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Autore: ame tsuki    04/01/2015    4 recensioni
Non avete mai desiderato vedere i nostri amabili (?) ninja in veste di mago? Non avete mai provato l'irrefrenabile (?) desiderio di vederli studiare Aritmanzia e Incantesimi ad Hogwarts? Se siete folli come me, probabilmente ci avete pensato. Altrimenti, ora è il momento giusto per provare a vedere com'è! XD
Questo non è il classico cross-over, uno di quelli che vedono i personaggi di Naruto incontrare quelli di Harry Potter e viceversa. Qui non vedrete nessun personaggio della tanto amata Saga della Rowling. Ho preso solo in prestito il suo magico mondo e ci ho impiantato i personaggi di Kishimoto, cercando di mantenere una mia logica.
È una raccolta in ordine alla-come-mi-gira, con flash di vita magica quotidiana e veri e propri avanzamenti di trama.
Ovviamente, Sasuke x Naruto a gogo (e non solo!)
N.b. Il rating potrebbe alzarsi!
Capitoli:
1. Amortentia
2. Colloportus
...
INCOMPLETA
Genere: Commedia, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Cross-over, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Cursum Perficio




Lo so che sono in ritardo mostruoso e mi scuso per questo ma l’università, la scarsa ispirazione e i racconti fantasy (pubblicità autocelebrativa XD) mi hanno veramente impedito di scrivere anche solo una riga. Comunque, ecco un altro capitolo che, al di là di ogni mia previsione, è il seguito diretto di Amortentia. Quindi sì, leggetevi prima quello se non l’avete mai fatto o non lo ricordate (cosa plausibile, dato il tempo trascorso dall’ultima volta XD).
Come al solito, vi lascio la lista dei personaggi, per comodità vostra e mia u.u
E, sì, ho cambiato il titolo da Konoha incontra Hogwarts a Cursum Perficio XD

 

Ministro della Magia: Madara Uchiha
Preside di Hogwarts: Hashirama Senju
 
Insegnanti:
  • Trasfigurazione: Prof.ssa Tsunade Senju (Direttore della Casa di Grifondoro)
  • Incantesimi: Prof. Kakashi Hatake (Direttore della Casa di Corvonero)
  • Pozioni: Prof. Sasori Akasuna (Direttore della Casa di Serpeverde)
  • Volo: Prof. Gai Maito
  • Storia della Magia: Prof. Hiruzen Sarutobi (Direttore della Casa di Tassorosso e Vicepreside)
  • Erbologia: Prof. Zetsu
  • Difesa contro le Arti Oscure: Prof. Itachi Uchiha
  • Astronomia: Prof. Izuna Uchiha
  • Babbanologia: Prof. Jiraiya
  • Rune Antiche: Prof.ssa Konan
  • Cura delle Creature Magiche: Prof. Iruka Umino
  • Divinazione: Prof.ssa Kurenai Yuhi
  • Aritmanzia: Prof. Asuma Sarutobi
 
Personale scolastico:
  • Infermiera: Shizune (+ TomTom XD)
  • Custode della Scuola: Hidan
  • Bibliotecaria: Shiho
 
Fantasmi:
  • Grifondoro: Obito Uchiha
  • Tassorosso: Teuchi
  • Corvonero: Chiyo
  • Serpeverde: Tobirama Senju
  • Poltergeist rompiballe: Tobi
 
Studenti:
  • Grifondoro:
    • Naruto Uzumaki (Cercatore della Squadra di Grifondoro e Capitano)
    • Rock Lee (Cacciatore della Squadra di Grifondoro)
    • Hinata Hyuga (Prefetto)
    • Kiba Inuzuka (Battitore della Squadra di Grifondoro)
    • Ino Yamanaka
    • Konohamaru Sarutobi (Portiere della Squadra di Grifondoro)
  • Tassorosso:
    • Ten Ten Mitashi (Battitore della Squadra di Tassorosso e Prefetto)
    • Choji Akimichi (Portiere della Squadra di Tassorosso)
    • Jugo (Prefetto)
    • Moegi
    • Udon
  • Corvonero:
    • Sakura Haruno (Prefetto)
    • Shino Aburame
    • Shikamaru Nara
    • Gaara (Prefetto)
    • Temari (Cacciatrice della Squadra di Corvonero)
  • Serpeverde:
    • Sasuke Uchiha (Cercatore della Squadra di Serpeverde, Capitano e Prefetto)
    • Neji Hyuga (Caposcuola)
    • Sai (Cacciatore della Squadra di Serpeverde)
    • Karin Uzumaki (Prefetto)
    • Suigetsu Hozuki (Battitore della Squadra di Serpeverde)
    • Kankuro

 
 
 
Colloportus
 
 
 
 
Sasuke stava morendo lentamente dalla vergogna. Certo, avrebbe preferito morire vecchio, in un letto comodo, circondato dai suoi cari e in situazioni perlomeno decenti. Non che la morte fosse considerata decente ma – l’Uchiha ne era convinto – tutto sarebbe stato meglio di questo. Non si era certo immaginato di morire nel fiore dei suoi anni, per uno stupido incidente.
Perché era stato solamente un caso ciò che gli era successo bevendo l’Amortentia, una settimana prima. Eppure, a quanto pareva, tutta la scuola ne era stata informata. Girava voce che persino il preside si fosse fatto quattro risate sulla faccenda.
Era curioso come, invece, il protagonista della tragedia e il suo diretto compagno – Naruto – fossero accomunati se non altro dalla totale assenza di voglia di scherzare sull’accaduto. Il ragazzo per colpa del quale era iniziato tutto non faceva altro che camminare a testa bassa e svoltare l’angolo non appena lo intravedeva in fondo al corridoio. Aveva persino evitato di andare alle lezioni che avevano in comune, adducendo come scusa un mal di pancia fulminante, sicuramente inventato.
Sasuke, di norma, non avrebbe dato troppo peso alle manovre del re dei cretini ma questo era un caso particolare, perché sapeva con certezza il motivo di questo comportamento. La mattina dopo che era successo non ricordava esattamente tutto, come se avesse bevuto idromele per tutto il giorno precedente. La nebbia che offuscava la sua memoria era rimasta persino quando alcuni dei suoi più arditi compagni Serpeverde avevano iniziato a prenderlo in giro per frasi che lo facevano impallidire al solo pensiero di averle pronunciate per davvero.
Ma poi tutti i suoi ricordi erano riaffiorati in superficie, chiari e limpidi come una pozza d’acqua, quando aveva incrociato gli occhi azzurri di Naruto. Il suo sguardo si era posato su quei lineamenti così perfetti da risultare surreali, gli stessi che aveva venerato e assaggiato il giorno prima, anche se contro la sua volontà. Poi, il biondo si era accorto di lui ed era arrossito, scappando fuori dalla sua visuale come se avesse appena visto un drago.
Ma invece di essere invaso da compiacimento nell’essere paragonato dal suo peggiore – o migliore – amico a un tale potente mostro, Sasuke era semplicemente rimasto attonito davanti alla pioggia di ricordi che lo aveva investito. Aveva rivisto, nel giro di due secondi, – come se stesse per morire – il luccichio di piacere negli occhi azzurri di Naruto. Piacere che lui stesso gli aveva donato e che aveva persino ricevuto in cambio.
Era quel pensiero a tormentarlo persino in quel momento, a una settimana esatta dall’accaduto. Non riusciva a togliersi di mente gli innumerevoli interrogativi che gli frullavano in testa. Perché, se lui era sotto l’effetto dell’Amortentia, Naruto era perfettamente lucido. Quindi, perché cazzo aveva infilato la mano nelle sue mutande?
E più se lo domandava, più l’unica persona in grado di dissolvere i suoi dubbi diventava sfuggevole e silenziosa come non lo era mai stata. E più Naruto fuggiva, più Sasuke si irritava.
Si morse il labbro, cancellando furiosamente la parola scritta sbagliata sul foglio di pergamena che aveva davanti, come se tutti i suoi tormenti fossero dovuti a quella “e” al posto della “o” nella parola “troll”. Stava facendo un riassunto dei suoi appunti di Storia della Magia in un’auletta abbandonata sul corridoio del terzo piano. Si era infilato in quella porta per non essere costretto a subire, oltre al baccano, le risatine dei suoi compagni di scuola che ancora non erano riusciti a farsi passare la voglia di prenderlo in giro. Li avrebbe di certo intimoriti con uno o due di quegli incantesimi che gli aveva insegnato suo zio Madara ma, in quanto Prefetto, non poteva permettersi di rovinare la sua reputazione. In poche parole, quindi, si era nascosto, anche se non avrebbe voluto ammettere quel verbo nemmeno con se stesso.
La scarsa concentrazione, poi, dati tutti i pensieri che aveva in testa, non poteva essere mantenuta nemmeno in Biblioteca, dove, fra urletti di ragazzine arroganti e bisbigli di chi fingeva di studiare, non avrebbe potuto mai stare in santa pace.
Così, si era scelto quella stanza polverosa ma deliziosamente silenziosa per tentare, almeno, di non abbassarsi la media…
 
Dall’altra parte dell’antico castello, Naruto correva a perdifiato, con la borsa a tracolla che sbatacchiava di qua e di là, seminando di tanto in tanto qualche inutile foglio scarabocchiato.
Dietro di lui, fluttuava ridacchiando Tobi, il poltergeist della scuola. Di norma, Naruto l’avrebbe affrontato di petto, arrabbiandosi e urlando contro l’ectoplasma invece di tentare – con scarsi risultati – di sfuggirgli. Ma al suono della sua nuova canzoncina su come “Uchiha e Uzumaki si sono innamorati”, non aveva avuto il coraggio di ribattere. Perché nemmeno sapeva come farlo, dato che – in fondo – forse era quella la verità che l’aveva tormentato da quando quella maledetta pozione era finita in bocca a Sasuke.
Era sempre stato convinto di amare Sakura, praticamente da sedici anni della sua vita. L’aveva ammirata, corteggiata, stimata per la sua intelligenza per tutti gli anni della scuola e non aveva dubitato nemmeno per un istante del suo amore per lei, anche se era stato rifiutato innumerevoli volte.
Ma quando Sasuke era caduto vittima della potente azione del Filtro d’Amore che Naruto aveva comprato per lei, i suoi impulsi più carnali si erano lasciati trasportare dalla passeggera follia dell’Uchiha e ora non sapeva come comportarsi e nemmeno come pensare.
Nessuno era riuscito a capire cosa fosse successo ai piedi di quel faggio in riva al Lago Nero e quello era uno di quei segreti che non si sarebbe mai fatto scappare, nemmeno sotto le torture di Hidan. Più o meno tutti, invece, sapevano che si era semplicemente trattato di un errore, di uno scambio di persone, ma questo non li frenava dal prendere in giro anche lui e non solo Sasuke.
Le derisioni, quindi, si aggiungevano alla confusione del suo cuore, appesantendolo in maniera praticamente incontrollabile. I dubbi, le incertezze e la sensazione di doverli risolvere al più presto stavano cambiando Naruto, rendendolo quasi un’altra persona. Era stato lui stesso a notare di essere diventato più taciturno e schivo e di aver perso il sorriso che, di norma, lo caratterizzava sempre.
L’unica cosa che non era cambiata era la sua insofferenza per i compiti, ma il motivo non era lo stesso: se prima non riusciva a farli perché non li sopportava, ora non riusciva proprio a concentrarsi, ritrovandosi a succhiare piano la punta della piuma, perso nei ricordi e nello sconfinato mare della paura.
Perché sì, Uzumaki Naruto aveva paura. Aveva paura di non saper riconoscere più i propri gusti sessuali, aveva paura dei sentimenti tutti nuovi che gli avevano invaso le vene, aveva paura di incontrare gli occhi neri di Sasuke, aveva paura di leggerci gli stessi dubbi che lo attanagliavano in quel momento. Aveva proprio il terrore di doversi confrontare con lui o con chiunque potesse chiedergli qualcosa riguardo quell’incidente.
Era questo il motivo per cui ora correva per i corridoi cercando di sfuggire a Tobi per non dover rispondere alle rime con rime che non aveva il coraggio di tirar fuori. Non sapeva nemmeno dove stesse andando, di preciso: l’importante era correre fin quando il poltergeist non si fosse stufato di lui.
Svoltando un angolo, urtò – per non dire scaraventò a terra – una ragazzina del primo anno, facendola volare gambe all’aria sul pavimento. Le mormorò un brevissimo «Scusa tanto!» senza nemmeno fermarsi ad aiutarla, sperando con tutto il cuore che Tobi decidesse di prendere di mira lei.
Ma non accadde e Naruto fu costretto a salire le scale col fiatone fino al corridoio del terzo piano. Fu solo grazie al provvidenziale commento indignato di uno dei quadri appesi – un vecchio signore con un enorme paio di baffi bianchi – che Naruto riuscì a sfuggire a Tobi, che aveva concentrato l’attenzione sul dipinto.
L’Uzumaki si rifugiò dietro la prima porta che riuscì a trovare, chiudendosela alle spalle e appoggiandovi tutto il corpo ad occhi chiusi, come se non fosse più in grado di sostenerlo.
Fu una voce che conosceva bene a fargli spalancare le palpebre e raddrizzare le ginocchia piegate.
«Colloportus!» aveva urlato Sasuke, alzandosi di scatto dalla sedia, prima che Naruto potesse anche solo pensare di scappare.
In un ultimo, disperato, tentativo di fuga, il biondo tirò fuori la bacchetta dalla manica solo per vederla sfrecciare nelle mani dell’Uchiha che l’aveva già disarmato. Non gli restò che sospirare sconfitto.
«Cosa vuoi?» domandò stancamente, con un tono di voce che stupì persino l’interlocutore per la sua totale assenza del brio tipico del suo timbro.
«Dovrei chiederlo a te – rispose cauto Sasuke, riponendo sul foglio di pergamena entrambe le bacchette – Sei tu che sei piombato qui dentro».
Naruto deglutì davanti allo sguardo indagatore del compagno, balbettando qualche informazione random su Tobi e la sua nuova canzoncina preferita. Non gli sfuggì il moto di stizza che contrasse i lineamenti del moro quando fece capire a cosa si riferisse il poltergeist.
«In ogni caso, è un bene che tu sia qui» iniziò l’Uchiha, alzando di poco il tono di voce, per evitare di sussurrare. Sentiva il cuore talmente in gola che aveva paura di soffocare o vomitare – o fare entrambe le cose.
Non ottenendo risposta dal più giovane dei due, che continuava a fissarlo come se fosse stato pietrificato dal suo sguardo, l’altro continuò, tentando di controllare il tremore della voce.
«Volevo parlarti di quello che è successo una settimana fa – esordì stupendosi del tono fermo con cui aveva esposto i suoi pensieri – E so che anche tu vuoi chiarire la questione».
Naruto si limitò ad annuire, consapevole del fatto di avere la gola troppo chiusa per poter far uscire un suono sensato. Con la schiena premeva contro il legno polveroso e scricchiolante della porta, nella speranza di riuscire a buttarla giù con la forza del pensiero o persino di attraversarla. Doveva esserci un incantesimo che gli avrebbe permesso effettivamente di farlo ma, anche se l’avesse conosciuto, non gli sarebbe stato di alcuna utilità, dato che la sua bacchetta era finita nelle grinfie di Sasuke. Non poteva fare altro che ascoltare e sperare di non dover rispondere a delle domande.
Ma i sogni e le speranze di Naruto si infransero sul pavimento, cadendo vertiginosamente uno dopo l’altro. Quasi gli pareva di poter sentire il rumore della loro rottura.
«Come ti è saltato in mente di comprare dell’Amortentia? Come cavolo hai fatto a farmela bere? È davvero stato solo un incidente? Perché nessuno mi ha dato un antidoto? Perché non hai impedito che mi mettessi così in ridicolo? Perché…». A ogni domanda l’Uchiha aumentava di un decibel il tono di voce e Naruto di schiacciava sempre di più contro la superficie alle sue spalle. L’interrogatorio lo colpì come una raffica di Schiantesimi in pieno petto e il biondo per poco non si sentì davvero svenire. Aveva perso il conto dei “Perché” e persino delle parolacce – che andavano infittendosi sempre più.
«… E soprattutto – stava finendo Sasuke, ormai quasi urlando – Si può sapere per quale cazzo di motivo ci siamo masturbati a vicenda?!».
Eccola.
La goccia che fece traboccare il vaso.
L’esplosione che portò alla nascita dell’Universo.
L’Avada Kedavra della situazione.
Sasuke crollò sulla sedia, sotto il peso di tutte quelle domande per le quali esigeva una risposta. Naruto avrebbe tanto voluto fare lo stesso ma non pensava di riuscire ad avere ancora il controllo sui muscoli del suo corpo. Sentiva solamente il cuore battere furiosamente nel petto immobile e si accorse solo in quel momento di aver smesso di respirare.
Riprese a farlo solamente per necessità, anche se avrebbe tanto voluto soffocarsi piuttosto che affrontare la questione. Poi si stupì nel sentire la sua voce produrre un sussurro.
«Non lo so»
«Tutto qui?!» sbottò Sasuke infastidito dalla risposta ovvia e totalmente inutile.
«Sì»
«Non mi basta!». L’Uchiha batté forte il pugno sul tavolo, sollevando qualche centimetro di polvere e facendo cozzare il legno delle bacchette fra di loro.
Naruto sobbalzò, chiudendo gli occhi per tentare di calmarsi. Di quel passo sarebbe morto d’infarto, ne era sicuro.
Passarono diversi minuti così, chiusi in un silenzio degno di un mausoleo, con Sasuke che lanciava continuamente occhiatacce che gli occhi serrati del biondo non potevano cogliere.
Alla fine, esasperato, Sasuke sbuffò.
«Me ne vado» affermò subito dopo, facendo per raccogliere la borsa da terra. Non sopportava l’idea di dover tornare alla mercé di sberleffi e canzoncine ma tutto era meglio di quell’inconcludente incontro.
Ma a quell’affermazione, Naruto si svegliò. Fu come uscire da un lungo sonno o da una pianura nebbiosa e oscura per rivedere finalmente la luce del sole. Sentì farsi più calmo e sicuro il battito del suo cuore, avvertì l’aria rientrare nei polmoni e rinfrescarli, percepì il cervello attivarsi veramente – per una volta – e cedere all’istinto di fermare l’Uchiha.
«No. Non andartene – esordì, quindi, con il tono di voce sicuro come lo era sempre stato prima di quel giorno – Io non so darti tutte le risposte che vuoi, Sasuke. So solo che ti ho visto lì, completamente a mia disposizione, così arrendevole rispetto al solito… Ed è stato come se fossi anch’io sotto l’effetto dell’Amortentia. Mi hai eccitato, Sasuke. Non so perché e non so nemmeno come sia successo ma è successo. Solo quella volta».
La conclusione era una sola e l’Uchiha la espose prima di lui.
«Quindi è finita lì? Ti sei fatto prendere dall’istinto e ora dobbiamo dimenticare tutto e tornare come prima?» chiese aspettando serio una risposta.
«Sì». Naruto si sentì morire dentro, ingoiando la verità assieme al groppo che sentiva nascere in gola. Ma non era ancora pronto per arrendersi all’evidenza dei fatti. Non era pronto ad accettare di essere perlomeno attratto dall’amico – se non di più.
«Bene» commentò atono l’Uchiha, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi per restituire una delle due bacchette al suo legittimo proprietario, senza far trasparire nulla di quello che stava provando.
L’Uzumaki si spostò, evitando il suo sguardo per continuare a combattere contro la voglia che aveva di dire le cose come stavano.
Ma, ancora una volta, il suo istinto ebbe la meglio sulla sua forza di volontà e, prima che Sasuke potesse sciogliere l’incantesimo e aprire la porta, le sue labbra si erano fiondate su quelle morbide e sottili dell’altro.
Il moro le schiuse per la sorpresa e si ritrovò a giocare con la propria lingua attorno a quella di Naruto. Gli sembrò un movimento così naturale che si stupì del fatto che fosse solo la seconda volta che succedeva. Era come se si fossero sempre baciati in quel modo. Era come se dovessero baciarsi in quel modo per sempre.
Non seppero mai se quello fu l’inizio della loro storia – se di storia si può parlare – o se fu semplicemente una specie di conclusione, un riemergere di sentimenti che entrambi avevano sotterrato così a fondo da aver impiegato anni per ritrovarli. Seppero solo che, in quel momento, non c’era bisogno di nessuna domanda, di nessuna risposta, di nessuna parola. Il fatto stesso che si stessero baciando così appassionatamente bastava a placare ogni dubbio, a cancellarlo, a distruggerlo costruendo delle certezze.
A Naruto piaceva baciare Sasuke. A Sasuke piaceva ricambiare. Non c’era altro che bisognasse sapere.
 
Si staccarono innumerevoli baci dopo. Era come se le loro labbra fossero attratte da una forza magnetica che non riuscivano a contrastare. E non volevano nemmeno. Le mani di Naruto si erano infilate quasi automaticamente sotto la camicia di Sasuke, sbottonandola per metà per riuscire a sfiorare gli addominali al di sotto. L’Uchiha non era da meno, dato che entrambi i suoi palmi erano a contatto con la pelle morbida e liscia del sedere del biondo.
Le dita diafane del primo stavano quasi per raggiungere il solido davanti del secondo quando entrambi tornarono alla realtà sentendo Tobi canticchiare ancora quell’orribile canzoncina. Naruto soppresse una risata pensando a come, invece di infastidirli, alla fine li aveva spinti a trovare una soluzione, anche se senza parole.
I due corpi si staccarono dolorosamente l’uno dall’altro, consci di dover riprendere il normale aspetto quotidiano per non risultare indecenti.
Fu mentre Naruto si riallacciava la cintura che Sasuke parlò.
«Non voglio che si sappia. È chiaro?» domandò retoricamente assottigliando lo sguardo e riacquistando il controllo del cervello.
«Sì, teme» rispose l’interpellato, alzando gli occhi al cielo. Odiava ricevere ordini dal suo eterno rivale ma, in questo caso, non poteva che dargli ragione. Chissà che disastro sarebbe stato se qualcuno avesse scoperto che un ragazzo frequentava un altro ragazzo, che un Grifondoro frequentava un Serpeverde, che un Uzumaki frequentava un Uchiha.
Sarebbe scoppiato il putiferio, persino sulla Gazzetta del Profeta!
Sasuke uscì per primo, voltandosi indietro verso l’altro mago solo per dire: «Ti aspetto stasera alle 11 nella Stanza delle Necessità».
Fece in tempo a notare il rossore sulle gote del biondo e a sogghignare in risposta prima di tornare a essere il normale Uchiha Sasuke.
   
 
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