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Autore: Rowan936    03/01/2015    1 recensioni
E ora viveva in una pace fittizia, un involucro di vetro che temeva potesse infrangersi da un momento all’altro, poiché fragile come la trasparente barriera che ora lo separava dall’aria gelida invernale, chiedendosi perché avesse smesso di correre e si fosse invece fermato a fingere di essere un Terrestre.
« Ehi, cosa fai impalato davanti alla finestra? »

[Vegeta/Gohan][post Majin-Bu]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer
» Dragon Ball © Akira Toriyama.
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I’m so tired of running
[I just wanna hold your hand]
 
 
 
 
Me, I’m used to being tired and bloody
But you believed that I could be somebody
You put your world on hold for me
Gave away to follow failure through the fire
I need you to know I will
Believe me, boy*, I’m so tired of running
I just wanna hold your hand
Stare at you like you’ve got everything I need
For the nights I can’t remember”Hedley
 
 
Una sete insaziabile aveva contraddistinto buona parte della sua vita.
Vegeta non ricordava quasi nulla prima di quella brama di vendetta e rivalsa, solo un padre ancora troppo alto ai suoi occhi di bambino, un padre che già lo spingeva a cercare di divenire il migliore, poiché era suo destino e diritto erigersi sopra a tutti gli altri.
Durante gli anni al servizio di Freezer, quell’essere viscido che lo aveva ingannato e usato, illudendolo di avere il controllo sulla vita altrui quando neppure possedeva la propria, di esistenza, nulla conosceva se non quella rabbia che lo rodeva da dentro, quella furia gelida che sottraeva ogni pietà ai suoi gesti.
Combattere, uccidere.
Sono la stessa arte, gli aveva insegnato Freezer.
In mezzo a sangue e distruzione era cresciuto, principe senza regno né privilegi, abituato al tanfo della morte quanto alle cicatrici sulla propria pelle.
Una corsa continua di pianeta in pianeta, una fuga dallo squallore della sua esistenza senza senso, con l’unico scopo di ottenere una vendetta ancora lontana anni luce, questo era stata la sua vita.
E ora, che si trovava in piedi davanti a una finestra chiusa, a fissare attraverso un vetro quelle stesse stelle che un tempo aveva devastato, non poteva fare a meno di domandarsi se le circostanze lo avrebbero mai portato a riprendere quell’ingrata via, a rinnegare tutto ciò che sulla Terra aveva difficilmente costruito per inseguire un nuovo, più allettante, obiettivo.
Aveva sempre vissuto con uno scopo, Vegeta, l’unica cosa che gli avesse mai dato un qualche senso di ciò che era, poiché lo costringeva a correre continuamente senza mai fermarsi a domandarselo davvero.
“Sono il Principe dei Saiyan” urlava all’Universo.
Ma se qualcuno gli avesse domandato “E Vegeta chi è?”, non avrebbe saputo cosa rispondere, poiché non aveva mai avuto altro che quel titolo e il suo obiettivo.
Prima Freezer, poi Kakaroth: i due grandi traguardi della sua esistenza. Non li aveva mai raggiunti, entrambi gli erano sempre scivolati tra le dita.
Ogni tanto ripensava a Freezer, si rammaricava di non poter stringere le mani attorno alla sua gola, ora che aveva forza più che sufficiente a ridurlo in ginocchio, ma sarebbero sempre state fantasie utopistiche.
Aveva provato, poi, a lasciarsi alle spalle quella vita quasi umana che si era costruito, per uccidere Kakaroth o perire nel tentativo, ma non era riuscito ad andare fino in fondo. Aveva anteposto a quella vendetta, quell’agognato traguardo, valori che un tempo nemmeno avrebbe saputo nominare.
E ora viveva in una pace fittizia, un involucro di vetro che temeva potesse infrangersi da un momento all’altro, poiché fragile come la trasparente barriera che ora lo separava dall’aria gelida invernale, chiedendosi perché avesse smesso di correre e si fosse invece fermato a fingere di essere un Terrestre.
 
« Ehi, cosa fai impalato davanti alla finestra? »
Vegeta non si voltò né rispose alla domanda, lasciando che Gohan lo raggiungesse, avvolto nel maglione di lana regalatogli dalla madre – un gesto d’affetto come un altro, manifestazioni che ancora in qualche modo stridevano agli occhi di Vegeta.
L’indumento che Chichi aveva regalato a lui giaceva sul divano, inutilizzato per la forte resistenza del suo corpo al freddo e per il senso d’inadeguatezza che gli dava pensare alle mani della donna che gli preparavano un dono senza alcun secondo fine.
« Ehi, il gatto ti ha mangiato la lingua? » insisté Gohan, pizzicandogli affettuosamente una guancia. Aveva sempre voglia di chiacchierare, quel moccioso, a volte si domandava perché non gli avesse ancora strappato la lingua.
Forse perché conosceva molti scopi per cui impiegarla, e chiuderla in un barattolo di vetro a mo’ di souvenir terrestre non figurava certo tra i primi.
« Mpf. No. » sbuffò Vegeta, allontanando la mano del ragazzo con un gesto secco, ma privo di qualsivoglia disprezzo. Si trattava ormai di comune routine, un movimento meccanico che non avrebbe offeso il suo fidanzato, ormai abituato al suo modo di – non – relazionarsi con gli altri.
« Meno male. » sorrise infatti Gohan, senza mostrare alcun cenno di turbamento. « Ho affittato un film, visto che non abbiamo nulla da fare ’sta sera, ti va di guardarlo? »
Era una domanda puramente retorica, dal momento che Vegeta non aveva alcuna preferenza riguardo al modo di trascorrere le loro serate, purché fossero da soli – questo solo quando non era in vena di trascorrere mezza nottata nella Gravity Room, ovviamente, rischiando ogni volta che Gohan buttasse giù la porta per tirarlo fuori di peso dal momento che riteneva esagerasse.
« Come ti pare. » concesse dunque il principe, mentre il ragazzo allargava il sorriso, prendendolo per mano e conducendolo in salotto con entusiasmo del tutto ingiustificato – era solo uno stupido film, in fondo.
Vegeta ancora non si capacitava di come qualcuno potesse trarre tanta gioia dallo stare in sua compagnia.
Era lo stesso senso di confusione e sbigottimento che lo coglieva quando Trunks saltellava alla sua sola vista: ben altre erano le reazioni cui era abituato, poiché con il suo incedere non aveva mai fatto altro che mietere vittime, mentre la sua vista scatenava urla e lacrime.
Ciò che da quelle particolari persone otteneva era, invece, un sorriso luminoso quanto quel sole che brillava nel cielo terrestre.
Era ancora un’incognita, per lui, gli faceva venire voglia di voltare le spalle a Gohan e correre via, i primi tempi, poiché non comprendeva come mai quel ragazzo avesse buttato all’aria la sua vita per accompagnarlo passo passo nel difficile cammino attraverso l’oscurità del suo passato.
Gli aveva teso la mano, tenendo il suo passo durante quella corsa continua, finché Vegeta non si era deciso ad afferrarla – stanco di fuggire –, seppur con ancora una punta di diffidenza.
E ora le loro vite erano intrecciate, Vegeta aveva ricostruito la propria routine basandosi sul ragazzo e temeva che non sarebbe più riuscito a prendere sonno se non avesse avuto il calore confortante di un altro corpo – del suo corpo – contro il proprio.
Il principe si sedette sul divano, osservando Gohan che armeggiava con il lettore DVD e non potendo impedirsi di dedicare un mezzo pensiero di apprezzamento al sedere all’aria che egli gli stava mostrando.
Infine, il ragazzo si accomodò accanto a lui, passandogli un braccio attorno alle spalle e avvicinandosi più del dovuto.
Vegeta ormai aveva smesso di fargli notare che stesse invadendo il suo spazio vitale, anche perché doveva ammettere che la cosa non fosse sempre così fastidiosa.
Seduto lì, lo sguardo fisso sulla televisione, i muscoli rilassati e Gohan accanto a sé, il principe si rese conto con devastante certezza di aver già da tempo accettato il proprio cambiamento e di non voler neppure prendere in considerazione l’idea di ricominciare a scappare dalla vita che si era costruito insieme a Gohan.
Era stanco di correre.
 
 
 
 
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Note:
* Sarebbe “girl”, ma trattandosi di una coppia yaoi l’ho sostituito per far calzare meglio la citazione con la storia.



  
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