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Autore: Anmami    05/01/2015    3 recensioni
Beth ragazzina solitaria a sfigata. Daryl il più bello della scuola, amato e desiderato da tutte le sue compagne. E se il destino ci mettesse lo zampino?
One Shot magari un po' stupida, ma con un bel lieto fine. Niente zombie e niente lotta per la sopravvivenza, solo la normalità.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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RAGAZZA PER DAVVERO.
 

Beth Greene. Figlia di Hershel e Annette Greene. La famiglia più ricca della città... e allora per quale diavolo di motivo ero costretta ad andare in giro con quel catorcio e ad indossare vestiti fuori moda ed economici?
Mio padre aveva quella insana convinzione.
"Beth se ostenti la nostra ricchezza non saprai mai se le persone tengono davvero a te o se sono tue amiche solo per i nostri soldi."
La situazione era questa: dovevo far finta di essere una poveraccia per avere degli amici. Beh papino il tuo piano non stava funzionando granché, ero comunque sola.
La sfigata della scuola. Anzi anche gli sfigati del club degli scacchi evitavano accuratamente di farsi vedere in mia presenza per non rovinare la loro reputazione.
Avevo provato molte volte a farmi degli amici, far parte di un gruppo, ma senza riuscirci. Io e Sam, la mia unica amica, cercavamo in tutti i modi di essere accettate o anche solo capite, ma non avevamo mai avuto molto successo.
Tutte le nostre giornate si svolgevano uguali, uscivo di casa, salivo sulla mia carretta, passavo a prenderla e andavamo insieme a scuola. Dopo le lezioni della mattina, ci dirigevamo al nostro solito tavolo per pranzare ed ecco il momento che aspettavo con più ansia... il suo ingresso. Daryl Dixon. Il portamento fiero e la camminata elegante, con i suoi capelli castani e luminosi che ondeggiavano ad ogni suo passo, quel ciuffo ribelle che ricadeva sempre sul suo splendido viso, quegli occhi profondi, blu come il mare in tempesta ed il suo sorriso, così dolce e sensuale tanto da far innamorare di lui ogni ragazza al primo sguardo.
-Terra chiama Beth! Se non la smetti di sbavare qualcuno finirà per scivolare, lo sai?- disse Sam interrompendo quel mio momento di contemplazione.
-Sam, ma l'hai visto? E' un sogno...- risposi io sospirando con aria trasognata.
-Oh cielo! Non dirmi che lo hai sognato di nuovo... Beth dico sul serio, sta diventando un'ossessione.-
-Eravamo in giardino ed al posto di Sarah Thompson c'ero io e lui mi sussurrava all'orecchio parole d'amore e mi prendeva per mano e mi baciava come faceva con lei giovedì scorso.-
-Beth! Prima c'era Sarah Thompson, il giorno dopo Betty Finch, quello dopo ancora  Michelle Stewart e tu ogni volta sogni di essere al loro posto, amica mia, uno come quello non guarderà mai una come te, mi dispiace essere così schietta, ma non voglio che tu ti faccia illusioni.- disse Sam sbattendomi in faccia violentemente la triste realtà.
-Beh, però sognare non è vietato, no? Andiamo a lezione ok?-
Ogni notte sognavo di essere al posto di una delle sue tante ragazze. Sognavo che mi portasse in braccio in infermeria dopo essermi slogata la caviglia, come aveva fatto con Mary Foster, sognavo che mi poggiasse sulle spalle la sua giacca, intrisa del suo profumo, per ripararmi dal freddo com'era successo con Ramona Sterling, sognavo di dividere con lui il mio frullato come lo avevo visto fare con Sandy Kings. 
Ogni notte sognavo di essere la protagonista delle situazioni che, nella realtà, mi vedevano solo spettatrice.
Anche quella sera, come tutte le altre, prima di andare a letto guardai la sua foto sull'annuario, gli augurai mentalmente la buonanotte, mi infilai sotto le coperte e mi addormentai con il suo pensiero in testa.
La mattina seguente il tempo non poteva essere peggiore di com'era.
Pioggia, vento ed un freddo terribile. Mi alzai, abbandonando controvoglia il mio letto caldo, per prepararmi ad un'altra giornata di scuola. 
Uscii di casa dopo tutte le raccomandazioni da parte di mio padre, del tipo " guida con prudenza" , "vai piano, le strade sono bagnate" e mi diressi verso casa di Sam. 
A circa un chilometro da casa sua, quella curva, le gomme che slittarono sull'asfalto, i freni che stridettero, il muro sempre più vicino e poi il buio che mi avvolse.

 
********

-Signori Greene? Sono il dottor Gordons. La situazione è piuttosto grave. Vostra figlia è in coma a causa del trauma cranico che ha riportato nell'incidente. Non sappiamo se si sveglierà e devo essere sincero con voi, se anche dovesse svegliarsi, non siamo certi di quali danni cerebrali possa aver riportato. Possiamo solo aspettare. Mi dispiace non avere altre notizie.-
-Grazie dottore, faccia tutto il possibile, la prego.-

 
********
 
UN MESE DOPO...

Mamma mia ma quanto avevo dormito? Che mal di testa! Le gambe intorpidite, lo stomaco che brontola.
Provai ad aprire gli occhi ma una luce biancastra mi costrinse a richiuderli subito.
Riprovai lentamente ad aprirli e mi tirai su a sedere sul letto con molta fatica.
Mi guardai intorno e non riuscii a riconoscere la mia stanza, quella non era la mia camera, sembrava di essere in... ospedale! Cosa ci facevo in ospedale?
-Beth! Sia ringraziato il cielo! Tesoro sei sveglia! Hershel caro! Corri, si è svegliata!- urlò mia madre uscendo di corsa dalla mia stanza.
Dopo poco rientrò insieme a mio padre che piangeva per la gioia e con una decina di medici che mi guardavano sorpresi.
-Sono il Dottor Gordons hai avuto un incidente e... diciamo che hai dormito per un po'. Sai dirmi il tuo nome e in che anno siamo?- mi chiese un uomo con tono gentile.
-Certo, mi chiamo Beth Greene e siamo nel 2012.- risposi io sicura di me.
-Bene, ora sai dirmi chi sono queste persone qui vicino a me?- mi domandò indicando i miei genitori.
-Quelli sono Hershel e Annette Greene, i miei genitori. Poi quella è Sam la mia migliore amica e... dov'è Daryl? Perché non è qui? E' a scuola?-
-Chi è Daryl tesoro?- chiese mia madre prendendomi per mano.
-Mamma, lo conosci benissimo, è stato a cena da noi qualche volta, Daryl Dixon, il mio ragazzo. Andate a chiamarlo! Vorrà sapere che sono sveglia.-
-Amore, tu non hai un ragazzo...- disse mia madre con tono compassionevole.
-Certo che ho un ragazzo! Sam diglielo tu! Andate a chiamare Daryl! Siete tutti matti? Sam aiutami almeno tu!- dissi iniziando a piangere ed innervosirmi.
-Bene, va tutto bene. Beth ora ti daremo qualcosa per rilassarti ed al tuo risveglio...-
-No! Io voglio vedere Daryl! Chiamatelo subito!- urlai alzandomi dal letto e strappandomi l'ago della flebo dal braccio.
A quel punto un infermiere molto alto e robusto mi immobilizzò sul letto mentre il dottor Gordons mi fece un'iniezione. Dopo pochi secondi mi addormentai.
 
********

-Sam, mia cara, sai dirmi chi è questo Daryl?-
-Signora Greene... Daryl è il ragazzo per il quale Beth ha una cotta.-
-Oh, capisco... ed è il suo fidanzatino?-
-No, assolutamente. Lui non sa nemmeno che lei esista.-
-Ne sei certa tesoro? E' importante.-
-Si signora. Lei non ha un fidanzato.-
-Dottore mi dica perché mia figlia crede di essere fidanzata con questo ragazzo?-
-Signora si è appena svegliata, diamole del tempo per riordinare le idee. Non allarmiamoci, non deve assolutamente agitarsi.-

 
*********

Ma cosa avevano tutti quanti? Perché non volevano avvisare il mio Daryl? Perché non me lo lasciavano vedere? Aveva il diritto di sapere che stavo bene e che mi ero svegliata, cosa diavolo era successo in quei miei giorni di "assenza"?
-Daryl...-
-Beth? Sei sveglia tesoro?- disse mia madre sorridendomi.
-Mamma... perché non vuoi farmi vedere Daryl? Io devo vederlo. Mamma sarà in pensiero per me, puoi chiamarlo per favore?-
-Amore, non puoi vederlo ora, ha la scuola. Ti prometto che quando ti rimetterai lo chiameremo, d'accordo?-
-No, mamma ti prego, voglio vederlo ora. Ti supplico.- dissi io piangendo.
-Ascolta tra poco arriverà il pranzo, dopo che avrai mangiato e che avrai dormito un po' lo chiameremo va bene?-
-Non va affatto bene! Io non mangerò fino a quando non mi farete vedere Daryl.-

**********

-Signori Greene, Beth non vuole mangiare. Non possiamo continuare ad alimentarla artificialmente. Deve iniziare ad ingerire cibi solidi e liquidi. Non uscirà da questo ospedale altrimenti. E' troppo debole. Sono passate tre settimane. Ha detto che mangerà solo quando sarà Daryl a chiederle di farlo. Non potete chiamare questo ragazzo, mettervi in contatto con lui in qualche modo? In questo momento la cosa migliore per Beth è essere assecondata, sarebbe un trauma per lei sapere la verità. Piano piano la memoria tornerà da sola, ma per ora è essenziale che lei non pensi di essere impazzita.-
-Faremo del nostro meglio Dottore, cercherò di mettermi in contatto con questo Daryl oggi stesso.-

 
********

Tre settimane e di Daryl nemmeno l'ombra. Forse mi aveva dimenticata, forse non mi voleva più. Una cosa era certa: fino a che non fosse venuto a trovarmi non avrei toccato cibo.
 
********

"Daryl Dixon è atteso in presidenza con la massima urgenza."
-Ehi amico che hai combinato? Come mai Carltons ti vuole nel suo ufficio?-
-Non ne so nulla, io non ho fatto un bel niente. Ora andrò a sentire che a da dirmi quel tipo, ti racconto dopo.-
-Si, a dopo.-

 
********

TOC...TOC...
-Preside Carltons mi ha chiamato?-
-Si signor Dixon, entri e si sieda, c'è una questione della massima urgenza da discutere. Questi sono i signori Greene. Sono i genitori di Beth Greene, sua compagna di scuola, la conosce?-
-Beh ecco non personalmente, solo di vista. Mi dispiace per il suo incidente.-
-Grazie figliolo. Mi chiamo Hershel Greene e questa è mia moglie Annette. Abbiamo bisogno del suo aiuto.-
Ascoltai con attenzione le parole del signor Greene e quando ebbe finito mi alzai di scatto passandomi una mano tra i capelli.
-Cioè voi mi state chiedendo di fingere di essere il fidanzato di vostra figlia perché lei si è svegliata dal coma convinta di essere la mia ragazza? Mi state chiedendo questo? E' da pazzi!-
-So che la nostra richiesta può sembrarti folle, ma siamo disperati. Mia figlia non vuole mangiare. Ha detto che mangerà solo quando sarai tu a chiederle di farlo. Ti stiamo implorando, te ne prego. Mio marito può pagarti, possiamo pagarti, non dovresti farlo gratis e soprattutto sarà per poco tempo, solo fino a quando Beth non si sarà ripresa. Allora che ne pensi?-
-Ci sto, ma ad una condizione. Sarete voi a dire la verità a vostra figlia una volta finito tutto.-
-Grazie! Ecco prendi, questi sono per te, ma te ne darò altri. Consideralo un lavoro, fa finta di recitare una parte.-
-Si, certo. Scusate... se Beth pensa di essere la mia ragazza, io dovrei conoscerla, invece non so assolutamente nulla su di lei. Come si fa?-
-Beh c'è la sua amica Sam, chiedi a lei, sa tutto sul nostro accordo e si è offerta di aiutarti.-
-Bene, andrò a parlare con questa Sam. Ci vediamo dopo in ospedale. Buona giornata signor Carltons.-
Uscii dall'ufficio ancora incredulo scuotendo la testa e mi ritrovai davanti una ragazzina con la frangetta e gli occhiali che mi disse di chiamarsi Sam. Mi istruì a dovere su Beth e nel pomeriggio andai all'ospedale, pronto per la mia recita.

 
*********

Un'altra mattina era passata e di Daryl nemmeno l'ombra.
Ero certa che la decisione di non venire a trovarmi non dipendesse da lui, ero sicura che fosse stato qualcun'altro ad impedirglielo.
-Tesoro! Guarda un po' chi ti ho portato?-
Osservai attentamente la porta e dopo mia madre, nella stanza entrò lui...
-Ciao Beth.-  mi salutò Daryl sorridendomi.
-Sei qui! Oh finalmente sei venuto a trovarmi!- urlai felice, allargando le braccia e sporgendomi verso di lui.
-Ecco, tieni, per te. Margherite gialle, le tue preferite.- disse porgendomi un mazzolino.
-Beh vi lascio soli, così potrete parlare un po'.- affermò mia madre uscendo dalla stanza.
Io feci segno a Daryl di sedersi sul mio letto e lui lo fece continuando a fissarmi.
-Che c'è?- chiesi io.
-Niente, è solo che sei magra, sei sciupata, però sei carina.-
-Oh grazie...- risposi io arrossendo.
-No, voglio dire... non avevo mai davvero notato quanto tu fossi carina.- aggiunse lui grattandosi la testa con fare imbarazzato.
-Beh sono la tua ragazza, è naturale per te trovarmi carina, altrimenti non staresti con me, o sbaglio?-
-No, hai ragione. Allora? Come stai? I tuoi mi hanno detto che non vuoi mangiare. Beth, come pensi di poter tornare a casa, di poter tornare a scuola se non mangi? Non vedi quanto sei magra? Devi mangiare, me lo prometti?- disse Daryl prendendomi per mano.
-Non volevano farti venire a trovarmi e allora non ho mangiato nulla per protesta, ma ora che sei qui... muoio di fame!-
Lui mi sorrise ed in quel preciso istante capii di essere la ragazza più fortunata del mondo.
Restò con me tutto il pomeriggio e la sera, dopo essersi accertato che io mangiassi tutto ciò che avevo nel piatto, mi disse di dover tornare a casa.
-E' già ora di andare?- chiesi io mettendo il broncio.
-Beth, domani ho scuola ed ho ancora una relazione da finire.- disse lui accarezzandomi i capelli.
-Ma domani torni vero? Puoi portare i compiti, ti do una mano. Almeno puoi rimanere un pochino di più. Mi sento tanto sola, non vedo l'ora di essere a casa.-
Lui mi rassicurò dicendo che sarebbe tornato a trovarmi il giorno dopo, mi salutò con un bacio sulla fronte e uscì dalla camera lasciandomi di nuovo sola.
Fino al giorno dopo non feci altro che pensare a lui ed in particolare ad un dettaglio. Mi aveva baciato una mano, una guancia, mi aveva salutata dandomi un bacio in fronte, ma niente baci sulle labbra. Due fidanzati si baciano sulle labbra. Noi ci eravamo già baciati e più di una volta. Cosa stava succedendo?
Nel pomeriggio sentii bussare alla porta e dopo poco eccolo lì in tutto il suo splendore.
-Ciao Beth. Come stai oggi?- mi chiese accarezzandomi il viso.
-Bene, oggi mi sento meglio. Sono contenta di vederti. Hai portato i compiti?-
-Si, algebra... faccio veramente pena.- disse scuotendo la testa.
-Beh io sono bravina, se vuoi ti aiuto.- 
-Sei la prima del corso, non sei solo bravina. Comunque grazie, ho proprio bisogno di aiuto.-
Tra un esercizio e l'altro lo osservai e mi persi a scrutare tutti i lineamenti del suo volto. Eravamo molto vicini, io ero semisdraiata e lui seduto sulla sedia con il libro appoggiato nella porzione di letto non occupata da me. Da dov'ero potevo sentire chiaramente il suo respiro caldo e la voglia di baciarlo aumentò.
-Daryl mi dai un bacio?- chiesi io all'improvviso.
Lui alzò il naso dal libro, prese la mia mano e ne baciò il dorso sorridendo.
-Carino, ma non intendevo così. Volevo un bacio, bacio.- puntualizzai.
Lui alzò di nuovo lo sguardo e si fece serio in volto.
-Beth, il dottore ha detto niente emozioni forti, sei stata in coma per un mese. Non devi agitarti. I tuoi genitori sono stati chiari, se non mi comporterò in modo responsabile non mi lasceranno più entrare.-
-Che male può farmi un bacio piccolo piccolo?-
Lo guardai intensamente negli occhi cercando di intenerirlo con l'espressione da cucciolo e lui tornò al suo esercizio di algebra scuotendo la testa e ridendo.
Quella sera stesso copione della sera precedente. Mi salutò con un bacio sulla fronte ed andò via.
Passò così un mese. Lui veniva tutti i giorni a trovarmi e trascorrevamo i nostri pomeriggi facendo i compiti o parlando di ciò che succedeva a scuola.
Dopo quasi due mesi dal mio risveglio fui finalmente dimessa dall'ospedale.
Tornai a casa e ad aspettarmi trovai Daryl con una grande torta ed un bouquet di margherite gialle.
Tornare a casa non mi sembrava vero. Le mie cose, i miei vestiti, il mio letto.
Quella sera Daryl restò con me e dopo cena mi salutò con il solito bacio sulla fronte e tornò a casa sua.
Andai a dormire felice, anche se il fatto che ancora non mi avesse baciata mi turbava parecchio.
Appena toccai il mio letto soffice con le lenzuola profumate mi addormentai.

Mi svegliai in preda al panico. Guardai l'ora. Le 5.30. In quel momento ricordai. Mi ritornarono in mente i sogni, il mio fantasticare e le parole di Sam per farmi tornare alla realtà. Daryl Dixon non era il mio ragazzo. Non ero io quella tra le sue braccia con una caviglia slogata, non ero io quella con la sua giacca sulle spalle, non ero io quella che divideva il frullato con lui. 
Sconvolta iniziai ad urlare e chiamai a gran voce i miei genitori.
-Beth che succede?- domandò mio padre entrando in camera mia preoccupato.
-Daryl non è il mio ragazzo! Ho appena ricordato la verità.-
-No tesoro, non lo è...- disse mia madre sedendosi sul mio letto.
-Come avete potuto farmelo credere?- urlai io sconvolta.
-Beth il dottore ci aveva detto che sarebbe stato meglio assecondarti, che avresti ricordati prima o poi. Ne abbiamo parlato a Daryl e lui ha accettato gentilmente di aiutarci.- mi spiegò mio padre.
-Oh no! Ora penserà che sono una pazza!-
-Beth, guarda il lato positivo, hai passato molto tempo insieme a lui. E poi non crede affatto che tu sia pazza, sa che la colpa è stata del coma.-
Dopo aver cacciato i miei genitori in malo modo dalla stanza, mi buttai a faccia in giù sul letto ed iniziai a piangere cercando in tutti i modi di soffocare le lacrime con il cuscino.
Dopo qualche ora mi svegliai, mi guardai intorno e seduto sulla mia poltrona c'era Daryl che mi fissava con aria colpevole.
Mi misi a sedere sul letto e lo fissai a mia volta.
Restammo in silenzio a scrutarci per un po' e poi non riuscii a trattenermi oltre e parlai.
-Cosa ci fai qui? I miei mi hanno detto la verità, mi sono ricordata tutto, non sei più obbligato a venire qui.- dissi io con tono triste.
-Chi ti dice che per me fosse un obbligo? Cioè magari all'inizio era una situazione un po' strana, ma ora sono qui perché voglio esserci e mi piace stare in tua compagnia, non perché devo farlo.-
-Ora capisco perché non mi hai mai baciata.- sussurrai più a me stessa che a lui.
-Non sarebbe stato giusto prendermi gioco di te in questo modo.-
-Ok... ma ehi! Tu mi stavi guardando dormire!-
-Si, volevo essere qui quando ti saresti svegliata per accertarmi che non fossi arrabbiata con me per questa storia. Ora scusami ma dovrei andare a scuola. Posso tornare a trovarti dopo?-
-Fa come vuoi, ora non sei più in obbligo.-
-Lo prendo per un si.- disse lui baciandomi la fronte e uscendo di corsa.
Restai qualche secondo imbambolata e poi mi alzai dirigendomi al piano di sotto per fare colazione con un pensiero fisso: forse non aveva capito che io avessi ricordato e poteva smettere di fingere.
Quel pomeriggio venne a casa mia come se niente fosse cambiato. Lo aiutai con algebra e letteratura e poi ci sedemmo sul mio letto a guardare un film.
Ad un tratto io lo fissai e anche quella volta non riuscii a stare zitta.
-Ma fai sul serio?- chiesi scioccata.
-Riguardo cosa?- fece lui confuso.
-Hai capito cosa ti ho detto ieri? Pronto?! Ho ricordato! Non c'è più bisogno che tu continui a fingere, non sei più obbligato a venire a trovarmi, avrai di sicuro di meglio da fare, avrai di sicuro ragazze più carine con le quali passare il tempo.-
-Pronto!? Tu hai capito che io sono qui perché voglio starci? Ora zitta che mi stai facendo perdere battute importanti del film.-
In quella settimana venne a trovarmi tutti i giorni e passammo insieme tutti i pomeriggi.
La sera del settimo giorno prima di andare via mi salutò, ma questa volta il bacio arrivò sulle labbra.
Uscì dalla mia stanza sorridendomi e scese le scale.
Dopo aver aspettato un ragionevole lasso di tempo, scesi di corsa a cercare mia madre per raccontarle l'incredibile novità. 
Non riuscii a trovarla da nessuna parte, ma passando davanti allo studio di mio padre sentii delle voci provenire dall'interno. Mi avvicinai alla porta per ascoltare.
-Signor Greene sua figlia mi piace, mi piace davvero ed ha iniziato a piacermi già da prima che ricordasse. A questo proposito sono qui per restituirle i soldi. Lei mi aveva detto di fingere, ma io non ho finto nemmeno per un secondo. Sono davvero interessato a lei ed è da un po' che lo sono. Controlli pure, sono tutti qui.-
-Grazie. Credo che però dovremmo tenere Beth all'oscuro di questa storia. Continua pure a farle visita e frequentarla se vuoi, ma non devi fare parola con lei del patto che c'era tra noi, si sentirebbe...-
-Come papà? Tradita? Ferita? Umiliata? Già, è proprio così che mi sento.- dissi io spalancando la porta dello studio e guardandoli con sdegno.
Li osservai per qualche secondo e quando Daryl cercò di fare un passo verso di me indietreggiai scappando via di corsa e chiudendomi nella mia stanza.
Come aveva potuto baciarmi prima di restituire i soldi a mio padre? Se era davvero interessato a me perché non li aveva restituiti prima?
Presi il mio telefono e disperata chiamai l'unica persona che avrebbe saputo starmi vicino in quel momento. Sam.
Passai la settimana successiva tappata nella mia stanza, ignorando i miei genitori e le telefonate di Daryl, i suoi biglietti, i suoi fiori. Fu difficile, ma ero troppo ferita  e delusa per credere ad una sola delle belle parole scritte in quelle lettere.
Quel giorno dopo la scuola Sam arrivò  a casa mia con tanti DVD strappalacrime ed una valanga di schifezze da mangiare.
-Beth posso dirti una cosa?-
-Si, dimmi.-
-Sembra distrutto.- disse lei con tono triste.
-Chi sembra distrutto?- chiesi io facendo la finta ingenua.
-Daryl! Va in giro per la scuola come uno zombie. Mangia sempre da solo a mensa, non parla con nessuno, non va alle feste, a lezione si siede all'ultimo banco. Mi ferma tutti i giorni per chiedermi tue notizie e per dirmi di provare a parlarti. Credo che sia innamorato di te.-
-Anche io sono distrutta ed umiliata e ferita. Certi giochetti vada pure a farli con le ragazze alle quali è abituato.-
< -Vuoi la verità?- chiesi io triste.
-Come sempre...-
-Assolutamente no. Il solo pensiero di rivederlo mi fa soffrire, figurati domani come sarà difficile.-
-Ci sarò io a guardarti le spalle.- mi rassicurò Sam.
-Come sempre.- dissi io abbracciandola.
La mattina dopo arrivata a scuola fui accolta dalla più totale indifferenza, sembrava che nessuno si fosse accorto della mia assenza e la cosa mi rese incredibilmente felice.
-Oh no, Sam dimmi che domani non è il 14 febbraio...-
-Mi dispiace, pensavo lo ricordassi.-
Nella mia scuola ogni anno si svolgeva una stupidissima festa per il giorno di San Valentino. Le ragazze mettevano in vendita i loro baci ed il ricavato andava in beneficenza.
Io e Sam non avevamo mai guadagnato nulla. Nessuno aveva mai offerto nemmeno un dollaro per baciarci.
Bacio. Al solo pensare quella parola iniziai a piangere immaginando lui.
Sam se ne accorse e mi portò fuori in giardino per prendere una boccata d'aria.
Iniziai a singhiozzare rumorosamente quando eccolo lì. Daryl stava correndo nella nostra direzione con un'espressione spaventata e preoccupata.
-Cosa le succede sta male? L'ho vista scoppiare a piangere e tu che la portavi fuori... Beth... stai bene?>> disse rivolgendosi a Sam ma cercando di attirare la mia attenzione.
-Sta abbastanza bene, ma se rimani qui non farai altro che peggiorare la situazione.-
-Ma...- cercò di ribattere lui.
-Niente ma, in questo momento vederti qui le fa male, lo capisci?- ribadì Sam.
Lui si girò sconsolato, abbassando lo sguardo e si avviò verso la scuola.
-Andiamo in segreteria a chiamare i tuoi, così te ne torni dritta dritta a casa, vuoi?- disse Sam mettendomi un braccio sulle spalle.
-No, sto bene, andiamo dentro, devo affrontarlo prima o poi.-
Alla fine di quella giornata tornai a casa ringraziando il cielo perché fosse finita. 
Quella sera per la prima volta dopo più di una settimana, cenai in cucina con i miei genitori e non tappata in camera mia.
Andai a dormire con il terrore per quello che mi aspettava il giorno dopo.
Mi svegliai sconvolta. L'avevo sognato di nuovo. Lui, il suo profumo, il nostro bacio.
Con aria triste mi preparai per una nuova giornata di scuola e sempre indossando la stessa aria triste mi avviai verso la fermata dell'autobus. Niente macchina per la tizia finita in coma dopo un incidente.
Dopo qualche fermata salì anche Sam che venne a sedersi nel posto vicino al mio.
-Allora sei pronta?- mi chiese vedendomi pensierosa.
-Certo! Prontissima!- le risposi io mentendo spudoratamente.
-Non dire stupidaggini, ti conosco troppo bene Sam.-
-E se facesse un'offerta per baciare una ragazza? Dovrei stare lì a guardarlo?-
-E se facesse un'offerta per baciare te? Dai andiamo siamo arrivate.- disse Sam spingendomi leggermente.

Quel giorno niente lezioni, tutti gli studenti erano riuniti in palestra per quella buffonata.
Sam ed io, come al solito ci sedemmo nella parte più nascosta degli spalti e come tutti gli anni, iniziammo a giocare a carte.
Mi guardai intorno, ma di Daryl nessuna traccia. Tirai un respiro di sollievo e ricominciai a giocare.
Il preside iniziò a leggere i nomi dei ragazzi che avevano fatto un'offerta e a turno andarono a riscuotere il loro bacio.
Ad un tratto il tempo si fermò. Quel nome. Daryl Dixon.
-Signor Dixon, venga qui al microfono a reclamare la sua dama. Prego.- disse il preside Carltons.
Mi alzai di scatto e mi diressi verso l'uscita quando...
-Beth Greene.- 
Il mio nome pronunciato da Daryl al microfono mi sembrò magnifico.
Per un attimo restai lì immobile incapace di decidere che direzione prendere. 
Sam mi raggiunse e mi spinse verso il palco ghignando divertita.
Salii tenendo lo sguardo basso e, quando lo alzai, i miei occhi incontrarono i suoi e non potei fare a meno di accorgermi della patina di tristezza che li ricopriva.
Si avvicinò a me e mi spostò una ciocca di capelli dal viso. Sorrise. Un sorriso malinconico e colpevole che mi fece stringere il cuore.
In quel momento non c'era nessuno oltre noi in quella palestra e nessuno ci stava fissando. Era un momento solo nostro, tutti gli altri studenti erano scomparsi come se fosse una magia.
-Beth... tuo padre mi ha pagato per fingere di essere il tuo fidanzato, ma piano piano che passavo del tempo con te mi sono accorto di non fingere, quel bacio è stato uno sbaglio, avrei dovuto prima restituire i soldi a tuo padre e parlare con te. Beth non ti ho baciata perché ero pagato per farlo, lo desideravo davvero, ti prego di credermi.-
-Beh anche se fosse... ora sono io che bacio te per soldi.- dissi prima di allacciargli le braccia al collo e baciarlo.
A quel punto la palestra si riempì di nuovo e ci ritrovammo catapultati nella realtà, uscendo dalla nostra bolla di felicità.
Mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla scuola tra le urla ed i fischi dei nostri compagni.
Arrivati fuori ci sedemmo per terra sotto il grande albero che stava al centro del giardino e lui con un braccio mi attirò a se.
-Questo vuol dire che mi hai perdonato?- chiese giocando con una ciocca dei miei capelli. 
Annuii e gli sorrisi.
-Quindi ora sono la tua ragazza? Per davvero intendo...- domandai imbarazzata.
-Non è mai stato per finta Beth.- rispose prima di baciarmi di nuovo.
  
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