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Autore: paoletta76    04/01/2015    0 recensioni
un nuovo arrivo nel peggiore dei giorni stravolgerà la vita di qualcuno..
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Poi, quel preciso istante, quello che aveva cambiato tutto in maniera inaspettata. Curioso ruolo, per il proiettile di un cecchino..
 
Il cortile della fabbrica appariva insidiosamente deserto, e pieni di incognite i riflessi delle vetrate che lo circondavano.
- Wordy, Sam.. voi squadra Alfa, perlustrate il lato nord. Spike, Jess. Con me.
Ed non era rimasto ad ascoltare obiezioni, e a loro non era rimasto che eseguire l'ordine del caposquadra.
 
Un crepitìo, improvviso, seguito dall'eco di uno sparo.
Voltarsi attorno, cercare di individuarne la fonte invano. L'unico segno lasciato era quella divisa antracite abbandonata al suolo a pochi passi da Spike.
 
- Agente a terra!!
 
Scivolare accanto a lei, trascinarsi e trascinarla al sicuro, mentre il fuoco diventava intenso e continuo. Il respiro che si faceva veloce, spezzato, il cuore in gola, le mani a slacciarle il giubbetto ed allentarle le cinghie dell'equipaggiamento per verificare l'entità dei danni.
Il sangue che gli bagnava le mani e la divisa, mentre cercava di appoggiarla al proprio busto e scostarle i capelli dal viso.
No, ti prego no.. non di nuovo.. non proprio lei..
 
Ma non eri tu quello che doveva controllare la recluta? E' in bagno da almeno dieci minuti! Che diavolo avete combinato, ieri sera?
La voce di Ed quasi rideva, chiara e limpida nella sua testa. Ricordava d'aver sollevato le mani e piegato le labbra in una smorfietta innocente.
 
- Niente.
- Niente che? Possibile che vi lascio una sera soli in libera uscita e la fai ubriacare? - senza perdere quel tono divertito, il caposquadra s'era voltato verso un altrettanto innocentissimo Sam - sei stato tu?
- No.- Sam s'era defilato ridendo, lasciando che Ed scuotesse la testa e richiamasse l'ordine con un sospiro:
- Vai a vedere come sta, dai..
- Non ha bevuto poi così tanto, boss.- Spike gli s'era affiancato lungo il corridoio, continuando a ridere leggero.
- Ottimo modo, per farle festeggiare l'anniversario. Se penso che meno di dieci mesi fa ancora la odiavi a morte..
- Non la odiavo a morte..
- No. Bugiardo.- Ed aveva sollevato appena il sopracciglio, arrivando alla porta del bagno comune, quella da cui continuavano ad arrivare i rumori di un essere umano alle prese con un pesante doposbornia.
 
Spike aveva riso, spingendo con la spalla la porta e lasciandosi seguire.
Certo, che vomitava pesante, per aver bevuto solo due birre, la novellina..
 
- Ehi! Ehi, Collins! Tutto bene? - Ed aveva alzato appena la voce, e come risposta aveva ottenuto un debole lamento:
- Benissimo..
 
Oltre le sue spalle, il sorriso di Spike era andato velocemente in fade, al comparire di quella figura che, fasciata nella divisa, sembrava ancora più minuta sotto a quella cascata di riccioli malamente imbrigliata in un ciuffo sbilenco.
- Datti una sistemata, dai.- Ed le aveva allungato una pacca sulla spalla, con fare paterno - fra dieci minuti briefing. E che non si ripeta mai più.
 
La ragazza aveva fatto cenno di sì con la testa, prima di dargli le spalle e dirigersi alla fila dei lavabi.
- Ehi.. tutto ok? - l'istruttore le si era affiancato, leggermente più preoccupato per quello strano pallore.
Troppo, per una semplice stupida sbornia..
- Sì..- aveva mormorato Jess, velocemente, raccogliendo acqua gelata e passandola sul viso una, due volte.
- Credevo lo reggessi meglio, l'alcool.
- Ci sono stati giorni migliori.- aveva replicato lei, quasi impercettibile.
- Jess.
- Non mi rimproverare. Ne ho già abbastanza.
- Hai bevuto solo due birre, finché eri con me. Che t'è successo dopo che ti abbiamo riportato a casa..? Perché se hai dei problemi, io sono qui. Siamo tutti, qui. Non serve che li anneghi nell-
- Sono incinta, Michael.
 
Michael. Erano almeno dieci mesi, che non lo chiamava più col suo nome di battesimo.
Non l'aveva chiamato così neanche quando l'aveva invitata alla festa a casa dei suoi, in autunno. Eppure quella era stata una sera speciale..
 
La sera in cui aveva notato quello sguardo strano, su di sé, sorpreso a flirtare con Winnie..
 
Quella in cui aveva osato qualcosa di più, che un semplice abbraccio o raccoglierle le mani..
 
- Jess.- adesso il suo tono si faceva implorante.
- Sono fuori dalla squadra, lo so.- aveva replicato lei, in un soffio - non avrei neanche dovuto dirtelo..
- Mi dispiace, dovrò fare rapporto. E' per la tua sicurezza, non lo faccio per cattiveria.. quando Jules-
- Lo so. Fai il tuo dovere.- lei aveva abbassato il viso, sollevando le mani e raccogliendo di nuovo i capelli, in modo un po' più ordinato.
- Se posso fare qualcosa, Jess.. qualsiasi..
 
La voce gli tremava, ora. Quelle parole avrebbero dovuto lasciarlo indifferente; erano rimasti d'accordo di non legarsi emotivamente, di lasciare il loro rapporto esclusivamente sul piano fisico e..
 
Su che piano, Spike? Quante volte avete dormito insieme, dopo la sera della festa? Cinque, sei? Come ti sei sentito, quando dopo aver fatto l'amore, tre settimane fa, ti ha detto che era meglio restare liberi e non finire come Sam e Jules? Dov'è caduto, il tuo cuore, quando le hai risposto che aveva ragione?
Perché non sei stato abbastanza deciso da dirle che no, non ha nessuna ragione, che ti sei innamorato di lei e ormai è troppo tardi per tornare indietro?
E perché ora ti senti morire, ora che lei ti dice che porta un bambino in sé e scopri che forse si è solo divertita, con te.. e che qualcuno a cui legarsi l'ha trovato e non sei tu..?
 
- Hai.. l'hai detto al padre..?
Ecco. La voce se n'era uscita per conto suo, e fanculo al coraggio e fanculo anche al briefing fra dieci minuti.
Jess aveva sollevato quegli occhi di ghiaccio contro i suoi e gli era sembrato che una mano andasse a chiudergli la gola, lasciandolo completamente senza respiro.
- Gliel'ho detto. Adesso.- aveva replicato lei, di nuovo quasi impercettibile, prima di sollevarsi e dirigersi alla porta - andiamo. C'è un briefing.
 
Il telefono squillava a vuoto, la finestra di quel minuscolo appartamento appariva malamente illuminata dalla luce di una lampada da tavolo. Della lampada accanto al divano, per la precisione, s'era detto appoggiando la fronte sulle dita, continuando a domandarsi cosa gli stesse impedendo di uscire dall'auto e salire a chiederle spiegazioni, dopo aver buttato giù la porta a pugni se necessario.
 
No, non avrebbe potuto. Non dopo averle fatto rapporto, averla messa in difficoltà con Greg, averla resa oggetto di pesanti rimproveri da parte di Ed. Non dopo un turno passato senza sentirle dire una parola, non dopo averla messa fuori dalla squadra con una firma su una manciata di fogli.
 
Jess aveva ingoiato a viso basso e non aveva aperto bocca.
Non l'aveva detto a nessuno, che il padre del bambino che aspettava da tre settimane ed il proprio istruttore erano la stessa persona.
 
Ed ora lui era lì, sotto quella casa, fermo in auto ad osservare i suoi movimenti da oltre un finestrino appannato.. e cielo, lì fuori si gelava.. e Jess era sola, e stava male, e quel bambino forse aveva bisogno di un padre vero, non di un vigliacco come lui..
 
Vigliacco. Vigliacco e stupido, ecco cosa sei. Non hai neppure fatto caso a come ti guardava, ieri sera in birreria, mentre la sorella di Sam ti si attaccava al collo e tu ridevi come un cretino.. e quella maledetta radio suonava quella maledetta canzone..
La stessa della notte in cui per la prima volta le hai detto quello che pensavi fin dall'inizio, che era bellissima, troppo bella per quella divisa, e poi non sapevi più dove trovare le parole e ci ha pensato lei, a chiuderti la bocca con un bacio e..
 
Spike! Spike!
 
Aprì gli occhi di scatto, scosso dalla mano robusta di Greg. Davanti a sé, il corridoio grigio ed asettico di un ospedale. E non c'erano più parole, e non c'era più il profumo della birra né quello della pelle di Jess.
 
Solo il sangue ormai rappreso a formare larghe chiazze scure sul grigioblu della divisa.
 
Sollevò le dita, le scoprì tremanti e rosse. Un gesto improvviso, rabbioso, per scuotere via quel sangue, arginato dalla presa forte del superiore contro le spalle:
- Spike! Calmati! Va tutto bene, stà tranquillo!
 
Non va niente, bene.. dannazione..
Si sollevò di scatto, cacciando fuori il fiato tutto insieme.
- Mi dispiace.- mormorò - non sono riuscito.. è successo di nuovo, e io non sono riuscito..
- Non è stata colpa tua.- Greg gli strinse appena le dita attorno al braccio - vieni. Devi darti una pulita, non vorrai che ti veda ridotto così..
 
Sgranò gli occhi, rivolgendoli al superiore. Chissà se Greg l'aveva percepito, l'impennarsi dei battiti del suo cuore..
- Sta bene, Spike. La ferita è brutta, ma non è in pericolo di vita. C'è una cosa, però.- il superiore fermò i propri passi all'ingresso del bagno - devo dirti la verità. Lei non vuole vederti. E' Jules, quella che ha insistito. E temo di sapere perché.
- Il.. il bambino..?
- Jess non avrebbe dovuto partecipare all'azione di questa mattina. Non so chi l'abbia autorizzata, a sostituire Jules. Lei è mortificata; continua a dire che se non fosse stato per la febbre improvvisa di sua figlia, questa mattina ci sarebbe stata lei, in azione, che a Jess non sarebbe successo niente. I documenti per tenerla in panchina li avevi firmati tu, e questa mattina era tua responsabilità, bloccarla. Ma non l'hai fatto.
- Io..
- Cos'è successo fra voi due?
- Lei.. lei è..
- Era tuo, vero?
 
Spike sollevò gli occhi su quelli del superiore, rimanendo per un lunghissimo istante a fissarlo a labbra socchiuse. Ecco. Se qualcuno gli avesse sparato, in questo preciso istante, non avrebbe sentito un dolore più intenso.
- E.. era?
- Credo che dobbiate parlare.
 
La ragazza gli dava le spalle, raggomitolata in un angolo del letto con il viso rivolto alla finestra e quei riccioli neri sparsi senz'ordine tutti intorno.
- Vattene.- mormorò, quasi impercettibile, all'avvicinare dei suoi passi.
- Jess..
- Ho detto vattene.
La voce cercava di apparire cattiva, ma era piena di crepe e lacrime.
- Jess, ti prego.
- Eravamo d'accordo. Nessun impegno, nessun legame. Tu hai lei e io non ho più niente.. ora vattene..
- Tu hai ME, Jess.. hai me..- si fece coraggio, andando ad appoggiarsi al letto, poco oltre le sue spalle, e piegandosi a raccogliere le sue spalle - e io non ho lei né nessun altro.. ho te e solo te.. e non me ne frega niente di quello che ci siamo detti fino ad ora. Io..
 
Io ti amo, Jess.
 
La propria voce non conteneva più rabbia o disprezzo, ma continuava a bruciare.
 
L'aveva odiata, fin dall'inizio, fin da quando l'aveva vista mettere piede nella sala riunioni. Poi qualcosa aveva preso il posto dell'odio, piano piano, silenzioso. Ed ora Jess aveva trovato un posto tutto suo dentro di lui. Si piegò appena, le passò il braccio oltre le spalle e se l'attirò addosso, senza tante inutili parole, lasciandole sfogare le lacrime fino a quando non tornò a sentire solo il suo respiro, più tranquillo e leggero.
 
Comunque sarebbe andata a finire, non l'avrebbe lasciata andare. Mai.
 
 
 
  
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