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Autore: Relie Diadamat    04/01/2015    0 recensioni
Morgana, pupilla del sovrano di Camelot, potrebbe sembrare, agli occhi di tutti, la ragazza più ricca e fortunata del regno ma la realtà è tutt'altra: Morgana è infelice. Non riesce ad essere pienamente se stessa, sentendosi talvolta in gabbia. Si può essere prigionieri di se stessi? Forse. Morgana sa perfettamente di essere prigioniera del suo cuore che, maledettamente, batte per due persone diverse. Allo stesso tempo.
Dal testo:
« L’amore rende liberi. Vi libera la mente, ma riempie il cuore. L’amore ci fa credere di aver trovato il nostro posto nel mondo e ci fa sorridere senza che noi lo vogliamo. E’ normale pensare di poter amare due persone, ma credetemi è impossibile. L’amore, quello vero, può toccarci solo una volta e si capisce di averlo trovato quando si è certi di essere nel posto giusto, quando non si ha più voglia di voltarsi indietro. »
[ Terza Classificata  al contest My Favourite Character II Edizione indetto da Fanny_rimes ]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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II. Sin Together

La dolce luce del mattino illuminava già la sua stanza e lei, nel suo enorme e comodissimo letto da principessa, aveva indugiato ancora per qualche minuto. Ginevra adorava viziarla e, se le chiedeva di rimanere ancora un po’ avvolta nel calore delle coperte, la sua serva sorrideva intenerita muovendo dei passi verso la porta.
Quando schiuse lievemente gli occhi però, fu costretta dalla luce che filtrava dalla finestra a richiuderli con forza. Si rigirò lentamente nel lato opposto del letto, mentre poteva sentire il rumore che proveniva dallo spaziale del castello. Non tutti potevano permettersi quel lusso come lei e molti infatti erano già pronti a sbrigare le loro mansioni.
Si decise ad alzarsi dal letto, rabbrividendo appena fu a contatto col pavimento freddo. Non seppe dirsi nemmeno cosa la portò a guardare fuori dalla finestra. Fatto stava che lo aveva fatto. Per un secondo lasciò che tutta l’aria le entrasse dalle narici a grandi inspiri, per poi godersi la vita che scorreva a Camelot dalla sua finestra.
Poi le capitò di guardarlo, distrattamente, senza che nemmeno lo volesse. I suoi occhi lo avevano trovato senza che nemmeno il suo cervello avesse chiesto loro di cercarlo. Arthur camminava con le spalle dritte, come un vero cavaliere. Lo sguardo dritto in avanti, con i capelli mossi lievemente dal vento. Aveva un’ampiezza di spalle perfetta, delle braccia forti, un petto duro su cui ogni donna avrebbe voluto adagiarsi.
Sorrise a quel pensiero senza neanche rendersene conto.
Si stava sicuramente dirigendo all’allenamento. D’improvviso il suo sorriso scomparve, quasi per magia.
Il suo sguardo aveva incontrato la fievole figura del giovane servitore del principe. Era sempre lì, al fianco di Arthur. Non si somigliavano per niente.
Arthur aveva un fisico perfetto, il fisico del giusto cavaliere, Merlin no. Era magro, forse avrebbe dovuto mangiare di più. O forse lo era solo perché tutto ciò che mangiava riusciva a bruciarlo grazie ai faticosi compiti che il principe gli propinava.
I suoi capelli erano corvini, neri come la pece. Doveva ammettere che quando erano arruffati gli stavano particolarmente bene. Ma… gli occhi.
Erano quelli ad averla stregata. Erano terribilmente stupendi. Indescrivibili. Sapeva solo che quando lo guardava negli occhi, quello era il momento esatto in cui si perdeva nella loro profondità.
Occhi così, nascondevano qualcosa, se lo sentiva.
Proprio in quel momento, mentre stava pensando a lui, per ironia della sorte, lo vide voltarsi verso la sua finestra. Morgana indietreggiò presa da un’ansia a lei sconosciuta. Da lì non l’avrebbe di certo vista, sperava.
Perché si era spostata?
Le sembrava piuttosto ovvio: era in vestaglia!
Era per quello.
 
*

 
Arthur aveva già impugnato la sua spada, facendola rigirare abilmente tra le mani. Doveva reclutare nuovi cavalieri, ma a quanto pare nessuno sembrava essere alla sua altezza « Pronto a perdere? »
Merlin ormai si era abituato alla spudorata arroganza del principe che ormai ad ogni sua insinuazione riusciva a mantenere un atteggiamento distaccato. Forse era un asino reale, ma fatto stava che nessuno era mai riuscito a metterlo fuori combattimento.
Il cavaliere avanzò verso il principe, mentre si affrettava a fare la prima mossa. Prevedibile fu per Merlin vedere Arthur parare facilmente il colpo con la lama del sua spada e riuscire a metterlo abilmente K.O. con poche mosse.
«E’ facile vincere contro chi non è alla tua altezza.»
Una voce si era fatta spazio nel mezzo del combattimento. I presenti si voltarono all’unisono e fu per tutti una sorpresa ritrovarsi la pupilla del re dritta in piedi, con una spada tra le mani. Era avvolta da un’armatura fatta solo ed esclusivamente per lei, che le delineava perfettamente tutte le forme.
Morgana vide il principe avanzare a passi svelti verso di lei, serrando lievemente i pugni «Morgana, per l’amore del cielo, cosa ci fai vestita in questa maniera?»
La ragazza fece roteare con abilità la spada nella mano destra, per poi lasciarla ricadere con maestria in quella sinistra «Ti sfido a duello, mi sembra ovvio.»
«Non combatterò contro una donna.»
Arthur si era tirato indietro, sorridendo divertito a quella malsana idea della sorellastra. La osservò inarcare un sopracciglio, sorridendo in modo ammaliante «Hai paura, Pendragon?»
Il principe si morse il labbro inferiore, spostando con movimenti veloci del piede piccoli sassolini. Rialzò lo sguardo da terra fino ad incontrare quello di Morgana. Lasciò che le sue labbra si incurvassero in un sorriso, prima di rigirarsi la spada tra le mani ed avanzare verso la ragazza. Fu quest’ultima
ad iniziare il combattimento con un colpo di spada che Arthur schivò abilmente. Morgana era una donna, ma combatteva mille volte meglio di molti uomini che aveva avuto modo di conoscere. Era abile, ma non abbastanza per il principe, che riuscì a schivare e parare tutti i suoi colpi.
D’un tratto le loro spade si incrociarono, colmando lo spazio vuoto tra i loro visi. Per un momento, un momento soltanto, Arthur lasciò ricadere il suo sguardo sulle labbra rosse della ragazza. Un brivido gli percorse improvvisamente la schiena; non gli era mai capitato di pensare realmente a Morgana in quel senso. L’aveva sempre vista come una sorta di sorella, ma quel giorno le cose erano cambiate. Con un gesto secco le sfilò la spada dalle mani, posizionando la sua dietro la schiena di lei, stringendola a sé.
Gli occhi di Morgana erano sbarrati dallo stupore, non si sarebbe mai aspettata una reazione simile dal principe di Camelot. Sentiva il suo corpo entrare in contatto con quello del ragazzo, mentre i loro nasi quasi si toccavano. Un qualcosa di sconosciuto teneva legati i loro sguardi, come se fosse impossibile per loro distoglierlo dagli occhi dell’altro.
Morgana fu tentata da quella vicinanza, tentata nel peccare, nel posare le sue labbra su quelle del ragazzo. Schiuse lievemente la bocca, mentre sapeva di avere fisso su di sé lo sguardo di Arthur, mentre sentiva la presa allentarsi. Ad un passo dalla bocca, la pupilla del re ribaltò la situazione, riuscendo a liberarsi dalla presa del ragazzo e soffiargli la spada dalle mani; spada che ora stava sfiorando il petto di Arthur.
Il principe sorrise alla mossa di Morgana. Era una ragazza bellissima e lo sapeva, ed aveva giocato al meglio la sua carta. Per un solo istante si chiese, se mai un giorno sarebbe riuscito a vincerla. La luce negli occhi di Morgana non mentiva.
Forse aveva tutti i mezzi a sua disposizione per poter vincere quella guerra, Arthur ne era sicuro.
«E’ inutile Arthur, tanto vinco sempre io.»
 
*
 
Camminava lungo il corridoio ripensando a quello che era successo qualche ora prima. Era stato davvero difficile per lei resistere alla tentazione di baciarlo, che poi c’erano tante persone a guardarla poco importava: erano in molti a volerla vedere in sposa ad Arthur.
A quel pensiero sentì un tintinnio dal pavimento. Stava torturando la sua collana da così tanto tempo da non rendersene neanche conto di averla aperta. Adesso era lì, sul pavimento, ad un passo dai suoi piedi. Si chinò per riprenderla quando sentì una voce invitarla ad alzarsi «Lasciate, ci penso io.»
Merlin si era catapultato ai suoi piedi per prenderle la collana. Lei, che fino a qualche secondo prima era rimasta china sentì le proprie ginocchia sfiorare il corpo del ragazzo. Si alzò repentina e lui fece lo stesso reggendo tra le mani la collana « Permettete? »
Un po’ spaesata Morgana si voltò, portandosi i capelli su un solo lato, aspettando che il servo le riagganciasse la collana al collo. Merlin invece rimase immobile per una frazione di secondo. Era dannatamente vicino all’incavo del suo collo, così vicino che sentì il cuore fare un triplo salto mortale. La castellana sussultò interiormente quando sentì le mani del ragazzo sfiorarle la pelle per riagganciare la collana, dopo di che si voltò incrociando il suo sguardo «Grazie Merlin.»
Lo vide sorriderle, per poi portarsi una mano dietro la nuca e riabbassarla dopo un brevissimo lasso di tempo «E’ stato un piacere.»
La ragazza corrugò la forte divertita, mentre lo vide fare uno scatto repentino con lo sguardo  «No, cioè… uhm, è un piacere servirvi.»
Il sorriso che aveva stampato sul viso scomparve improvvisamente. Si ricordò che a guardare l’allenamento di Arthur c’era anche lui. Morgana non seppe dirsi il perché ma si sentì improvvisamente a disagio. Forse perché era il servo del principe, la persona a lui più vicina o forse perché non aveva mai sentito dire da parte sua che sarebbe una regina stupenda al fianco di Arthur.
Quel ragazzo era strano, era diverso da tutti gli altri. C’era qualcosa in lui, che nessun altro aveva. Morgana ne era sicura.
«Sei diverso Merlin. C’è qualcosa in te che ti rende diverso da tutti.»
La gola del ragazzo si fece improvvisamente secca: nessuno avrebbe dovuto scoprire il suo segreto, oppure avrebbe anche potuto dire addio alla sua testa «Cerco solo di fare il mio lavoro.»
Si era mosso dalla sua posizione passandole accanto, quando sentì la mano di Morgana sul suo braccio impedirgli di andare via «Nessuno mi ha mai guardato in quel modo.»
Deglutì a forza. Morgana non era solo bella, era anche la pupilla del re, era come una figlia per lui e accettare i suoi sentimenti verso quella ragazza voleva dire affermare di essere un mago: dire addio alla sua testa.
Si sforzò di sembrare estraneo alle sue parole «Non capisco di cosa parliate.»
«Alla festa, ti ho visto. Mi hai guardato per tutta la sera.»
Merlino voleva fermarla, giustificarsi, smentire le sue parole, ma la vide improvvisamente cambiare espressione «Di’ ad Arthur, che la smettesse di mettere delle sentinelle a sorvegliarmi e che per la prima volta si comportasse da uomo.»
La vide mollare la presa dopo avergli mostrato uno sguardo gelido per poi camminare impettita lungo il corridoio. Restò lì ad osservarla mentre i capelli le ricadevano morbidamente lungo la schiena ed aspettò che il suo cuore riprendesse un battito regolare. Morgana non sapeva nulla.
Però per un momento ci aveva sperato, aveva sperato di peccare con lei.
*

Morgana era stanca, forse quella notte sarebbe anche riuscita a chiudere occhio. Soffriva di incubi, era davvero una cosa seccante. Si svegliava in preda alla disperazione ed ormai i rimedi di Gaius, il medico di corte non servivano quasi più a nulla.
Si stava affrettando verso le sue stanze quando si sentì tirare per un braccio. Arthur l’aveva attirata a sé, guardandola fisso negli occhi con uno sguardo decisamente suadente «Hai barato.»
Morgana sorrise divertita restando al gioco, avvicinandosi lievemente al ragazzo «E questo non è un gesto da vero cavaliere.»
Arthur sorrise ammaliante, lasciandole scorrere una mano lungo la schiena attirandosela a sé «Io non perdo mai Morgana.»
La sorellastra stava per parlare evidentemente voleva metterlo a tacere, ma quella volta toccò a lei zittirsi, quando sentì le labbra del principe sulle sue. Fu lento, delicato. Morgana aveva paura di perdersi in quel bacio. Il cuore iniziò a batterle così forte nella gabbia toracica che ebbe paura potesse uscirle dal petto. Non si staccò. Non lo avrebbe mai fatto. Schiuse lievemente la bocca offrendo il libero accesso al principe.
Era peccato.
Non avrebbero dovuto spingersi oltre, ma ai due amanti poco importava.
Arthur la sollevò con le braccia, mentre lei cingeva il perimetro del suo bacino con le gambe, aggrappandosi a lui. Il principe si diresse verso la porta, aprendola al meglio che poté, catapultandosi nella stanza, dove l’avrebbe spinta contro il muro.
Sentì Morgana sfilargli con un gesto repentino la camicia da dosso, mentre lui ricadde sul letto.
La castellana si mosse lievemente su di lui, smettendo di baciarlo solo per un istante, per avvicinare la sua bocca al suo orecchio «Vinco sempre io, Arthur Pendragon.»
   
 
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