Tratto
crudelmente il
mio dolore per paura
che tu faccia lo
stesso.
(Gabriel García
Lorca)
Se cercassi di svelarmi non te lo consentirei,
se provassi
a stanarmi forse fuggirei.
Negare i
sentimenti è ormai un mestiere:
del mio
stesso cuore sono il carceriere.
E’ che
non
trovo le parole
né
saprei
che cosa farne,
logorate
come suole
e certo
troppo scarne.
Chiedo solo
un po’ di tempo, spazio per pensare
-un anno o,
meglio, l’eternità
potrebbe
anche bastare.
Partecipa al mio dolore, alla mia
angoscia
esistenziale
di non avere
abbastanza da offrire, nulla da riscattare;
e perdonami,
se puoi, il rifiuto di cambiare.
Sai,
ho paura di
amare agli inizi del mai.
Se Samuel
Coleridge scrisse Kubla Khan in
seguito ad una visione indotta dall’oppio, io più
modestamente ho ‘composto’
questo word vomit in sogno. Giuro. A volte mi capita di sognarmi mentre
scrivo
fanfiction in inglese; disgraziatamente, però, una volta
sveglia non me ne
ricordo neanche una frase.
Comunque. Fa
schifo, amen: bye.