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Autore: Tia Weasley    03/01/2015    2 recensioni
Esattamente, mai! Non vi dovete neanche azzardare a pensarlo. Se mai vi capiterà di incontrarne una, vi do un consiglio: svignatevela. All'apparenza potrebbe sembrare una normalissima ragazza, viziata dalla famiglia agiata, ma la verità è un'altra. Come stimolo vi basti sapere che, chi invece si è lasciato trasportare dalle dicerie, ha sofferto una bella doccia fredda un pò troppo tardi, ormai era fatta. Ti ritroveresti perseguitato dal rimorso, dalla rabbia, dalla vergogna, dalla paura e, ovviamente, dall'unica persona con una tale memoria da ricordarsi di continuare la sua dolce tortura: Penelope Nott. Purtroppo anche la ragazza aveva commesso l'errore di sottovalutare qualcuno, qualcuno che non si lasciava ingannare dal suo aspetto ammaliante, che non permetteva di farsi scalfire dalle sue minacce, che non si lasciava suggestionare dal reciproco disprezzo, qualcuno che porta il cognome Weasley.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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1 Settembre 1989

 

-Signorina Penelope è ora di svegliarsi.- Un suono destò dal sonno una bambina di 11 anni che nascose la testa nel cuscino, infastidita.

 

-Signorina si svegli.- Penelope bofonchiò qualcosa sul perché dovesse svegliarsi.

 

-Signorina, oggi è il suo primo giorno di scuola e sta facendo tardi.- Il tempo di comprendere ciò appena detto e in modalità valanga la bambina si precipitò fuori dal letto, travolgendo la povera elfa domestica.

 

-Scusami Asia!- Urlò Penelope ormai già fuori dalla stanza.

 

Un gran baccano proveniente dai piani superiori fece intendere che la primogenita di casa Nott fosse sveglia. Dopo una veloce doccia Penelope arraffò i primi vestiti a portata di mano e li indossò cercando di scendere le scale. Con il risultato di ritrovarsi sdraiata sul pavimento alla fine della scalinata, il tutto accompagnato dalla risata del fratellino Theo.

 

-Theodore evita di urlare a tavola.- Il signor Nott, seduto all'altro capo della tavolata, sgridò il povero bambino per una risata fuori luogo poiché, secondo lui, durante i pasti doveva regnare il silenzio.

 

-Scusi padre.- Rispose il piccolo Theo corrucciato dalla sgridata.

 

-E tu, Penelope.- Riprese parola il Signor Nott. -Suppongo che a nessuno sia sfuggito il tuo risveglio. Tutti i giorni la stessa storia, se provassi a stare più attenta ed evitassi di correre potresti risparmiarci questo marasma.

 

-Scusa papà.

 

-Padre. E' tuo padre signorina, imparalo.- La rimproverò Elisabette seduta di fianco a Theodore. 

 

-Si, Lady Nonna. 

 

Al contrario del fratellino, i continui rimproveri dei suoi familiari davano fastidio a Penelope. Sembravano sperduti nella loro continua ricerca della perfezione che, purtroppo, dovevano ancora capire inesistere. Ma nonostante tutto Penelope voleva un gran bene al padre. Lo stesso non si poteva certo dire di sua nonna materna.

 

Penelope viveva nel grande maniero di famiglia con suo fratello Theo, suo padre e Lady Nonna. Elisabette voleva essere chiamata in tal modo perché, a suo parere, il legame sanguigno era futile. Lei era la Signora di casa, una donna anziana e bisognava trattarla e chiamarla rispettosamente. Penelope aveva avuto la fortuna di ereditare il suo nome che ora lo si poteva leggere accanto al suo nelle anagrafe magiche. Lady Nonna era sempre a lamentarsi: "Anthony per Merlino! Un po' di educazione a questi poveri figli. Guarda come è venuta su Penelope, se solo ci fosse mio marito. Sarebbe stato in grado di metterla in riga in meno di un giorno", ripeteva in continuazione sgridando suo padre. Era la tipica donna di tante parole e nessuna azione. Tant'è che bastava un'occhiata del signor Nott per fermare la continua fuoriuscita di lamentele dalla sua bocca.

 

Penelope e Theo non parlavano molto. Ciascuno era rifugiato nel proprio mondo e quando questi si scontravano i bambini litigavano, raramente li si vedeva giocare felicemente insieme. Ma sarebbero stati disposti ad uccidere l'uno per l'altra, anche se non lo avrebbero mai ammesso. 

 

Celine Nott, loro madre, era morta tre anni dopo la nascita di Theodore. Ammalatasi dopo il parto la sua situazione non fece che peggiorare fino a spegnere la donna, quando la bambina aveva solo cinque anni. Penelope voleva davvero evitare di incolpare il fratello per la morte della madre, ma proprio non ci riusciva. Tutto ciò che di più bello c'era per la bambina era scomparso per colpa di Theo, ed era stato sostituito con Lady Nonna.

 

La bambina vedeva Celine come un prezioso fiore nato dalla terra meno fertile. I ricordi di Penelope erano ben pochi, per non dire quasi inesistenti, ma la bambina ricordava bene il sorriso caldo della madre, l'unico in grado di attenuare i suoi incubi. Celine aveva lasciato quasi nulla alla figlia, ma probabilmente il più bel regalo che le avesse fatto era stato il semplice essere sua madre. Ogni volta che Penelope si guardava allo specchio vedeva lo sguardo della madre sorriderle. 

 

Come ogni degno Nott, Penelope aveva i corti capelli a caschetto rigorosamente neri, ma al contrario dei suoi antenati non possedeva gli occhi marroni, neanche quella rarità di iride verde che invece aveva ereditato Theo: era la prima della sua famiglia ad avere gli occhi grigi. 

 

Penelope era molto timida con le persone che non conosceva. Poteva sembrare introversa, ma se la si conosceva bene si poteva pensare solo una cosa: che fosse un vero peperino. Nell'insieme Penelope non era l'emblema della bellezza: leggermente in carne; postura non perfetta, forse anche un po' ingobbita; fin troppo alta per la sua giovane età e aveva uno spazietto tra i denti incisivi.

 

-Penelope usciamo tra quindici minuti.- Riprese parola il Signor Nott. 

 

-Tuo padre ti aspetterà al portone, e vai subito a sistemarti. Una Nott non può presentarsi così il primo giorno ad Hogwarts.- Lady Nonna si riferì al vestitino estivo indossato di tutta fretta e ai capelli costretti in due disordinate treccine.

 

Mentre saliva le scale Penelope sentì la nonna lamentarsi. -Anthony, insomma! Hai sentito come ti si è rivolta? Quella bambina è proprio una gran maleducata. E poi, hai visto come cammina? Sempre con la schiena curva, dovresti assolutamente fare qualcosa per...

 

La bambina sbuffò. Si diresse verso la sua camera da letto. Indossò gonna e camicia, come era sicura volesse Lady Nonna. Poi un pensiero le fulminò la mente: ad Hogwarts non ci sarebbe stato nessuno a dirle come vestirsi, come comportarsi, come mangiare, come parlare, come camminare. Così, improvvisamente, quella partenza, inizialmente dolorosa, mostrò il suo lato buono. 
La bambina era stata istruita da degna Purosangue, cresciuta come La Signorina Nott. Ad Hogwarts sarebbe stata semplicemente Penelope, la ragazzina disordinata e con la testa sempre tra le nuvole. 

 

La bambina ebbe un triste moto di felicità. Cominciò a cercare le cose a lei più care, nascoste per evitare che gli elfi domestici le trovassero e, per ordine della nonna, le buttassero. Scaraventò già dalla libreria decine di libri, frugò nell'armadio, raccattò varie cose sotto il materasso. Prese tutto e lo gettò nel baule che chiuse stranamente con facilità. Penelope si sedette per terra tirando un sospiro soddisfatto. Sapeva che non era una cosa bella provare quelle emozioni, ma non poteva farci niente. 

 

Lanciò uno sguardo alla stanza e fu colta dal panico. Sparse per terra c'erano almeno dieci centimetri di oggetti e vestiti che nascondevano il pavimento. 

 

-Non posso lasciare la camera così in disordine, e se...?- Si disse fra se e se. 

 

Non voleva far faticare la sua elfa domestica e ancora di meno desiderava che suo padre la sgridasse per non aver ordinato, cosa che invece aveva fatto. Cominciò ad infilare tutto nell'armadio, riuscendo a chiuderlo solo dopo svariati tentativi, supponendo che il prossimo che l'avesse aperto si sarebbe trovato di fronte ad un grande problema. 

 

Perché la signorina Nott non aveva il tipico comportamento da strega nobile, a lei non erano mai interessati questo genere di pregiudizi che, invece, per il padre e la nonna erano fondamentali per la sua formazione. "Il nome non fa la persona." era ciò che le ripeteva la madre. 
 

Inoltre il padre la rimproverava spesso per i suoi comportamenti campagnoli. Poiché Penelope era una ragazza a cui piaceva prendere un libro e salire su un albero nell'enorme giardino del maniero per leggerlo senza essere disturbata, stare all'aria aperta sdraiata sull'erba a guardare il cielo, indossare indumenti comodi ed evitare quel gergo così usato dai suoi parenti che sembrava costruire un muro invisibile tra lei e la persona con cui stava parlando, e la cosa può essere triste, se non dolorosa se usata con persone a cui vuoi bene come la tua famiglia. 

 

Penelope scese le scale con fatica a causa del pesante baule che portava dietro. Il padre lo notò e sottrasse il bagaglio alla bambina con un incantesimo di levitazione. Giunti al portone e pronti a partire Penelope abbracciò Theodore, le sarebbe mancato in fin dei conti. Il bambino quasi pianse nel vedere sua sorella allontanarsi da lui.

 

-A natale Lady Nonna.- Penelope la salutò cordialmente. 

 

-Spero bene, e guai se ti ritrovo inselvatichita. Sto male al solo pensiero della feccia che incontrerai.- Elisabette rientrò in casa seguita da Theo, brontolando sul fatto che a Beauxbaton avrebbe ricevuto un'educazione migliore. Erano passati anni da quando aveva lasciato la Francia e, dopo aver permesso a sua figlia di frequentare Hogwarts, aveva cominciato a sentirsi sempre più distaccata dalla famiglia che si era creata in Inghilterra. Celine però aveva sempre fatto tutto ciò che era nelle sue corde per mantenere viva quella parte di se, continuando con l'insegnare ai suoi figli il francese. Istruzione che fu continuata da Elisabette dopo la sua morte. 

 

Una volta arrivati al binario 9 e ¾ Penelope si riempì di euforia. Il bubolare dei diversi gufi proveniva da ogni angolo della banchina. Si scorgevano ragazzi di ogni età che facevano avanti ed indietro alla ricerca di conoscenti. Di tanto in tanto uno sbuffo di fumo candido usciva dalla locomotiva in contrasto con il magnifico scarlatto che ricopriva invece la sua superficie. La bambina abbracciò il padre che si irrigidì, sorpreso da questo scambio improvviso d'affetto.

 

-Mi mancherai pa...mi mancherà padre.- Si corresse la ragazzina. 

 

Il signor Nott sentì una parte del suo cuore spegnersi nel vedere sua figlia di 11 anni, una bambina, perché questo era, abbracciare il padre e non essere ricambiata e correggersi nel chiamarlo in terza persona come se si stesse salutano con un uomo a lei sconosciuto.

 

-Mancherai anche a me.- Rispose il signor Nott riprendendo ad abbracciare la figlia. 

 

Penelope si allontanò dal padre felice per essere riuscita a far uscire quei sentimenti umani da lui sempre ben nascosti. Mentre pensava a questo non vide una persona dalla testa fulva correre nella direzione opposta alla sua... e inevitabilmente si scontrarono. Penelope cadde per terra ed emise un gemito di dolore.

 

-Per Merlino! Scusa, non ti avevo visto. Ti sei fatta male?- Disse il ragazzino rimasto in piedi.

 

-... no, sto bene.- Rispose la bambina massaggiandosi la un punto sul capo. Penelope si ritrovò di fronte ad un bambino più o meno della sua età, un pochino più basso di lei con il volto ricoperto di lentiggini. -Cercherò di stare più attenta la prossima volta, sai... sono una persona un po' distratta.- Si giustificò la bambina afferrando la mano che le porgeva il ragazzino per aiutarla a rialzarsi.

 

-Possiamo dire che la colpa è di entrambi, stavo correndo come mio solito non guardando dove andavo.-
 

Dopo un momento di silenzio imbarazzante che fece arrossire Penelope, il ragazzino ricominciò a parlare: -Comunque io sono Frederick Weasley, ma ti prego di chiamarmi Fred, odio il mio nome per esteso.

 

-Va bene Frederick.- Il bambino fece una smorfia e la ragazzina si sbrigò a correggere la sua frase precedente per poi presentarsi. 

 

-GEORGE! Per l'amor del cielo vieni qui!- Ad interrompere Penelope fu l'urlo di una donna sulla mezz'età che arrancava verso di loro con un'espressione inferocita.

 

-Oh! Devo andare. Ci vediamo in giro Penelope.- Soffiò Fred salutandola, riprendendo a correre.

 

"George? Mi pareva di aver capito Fred..." 

 

Dopo quell'incontro fu aiutata da un gentile ragazzo di quinto anno per mettere il suo baule sul treno e posizionarlo sulla rastrelliera di uno scompartimento vuoto. Ringraziò il ragazzo più grande e, una volta che egli fu uscito, si accoccolò in un angolo accanto al finestrino, indossò gli occhiali e si immerse nella lettura di un libro preso in precedenza. Dopo qualche minuto che il treno aveva cominciato la sua corsa qualcuno bussò ed entrò nello scompartimento.

 

-Possiamo stare qui? Il treno....- Il bambino appena entrato si fermò a metà frase. Osservò attentamente la sola presenza nella cabina togliersi velocemente gli occhiali e nasconderli dietro la schiena. Il ragazzino era inebriato dallo sguardo di Penelope che lo osservava curiosa. Quel bambino era terribilmente simile all'altro ragazzino incontrato poco prima: stessi occhi marroni, perenne sorriso malandrino ad increspargli il volto e la medesima zazzera di scompigliati capelli rossi. Però c'era qualcosa di diverso, cosa non sarebbe riuscita a dirlo.

 

-Tu non sei Fred vero?- Chiese per sicurezza. Lo osservò attentamente.

 

Il bambino parve risvegliarsi da un sogno alle parole della ragazzina e rimase parecchio sorpreso da quella domanda. "Perché conosce Fred? Come è riuscita a capire che io non sono lui?" Si domandò confuso. 

 

-Certo che sono Fred! Non mi riconosci?- Chiese, pregustando già lo scherzo perfetto.

 

Penelope lo guardò con superiorità. -No, non ti riconosco. Il Frederick...- Aspettò un momento per vedere la sua reazione, sorrise e continuò. -...di poco fa avrebbe fatto tutte le peggio smorfie sentendomi chiamarlo così.- Sorrise soddisfatta, giurò di averlo visto tentennare un momento. Nel frattempo il ragazzino si sentì sprofondare. Come poteva lei riuscire a distinguerli? Insomma, neanche loro madre a volte ci riusciva. Ma non volle arrendersi e riprese il suo sguardo beffardo.

 

-Ti dico che sono io Fred e te lo dimostrerò, prima permetteresti a me e a mio fratello di sederci qui?

 

-Certo, per vedere questo patetico scherzo sprofondare farei anche di più.- Sogghignò e si mise comoda. Già non sopportava quel ragazzino, chi si credeva di essere? Lei non era un'idiota, era riuscita a distinguerlo, perché andare avanti con questa farsa?

 

-George! Ne ho trovato uno.- Urlò fuori dallo scompartimento. Fred comprese al volo e raggiunse il fratello nella cabina ma rimase sorpreso nel vedere la vittima del loro prossimo scherzo. Nonostante ciò sorrise e si mise a sedere. Penelope li osservò attentamente: entrambi indossavano pantaloni troppo corti e maglioni infeltriti che avevano sicuramente visto tempi migliori. Il loro aspetto si contrapponeva a quello della bambina, che faceva sfoggia della sua divisa nuova di zecca. Sicuramente i due bambini si somigliavano molto, ma Penelope era restia nell'abbandonare i suoi ideali e non si lasciò sfuggire alcun movimento. Era sicurissima che il ragazzino appena entrato fosse Fred e l'altro, quanto capito, sarebbe dovuto essere il suo gemello George.

 

-Ti presento George, è mio fratello, come spero avrai notato.- Spiegò Il Falso Fred.

 

Penelope sorrise, ormai li aveva in pugno. 

 

-E tu sei?- Chiese angelicamente Il Vero Fred.

 

-George, perché non lo chiedi a Fred come mi chiamo? Dovrebbe conoscerlo il mio nome, ci hanno presentati poco tempo fa i nostri genitori, a quanto pare amici di famiglia...- Penelope si era inventata tutto di sana pianta. I motivi erano due: in primo luogo per far finire quella stupida farsa; e poi, per testare l'intelligenza di quei due, che mostravano più testardaggine che astuzia. Si scambiarono uno sguardo apparentemente casuale, ma Penelope notò una supplicante richiesta di aiuto da parte del Falso Fred, mentre Il Vero Fred cercava di informare il fratello sul tranello. La ragazzina si trattenne dallo sghignazzare.

 

-Bè, sai. Le presentazioni sono cose veloci e io non presto mai molta attenzione, sono un po' rimbambito. Sono sicuro che capiti anche a te, ma purtroppo ho la memoria un po' annebbiata...- Il Vero Fred si colpì la fronte con la mano.

 

-Che c'è George? Ti sorprende il fatto che i nostri genitori siano amici?- Chiese divertito Il Falso Fred, supponendo che le mosse del fratello fossero dovute alla parte che interpretava. 

 

-Oh no.- Sospirò Il Vero Fred. -Niente lascia perdere. Sono io Fred e lui... è mio fratello George.

 

-Perché gliel'hai detto!

 

-Ci aveva sgamati, su. Si è inventata l'incontro perché...

 

-Perché...- Lo interruppe Penelope. -Sapevo sin dall'inizio che non eri Frederick.- Si rivolse al Falso Fred. 

 

-Potresti evitare di chiamarmi così... davvero, per favore.- Supplicò Il Vero Fred. 

 

-Va bene Frederick.- Penelope provò soddisfazione del vederlo infastidito per quell'appellativo. 

 

-Quindi tu sei...?- La sollecitò Il Falso Fred. 

 

-Penelope Nott.- Rispose fiera la bambina. 

 

I ragazzini strabuzzarono gli occhi, per poi iniziare a sussurrare tra di loro. -Una Nott? Ma che ti è saltato in testa?! Potevi dirmelo! 

 

-Non avevo sentito bene prima, mamma mi era alle calcagna! E sai come è lei quando si arrabbia. 

 

-Per Merlino Fred! Non ti è venuto in mente che lo fosse?! Guardala! E' identica alla foto delle stampe di papà. 

 

-E allora? 

 

-Scusatemi? Sono ancora qui.- Penelope era visibilmente infastidita dal loro comportamento, specialmente dal Falso Fred. "Stupidi pregiudizi, perché contaminate il mondo?" Pensò. 

 

-Scusaci, ma, giusto per chiarire...- Cominciò George rivolto a Penelope. -La tua famiglia non è composta da tutti ex Mangiamorte?- Pronunciò quel "ex" con riluttanza.

 

La bambina sperò di aver capito male. -Come scusa?

 

-Bè... la tua famiglia come la nostra è purosangue.- Iniziò a spiegare Fred. 

 

-Con la sottile differenza che i Weasley sono traditori del loro sangue, mentre i Nott anni fa vennero accusati di seguire il Signore Oscuro.- Continuò George.

 

-Esattamente, anni fa.- Ormai Penelope era infuriata, come si permettevano loro di dare dei Mangiamorte alla sua famiglia?! Sicuramente se ne parlava poco a casa, ma Anthony sembrava pentito di ciò che aveva fatto durante la guerra. -Questo non significa che per degli stupidi errori compiuti da un uomo in tempo di guerra bisogna disprezzare tutta la sua famiglia!- Con questo la bambina chiuse il discorso, portando lo sguardo sui campi in movimento fuori al finestrino.

 

-Allora come spieghi tutta la faccenda della fissazione con il sangue puro, eh? Per non parlare che la tua famiglia appartiene da generazioni a Serpeverde, come tutti i Mangiamorte!- Le urlò dietro George. Penelope sbuffò. Va bene che a volte non sopportava suo padre e Lady Nonna quando attaccavano questi argomenti, ma erano pur sempre la sua famiglia.

 

-Non significa niente!- Rispose con tono di voce piuttosto alto. Se solo Lady Nonna l'avesse sentita... Prese un respiro profondo. Non poteva permettere a quei due Weasley terribilmente fastidiosi di farle perdere il controllo. -Se è per questo anche la vostra famiglia appartiene a Grifondoro da generazioni per quello che so, ma io non me ne faccio problemi.- Continuò risoluta. 

 

-Naturalmente. Contando che Grifondoro è la casata migliore.- Disse Fred. 

 

-Su questo ho i miei dubbi, se ne verrete a far parte sicuramente saranno accertati.- Li osservò di sottecchi prima di passare lo sguardo al paesaggio.

 

-Ah si, eh?- Era stato George a parlare. -Se invece ci capiterai tu in Grifondoro? Ti affogherai nel Lago per paura di essere diseredata?- Chiese con ironia.

 

-Se capiterò a Grifondoro, cosa che sottolineo non avverrà mai, mi affogherei per disperazione di far parte della vostra stessa casata.- Chiuse nuovamente il discorso la bambina.

 

-Che caratterino. Si, Serpeverde, assolutamente. Che cosa hai dietro la schiena?- George si spostò un pò più in avanti.

 

-Non sono affari tuoi.- "Per Merlino quanto è irritante!" Pensò Penelope. 

 

-Dai! Facci vedere.- Detto questo Fred le prese gli occhiali dalle mani, infilandoseli. -Per le mutande di Morgana! Sei cieca!

 

-Guarda, guarda. Anche quattrocchi la nostra amichetta.- Incrementò la dose George. 

 

A queste ultime parole Penelope dimenticò totalmente di riprendersi gli occhiali da Fred che ci stava ancora 'giocando'. -Amichetta?! Weasley, forse non ci siamo capiti... amichetta lo vai a dire a qualche altra persona che ha la malaugurata sfortuna di trovarti simpatico! Cosa che a me, grazie a Merlino, non è successo.

 

-Come si esprime bene la nostra Nott, vero Georgie?

 

-Lo stavo pensando anche io Freddie.

 

Penelope storse il naso infastidita, riprendendo ad osservare il paesaggio, ignorando la presenza di lenti estranee sul volto di un gemello.

 

-Usi la tattica del silenzio?- Domandò Fred, ma non ricevette nessuna risposta.

 

-E' così che ti hanno insegnato a casa? Ad ignorare chiunque non sia come voi?- Con questo George era riuscito a far terminare la pazienza di Penelope che, di sicuro, disponendone ben poca si sorprese di essere durata così a lungo in sua presenza.

 

-Sapete che c'è, avete superato il limite. Continuate pure a parlare male delle famiglie altrui, vedrete come avrete successo nella vostra vita. Ma sappiate che fino a quel momento mi piacerebbe starne molto lontana. 

 

-Bene!- Esclamò George. 

 

-Ottimo! 

 

-Fantastico!- Concluse il rosso, con ogni lettera che trasudava disprezzo. Dopo essersi lanciati un'occhiata assassina, Penelope e George ripresero le loro attività, ignorando l'uno l'esistenza dell'altra. La prima tornando a leggere, se pur con qualche difficoltà, il secondo a scherzare con il fratello.

 

Una volta arrivati alla stazione Penelope scese dal treno senza degnare di un'occhiata i due Weasley, giusto il tempo per strappare dalla faccia di Fred una sua proprietà.

 

A quanto pare gli studenti del primo anno avevano un percorso diverso, poiché il guardiacaccia li portò ad un molo che si affacciava sul lago. Hagrid, così aveva detto di chiamarsi, li fece salire su delle barchette, per attraversare lo specchio d'acqua. E fu così che Penelope si ritrovò davanti al più bello spettacolo della sua vita: il chiarore del castello si rifletteva sulla superficie scura del lago creando uno spettacolo di luce indimenticabile.

 

Per non parlare del castello. Sicuramente suo padre lo aveva sminuito. Era qualcosa di spettacolare e aveva quell'atmosfera accogliente che mai aveva avuto la fortuna di percepire. Entrata in Sala Grande si riempì di euforia. Entrare in quella sala era stato uno dei suoi più grandi sogni da quando ne aveva memoria. 
Purtroppo, una volta iniziato lo smistamento, tutte queste emozioni furono sostituite dalla preoccupazione. 
 

Presto vennero chiamati i due Weasley.
-Weasley Frederick.- Disse la vicepreside. Fred fece una smorfia e Penelope non poté evitare di ghignare. Dopo pochissimi secondi che il cappello era sulla sua testa esclamò: -GRIFONDORO!- Era ovvio.

 

-Weasley George.- Venne chiamato. Dopo qualche secondo... -GRIFONDORO!- Doveva immaginarlo. 

 

Passò ancora qualche nome prima di sentir pronunciare il suo. -Nott Penelope.- La bambina si avvicinò incespicando e la vicepreside le mise il cappello parlante sulla testa.

 

-Difficile, davvero difficile. Vedo lealtà verso amici e parenti, ma la pazienza e la correttezza non sono esattamente ciò che si nota più in te, con questo si potrebbero escludere i Tassi...- Penelope si ritrovò ad annuire.

-Inoltre sei una ragazza di spiccato ingegno e creatività, vai alla ricerca del sapere ottime qualità per un Corvonero. Ma non accetti essere contrariata, ciò ci porta alla testardaggine molto diffusa tra i Grifondoro...- La bambina cominciò ad agitarsi, "Non voglio andare in quella casata, rischio di incontrare quei Weasley" pensò.

-Weasley? Si, da quel che ricordo li ho smistati tutti tra i nobili di cuore. Comunque Gifondoro ti aiuterebbe a diventare una grande strega, hai molte qualità degne di un Grifone: audacia, nobiltà d'animo...- Mentre il cappello cominciava ad elencare le varie virtù dei coraggiosi di cuore la bambina sbuffò.

-Impaziente noto, ti accontenterò. Ambizione e furbizia di certo non ti mancano, forse sarebbe meglio... SERPEVERDE!- Urlò il cappello. Penelope si avvicinò tutta contenta alla sua tavolata rivolgendo uno sguardo di superiorità a due certe teste rosse sedute al tavolo dei Grifondoro.  



 

Angolo me

Prendo un po' di spazio per giustificare questo racconto per il quale avete avuto l'interesse di leggere fino a qui. 
Ho quest'idea in testa da troppo tempo e quindi ho deciso di riportarla da qualche parte per evitare di perderla. Premetto che non ho mai avuto molta affinità con la scrittura quindi, se mai troverete alcune mie modalità di esporre sbagliate o difficilmente comprensibili, vi invito a farmelo notare, sia per aiutarmi nel migliorare a scrivere che per rendere la lettura più piacevole ad altri. A parte questa premessa (che trovo terribilmente formale) spero vi abbia intrigato questo capitolo e ancora di più che continuerete a seguire la storia :) Vi auguro in ogni caso buona lettura.
Al prossimo aggiornamento,
un buffetto affettuoso da Tia

  
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