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Autore: Nessie26    04/01/2015    1 recensioni
Questa storia prende spunto dalla terza stagione (quindi contiene alcuni spoiler), ma non vi si basa fedelmente.
È, più che altro, una storia che traccia la lenta e sorprendente presa di coscienza di Felicity e Oliver circa i loro sentimenti. Un percorso diverso e introspettivo su questa meravigliosa coppia che spero gradirete. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo settimane d'inferno trascorse tra il lavoro estenuante alla Palmer Technologies e la fonderia, Felicity sapeva che l'influenza era proprio l'ultimo dei suoi mali. Al contrario, le sembrava addirittura una benedizione. Aveva bisogno di dormire, dormire, dormire. Doveva staccare da tutto il resto per uno o due giorni. Nessuna violazione di sistemi informatici, nessuna localizzazione di criminali. Del resto non chiedeva molto.
Ancora a letto, troppo stanca anche solo per potersi girare e cambiare posizione, si sentiva divisa tra il senso di responsabilità e la voglia di dormire. Là fuori c'erano persone che contavano su di lei, sul suo aiuto e non poteva deluderli.
Al tepore, sotto le morbidi coperte di flanella, quei pensieri le sembrarono quasi senza importanza, troppo lontani anche solo per essere presi in considerazione. Pian piano tutte le preoccupazioni si sbiadirono perdendosi nel sonno. Era vero che i criminali non riposavano mai, ma lei sì, e non poteva far niente per cambiare quel semplice dato di fatto. Sarebbe dovuta andare a lavoro da lì a due ore, ma non aveva la forza né di alzarsi, né di prepararsi per uscire di casa. Felicity si destò ancora una volta per fare ciò che andava fatto.
Si sedette a letto, prese il telefono e chiamò a lavoro per dire che avrebbe preso due giorni di malattia.
Ritornò ad accucciarsi sotto le coperte e si addormentò quasi subito, mettendo a tacere tutto il resto.


 

Il telefono squillava senza sosta, ma Felicity impiegò diversi minuti prima di essere completamente sveglia. Aveva un forte mal di testa e qualche linea di febbre. Non riusciva a respirare bene perché aveva il naso chiuso e sembrava che la gola le andasse in fiamme. Stava decisamente male.
Che ore erano? Non ne aveva idea. Dopo essersi alzata nel primo pomeriggio e aver bevuto un brodo caldo, era tornata a dormire e non sapeva esattamente quanto tempo fosse trascorso da allora. Si voltò verso la finestra e vide che fuori era buio. Afferrò con mani incerte il telefono che continuava a squillare e rispose.

«Oliver». La voce nasale della ragazza non lasciava dubbi sulle sue condizioni.

«Dove diav... Felicity?», chiese confuso Oliver, non riconoscendone la voce per un attimo.

Aveva bisogno del suo aiuto e lei non aveva risposto al telefono per tutto il pomeriggio. Felicity non si allontanava mai dal suo cellulare, e lui non sapeva se essere infuriato o preoccupato per l'assenza. Quando Felicity rispose al telefono parlando con una voce così bizzarra, nella sua mente si chiarì ogni dubbio e si alleggerì anche la frustrazione accumulata nelle ore precedenti.

«Oliver, che c'è?», chiese la ragazza un po' bruscamente, stordita dal sonno e dal mal di testa.

«Felicity ho bisogno di te qui.», rispose Oliver con notevole urgenza nella voce, ma poi aggiunse più gentilmente : «Stai male?».

«Sì» , riuscì a rispondere a stento Felicity, poi si soffiò sonoramente il naso come per consolidare ciò che aveva appena affermato. «Come puoi sentire, ho preso l'influenza.», aggiunse poco dopo.

«Mi dispiace... Ce la fai a controllare una cosa per me?» , chiese speranzoso Oliver.

Non voleva disturbarla se stava male, ma aveva davvero bisogno del suo aiuto. Se ci fosse stato un altro modo l'avrebbe lasciata in pace. Era già vestito con il suo costume di pelle verde, pronto ad entrare in azione, aveva solo bisogno che Felicity gli indicasse il luogo esatto in cui un trafficante locale di armi, conosciuto come Big Joe, si trovasse in quel momento. Doveva evitare che quella feccia mettesse le mani sul carico di armi che sarebbero arrivate clandestinamente su una nave da trasporto merci. Aveva bisogno di sapere il luogo esatto e l'ora in cui sarebbe avvenuto lo scambio.
Felicity da parte sua non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti, ma si rese conto che Oliver aveva bisogno del suo aiuto, quindi gli disse:

«Dammi solo un minuto, prendo il tablet.»

Dopo aver fatto alcune ricerche smanettando per un po' sullo schermo, riuscì a localizzare una nave che si avvicinava lentamente al porto di Starling City: sarebbe attraccata alle 23:30. Diede tutte le indicazioni necessarie ad Oliver e si lasciò cadere stancamente sul letto.
Oliver , prima di riattaccare, si rese conto ancora una volta di poter sempre contare su Felicity, la sua partner.

«Grazie»

«Oliver... sta' attento.»

La telefonata era terminata, ma Felicity non riuscì più ad addormentarsi. Non era mai tranquilla quando Oliver usciva in missione, era pur sempre un enorme rischio quello che correva.
Scese dal letto e andò a prepararsi qualcosa di caldo per cercare di sciogliere un po' della sua preoccupazione.

   
 
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