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Autore: shinran4869    03/01/2015    4 recensioni
Anche se in cuor suo non vorrebbe, i pensieri della giovane Haibara convergono tutti verso un punto: il suo oscuro (e in parte ignoto) passato nell'organizzazione, che ancora non l’ha scovata, ma è sulle sue tracce. Ma soprattutto: il cercare di dimostrarsi sempre distaccata, è davvero la soluzione migliore? O a volte sarebbe meglio fidarsi degli altri, seppur correndo il rischio di ritrovarsi feriti?
Genere: Introspettivo, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Distesa sul letto a guardare il soffitto.
Così.
Senza far niente, senza pensare a niente. O meglio, cercando di non pensare a niente. Cosa, però, piuttosto inevitabile, a dire il vero.
Era da qualche giorno che uno strano senso di malinconia la pervadeva. Forse era solo un po’ lunatica. Forse era solo un brutto periodo. Eppure c’era qualcosa, in fondo, che la induceva a pensare che l’essere lunatica non c’entrasse, e poi ai “brutti periodi” ormai ci aveva fatto l’abitudine. Pensava di aver visto tutto, o che comunque nulla su questo mondo valesse davvero la pena di un sorriso.
Da quando lei non c’era più, nulla valeva davvero la pena.
Così, tra mille pensieri, rimaneva lì, immobile, impassibile, a fissare quel dannato soffitto della sua camera, talmente bianco che sembrava fosse stato messo lì per abbagliare le persone.
Bianco e candido, pensò. Come lei.
Sapeva bene, dentro di lei, che si era ripromessa di non pensarci più. Voleva costruirsi una vita nuova, lasciarsi alle spalle il passato, fare tabula rasa e ricominciare da zero, in tutto e per tutto.
Zero.
Le richiamava alla mente tante cose, questa parola, o meglio, questo numero. Aveva sentito tante volte la ragazza dell’agenzia investigativa farneticare sul significato di questo numero.
Tutte sciocchezze, pensò.
Ma in fondo continuava a scavare i ricordi per cercare di richiamare alla mente le parole di quella ragazza.
Lo zero…l’amore…qualcosa come…l’amore è zero…
Forse ci stava arrivando. L’amore?
Nah, era sulla pista sbagliata.
L’amore per lei non aveva mai significato nulla. Altro che libri e film romantici, storie d’amore perfetto, e via dicendo, lei non ci aveva mai creduto.
“Tutte sciocchezze” ribadiva spesso “L’unico amore che provo è quello verso la scienza”
Che stupidaggini.
Era proprio la scienza che l’aveva cacciata in quel guaio.
A mentire agli altri, se la cavava, ma a se stessa, proprio no. Era troppo intelligente per prendersi in giro da sola.
Di nuovo quella sensazione. Le attanagliava lo stomaco, non la lasciava respirare. No, non era malinconia.
Era paura.
Poi d’un tratto si rese conto. Che stupida, possibile che non me ne sia accorta? E se uno di loro fosse qui? Formulò quel pensiero prima ancora di essersene resa conto. E se mi stessero cercando? O, peggio, e se mi trovassero?
Poi si impose di ragionare con freddezza, cosa che da sempre la contraddistingueva. Com’era plausibile, aveva costruito un muro impenetrabile tutt’intorno a lei; perché in fondo le serviva pur qualcosa per mascherare la sua insicurezza…e il dolore che portava dentro ormai da tempo…
Lo sapeva meglio di chiunque altro.
Certo, poi era tornata bambina, ma quello era solo “il suo aspetto esteriore”. Un occhio attento l’avrebbe capito al volo, che qualcosa non andava, che non era una semplice ragazzina. E che non avrebbe mai potuto esserlo. Perché dentro, lei era ancora una diciottenne. E non una qualsiasi. Una diciottenne con un passato alle spalle, e che, per quanto si sforzasse di guardare avanti e di non far caso al fardello che portava sulle spalle da diversi anni, lei lo sentiva lì, il suo passato. Pronto a puntarle una pistola alla tempia e a farla fuori senza alcuno scrupolo, appena si fosse distratta.
Così come era successo a lei.
Ed ecco che stava divagando ancora. Gettava occhiate a quel passato, e non vedeva che davanti a lei c’era il presente, che chiedeva solo di essere vissuto. “E certo, ti pare facile…” rispondeva acida ogni volta che qualcuno le faceva presente che doveva smetterla di ricordare, e che doveva andare avanti.
Acidità e freddezza.
Due caratteristiche che non erano mutate col tempo, e col cambiamento, il fatidico cambiamento. Quella corazza impenetrabile c’era, era lì. Ormai era diventato un processo del tutto naturale, l’essere sempre acida, fredda e distaccata. Era come se tutte le emozioni che provava venissero “filtrate” da quel muro invalicabile, che lasciava trapelare solo una cosa.
La fantomatica freddezza.
Niente di più, niente di meno.
Tanto non aveva più nulla da perdere.
Che mi prendessero pure, e mi uccidessero. Tanto non ho più nulla da perdere, pensava convinta.
Ma stava di nuovo correndo troppo.
Lei e la sua impulsività.



----ANGOLO DELL'AUTRICE----
Sono appena entrata nel mondo delle fan fiction...e ho voluto fare un "esperimento"... spero che vi piaccia :) comunque, se volete, lasciate una recensione, mi farebbe piacere sapere che ne pensate di questo prologo; e se i giudizi saranno positivi...beh, probabilmente scriverò anche il seguito!
Baci a tutti e (spero) al prossimo capitolo
Ali
   
 
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