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Autore: LittleBlackAngel    03/01/2015    0 recensioni
Siamo a cavallo tra due secoli, il diciannovesimo e il ventesimo. Tra cambiamenti e rivoluzioni, si sviluppa un amore dapprima forzato, ma chissà, si evolverà in qualcosa di più? Leggete e lo scoprirete ;)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Milady, vostro padre desidera parlarvi".
Una voce la risvegliò dai suoi pensieri. Aveva appena finito di prepararsi per la consueta lezione di equitazione. Nessuno, guardandola, avrebbe mai pensato di avere davanti la primogenita di una delle famiglie più influenti della città.
"Arrivo subito" si affrettò a rassicurare George. Il buon vecchio George: figlio del figlio del figlio aveva sempre servito con onore e fedeltà la famiglia, sempre rispettato la casa in cui era nato. Salutato George, Abigail si diresse verso lo studio, sull'ala ovest della casa. Attraversò un lungo corridoio. Dalle grandi finestre filtrava la fredda luce tipica dell'autunno. Dalla parte opposta, il muro era tappezzato di ritratti. La maggior parte ritraeva una donna. Aveva lunghi capelli biondi che l'autore del dipinto aveva sapientemente ritratto come fossero fili d'oro. In contrasto coi capelli chiari, gli occhi della donna erano di un blu profondo. Le avevano sempre detto che si somigliavano molto, anche troppo. Il quadro che l'aveva sempre colpita di più ritraeva sua madre e suo padre sorridenti. C'era anche lei. Cercavano di farla camminare, non doveva avere più di due anni. Erano in un bellissimo giardino, sotto un salice frondoso e il sole filtrava attraverso le foglie dell'albero, creando un bellissimo gioco di luci ed ombre. Ancora una volta si ritrovò a pensare che l'autore del dipinto fosse un autentico genio. Abigail non ricordava quel momento, ma era certa che quello fosse uno dei momenti più felici trascorsi con la sua mamma e il suo papà.
Arrivata allo studio bussò titubante alla grande e lucida porta. Una voce dall'interno le intimò di entrare. A lei sembrò più un ordine. Il grande studio era a forma ottagonale e quasi ogni parete era coperta da libri. Abigail li aveva sempre trovati noiosissimi. Così ogni volta che le era possibile si rifugiava in giardino a leggere un buon libro, un libro vero. In mezzo alla stanza c'era un'enorme scrivania, proprio di fronte a tre grandi finestre. Seduto alla scrivania un uomo, fino a poco prima intento ad esaminare alcuni documenti dall'aspetto importante, la guardava, la testa poggiata sulle mani incrociate. Non aveva più di cinquant'anni ma ne dimostrava sessanta e più. Fece un cenno con la mano, intimandole di sedersi su una delle due poltrone di fronte alla scrivania. A lei sembrò di nuovo un ordine. Si sedette. L'uomo cominciò a parlare, aveva una voce fredda e severa: "Tra pochi giorni sarà il tuo compleanno"
"Già, come dimenticarlo? Tu ed Eric siete venuti fin qui per il grande evento" lo interruppe lei, sarcastica.
"Sai bene che sia io, sia tuo fratello siamo molto impegnati" la riprese. Lei non controbattè: non aveva nè tempo nè voglia di litigare con suo padre.
"Come stavo dicendo-continuò lui-tra poco compirai diciassette anni. Sarebbe ora che ti trovassi un pretendente.."
"Eh?" lo interruppe di nuovo lei.
"Io stesso avrei già trovato degli ottimi candidati.."
"Cosa!? Se credi che sposerò qualcuno che non conosco e che hai scelto tu ti sbagli di grosso!" gridò lei sbattendo le mani sulla pregiata scrivania.
" è così, che ti piaccia o no" anche lui adesso stava gridando.
"La mamma non l'avrebbe mai permesso!" gridò Abigail ormai furiosa, uscendo dalla stanza.
" è successo qualcosa, signorina?" chiese George appena arrivato, allarmato evidentemente dalle grida.
"Scusami George, dì pure all'istruttore che vada via e che mi dispiace di aver saltato la lezione" disse.
Era stata fredda e distaccata, ma la sua voce era tremante. Passò di nuovo per il corridoio e solo allora si accorse di star piangendo . Si maledisse mentalmente .
Tirare in ballo la mamma per una litè con lui, che stupida!
Si rifugio in giardino, sotto un salice. Pensò che erano più di sedici anni che quell'albero era lì. Sorrise. Poi si chiese il perchè di quella reazione. Pensò che era una delle poche costanti nella sua vita. Magari era per questo. Poco dopo si addomentò, con gli occhi ancora lucidi, sognando di essere in quel quadro, dove lei non sapeva ancora camminare e il suo papà e la sua mamma erano ancora sorridenti.


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Salve gente :D se avete letto fin qui vi ringrazio tanto. Significa che la storia finora vi è piaciuta, almeno un po'. è la prima fanfiction che scrivo quindi sono super tesa, ho ricontrollato il testo quaranta volte. Se ho deciso di scrivere questa "storia" è grazie ad una mia amica, anche lei scrittrice, che però non sa nulla e che di conseguenza non può correggermi dove sbaglio come faccio io con lei quindi fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione (neutra, positiva o negativa che sia) e alla prossima ;)
   
 
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