

 

Ci troviamo a Duefoglie. Paese natale di Lucinda. È una calda giornata d'estate e lei è seduta sotto un albero. Si ripara dai raggi del sole, arieggiandosi anche con un ventaglio tradizionale. Ha una faccia stremata. Segno che si arrende definitivamente a quella temperatura, decisamente alta, che ha preso piede nell'ultimo periodo. A fianco a lei l'inseparabile Piplup. Assolutamente stordito. Quasi svenuto. È a terra in stato di semicoscienza. La sua espressione, tuttavia, è simile a quella dell'allenatrice.

-Mamma che caldo... non ce la faccio più...- si lamenta cadendo quasi in avanti.

-Pipla...- emette il pokèmon da sdraiato.

Insomma, è molto noioso. Ma quale razza di storia vuoi che ne esca?! Oh beh, forse non sarà una grande storia, ma almeno qualcosa succede e non si tratta delle solite storielle romantiche.

All'imbrovviso si sente un debole suono. Una melodia. Che attira l'attenzione della ragazza e fa drizzare il pinguino. Sembra anche che in quel preciso momento il sole si sia oscurato lasciado spazio a un debole venticello che spezza l'atmosfera.

Lucinda presta attenzione. Le pare famigliare. Un po' nostalgica. Sente che le richiama alcuni antichi ricordi... non può più star lì. Deve andare. Deve scoprire da dove proviene. Deve ascoltarla più da vicino. Si alza. Non sa bene che direzione prendere, ma decide di fidarsi del suo orecchio.

-Andiamo Piplup!- esclama cominciando a correre, mentre il pokèmon più lentamente si alza e la segue con la sua solita andatura buffa. Un po' ciondolante.

Man mano che si avvicinano la musica si fa sembre più forte. Fin ad arrivare a capire da che strumento è suonata la melodia. Non da un flauto, non da un'armonica, ma da una foglia. E chi la suona è una ragazza. Bionda. Non si capisce il colore degli occhi, perchè sono chiusi. Ma la ragazza dai capelli blu non ha dubbi. È Alice. Quella ragazza è Alice. L'avevano incontrata una volta. Quella volta che avevano salvato il mondo grazie alla sua canzone. Con Ash e Brock. Orazione. Si chiamava così la canzone che li aveva salvati, nonché quella che sta suonando ora. Ma la foglia si può considerare uno strumento musicale? Questo Lucinda non lo sa, sa solo che il suono è dolcissimo. Che è l'olio della terra. Non ne farebbe mai a meno.

E così resta ad osservarla. Seduta sul bordo della fontana. Con le gambe appena accavallate. Che suona nella foglia verde. La osserva per quanto? Due, tre... quando senza un motivo preciso smette bruscamente. Guarda appena. Voltando il suo sguardo vicino a dove, un secondo prima, era la coda dell'occhi. Subito il suo sguardo sembra anche un po' irritato. Come se si sentisse spiata. Ma poi si rilassa e la testa si volta.

-Lucinda!- esclama lei felice di vederla.

La ragazza contraccambia il sorriso e le batte le mani.

Lucinda le si siede accanto e le due parlano per un po'. È piuttosto curiosa di sapere cosa ci fa a Duefoglie. Le parole fluiscono come l'acqua alle loro spalle. E non si fermano. C'è molto da dire.

-Ash e Brock?- chiede Alice.

-Brock è a Kanto per diventare un Medico Pokèmon, mentre Ash sarà già ripartito per qualche regione-

-Ah... capisco- dice lei. Il suo tono, anche se non di molto, sembra calato. Più amaro. Lucinda non capisce, cos'ha detto di sbagliato?

-Va tutto bene?- domande un po' incerta. Non è sicura neanche che quella sia la domanda giusta da farle.

-Sì, non preoccuparti-

-E tu come mai sei qui a Duefoglie?-

-Vedi, avrai senz'altro notato l'eccessivo caldo dei giorni precedenti, no?-

-Caldo e afoso, continua a non voler cedere...- commenta lei come se si ricordasse solo ora di aver caldo.

-Ma questa temperatura non è normale-

Lucinda si fa perplessa. Non se lo aspettava. Da una ragazza come Alice... lei non si lamenta come le ragazzine della sua età. Cosa vuole dire?

-Che intendi?- decide di chiederle.

-Che c'è qualcosa di anomalo, stando alle ricerche di Tonio questa temperatura sarebbe sintomo di un'inondazione-

-Di un'inondazione?!- sgrana gli occhi. Era l'ultima cosa che si aspettava.

-Esatto, ma questi sintomi si manifestano attraverso due stadi: il primo è questo e il secondo un violento tornado che spazza via tutto quanto-

-Oh no! Ma è terribile, faremo la fine dell'arca di Noe!- si fa prendere subito dal panico.

-Quello che ancora non riusciamo a capire e che stando ai dati l'inondazione avrà luogo solo a Duefoglie nei pressi del Lago Verità...- si porta una mano sul mento pensosa.

-Beh, almeno sarà più facile controllare la situazione-

Alice alza gli occhi e si ritrova Lucinda in piedi. Braccia sui fianchi e atteggiamento fiero. È proprio una ragazza formidabile. Sicura di sé e delle sue potenzialità. Sarà per questo che è così brava in un sacco di cose. Tenace e determinata. La bionda aveva sempre saputo che sarebbe diventata una grande. Sapeva anche, già dal primo incontro, che lei e Ash formavano un duo eccezionale. Perchè loro sono legati da un'amicizia speciale.

 

Poco più tardi arrivano alla casa di Lucinda. Bussano e Olga le fa entrare, un po' stupita. Ma senza aggredirle subito di domande va in cucina. Mentre Alice e Lucinda siedono sul divano. La mamma di Lucinda ha giusto preparato il the. Ma non molto caldo, c'è già caldissimo fuori perchè riscaldarsi anche dentro?

-Mamma, lei è Alice, una mia vecchia conoscenza- presenta la ragazza dai capelli blu.

-Oh... quella Alice? Tu me la ricordi molto, sai?-

-Eh?- Lucinda è molto stupita e sorpresa, chi l'avrebbe mai detto che si conoscessero già? Guarda prima la madre, che si è seduta nel divano di fronte a loro, e poi Alice con aria smarrita.

-Sì signora, sono proprio io- dice la bionda educatamente accennando un sorriso.

-Quanto sei cresciuta! E dimmi, tua madre come sta?-

-Al solito, non esce molto spesso-

Lucinda le ascoltava con un po' di irritazione. Per cominciare non sapeva neanche che sua madre conoscesse Alice. Perchè non gliel'aveva detto? Certo, lei non gliel'aveva mai chiesto però non lo trova giusto. E ora non la considerano neanche più mentre parlano, è irritante.

-Scusate, ma com'è che voi vi conoscete?-

-All'accademia pokèmon, la mamma di Alice era una mia compagna di classe e prima che tu nascesi ci vedevamo spesso, è per questo che ho visto Alice da piccola- le spiega la madre.

Ora è più chiaro. Anche se non lo avrebbe mai indovinato. Ora le basta scoprire che sua madre andava alle elementari con la campionessa Camilla e nulla l'avrebbe mai più stupita.

Alice e Olga continuarono a parlare per un po'. Cose di cui Lucinda non aveva la minima idea cosa fossero. Dopo una mezz'oretta abbondante però la mamma di Lucinda torna in cucina a preparare il pranzo. La ragazza più piccola ne approfita per mostrare alla più grande la sua camera.

Appena Alice entra si guarda intorno. Trova quella camera veramente carina. Ha l'aria da infanzia profumata, come le piace definire alcune camere dei bambini. Le ricorda molto la sua. I gusti semplici. Senza troppe pretese. Di chi vede il mondo con occhi innocenti.

-Lucinda, la tua camera è molto carina, ti si addice-

-Ah, davvero? Grazie, siediti pure- le dice un po' sbrigatamente per andare a raccogliere un peluche caduto a terra.

La ragazza bionda accetta l'invito e si siede sul letto. Si guarda ancora un po' intorno e coglie molti particolari della stanza. Alcuni fumetti, ma molto diversi da quelli che aveva lei da piccola, dei libri, peluche di pokèmon... e poi una cosa che attira la sua attenzione. In un quadretto c'è una foto. Una foto che ritrae la ragazza con in braccio il suo Piplup e il suo Bunery. A fianco un ragazzo. Ash. Col suo Pikachu sulla spalla destra. Sorridono. Ash saluta anche con il braccio sinistro alzato. Entrambi gli allenatori hanno in testa delle orecchie da pokèmon. Ash da Pikachu e Lucinda da Bunery.

-Bella quella foto, quando l'avete scattata?- la indica non allungando del tutto il braccio.

Lucinda si volta stupita e lasciando bruscamente il peluche che sta raccogliendo si butta davanti alla foto agitata.

-No no! È-è imparazzante, non la guardare! È stata un'idea di Ash!- agita le braccia rossa in viso.

-Invece io vi trovo carini- dice l'altra emettento una piccola risata intenerita.

Lucinda a quel punto si ritrova spiazzata. Carini? Ha detto così? Beh, riconosce di aver esagerato un po' in effetti. È una foto buffa, ma originale e divertente. Quindi decide di rilassarsi. Alice non la sta affatto giudicando.

-Alice, però adesso che facciamo?- domanda. Poi si rende conto che la domanda è decisamente generica e agitandosi un po' all'inizio aggiunge qualcosa per far capire che intende a proposito dell'inondazione di cui hanno parlato prima.

-Arriveranno i rinforzi, in oltre tutte le persone e i pokèmon del paese daranno una mano, l'obbiettivo è di costruire una grande diga che blocchi il passaggio dell'acqua- le spiega.

La ragazzina si siede sul letto e l'ascolta impressa. Non ha dubbi che se Alice dirà loro quello che devono fare tutto andrà bene. Tuttavia c'è qualcosa che la turba. Che gli fa paura. Che la fa sentire sola e smarrita. Forse qualcosa. Qualcuno. Non capisce bene. Come se non volesse affrontare questa nuova e pericolosa avventura. Eppure in passato ne aveva già passate di tutti i colori. Con Ash e Brock. E allora perchè stavolta doveva essere diverso? Per quanto si sforzasse non riusciva a capirlo. Sfuggiva alla sua comprensione.

A staccarla violelentemente dai suoi pensieri è il campanello. Ora l'unica cosa che occupa la sua mente è il pensiero interrogativo su chi può essere. Si alza in piedi come a comando. Anche l'altra ragazza la segue e scendono le scale.

Intanto ci ha pensato Olga ad aprire. È un ragazzo. Pelle scusa. Capelli mori appuntiti. È accompagnato da due pokèmon. Uno alla sua destra. Uno alla sua sinistra. Sono dei Bellossom.

-Brock, da quanto tempo-

-Buongiorno signora, piacere di rivederla-

Le due ragazze intanto solo arrivate. Lucinda quando ha sceso del tutto le scale ha anche accellerato. Fino a correre. È parecchio curiosa adesso. E non solo. Ha una strana sensazione. Ora il cuore le batte più forte.

Quando vede chi è però si ferma all'istante. Il cuore ha ricevuto solo un tuffo tremendo. Forse per lo spavento. Forse per la sorpresa. Un po' di delusione venuta da chi sa dove. Sgrana gli occhi.

-Brock!?- le sfugge anche troppo forte.

-Ciao Lucinda- saluta lui.

-Ehi Brock, grazie di essere venuto, il tuo aiuto sarà prezioso- dice Alice con il suo solito tono calmo e cortese.

Lucinda subito è un po' confusa. Aiuto? Ma quindi l'ha chiamato Alice? Però poi ragionandoci capisce che è sempre per la questione dell'inondazione. È solo un po' scettica dal capire perchè la ragazza non gliel'abbia detto prima. Non ne trova il motivo.

-Alice! Luce dei miei occhi! Da quanto tempo! Ringrazio invece te per avermi chiamato! Perchè questo significa...!- Brock le si inginocchia ai piedi tendendole la mano, non ricordandosi però dei due pokèmon pronti a colpire. Che però alla fine non colpiscono. Perchè, il piccolo Chimchar di Alice che, scusate se non l'ho detto prima, è fuori a giocare con il Piplup di Lucinda, arriva e lancia un, non potentissimo, Lanciafiamme diretto alle chiappette di Brock. Ed ecco che il nostro don giovanni si raddrizza di scatto e comincia a correre come un matto.

-Ah, eccoti Chimchar...- emette Alice un po' stranita per la situazione.

-Brock non cambia mai, eh?- commenta Lucinda incrociando le braccia con occhi critici.

Meno male che c'è Piplup. Con l'attacco Bollaraggio riesce a spegnere la fiamma. Brock lo ringrazia e poi tutto torna tranquillo. Nonostante il caldo, segno del disastro imminente che si sta per abbattere su Duefoglie, è una giornata bellissima. Tutto è in fiore. Gli alberi sono carichi di foglie. È la giornata ideale per... costruire una diga. È sì, i lavori sono gia cominciati. E ora si aggrega all'allegra compagnia anche la ragazza dai capelli blu di Duefoglie coi suoi amici. Uomini, bambini e pokèmon lavorano tutti insieme. I Bidoof aiutano portando un bastoncino alla volta. Gli Starly lasciano cadere un rametto ogni volta che passano in volo sulla diga. Perfino pokèmon dalle città lontane e da altre regioni accorrono a dare una mano. Oggi su Duefoglie oltre che al caldo afoso si respira un clima di pace e fraternita. Un clima che tira molto su di morale la nostra Lucinda. Anche lei è pronta ad impegnarsi. Anche lei vuole essere d'aiuto.

-Ehilà Lulù-

-Kenny?! Ma ancora! Tutte le volte? Smettila. Di. Chiamarmi. Così!- si volta lei arrabbiata. Con gli anni ha imparato a riconoscerlo subito. Lui è il solo ormai a chiamarla così.

-Tanto lo so che infondo ti piace...- dice lui provocatorio.

-No! Non puoi saperlo perchè non è così!-

La ragazza perde le staffe. Lo sa e se ne dispiace. Odia essere chiamata Lulù. Lo odia perfino più dell'essere spettinata.

-Sembra che le cose procedano bene- commenta lui.

-Già...- lei invece non sa che altro dire.

-Ho saputo che è arrivato Brock-

-Come lo sai?-

-E del tuo Ash neanche l'ombra...- continua lui, con il suo tono provocatorio, non rispondendole.

-Che vorresti dire, scusa?!- le domanda lei arrabbiata cercando però di mantenere un minimo di contegno.

-Niente, che alla lunga tutto torna a galla...- spiega con tono disinteressato.

-Non ho capito niente di nuovo!-

-Mettiamola così, Brock è venuto da Kanto, no?-

-Beh, sì...- risponde lei. Questo è vero. Però nessuno a mai detto il contario. Dove vuole arrivare?

-E Ash invece no, giusto?-

-E-esatto...- risponde stavolta un po' tentennante. Dare ragione così gratuitamente a Kenny non è un'impresa facile.

-Tutto qua, Brock c'è e Ash non c'è, ora vedi un po' tu di chi ti poi fidare- conclude con aria sacente.

-Che discorsi sono! Scommetto quello che vuoi che Ash ha una ragione più che valida per non essere venuto!- strilla. Perchè a questo punto non riesce più a contenersi. Non può parlare così di un suo amico.

-Certo che c'è, la vergogna-

Lucinda si volta. E vede che appoggiato a un albero c'è un ragazzo. Capelli viola. Occhi neri. La sua aura fredda crea un effetto scottante con la temperatura del giorno.

-Paul!- emette più sulla difensiva che sorpresa.

-Ash è orgoglioso, la sconfitta subita alla Lega di Sinnoh gli brucia, non credo che lo rivedremmo tanto presto- conclude la frase sarcastico.

-Ash non è così!- dice ancora lei non sapendo più cosa dire per difendersi.

-Stando ai miei dati le cose stanno più o meno così- spunta fuori da dietro Lucinda un ragazzo che porta gli occhiali e ha i capelli verdi.

-Conway!- si volta lei spaventata. Ogni volta che appare la spaventa e oggi in modo particolare.

-Grazie alla ricerca approfondita su Ash Ketchum hai tempi della Lega di Sinnoh ho potuto costatarne che è un egoista, orgoglioso, che sfrutta tutte le occasioni a proprio vantaggio e che non ritenta mai di risfidare un lega dopo la sconfitta- poi aggiunge qualcosa sul fatto che non pensava che quei dati gli sarebbero tornati utili.

-Tsk, visto? Anche la scientifica c'è arrivata, ma tu lo conosci?- commenta Paul sempre con aria sarcastica.

La ragazza ne ha abbastanza di sentirli. Ne ha abbastanza di sentirli parlare male di Ash. Gli occhi le si stanno anche bagnando. Non riesce a piangere. Le sue lacrime sono destinate a non uscire mai. A restare dietro agli occhi.

-Smettetela! Voi siete solo invidiosi di lui! È questa la verità!- urla prima di correre via.

Nessuno di loro la segue o tenta di seguira. È arrabbiata. Troppo arrabbiata. Non ci vede più dalla rabbia. Kenny, Paul e Conway sono solo invidiosi. Invidiosi marci. Si rifiuta di credere anche solo a una parola di quelle che hanno detto. Ash non è così. Il suo Ash non è così.

Mano a mano che le gambe cominciano a farsi sentire sembre più pesanti il suo passo rallenta. Fino ad arrivare a un punto che non si sta più muovendo. È arrivata nei pressi del Lago Verità. Senza fiatone o essere particolarmente stanca. È piuttosto allenata nelle corse. Guarda l'entrara della Riva Verità. No, non ha voglia di entrare. Non può neanche. Dovrebbe tornare indietro.

Prende qualcosa dalla tasca. La foto di prima. Quella che era nel quadretto in camera. Di lei e Ash. Non ci fa mai molto caso, ma dopo il commento di Alice quella foto ha acquistato un che di prezioso.

La guarda e pensa che è prorio vero. Già. Sono proprio carini. Perchè sono insieme. Ash forse è il tipo di persona che viene bene dovunque e con chiunque, ma lei no. Solo con Ash si sente a suo agio. Si sente completa. In grado di fare qualsiasi cosa. In grado di sostenere qualsiasi prova.

Volta la foto. Sul retro c'è una frase. È stato Ash a scriverla, dice: Non c'è nulla di cui preoccuparsi, noi saremo amici per sempre. -Ash.

Le manca. Davvero. Ora le manca terribilmente. Il suo sorriso, i suoi incoraggiamenti... non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ha sempre odiato questa frase. Ma non quando la pronunciava Ash, anzi, se era lui a dirla la rendeva la frase più bella del mondo. La faceva sorridere. Le faceva tornare il buon umore.

Mentre è impressa in questi pensieri il cielo si è fatto più scuro. In un istante. Come se fosse arrivata la notte. La foto che ha tra le mani le sfugge e vola via trascinata dal vento. Solo allora guarda in avanti sorpresa. Possibile che il secondo stadio sia cominciato? Vorrebbe inseguire la sua foto, ma il vento glielo impedisce. Sente delle urla che chiamano proprio lei. La chiamano a gran voce. Sua madre. Alice. Brock... allora non può ignorarli. Deve tornare. A mal in cuore. Non avrebbe dovuto portare con se la foto.

 

Non appena torna si becca subito una bella ramanzina da Olga. Perchè ti sei allontanata?! È pericoloso! Dice questo e molte altre cose, ma la figlia non fa una piega. Resta lì. Seduta sul divano. A testa bassa. Le dispiace aver perso la foto. Le dispiace molto. Ma non è solo per quello. Lui le manca. Ormai è inutile negarlo. Quanto avrebbe voluto che anzi che Brock fosse venuto Ash.

La madre vedendola così è arrivata a pensare che in realtà faccia così perchè è pentita di quello che ha fatto ed è triste di aver causato problemi. Quindi l'abbraccia. Facendola alzare. Lucinda è subito confusa da quanto è lontana dalle preoccupazioni della madre, però poi si rilassa e l'abbraccia a sua volta. Un abbraccio non è esattamente quello di cui in quel momento ha bisogno, ma si apprezzano gli sforzi. D'altro canto non si può far recapitare un Ash Ketchum nella regione di Sinnoh in quel momento, no?

 

Arriva la notte. Ormai è chiaro. È arrivato il secondo stadio. Che è anche quello finale. Tutti nel paese chiudono a chiave la porta di casa e ogni passaggio che consenta il contato tra l'interno e l'esterno. Nonostante tutto sembra che tutte le persone dormano tranquille e beate. Lucinda invece no. Non ci riesce. Il quadretto da cui ha prelevato la foto è ancora lì. Nudo e spoglio. Non si darà mai più pace. Deve trovare quella foto a tutti i costi. Altrimenti il senso di colpa la consumerà. Deve andarla a cercare. Si alza. Uscirà dalla finestra. Anche se è al primo piano troverà un modo.

Piplup che dorme sotto le coperte in un lettino affianco al letto la sente alzarsi. Sbadiglia un po', ma poi sgrana gli occhi. Che vuole fare?

-Pipla piii!...?-

-Ssssssh... Piplup abbassa la voce, devo andare...!- le sussurra col dito sulla bocca.

Il pokèmon insiste per andare con lei, ma l'allenatrice è irremobibile. Non vuole che gli succeda niente di male. Lei se la caverà. O almeno spera.

Non fa in tempo neanche a rivoltarsi che davanti alla sua finestra appare un pokèmon. Quando se ne accorge la ragazza si tappa la bocca e indietreggia un po' per impedirsi di urlare. Sussurra invece solo: Latios... un pokèmon leggendario. Ash gliene aveva parlato. Non pensava l'avrebbe mai visto dal vivo.

Decisamente in modo indiretto Latios le fa capire che vuole che salga sulla sua groppa. Lucinda rimane spiazzata. Le sembra una situazione inreale, altro che in vero simile! Comunque senza troppo indugiare apre la finestra e salta in groppa al pokèmon. Si allontanano senza notare neanche che Piplup, che ora è in piedi, rimane a bocca aperta e per lo shock cade di parte.

 

Latios vola a gran velocità. Non ad alta quota, ma rimanendo sempre alla stessa altezza. Il velto fa paura, ma la ragazza blu si sente al sicuro. È euforca. Le sfugge anche qualche urletto di gioia che si confonde tra il vento e sparisce senza che nessuno l'abbia sentito. Superano la diga e arrivano alla Riva Verità, non si fermano per un po' e intanto che Latios vola la ragazza guarda se a terra trova la sua foto. E infatti riesce a vederla. Impigliata a un rametto. La indica con il dito felice ed esclama eccola! È felicissima. È riuscita a ritrovarla. In quel momento non avrebbe desiderato altro.

Neanche il tempo di esultare che si ritrovano davanti un uomo. Chiede alla ragazza chi è e cosa ci fa lì. Lo chiede con tono aggressivo. Allora Lucinda gli risponde a tono e gli volge la medesima domanda.

-Non ti piacerebbe saperlo...- risponde lui maligno.

-E invece sì! Non hai proprio l'aria innocente, signore- controbatte cercando anche di ironizzare.

-E va bene, io sono il cattivo della favola, come mi definireste voi, quello da sconfiggere per salvare il mondo e blablabla-

-Questo qui è fuori...- emette incredula. Poi ci pensa bene... ma quindi è lui che controlla il tempo e scatenerà l'inondazione?! Quindi non si tratta di cause naturali!

-Allora sei tu a controllare il tempo in modo che avvenga un'inondazione! Perchè lo fai!?!-

-Ragazzina, è ovvio che non te lo dirò mai...-

Lucinda ordina al pokèmon di fare retro front. Ha già cominciato ad andare, ma quando il nemico se ne accorge lancia un urlo.

-Ehi! Non puoi andartene come se niente fosse! Va bene, ti dirò il mio piano!-

A quella frase allora la ragazza si appresta ad ascoltare.

-Gli antichi segreti...-

-Eh?!- le viene istintivo emettere, la voce si è fatta decisamente inquietante.

-Si narra che gli antichi segreti del mondo pokèmon siano sepolti sotto questo lago, ed è per questo che voglio far verificare un'inondazione-

Lucinda non ci crede. Perchè i cattivi fanno sempre così? Perchè vogliono sempre arrecare danni per ottenere qualcosa di antico, misterioso, magico... qualcosa che possibilmente riguardi il mondo o comunque un vasto territorio. L'ha sempre pensato lei. Alle fine non sono neanche interessati allo scopo ultimo, il loro obiettivo e divertimento sta nel causare danni agli altri. Difficoltà da superare, limitazioni... alla fine si annoiano a morte. Sono dei bambinoni che pensano che il mondo sia un gioco.

-E' stata dura, ho dovuto costruire anche una macchina in grado di controllare il tempo in modo d'assorbire inizialmente tutto il vento. Compresi i venticelli più leggeri. Così facendo ora che la mia macchina finale è ultimata ho potuto rilasciare tutto il vento accumulato nei giorni precedenti creando un uragano potentissimo che mi permetterà di risucchiare tutta l'acqua del lago e poi in seguito rilasciarla all'esterno-

La ragazza non crede alle sue orecchie. È proprio vero che i criminali sono genii incompresi. La sua spiegazione è geniale. Ha pensato proprio a tutto. Certo che dal momento che ha fatto tutto questo a scopo malvagio non si merita complimenti. È davvero un peccato che un'intelligenza come la sua vada sprecata a causa della malvagità. Tutti i cattivi sono dei tali cervelloni. Preparano piani complicatissimi pur sapendo di essere in torto marcio. Si divertono. È un passatempo. Punto. Deve essere per forza così. Altrimenti non ha senso tutto questo.

-Allora sei tu! Tu hai permesso a quel caldo allucinante di tormentarci per giorni!- urla la ragazza dagli occhi blu in preda alla collera.

-Credi che per me fosse stato facile? Lavoravo di continuo non avendo neanche due secondi per lamentarmi- dice lui facendo un ghigno.

Lucinda ribolle dalla rabbia. Ah sì? E chi a voluto che le cose andassero così?! Quel genio incompreso si è guadagnato il suo disprezzo. Vorrebbe eliminarlo. Distruggerlo. Disintegrarlo. Esiliarlo. Trema. Trema davvero. Non per paura. Lei non ha paura. Non ce l'ha davvero, ma non sa che fare. Se solo in quel momento ci fosse con lei qualcuno... lui saprebbe che fare. Lo sa sempre. Quella volta non farebbe eccezione. Ne è certa. Più che certa.

Una ventata la colpisce. In pieno. D'impatto sembra che il vento abbia un peso. Tanto che chiude gli occhi. Non tanto per proteggerli o altro. Lo fa istintivamente. Cade dal pokèmon. Anche se non sono molto in alto sembra che la distanza tra aria e cielo non si annulli mai. Al contrario. Lucinda non si rende neanche conto di cadere. Non se ne accorge. Non sente il vuoto.

Si ritrova a riva. Alla riva del lago. Sbraiata. Ora il vento si è calmato. Il tempo è bellissimo. Il lago è trasparente. Il cielo azzurro lo fa apparire brillante. C'è calma. Pace. Del cattivo d'occasione nemmeno l'ombra. La blu sente appena l'erbetta che le caccarezza le guance. È tiepida. Sente su di se il calore del sole. Ha gli occhi chiusi. Non dorme. Si sta riposando. Forse è sveglia da ore, non crede di aver mai dormito. Come non volersi ritrovare ancora nella condizione di vivere. Analizzare attentamente ogni persona e aspetto della vita per potersi comportare al meglio. Per poter dare il massimo. Per poter essere soddisfatta e rendere più felici tutte le persone attorno a lei. Mentre invece tenendo chiusi gli occhi si sente al sicuro. Lei lo sa. Nessuno la può giudicare se fa finta di dormire. O meglio, sa che non è così. La gente può giudicare su tutto, ma lei sa che tenendo chiusi gli occhi non le importa. Che la gente dica pure quello che voglia. Lei così non si sente partecipe. Non si sente chiamata in causa. Non si crea alcun tipo di problema. Resta tranquilla e beata.

-Lucinda... Lucinda, dai apri gli occhi!-

Sente una voce. Famigliare. Che inizia a parlarle. Lei però non vuole aprire gli occhi. Non si sente pronta. Sta troppo bene lì. A occhi chiusi. Senza pensieri, senza paura.

-Eh sù! Lucinda, ti devo dire una cosa importante!-

La voce continua a perseguitarla. Ora si sente anche scuotere un po'. È seccante, ma decide di aprire gli occhi. Lentamente. Come non si sentisse pronta a staccarsi dal mondo dei sogni per tornare alla crudele realtà. Come in effetti è.

Appena lascia che al luce le rifletta gli occhi blu rimane subito confusa. C'è Ash. Sottosopra. Come un pipistrello. Però non è così. Si trovano in due prospettive diverse. Nessuno dei due è a testa in giù. Semplicemente entrambi sono a testa in sù in direzioni diverse.

-Ash...?- sussurra.

Non ci può credere. Cosa ci fa Ash lì? Quando è arrivato? In effetti in questa situazione ci sono molte cose strane. Ma questa le supera tutte. E anche se è contenta non può fare a meno di chiedersi: come?

-Non c'è nulla di cui preoccuparsi, noi saremo amici per sempre!- dice sorridendole.

La ragazza è sempre più confusa. Ha ripetuto la stessa, esatta, frase scritta sul retro della foto... Le scoppia la testa. Perchè? Perchè proprio ora? Coincidenza? E poi perchè dirlo in quel momento? Ha troppe domande e nessuna risposta. Troppi interrogativi, nessuna esclamazione. Vorrebbe chiedere ad Ash. Rivolgergli tutte quelle domande che la tormentano. Al minimo si accontenterebbe di un: perchè? Perchè gli dice questo. Vorrebbe tanto saperlo, eppure non ci riesce. Non riesce a chiederlo. Non riesce a dire niente. La bocca è come paralizzata. Non è una questione di coraggio. Quello non le manca. Non ci riesce proprio a livello pratico.

 

La confusione che si sente è tremenda. Il terreno è caldo e secco. È forse questo a svegliare Lucinda. Rialza il busto. Si sente tutta rotta. Il vento è ancora violento. Si guarda intorno. Alice con il suo Chimchar che combatte contro uno strano marchingegno. Il lago è recintato. Prima non ci aveva fatto caso. Ora non ci da neanche molta importanza. Si sente egoista. Terribilmente egoista. Ma in quel momento ha in mente solo la foto.

La vede. Ora non è più impigliata al rametto. Allunga la mano. Non ci arriva. Vorrebbe afferarla, ma non ci riesce. È troppo lontana. E lei non riesce ad alzarsi. È in fiamme. Lucinda vorrebbe urlare. Chiamarla. Ma non ce la fa. Si sente impotente. Patetica. Non ha più forze. Sente che sta per cedere. Non capisce perchè... perchè le cose non vanno come vuole? Il mondo è crudele. Ash diceva sempre che il momento di dare il massimo è proprio quando non ce la fai più. Però lei non ci riesce. Non se le manca qualcosa. Si sente stupida e debole, ma non può farci niente. Lei è così. Lo è sempre stata. Prima di conoscerlo. Lui ha tirato fuori la parte migliore di lei... ma ora che non c'è? È come se non fosse successo niente. Come se il tempo non fosse mai passato. Come se fosse stato tutto un sogno. Ma siamo sicuri che in realtà non lo sia stato? Perchè ormai, arrivati a questo punto non si ricorda più. Non distingue più i sogni dalla realtà. Chi è lei? E che cosa ci fa lì? Che cosa significa: non c'è nulla di cui preoccuparsi?

Comincia a vederci doppio. Leggermente. Le sembra quasi che i cespugli si muovano. A sinistra e a destra. Velocissimi. Quasi come se si buffassero di lei. La testa barcolla. Cade.

Non c'è nulla di cui preoccuparsi, noi saremo amici per sempre.

-Ash

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: pikychan