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Autore: Luce_Della_Sera    05/01/2015    2 recensioni
Viviana è una adolescente, e come tale vive tutti i problemi della sua età; per questo vorrebbe tanto essere al posto di sua sorella minore, che è ancora nello spensierato periodo dell’infanzia.
Veronica è una bambina, ma non le piace esserlo: vorrebbe essere grande e avere più libertà, proprio come sua sorella maggiore.
Entrambe, quindi, pensano che l’altra sia più fortunata … così, la notte di Natale esprimono questo desiderio: “Quanto vorrei essere lei!”.
E da quel momento, tutto cambia.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: una bambina tra gli adolescenti

La mattina del sette gennaio, anche Veronica si era svegliata eccitata e pronta ad iniziare la nuova avventura: il giorno prima sua sorella le aveva spiegato come raggiungere quella che da allora in poi sarebbe stata la sua nuova scuola, quindi si sentiva sicura di sé e niente affatto spaventata: finalmente avrebbe scoperto come ci si sentiva ad essere grandi! Chissà come sarebbe andato quel primo giorno di scuola superiore anticipato?
Uscì di buon’ora per prendere l’autobus, come aveva sempre fatto Viviana fino a qualche tempo prima; quando il mezzo arrivò lo prese, si sedette e dopo circa un quarto d’ora scese, per raggiungere poi l’istituto a piedi camminando per altri cinque minuti.
La scuola le parve molto più grande della sua, e c’erano tanti ragazzi che, tra una chiacchiera e l’altra, si dirigevano verso le rispettive aule. Guardandoli, Veronica si fermò, sentendosi pervadere da una grande felicità: era una di loro, ora! Non avrebbe più dovuto studiare materie stupide, tutto sarebbe stato più facile, e soprattutto non avrebbe dovuto sopportare Erika e la sua maestra di geografia, che verso ottobre aveva infranto il suo sogno dicendole che per diventare astronauta doveva studiare tanta matematica, materia in cui lei era negata. Non sapeva proprio decidere quale delle due fosse la più odiosa! Per non parlare delle sue presunte amiche, che avevano riso di lei quando aveva preso un brutto voto all’ultima interrogazione di geografia: che razza di amiche erano? Lei non rideva mai di loro, quando erano in difficoltà! Anzi, le supportava e cercava di aiutarle come poteva …
Mentre faceva quelle riflessioni, però, un ragazzo la urtò violentemente, e lei tornò alla realtà.
“Ehi, deficiente, ma perché non cammini?” la apostrofò. “Su con la vita, la fine delle vacanze non è la fine del mondo!”.
Veronica fece qualche passo in avanti, imbarazzata: perché quel ragazzo le aveva detto così? Cosa intendeva dire? E perché aveva usato un tono tanto aggressivo?
Sempre camminando, si guardò intorno, cercando di ricordare dove si trovasse esattamente la classe di Viviana; proprio in quel momento, però, sentì qualcuno che la chiamava, o meglio, che chiamava sua sorella, e si girò.
“Ciao, tesoro!” le disse Andrea, raggiungendola. “Come va?”
Veronica dovette sforzarsi di non indietreggiare. Il fidanzato di sua sorella non le piaceva affatto! Non voleva essere toccata da lui, e meno le avrebbe rivolto la parola e meglio sarebbe stato: ma come poteva evitarlo? Deglutendo, quindi, gli rispose:
“Tutto bene! E tu?”
“Anche io tutto ok. Quel ragazzo prima non ti ha importunata, vero? Se l’ha fatto dimmelo, che poi ci penso io!”.
“No, tranquillo, è stata colpa mia: lui evidentemente andava di corsa, e ha cozzato contro di me! Ero io che stavo in mezzo: mi ero persa a pensare”.
“Ah, sì? E a cosa pensavi?”
“Ehm … a te, ovviamente! Ma perché non entriamo in aula? Stiamo perdendo tempo!”.
Dubitava che sua sorella si fosse mai mostrata tanto ansiosa di entrare in classe, e l’espressione incredula sul viso di Andrea glielo confermò: si sentì in imbarazzo per aver fatto un errore tanto grossolano, perché sapeva quanto era importante fingere di essere Viviana in tutto e per tutto, ma fece buon viso a cattivo gioco e seguì il ragazzo fin dentro l’aula, cercando di memorizzare bene il tragitto.
 
 
Entrando nella stanza, Veronica sgranò gli occhi. Com’era grande! C’erano ancora pochi studenti all’interno, e lei li fissò ad uno ad uno con curiosità: dunque, erano quelli gli amici di Viviana? Le ragazze erano tutte truccate, e qualcuna portava persino gli orecchini: anche sua sorella si truccava sempre prima di uscire, e la bimba trasalì quando si ricordò che invece lei non l’aveva fatto, sia perché non ci aveva proprio pensato, sia perché in ogni caso non sapeva neanche da dove cominciare a farlo!
“Magari non lo noteranno”, si disse. “Mamma mi ha sempre ripetuto che io e Viviana siamo speciali solo a casa, e che fuori invece siamo due persone come le altre: quindi, forse non ci faranno molto ca…”.
“Ehi, Viviana!” Veronica si girò, tesa, e vide che a parlare era stata una ragazza magra come un giunco, dai capelli perfettamente lisci e così truccata da sembrare quasi finta. “Come sono andate le vacanze? Sbaglio, o oggi non ti sei truccata?”.
Veronica trasalì. Dunque, il trucco a sedici anni era davvero così importante? O forse la domanda di quella ragazza dipendeva dal fatto che le donne di solito sono più attente degli uomini, specie riguardo a simili dettagli? Non ne aveva idea: stabilì pertanto che quella sera ne avrebbe parlato con sua sorella. Finché fossero rimaste l’una nel corpo dell’altra, era necessario per lei sapere ogni cosa sulla vita di una adolescente! Le aveva fatto le domande che riteneva più importanti, ma evidentemente c’erano altri aspetti altrettanto fondamentali che non aveva considerato, e su cui sua sorella non aveva ritenuto necessario informarla perché li considerava scontati …
“Ehm … le vacanze sono andate bene, grazie. Per il trucco, oggi sono uscita così di fretta che non ho avuto il tempo di mettermelo!”. Si avvicinò alla ragazza che le aveva rivolto la parola, che aveva un viso familiare, e si spremette le meningi per ricordare il suo nome: proprio in quel momento, però, la campanella suonò, e lei si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Era salva, almeno per il momento! Rimase ferma per qualche minuto, per cercare di individuare quale fosse il posto di sua sorella, o meglio, il suo posto, e scoprì che la sua compagna di banco era proprio la ragazza con cui aveva appena parlato.
“Speriamo che non mi chieda cose troppo complicate!” si disse. Sapeva infatti che le ragazze amavano chiacchierare molto, durante le lezioni, perché lo facevano anche le sue compagne e le maestre si infuriavano molto per questo! Lei invece non era abituata a farlo, perché ascoltava spesso le lezioni anche se poi in alcune materie i risultati non erano affatto incoraggianti. Stava forse per arrivare il momento in cui avrebbe dovuto chiacchierare ininterrottamente a scuola, per la prima volta in vita sua? La cosa non le piaceva affatto, le provocava un po’ d’ansia, ma sapeva anche di non avere altra scelta. E poi, di sicuro la vita di una adolescente era migliore di quella di una bambina: da bambini si è invisibili, mentre da adolescenti si è più considerati! Lei non vedeva l’ora di averla, quella considerazione …
 
 
Qualche ora dopo, Veronica era più tranquilla: era riuscita a tenere a distanza la sua compagna di banco, della quale nel frattempo aveva ricordato il nome, con la scusa che sua madre le aveva fatto una ramanzina al giorno durante le vacanze e che le avrebbe controllato il quaderno per vedere se aveva preso appunti. Carola, questo il nome della ragazza, le aveva detto che sua madre evidentemente era impazzita, aveva scosso la testa e poi finalmente l’aveva lasciata in pace, evitando così di porle domande o di parlare di argomenti che la avrebbero quasi sicuramente messa in imbarazzo. Veronica scriveva, ascoltando le parole dei professori: capiva circa un decimo di quello che dicevano, ogni tanto si perdeva, non sapeva fino a che punto quello che stava riportando sul quaderno era importante, ma non ci badava: preferiva di gran lunga quello, piuttosto che le noiosissime spiegazioni della maggior parte delle sue maestre! Era così intenta a scrivere, che non notò le occhiate che Carola lanciava verso la sua mano sinistra: lei era mancina, quindi le veniva naturale scriverci, ma sua sorella non lo era …
 
 
Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, Veronica ci mise un po’ a capire che doveva uscire: lei era abituata a stare in aula fino alle 16:30, e all’ora di pranzo mangiava nella mensa scolastica! Alla fine, però, vedendo gli altri ragazzi chiudere gli zaini e metterseli in spalla si decise ad imitarli, e uscì dalla classe più in fretta che poté, senza neanche domandarsi se avrebbe dovuto aspettare qualcun altro: da quel che aveva sentito dai discorsi che faceva la sorella, era chiaro che lei non arrivava da sola alla fermata dell’autobus, ma non le importava. Voleva solo assaporare la stessa libertà che aveva sperimentato quella mattina uscendo da sola per la prima volta, e inoltre voleva godersi la sensazione di essere andata via da scuola con tre ore di anticipo!
“Sì”, pensò, mentre camminava a passo veloce sotto il cielo un po’ velato. “E’ proprio bello e facile essere una adolescente! La mia vita sarà di sicuro migliore, da ora in poi: avrei dovuto desiderare di crescere in fretta già molto tempo fa!”.
  
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