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Autore: Sick_Unicorn    02/01/2015    3 recensioni
Tutti sappiamo che Anthony Kiedis non si presentò al funerale di Hillel Slovak, e che solo alcune settimane dopo, accompagnato da Bob Timmons, andò a trovare il suo migliore amico al cimitero.
Alcune parole e frasi che scriverò le ho prese dalla biografia di Anthony, il libro Scar Tissue, ma alcune scene sono frutto della mia fantasia.
Spero che qualcuno la legga e che a qualcuno piaccia questa breve One Shot :’)
R.I.P. Hillel Slovak
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so neanche come mi feci convincere ad uscire, volevo starmene a casa a piangere come un cretino, non volevo vedere una stupida targa nell’erba che testimoniava che il mio migliore amico era volato in cielo, però mi ero lasciato portare lì da Bob, ed avevo il calzino, che usava Hillel sul palco in tasca. Non avevo affatto voglia di portargli dei fiori che puzzavano di cimitero, ad Hillel sarebbe piaciuto di più quello.
Arrivammo davanti a quella maledetta targa “HILLEL SLOVAK. FIGLIO DEVOTO, FRATELLO, AMICO, MUSICISTA.”, leggere quella scritta fu una pugnalata dritta nel cuore ad ogni lettera. Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione simile, di leggere quel nome su una targa funebre… non volevo crederci.
-Sì, bene, è qui- dissi dopo un po' –posso lasciare il calzino e andarmene, adesso?-.
-No, non è ancora il momento di andarcene- obiettò Bob –mi farò una passeggiata. Perché non mi fai un favore? Parla con Hillel, digli come ti senti per la sua morte. E perché non gli fai anche una promessa, qui, che smetterai di drogarti, che non berrai più e che non toccherai più droghe?-.
-Parlare a cosa?- dissi stizzito –è un pezzo di terra con sopra una pietra-.
-Fa come se Hillel sentisse e parlasse con te- insistette Bob. E si allontanò.
Rimasi solo davanti a quella maledetta targa, mi sedetti sull’erba bagnata ancora dalla rugiada e chiusi gli occhi, immaginando Hillel lì seduto davanti a me con quel solito sorriso, lo stesso che mi aveva sollevato da una giornata triste ogni volta.
-Salute Slim-. Lo salutai com’ero solito salutarlo. Fu inutile. Scoppiai a piangere come un bambino, non avevo neanche la forza di smettere, stavo male in una maniera.. direi impressionante, straziante, per la morte di Hillel, perciò non mi ero presentato al funerale… mi era mancato il coraggio.
-Non piangere Anthony-. La mia coscienza, rappresentata in quel momento da Hillel, mi diede una pacca sulla spalla, come per calmarmi.
-Cosa sei venuto a dirmi?- mi chiese Hillel sedendosi accanto a me.
Sembrava così fottutamente vero.. Anche se sapevo che lui non era realmente lì. O forse lo era?
-Mi manchi tanto Hillel- dissi, singhiozzando –io ho bisogno di te, non ce la faccio ad andare avanti senza di te, sei il mio migliore amico per sempre e questa cazzata non me la dovevi fare Slovak-. Soffoco un altro singhiozzo.
-Tu non dovevi farlo, perché Dio non ha preso me? Stavo messo peggio io di te, ma quello stronzo lassù ha deciso di portare via il mio amico.. mio fratello!, senza un motivo.. senza alcuna ragione!-. Scoppiai di nuovo a piangere, come un bambino. Era davvero difficile dire tutte queste cose guardando quella materializzazione di Hillel al mio fianco.. era come parlare con me stesso! Anche lui era triste, lo vidi nei suoi occhi.
Era ora. Dovevo fargli la promessa.
Un bel respiro e..
-Non mi bucherò più- dissi, deciso –non mi ficcherò più quella merda nelle vene, non snifferò mai più, non fumerò mai più, non berrò mai più ed andrò in una clinica per disintossicarmi. Se Dio mi ha tolto te per darmi questa lezione, per farmi smettere di buttare via la mia vita, io farò di tutto per apprenderla. Mi ha salvato perché sa che io posso farcela… sennò avrei fatto la tua stessa fine, è vero, Hillel?-.
Mi voltai.. ma Hillel non c’era più.
Ero di nuovo solo davanti a quella targa. Un raggio di sole mi colpì in pieno viso, era nuvoloso quando ero uscito, ma io sapevo che cos’era quel raggio di sole. Hillel mi stava dando la speranza, sapeva che ce l’avrei fatta e non avrei mollato. Lui credeva in me, come aveva sempre fatto. Era il mio angelo custode.
Riposa in pace, vecchio mio.., pensai, mentre mi alzavo.
Lasciai il calzino accanto a dei fiori che -sicuramente- alcuni parenti gli avevano lasciato. Fiori.. che inutilità: quei calzini valevano molto di più.
Quei maledetti calzini facevano parte della nostra amicizia, venderei l’anima al diavolo pur di saltare un’altra volta come un coglione con quei calzini ed Hillel al mio fianco. Poteva sembrare una cazzata, ma la facevo con il mio migliore amico, e ne valeva la pena.
Solo ora me ne rendo conto, di quanto ne valeva la pena.
  
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