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Autore: SmylingShadow    04/01/2015    2 recensioni
[Presente personaggio da Anime Capitan Harlock]
[dalla storia]
-Shanks! Raccontaci ancora la storia di Roger e di quel pirata strano!- chiesero i tre fratelli, ormai sotto le coperte. Il Rosso rise. - Ma ve l'ho raccontata tante volte.- in coro i 3 gridarono. -Ancora! Ancora!- Doveva arrendersi, quei mocciosi erano molto insistenti, così si sedette per terra, incrociò le gambe e iniziò il racconto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold D. Roger
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-Shanks! Raccontaci ancora la storia di Roger e di quel pirata strano!- chiesero i tre fratelli, ormai sotto le coperte. Il Rosso rise. - Ma ve l'ho raccontata tante volte.- in coro i 3 gridarono. -Ancora! Ancora!- Doveva arrendersi, quei mocciosi erano molto insistenti, così si sedette per terra, incrociò le gambe e iniziò il racconto:

*In un giorno lontano, dove cielo e terra ancora comunicavano in armonia, una nave atterrò su un isola sperduta del nuovo mondo. A quei tempi la pirateria non era tanto in voga, così quei pochi pirati che avevano battuto le insidie del mare venivano considerati da molti , malvagi, da altri eroi; ma da tutti: Uomini. Uno primeggiava sugli altri, un uomo che aveva conquistato terre, fama, ricchezza e la cosa a cui ogni pirata ambisce di più: la libertà. Quell'uomo si chiamava Gol D. Roger e da tutti era considerato il Re dei Pirati. Fatto sta, però, che Roger non era l'unico capitano invincibile nel nuovo mondo in quel momento. La nave arrivata dal cielo era comandata da un pirata altrettanto temibile, considerato addirittura immortale: Phantom F. Harlock, conosciuto semplicemente col nome di Capitan Harlock. Nessuno dei due era a conoscenza dell'esistenza dell'altro ma il destino del Regnante dei mari e quello del Regnante dei cieli stavano per incatenarsi tra loro non concedendo vie di uscita. Non servì una bottiglia di troppo per offuscare quella visione che riempì gli occhi del Re: una nave enorme, completamente di metallo e di forma strana, come polena un teschio con le tibie incrociate e gli occhi rossi, battente bandiera nera. Si strofinò gli occhi per capire se era un miraggio dato dell'alcol oppure quel vascello enorme era davvero arenato sull'isola che conosceva come Raftel, un isola scarna e senza segni di vita. Dal vascello, che per lui riteneva ancora fantasma, scese una ragazza dai biondi capelli e un uomo basso e pelato, gli altri non attirarono la sua attenzione. Sembravano pirati normali, come tutti gli altri, con una nave strana ma pur sempre pirati. Stava spostando lo sguardo dalla finestra per riportarlo alla bottiglia che stringeva ben salda nella mano ma qualcosa, anzi qualcuno, catturò nuovamente il suo sguardo. Quello che doveva essere il Capitano si fermò alla bocca dell'imbarcazione, ammirando la terra che lo circondava. Era giovane, troppo, per essere il capitano di quella ciurma e di quella nave eppure sembrava così autoritario che metteva i brividi al solo incrociar il suo sguardo, uno sguardo fiero e senza paura. Il capitano della Oro Jackson, che non aveva paura da molti anni sentì i brividi lungo la schiena incrociando, casualmente, quello sguardo. Dall'altra parte, il Re dei cieli non si sentì intimorito dalla nave in lontananza, non poteva vedere chi era seduto a guardarlo, cercando di studiarlo affondo, dall'altra parte del vetro. La morte era una paura che non tangeva i due capitani, uno ormai condannato alla stessa da una malattia incurabile ma che allo stesso tempo evita con ogni mezzo a lui disponibile beffandola , l'altro così fatalmente legato a lei che ormai la sua vita dipendeva dal funzionamento della sua Arcadia, il vascello che lo faceva navigare nel mare di male di stelle che chiamiamo cielo. Era impulsivo, il Re pirata, così tanto che ordinò l'attracco sull'isola, senza pensare minimamente a cosa potesse accadere una volta giunto faccia a faccia con il capitano dell'Arcadia. Perché? Gli chiesero i suoi uomini, lui non diede risposta, solo un giovane mozzo dai capelli rossi sembrò intuire il suo desiderio guardando verso l'isola e indicandola. Sull'isola di Raftel, colui che comandava le sorti del cielo dava ordine di ispezionare l'isola, di metterla a soqquadro se necessario, voleva accertarsi che l'unico nemico fosse quella nave che gli veniva incontro battente bandiera pirata. Il teschio con i baffi non lo intimorì, ne lo rallegrò, le emozioni erano rare per lui, al contrario del suo collega di mare che esprimeva qualsiasi sentimento avesse in corpo, noncurante di dove o con chi fosse. L'attracco fu tranquillo e anche la discesa a terra, compiuta solo dal capitano, voleva trovarsi faccia a faccia con quel ragazzo che sventolava una bandiera con tanto valore. Compirono entrambi gli stessi gesti, si avvicinarono l'un l'altro senza mettere mano alla spada, nella più totale e inquietante delle tranquillità, ordinarono alle rispettive ciurme di non interferire nell'incontro per nessun motivo, entrambi appena vicini si squadrarono da capo a piedi annuendo. “Quella bandiera ha il valore di una dichiarazione.” disse il Re dei Pirati. Il Capitano, senza mostrare emozione alcuna, gli rispose “Dichiara libertà, così nel mare come nel cielo.” La libertà è il simbolo di ogni pirata. “La libertà è questione di un istante.” disse il Re, fiero. “Un instante che si ripete.” concluse il Capitano, freddo. Si guardarono negli occhi consapevoli dell'affronto che si stavano porgendo. Il Re non provò più timore ma stima. Il Capitano non provò indifferenza ma rispetto. “Ogni istante che si ripete, diventa eterno. E' questa la vera libertà.” dissero simultaneamente. Nessuno dei due si sorprese, compresero di ragionare esattamente nello stesso medesimo modo. Intorno a loro solo il silenzio risuonava come una melodia che inneggiava alle avventure dei due, come un poema epico racchiuso in un soffio di vento. Il Re, avanzando verso il Capitano, senza esitare gli afferrò una spalla, ridendo. Il Capitano chiuse gli occhi, non si ritirò ne lo attaccò, semplicemente chiuse gli occhi. “Cosa ti ha spinto qua?” chiese il Re guardando il vascello di metallo dall'aria tremendamente intimidatoria, che faceva crescere in lui la stima verso quel ragazzo. “La sete di avventura. L'illusione che un solo uomo possa conoscere tutto quello che lo circonda.” Sembrava saggio il Capitano, quelle parole, così nette ma anche vaghe destarono nel Re una domanda: “Ma se è un illusione perché la insegui?” Lecita la domanda, ancor di più lo fu la risposta. “A volte bisogna affidarsi a qualcosa anche se si sa che è una semplice illusione.” Il Re lo sapeva bene e sospirò. Il Capitano voltandosi si presentò: “Sono Phantom F. Harlock, un pirata.” Un mezzo inchino, cosa rara per lui, contrassegnò il crescente rispetto che nutriva verso il l'altro. “Io sono Gol D. Roger.” rispose, invece di inchinarsi, il Re, gli tese la mano. “ E sono il Re dei Pirati.” Harlock gli strinse la mano, annuendo. “Hai l'umiltà degna di un Re, Roger.” gli disse lasciando la presa. “E tu la fermezza di un Principe. Harlock.” rispose. Si guardarono con tutt'altra aria rispetto a prima, ormai il silenzio si era fatto un mormorio di parole. “Da dove vieni?” chiese Roger. Harlock non disse niente, semplicemente indicò il cielo. Quella distesa macchia azzurra che si estendeva sulla stessa lunghezza del mare, quella macchia che dava a Roger l'illusione di essere insieme alla sua amata e a suo figlio anche se non li vedeva. La stessa illusione che rincorreva Harlock. “Non riesco a vederne la fine.” disse Roger guardando il cielo. “Ci sono cose che non si possono fermare.” Rispose Capitan Harlock indicando l'orizzonte. “Già, ci sono cose che non si possono fermare: La volontà ereditaria, lo scorrere del tempo e i sogni della gente.” Roger stava guardando in mare stavolta. “ I sogni non svaniscono, fino a che le persone non li abbandonano.” disse Harlock voltandosi e facendo volare il suo mantello. Stava tornando alla sua Arcadia, la sua amata nave. Roger lo fermò: “Ehi Harlock! Sai che avrò un figlio?! Ma non lo potrò mai veder crescere e diventare un uomo. Sono un criminale e cercandolo metterei a rischio la sua vita e quella di sua madre, la mia amata Rouge. Mi uccide questo peso. Sei il primo a saperlo. Non l'ho detto a nessuno perché non riuscirebbero a comprendere l'importanza che ha per me.” Harlock sorrise. Il sorriso più genuino e profondo che poteva nascere sul volto di un uomo che celava i suoi sentimenti sotto una maschera. Si volò verso Roger e sorrise di nuovo. “Ognuno di noi ha dentro di sé un mondo che custodisce gelosamente , un mondo che pochi riescono a comprende. E così si chiude in un silenzio che è forza e debolezza nello stesso tempo e finisce per sentirsi isolato in una battaglia che richiede tutto e forse non da nulla.” Salì sulla sua Arcadia e salutò il Re. “Ci rivediamo Roger! Salutami tuo figlio e digli che c'è un pirata che dal cielo lo guarda. Lunga vita al Re!” Fece un inchino e ordino alla nave di partire. Roger lo guardò andarsene nella scia nera che lasciava la nave, per poi scomparire nel cielo in un bagliore simile alla luce di una stella. “Glielo dirò Harlock, glielo dirò.” *

Shanks concluse la storia sospirando le parole del suo Capitano. -Dall'incontro con Harlock, Roger sembrava cambiato- voleva aggiungere, ma i tre marmocchi già dormivano. Rise e guardò il cielo, inchinandosi al Re dei Pirati Roger e al Principe dei Cieli Capitan Harlock. 

 

 

Angolo Autrice: Ciauz :3 se siete arrivati a leggere queste poche righe è già un bel traguardo per me, dico davvero. Non sono solita a scrivere Cross-Over menzionando personaggi così importanti poi... diciamo che mi sono proposta una sfida (di media sono una pippa a scrivere), spero che vi piaccia, davvero <3 Se vi va lasciate una recensione. Bacione <3

Asya

   
 
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