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Autore: VikaSnegu    04/01/2015    3 recensioni
« Hai paura di me. »
Un’altra affermazione.
« No. »
Questa volta il suo tono è deciso.
« Dovrei? »
Draega inarca un sopracciglio, sorridendogli con aria di sfida.
Questa è la mia prima FF. Siate clementi! E' nel contesto Modern!AU,ispirata a due personaggi del GdR "As We Sin,So Do We Suffer ". Spero vi piaccia!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ramsay Bolton
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                        I'm not afraid of you.



“ Due giorni, Draega. Due giorni di scuola e già sei riuscita a metterti nei guai.”

La ragazza dai capelli argentei cammina con passo lento lungo uno dei tanti corridoi sconosciuti di quell’edificio. Il liceo di Approdo del Re,cosa può esserci di peggio? Una scuola stracolma di ragazzini viziati, che credono di poter conquistare il mondo con i soldi di papà, pretendendo che chiunque si sottometta ai loro ordini. Tipi del genere vanno bene per Visenya,non per lei. La sorella di Draega è sempre stata il suo opposto, contraddicendo ogni sua parola o gesto. Viziata e sgarbata in apparenza, anche la gemella nasconde le sue debolezze, ovvero la solitudine. La Targaryen ha sempre creduto che la sorella avesse paura, se non proprio terrore, di rimanere sola. Strano solo a pensarlo, se si considera il fatto che solo loro sono tre gemelle e poi c’è Viserys. Già,Viserys, che si sarebbe arrabbiato molto appena si sarebbe accorto del ritardo di Draega. Anche lei ha le sue debolezze. Una di queste è, appunto, l’odio verso i cosiddetti  “figli di papà “. Non ha resistito, quella mattina,mentre assisteva ad una scena disonorevole. Un ragazzo, che doveva essere degli ultimi anni, mentre derideva, scherniva e malmenana un povero malcapitato di prima.
La ragazza è minuta, può apparire fragile, delicata come un fiore appena sbocciato eppure, dentro di lei arde del fuoco, il fuoco del drago. Con passo fin troppo deciso si è avvicinata al bullo e, ritrovandosi a poche spanne dal suo volto, ha osservato con decisione gli occhi color berillio del ragazzo, fin troppo sicuro di sé.
Sfortunatamente, il fatto che quel prepotente fosse il figlio della preside e del sindaco della città ha, ovviamente, giocato a sfavore della giovane Targaryen. Non può mentire dicendo che non fosse a conoscenza di questo particolare, sapeva benissimo con chi aveva a che fare. Solo il giorno prima, la dolce Sansa Stark, era stata così gentile da descriverle uno per uno i ragazzi della scuola.

“ Joffrey è forte e valoroso. Il ragazzo perfetto “

Aveva cinguettato la rossa mentre, da dietro le loro spalle, Robb Stark scuoteva la testa, contrariato.
Dal canto suo, Draega non ci ha messo molto ad inquadrare il Baratheon. Arrogante e stupido, quel giovane crede di essere intoccabile, e forse lo è davvero, altrimenti la bionda non starebbe camminando verso l’aula punizioni, dopo aver inveito contro Joffrey davanti a metà corpo studentesco. Ma non sarebbe finita così, questo è certo. Il Baratheon ha trovato pane per i suoi denti. Avrebbe potuto farla punire ogni giorno, senza che Draega smettesse di opporsi alle sue tirannie da gradasso.
La Targaryen tira un sospiro, prima di spalancare la porta della sala detenzioni, senza bussare come suo solito, trovandosi davanti agli occhi una scena fin troppo buffa. Il professore di ginnastica, un ex giocatore di football dilettante, Syrio Forel, è intento a mimare i gesti di uno dei ragazzi della sua squadra, davanti la finestra, come se fosse lui a giocare. L’aveva completamente dimenticato. La squadra di football si allena ogni pomeriggio, Robb glielo aveva accennato nel momento in cui le aveva chiesto di assistere. Draega conosce il giovane Stark da pochi giorni eppure egli si sta rivelando davvero gentile nei suoi confronti, l’unico in città, dunque la Targaryen non ha esitato ad accettare,d’altronde avrebbe avuto una scusa per passare più tempo possibile fuori casa e,inoltre, avrebbe rimediato un passaggio in macchina, non sapendo ancora come destreggiarsi per le numerose vie della capitale.

 « Professor Forel? Dovrei scontare la punizione … » 

« Si! Vai,così! Corri,Greyjoy! Passa quella pall … Come? Ah,si,si. Certo. Scegli un posto e fa quello che vuoi, ma taci, signorina. » 

Draega decide che non ribattere alle parole del professore è la scelta più saggia, una punizione in un giorno basta e avanza. Solo mentre si avvia verso il banco più vicino, la giovane si rende conto di non essere la sola ,oltre all’uomo che si agita come un forsennato alla finestra, in quella stanza. Un ragazzo, seduto all’ultimo banco, che sembra ignorare completamente tutto ciò che succede intorno a lui. Lo scruta per qualche istante, mentre si accomoda sulla sedia di legno. Anche di lui le ha parlato Sansa, il giorno precedente. O meglio, era stata lei a doverle chiedere informazioni, considerando l’espressione impaurita che aveva preso forma sul bel volto della Stark, appena ebbe posato gli occhi color del mare sulla figura del ragazzo. Ramsay Bolton, dovrebbe chiamarsi così. Non ha affatto una bella fama, questo basta per mettere la Targaryen sulla difensiva. Conoscendosi, non avrebbe resistito ad un ulteriore provocazione, quel giorno, rischiando di mettersi in guai ben più grossi. Senza prestargli troppa attenzione, Draega si sistema meglio sulla sedia, poggiando la propria borsa sul pavimento e i pochi libri che regge con le braccia sul banco. Lancia un’occhiata al professore, ancora troppo concentrato sugli allenamenti per dar retta a loro, portandosi successivamente entrambe le mani ai capelli, che acconcia in un frettolosa coda, che lascia ricadere lungo la schiena come una cascata argentea, prima di chinarsi sui libri. La ragazza odia la scuola, la trova fin troppo inutile, tuttavia se avesse almeno cominciato qualcuno dei compiti che ha per casa, avrebbe impegnato le due ore successive in qualche modo.

« Cosa fai,Stark, cosa fai?! » 

Sentendo il cognome del ragazzo, Draega porta istintivamente lo sguardo alla finestra, osservando il campo da football poco distante, nel punto in cui il professor Forel sta guardando e indicando furiosamente.

« Passala! Passa quella maledetta palla! » 

Ormai la scena è diventata comica, tanto che Draega non si preoccupa neanche più di trattenere le risate.

« Devo andare da quegl’incompetenti. Voi restate qui. Il bidello è davanti la porta. Non pensate di scappare, perché vi troverei in capo al mondo. Torno subito. » 

E in un batter di ciglia, Syrio Forel sparisce dalla vista di Draega, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle. Nell’aula ricade un silenzio tombale e ,per qualche istante, la ragazza torna a concentrarsi sui libri che ha davanti, finchè la sua attenzione non si sposta sulla finestra, dove osserva il professore mentre sbraita contro Robb e la sua squadra.

« Cosa può aver fatto la ragazza di Robb Stark per meritarsi una punizione? Non hai preso il voto più alto della classe? Il buon Robb deve essere molto deluso. » 

Presa dalla scena che si sta svolgendo all’esterno dell’edificio, Draega non si era accorta che il ragazzo precedentemente seduto in fondo alla stanza, l’ha raggiunta, poggiandosi con la schiena contro il muro poco distante da lei, con aria beffarda e un sorriso fin troppo divertito stampato in volto.

« Non vedo perché dovrebbe interessarti, ma non sono la ragazza di Robb. E perché sono qui non è affar tuo. » 

Risponde lei, secca, fissando il giovane di fronte a lei dritto negli occhi. Sono così strani, di ghiaccio, sia nel colore che nell’intensità. Trasmettono freddo, tanto da far rabbrividire la ragazza, nonostante sia appena la metà di Settembre.

« Eppure lo osservavi dalla finestra, fino a due minuti fa. » 

« La risposta è sempre quella. Perché dovrebbe interessarti? Non hai di meglio da fare che badare a chi fisso o no? » 

Il ragazzo è immobile, impassibile, invece, Draega sente già la rabbia ribollirle dentro, che sia questo il suo intento? Si annoia a tal punto da voler passare il tempo ad irritarla?

« In realtà mi interessa cosa può aver fatto di tanto grave una ragazza perfetta come te. Perché devi esserlo, altrimenti non avresti attirato la sua attenzione. » 

Il tono di Ramsay è sprezzante, quasi disgustato mentre indica con un cenno del capo la finestra, riferendosi a Robb.

« Ti sbagli di grosso, non lo sono e non ho attirato l’attenzione di nessuno. Tu, invece, perché sei qui? Hai picchiato qualche professore o incendiato una macchina nel parcheggio?  » 

«  Mi conosci. » 

La sua non è una domanda, bensì un’affermazione. Ha fatto un errore. Si è scoperta troppo e adesso lui ha capito che lei ne ha sentito parlare, male, ovviamente.

« Ho sentito qualcosa, niente di particolare e, soprattutto, niente di buono. » 

« Immagino. » 

Per un attimo sembra che i suoi occhi freddi e impenetrabili siano stati ricoperti da un velo di rassegnazione, sostituito immediatamente dalla rabbia.

«  E’ stato lui? E’ stato Stark a parlarti di me? » 

«  No! » 

Il suo tono rabbioso è come un campanello d’allarme per la Targaryen, che risponde con fin troppa enfasi, sentendosi in dovere di difendere Robb. Non vuole di certo mettere il ragazzo Stark in una situazione scomoda.

«  Hai paura di me. » 

Un’altra affermazione.

«  No. » 

Questa volta il suo tono è deciso.

«  Dovrei? » 

Draega inarca un sopracciglio, sorridendogli con aria di sfida. Fin troppo audace, considerando che non conosce bene il soggetto.

«  Se fossi intelligente ne avresti. » 

« Se lo fossi tu avresti capito che non mi spavento per così poco. Non sono come le altre. » 

«  Siete uguali, tutte. Voi che sbavate dietro a quel tipo. » 

Il suo tono la infastidisce, molto, tanto da farle stringere una mano a pugno, che gli pianterebbe volentieri sul naso.

« Io non sbavo proprio dietro a nessuno! Non mi conosci, non ti permetto di giudicarmi. » 

Le parole le escono quasi con rabbia, con la voce più alta di un’ottava. Sta perdendo la pazienza e la sua espressione indecifrabile la irrita ancora di più.

«  Tu mi hai giudicato eppure non mi conosci. » 

« Non ti ho giudicato. Non dire stronzate. Ho solo detto che ho sentito parlare male di te, ma non mi importa delle voci. Preferisco fare le mie constatazioni personalmente. » 

Si volta completamente nella sua direzione, senza distogliere lo sguardo da quello di lui, distaccato eppure quasi ipnotico, accavallando successivamente la gamba sinistra sulla destra.

«  Sei già giunta alle tue conclusioni? » 

E’ lui a distogliere per primo lo sguardo, semplicemente per posarlo sulla sua fin troppo pronunciata scollatura.

« Se lo chiedi alla mia faccia, forse, ti rispondo. » 

« Preferisco chiederlo a loro. Magari mi rispondono. » 

Irriverente e sfacciato eppure, Draega, non riesce a non sentirsi divertita dalla situazione. La Targaryen si alza, con l’intenzione di avvicinarsi al ragazzo per costringerlo a guardarla in faccia, tuttavia, proprio in quel momento, il professor Forel fa il suo ingresso in aula, segno che gli allenamenti sono terminati.

« Bolton, torna al tuo posto. Il tempo delle chiacchiere è finito. » 

« Peccato … Le cose cominciavano a farsi interessanti. » 

Lancia un’occhiata torva al ragazzo mentre le passa di fianco, sussurrandole quella frase all’orecchio, per poi dirigersi nuovamente al suo posto, in fondo alla classe. La conversazione, apparentemente senza un vero significato, ha leggermente scombussolato la Targaryen, lasciandole fin troppi punti interrogativi. Il più importante : Cosa di nasconde dietro la corazza di Ramsay Bolton? L’intento di Draega è quello di scoprirlo.

« Signor Forel! Lo sa che da bambina avevo i suoi poster appesi in camera? » 

Cinguetta la ragazza mentre si avvicina lentamente alla cattedra dove il professore ha appena preso posto.
Lo sguardo incuriosito e stranamente interessato dell’uomo incita Draega a continuare la sua sceneggiata.

« Per qualche anno ho vissuto a Braavos. Ho seguito tutte le sue partite … E’ inaccettabile che non l’abbiano fatta giocare più! » 

Si china in avanti, poggiando entrambi i gomiti sulla cattedra, mentre l’uomo le riserva un sorriso che va da un orecchio all’altro, cominciando a farneticare sul suo passato da giocatore, su come fosse il migliore di tutta la città ma non venisse apprezzato a sufficienza dai compagni e dall’allenatore. Dal canto suo, Draega gli riserva occhiate ammirate, sfarfallando più volte le ciglia nella sua direzione.

« Davvero un’ingiustizia. Mi farebbe un autografo? » 

Si sporge qualche centimetro in avanti, riservando all’uomo uno dei suoi migliori sorrisi. Forel resta qualche secondo sbalordito, a bocca aperta.

« C-certo, signorina. » 

« Bene! Non è un problema se andiamo via prima, vero? » 

Il suo tono eccessivamente civettuolo e la voce morbida rendono quasi impossibile all’uomo rifiutare, mentre la ragazza si allontana dalla cattedra per recuperare un foglio e una penna dal suo banco, trovando anche il tempo per scambiarsi una fugace occhiata d’intesa con il ragazzo. Draega posiziona gli oggetti recuperati sotto il naso di Forel che, ancora incredulo, raccoglie con le mani tremanti per firmarle un frettoloso autografo. La Targaren lo ringrazia con un cenno del capo, riservandogli un ultimo, ampio sorriso, prima di recuperare le sue cose ed uscire dall’aula.

« Mi devi un favore! Ti ho fatto uscire prima. » 

Draega è poggiata con la schiena contro il muro, poco distante dall’aula punizioni, in attesa che anche il Bolton uscisse.

« Non ti devo niente. Non te l’ho chiesto. Ma bella scenetta con Forel. Non sapevo che quel fallito avesse un fan-club. » 

A dir poco irritante.

« Volevo solo uscire prima. Di questo poco mi importa. » 

Gli mostra il foglietto scarabocchiato che regge fra le mani, prima di strapparlo più volte, sotto il suo naso.

« Dovresti ringraziarmi … » 

« Non vedo perché dovrei. Lo hai fatto per te, non di certo per me. Mi sono trovato solo al posto giusto nel momento giusto. Molto giusto. » 

La lontananza decisamente più ridotta fra i due permette al ragazzo, di non poche spanne più alto di lei, di sbirciare nuovamente nella sua scollatura, in modo sfacciato, come se non gli importasse niente che lei possa  vederlo.

« Devi smetterla. Vuoi che ti cavi gli occhi? » 

Il ragazzo le lancia un’occhiata incuriosita, insolita, considerato che l’unica emozione che è riuscita a scorgere nei suoi occhi in precedenza è stata la rabbia mentre si riferiva a Robb.

« Mi minacci? Divertente. » 

Uno sbuffo fuoriesce dalle labbra rosee della Targaryen, che anche lui nota, difatti storce le labbra in un sorriso divertito. Si, il suo intento deve essere proprio quello di irritarla, e ci sta riuscendo bene.

« Dico sul serio. Non è educato guardare le tette ad una ragazza che non conosci. » 

« No? E allora perché le porti da fuori, sbattendole in faccia al primo che capita? » 

Non solo irritante ed irriverente, ma anche odioso. Eppure, Draega non riesce a distogliere lo sguardo dal suo.

« Ancora non mi hai detto perché eri in punizione. » 

Cambiare argomento è la scelta giusta, almeno distoglierà l’attenzione dai suoi seni.

« Neanche tu. » 

Il fastidio che quel ragazzo riesce a recarle è tale da farle tremare un sopracciglio, tanto il nervosismo.

« Ho litigato con il figlio della preside. » 

«  Io, invece, non ero stato informato del fatto che nel cortile della scuola non si potesse fumare erba. Sgarbato da parte loro punirmi per una mancanza non mia, non credi? Avrebbero potuto avvisarmi. » 

Una risata sfugge al controllo di Draega, prima che possa soffocarla. E’ incredibile come Ramsay sia passato da giudicarla un’ochetta senza cervello, a risponderle con monosillabi, finendo con degli scherzi stupidi. In tutti e tre i casi, tuttavia, è riuscito ad irritarla terribilmente e ad incuriosirla.

«  Tu non hai risposto ad una mia domanda. » 

La Targaryen aggrotta le sopracciglia, non capendo a cosa il ragazzo si riferisca.

« Hai detto che non giudichi finchè non conosci. Ti ho chiesto se avessi già tratto le tue conclusioni. » 

« Non sei terribile come dicono … » 

Il ragazzo schiocca la lingua sul palato, facendo riecheggiare quel suono nei corridoio vuoti dell’edificio.

« Sapevo che ti saresti sbagliata. » 

« Non mi hai lasciato finire! … Anche se lo fossi, non è importante. » 

Il Bolton questa volta la guarda con stupore. Una nuova emozione, fanno passi da gigante.

« Non lo è? » 

Draega scuote la testa, facendo in modo che la lunga chioma argentea raccolta in una coda si agiti lungo la sua schiena.

« Non per me. Ognuno è fatto a modo proprio e agisce come più preferisce. Puoi anche aver ucciso qualcuno, non mi importerebbe. » 

Forse un modo un po’ estremo per spiegare il concetto, ma sempre efficace.

« Quindi non ti preoccuperesti neanche se sapessi che sono un omicida o cose del genere? » 

« No. Se avessi voluto farmi male lo avresti già fatto. Hai avuto più di un’occasione. E poi, ti ho già detto che non ho paura di te. » 

« Cosa ti fa credere che io non sia pericoloso? » 

La voce del ragazzo è quasi un sussurro mentre la distanza fra i due diminuisce, nel momento in cui Ramsay posa una mano sul muro alle spalle di Draega, qualche centimetro sopra il suo capo.

« Niente. Potresti esserlo così come potresti non esserlo. In ogni caso, il pericolo non mi ha mai spaventata. »

« Draega. »

Una voce la riporta alla realtà, ovvero a ciò che circonda i due ragazzi, riportando l’attenzione di lei su qualcosa che non siano gli occhi penetranti del Bolton. Robb è sulla soglia dell’ingresso dell’edificio, che fissa la scena che si trova davanti con perplessità. Ramsay si allontana repentinamente da lei, mentre le guance della Targaryen si colorano di un lieve ed insolito rossore. Per quale motivo poi? Non c’è nulla di cui imbarazzarsi, non stava facendo nulla di male. L’espressione dello Stark, tuttavia, lascia intendere l’esatto opposto.
«  Tutto bene? Hai finito prima. Vuoi che ti accompagni a casa? »

Insiste, non ricevendo risposta, scrutandola con il volto preoccupato, come se avesse di fianco una tigre feroce e non un semplice ragazzo come loro.

« Certo che va tutto bene, che domande fai? No,comunque, proprio perché ho finito prima preferisco fare una passeggiata. »

Perché la voce le esce quasi soffocata?

« D’accordo. Ti aspetto fuori. »

La ragazza annuisce con un cenno del capo mentre Robb varca la soglia, lanciando prima un’occhiata torva a Ramsay.

« Dovresti andare o il buon Robb si preoccuperà. Di certo non vuole che parli con me. »

« Non mi importa cosa vuole lui. Io decido per me, non gli altri. »

Ecco. Gli occhi di lui sono di nuovo accesi dalla rabbia che, spegnendosi, lascia spazio all’indifferenza e la freddezza di prima, proprio quando sembrava che la sua maschera stesse per crollare, almeno in parte.

« Crederà che io voglia stuprarti o torturarti. »

« Ma non vuoi … »

Affermazione. Non domanda.

« Devo comunque andare. Sono curioso di vedere la scusa che inventerai domani, con Forel, per farci uscire prima. Soprattutto se mi offri uno spettacolo porno in diretta. Sono certo che puoi fare di più di oggi. »

La ragazza rotea gli occhi. Di nuovo irritante ed irriverente. Quel ragazzo sembra non faccia altro che alternare queste emozioni alla rabbia e l’indifferenza.

« A domani, Targaryen. »

E prima che Draega possa dire una sola parola, il Bolton si avvicina all’uscita. Solo a quel punto la ragazza si rende conto di non avergli detto il nome.

« Come sai il mio cognome se non … »

Troppo tardi. Ramsay ha già lasciato l’edificio, lasciando nella mente della giovane Targaryen più dubbi di quanti non ne avesse prima riguardo il suo conto. 
  
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