Heroes.

 
Derek  ricorda il sorriso sul del viso di suo padre quando gli si era avvicinato e gli aveva baciato la fronte per dirgli che lui sarebbe sempre stato il suo eroe, indifferentemente da tutto quello che sarebbe successo. Così, senza un motivo davvero preciso.

Sembrava quasi come se sentisse nell’aria che qualcosa stava per cambiare per sempre. Forse sperava in un  cambiamento positivo, qualcosa che avrebbe sconvolto per sempre la loro esistenza di licantropi e umani.

Ma Derek  è certo che non si aspettasse di morire. Di sentire la pelle bruciare e l’aconito riempire prima le narici e poi i polmoni mentre teneva stretto tra le braccia la piccola Cora  e Talia lo guardavano come se avesse in mano la possibilità di salvarle.

È quasi sicuro che sua madre lo abbia baciato, prima di morire e gli abbia detto quanto lo amava. Perché loro erano sempre stati così uniti, così felici e così concreti.

Si alza tutti i giorni con la coscienza di essere stato la distruzione di tutto, senza esclusione di colpi e non importa quanto Laura continui a dirgli che non avrebbe potuto fare niente per salvarli perché sa che non è vero.

Se non fosse stato così stupido e ammaliato dalla bellezza di Kate ora potrebbero festeggiare il compleanno di Peter insieme, come facevano prima, quando Gemma* correva su per le scale e saltava nel letto dei suoi genitori e si metteva a cantare, a bassa voce, la canzoncina che la nonna le aveva insegnato e poi era un susseguirsi di profumi che stuzzicavano le narici di tutti perché zia Georgina era sempre una brava cuoca e per un componente del branco avrebbe fatto di tutto.

Che fossero le torte per il compleanno di Peter , aiutarli durante gli allenamenti o aiutare Talia ad occuparsi di Cora.

Eppure Georgina* era così umana, entrata nel branco perché sua sorella si era sposata con Peter e lei non voleva perderla di vista nemmeno un momento.

Non ha potuto nemmeno seppellirli, non ha potuto seppellire nessuno di loro.

Del suo branco, della sua famiglia, è rimasta solo cenere che gli si è attaccata alla pelle che non sparirà nemmeno dopo innumerevoli docce  e che rimarrà come promemoria della sua incapacità nel proteggere tutto ciò che ama di più.
 
 
 
(*) ovviamente i nomi sono inventati, ma ho sempre avuto quest’ottica di un Peter che prima dell’incendio aveva tutto quello di cui ha bisogno un uomo per sentirsi completo e che, dopo averlo perso, ha iniziato ad impazzire.
 
 
 






Angolo autrice.
È la prima volta dopo un sacco di tempo che scrivo su un solo personaggio esulando da relazioni o altri soggetti a muzzo che butto dentro ma Derek è troppo affascinante con tutti quei sensi di colpa che mi fa solo venire voglia di scrivere un intero libro di psicologia. (credo non basterebbe, a volte fa cose che non sono spiegabili nemmeno tramite un genio, Freud ringrazia per il velato riferimento a se stesso.)
Questa cosa è stata scritta più o meno sei mesi fa  ma totalmente dimenticata come un relitto in fondo al mare e magicamente riscoperta mentre facevo pulizia.
Buon pomeriggio e fatemi sapere che ne pensate!


Rei.