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Autore: Ale78    05/01/2015    6 recensioni
Inizia dall'epilogo del finale di stagione della quinta serie di Twd. Beth è morta e Daryl fa i conti con se stesso
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daryl Dixon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Notte stellata

 

Non avevo mai nemmeno immaginato che esistessero notti infinite e senza stelle. Cioè, da bambino, credevo che esistessero notti buie, e quasi senza speranza, ma, come tutte le giovani menti, ero pronto ad aprirmi senza riserve al nuovo giorno. 

La disillusione era arrivata soltanto molto, molto, dopo. 

Perché quando, a tredici anni, vieni picchiato a sangue senza un reale motivo, solo perché ti sei trovato a casa nel momento sbagliato, bè lì capisci che sei nella merda, e niente potrà cambiare questa ineluttabile verità.

 

Qualcosa era però cambiato in questi mesi, nella mia testa e nel mio cuore, e niente di questo cambiamento era dovuto a me. 

Era passato un giorno intero da quando… ma io non riuscivo ancora a muovermi da dove l’avevano sepolta.  Ho vaghi ricordi del momento in cui sono uscito con il suo corpo, inerte, fra le braccia. 

 

Le urla di Maggie che coprono ogni altro suono. 

Il viso di Carol, sfigurato dal dolore che cerca il contatto con me, ma la evito. 

Sono lì fisicamente, lo so, lo sento. Sento il peso del corpo di Beth fra le mie braccia, ma io non sono lì realmente. Non come dovrei, la mia anima è altrove.

Sono a duemila miglia di distanza, cioè vorrei essere lì, ma non posso, non riesco, e allora vago con la mente e resto assente. Apatico.

Ho un impreciso ricordo di Rick che mi parla, ma non capisco una sola parola di quello che mi dice. 

Ora sono in ginocchio con ancora il corpo di Beth fra le mie braccia, ma quella che stringo non è lei, non lo è più.

Rick dopo un tempo che non so quantificare, è l’unico che ha il coraggio di affrontarmi per farmela lasciare. Lo guardo e, nei suoi occhi, rivedo il riflesso dei miei, vuoti e distrutti, senza il minimo barlume di speranza, e all’improvviso, ho come un flash della realtà che mi circonda. 

Capisco qualche parola, noto che è quasi buio.

Quanto tempo è passato? Da quanto la tengo stretta a me? Rick prova di nuovo a parlarmi e tenta, con delicatezza, di togliermela dalle mani.

 

Torno in me e una furia impensata, si impossessa delle mie membra. Mi scrollo le mani di Rick di dosso, e non lascio la presa su Beth. 

 

Ho le braccia indolenzite e sento il freddo eterno del corpo che stringo, al mio, con caparbietà. 

Ricado sulle mie ginocchia e continuo a cercare di convincermi che è tutto un incubo, che quello a cui ho assistito, è solo un brutto scherzo della mia mente tormentata.  
 

Ora mi sveglierò. 

Devo svegliarmi, ne va della mia sanità mentale.
 

Me lo ripeto come se fosse una filastrocca. 

Magari mi sarei svegliato proprio nella stessa bara in cui mi sono steso, la sera che lei aveva cantato per me. 

 

Può essere. Perché non potrebbe essere così?

 

 In fondo Dio, con me, dovrebbe avere un debito bello grosso, dopo quello che mi ha fatto passare da bambino. Non lo avevo mai pregato prima, ma da quando sapevo che lei era ancora viva all’ospedale, gli avevo chiesto soltanto una cosa, una sola. E quando credevo che mi avesse ascoltato ecco che lui, o chi per lui fa i lavori sporchi, ha voluto tirarmi questo tiro mancino.

 

Passò altro tempo. Ormai la notte era calata su di me. Su entrambi. D’un tratto, sento qualcosa muoversi accanto. 

 

In quel momento, in quel preciso attimo, se uno zombi mi avesse attaccato, credo lo avrei lasciato fare. Il mio spirito di sopravvivenza era azzerato, morto, nel preciso momento in cui Dawn aveva accidentalmente toccato il grilletto e…ponendo fine a tutte le mie speranze.

 

Con la coda dell’occhio notai però Rick. Nessuno mi avrebbe toccato. Lui vegliava, su me, come un falco.

 Lo odiai in quel momento. Perché non poteva semplicemente lasciarmi andare, ero inerme, annientato dal mio stesso dolore, dall’interno. Avrebbe dovuto semplicemente lasciarmi rimanere lì, abbandonarmi al destino che mi ero scelto, le avrei fatto compagnia, dato che avevo fallito nel compito di proteggerla. 

 

Non chiedevo, ormai, niente di più di questo.

 

Alla fine qualcuno si siede accanto a me. 
 

E’ Maggie.  

 

Inizialmente non ascolto. Non voglio sentire le parole che mi sta sussurrando, con un filo di voce, all’orecchio. Sono parole di dolcezza e amore, ma sono fiele per un cuore spezzato irrimediabilmente. 

Alla fine, dopo avermi parlato sommessamente per qualche minuto, cedo il mio gravoso fardello, ma non mi alzo da terra. 

 

Maggie mi fa una carezza toccandomi i capelli. Un gesto confidenziale, che mai prima di allora, avrebbe azzardato a fare.

 

-Non è stata colpa tua, Daryl! – sussurra infine e mi dà un bacio leggero sulla guancia. 

 

La stanno seppellendo sotto una quercia centenaria, trovata da Carl, ne pressi della radura dove siamo accampati. A lei sarebbe piaciuta? 

 

All’improvviso sento le lacrime calde scorrermi giù per le guance, ho le unghie conficcate nelle gambe. Devo smetterla di piangere, devo ritrovare me stesso, ma quale me stesso riemergerà da tutto questo, sono ancora lungi dal saperlo. 

Solo una cosa dovevo fare:  tenerla al sicuro. 

 

Inutile. Inutile e lento Daryl Dixon. 

 

Passa ancora un po’ di tempo. Non alzo nemmeno gli occhi. Carol è di fronte a me. Mi parla.

 

-Abbiamo detto qualche parola. Carl ha preparato una croce molto bella – sento la sua voce spezzata dai singhiozzi, ma non trovo consolazioni per me, quindi non posso trovare parole di conforto per lei- E’ stata una bella cerimonia, tutto considerato…Cerca di avvicinarsi per abbracciarmi, ma la caccio. 
 

Non è colpa di Carol. 

Non è colpa di nessuno di loro, sono io l’unica persona da biasimare. 

Non ho fatto abbastanza e chissà cosa aveva subito la mia Beth in quel luogo, tanto da spingerla a comportarsi così. Se l’avessi cercata ancora, forse…

 

Passai il giorno dopo a terra, in stato quasi catatonico, e non diedi peso all’allestimento di un campo di fortuna intorno.

Carl tentò di comunicare con me portandomi del cibo, ma non ebbi la forza materiale di rispondergli. 

 

Continuavo a fissare quella tomba di fortuna, con profonda tristezza, non volevo, non potevo nemmeno immaginare il freddo a cui era sottoposta, la mia piccola e forte Beth, in quel luogo oscuro. Roba da perderci la testa, e forse era proprio così.

 

Arrivò, anche quel giorno, l’imbrunire, e vidi gli altri accordarsi per i turni di guardia, io non fui nemmeno interpellato. 

A notte alta mi avvicinai a quel terribile monumento agreste spoglio, inno a una morte che non doveva avvenire, non per lei, non nel fiore degli anni. 

Piansi.
Piansi ancora ogni lacrima che avevo tenuto dentro, Piansi come se non lo avessi mai fatto, in tutta la mia vita. Cercai di controllarmi a un certo punto, e mi passarono per la testa parecchi pensieri. C’era una sola via per essere lasciato lì, per poter continuare a vegliarla. 

 

Estrassi il coltello da caccia. 

 

Cosa avevo detto, a Beth, quella volta, al capanno? Che io non avevo mai tentato il suicidio, solo per attirare l’attenzione? 

Come ero stato cieco. Non era attenzione quella che cercava, era che la speranza l’aveva abbandonata ed io, sapevo bene cosa significava, soltanto ora, quel gesto.

 Restai in ginocchio davanti a quella croce per un tempo infinito, col coltello sguainato, chiedendomi come avrei dovuto fare, per finire in fretta: un lavoro pulito, veloce, senza appelli. 

 

-E’ così che pensi di onorare la sua memoria? – Una voce nel buio mi colse nel bel mezzo di quei cupi pensieri.

 

- E’ morta. - la mia voce suonava strana anche a me, dopo tanto tempo che non la usavo. 

 

-Non è un buon motivo perché tu la debba seguire.- disse Rick duro, come mai lo era stato con me. 

 

- Una bocca in meno da sfamare.- dissi pratico, sempre mantenendo lo sguardo basso e il coltello saldo nella destra. 

 

-Cioè, mi vuoi dire che ti arrendi? Che dopo tutto quello che abbiamo passato, che lei ha passato, tu vuoi arrenderti e farla finita così? In una maniera vigliacca e assurda che non ha niente a che fare col Daryl che conosco io? Perché?

 

Sospirai esasperato. 

 

-Perché lei mi aveva dato speranza. Perché lei, mi aveva fatto vedere che c’era altro oltre quello che avevo conosciuto fino ad ora, e non sto parlando degli zombi.- scossi la testa – Cristo, Rick! Mi aveva fatto vedere che esisteva una luce in fondo al tunnel, e ora c’è solo buio. 

 

Rick mi si avvicinò e mi scosse le spalle. 

 

– Lei ti ha mostrato la via. Che a questo mondo c’è ancora speranza, nonostante tutto, e che tu sei un uomo molto differente da quello che era Merle o vostro padre, non credere che non abbia mai notato i segni che hai sulla schiena, anche se fai di tutto per nasconderli. 

 

-Fanculo Rick! Che cazzo ne vuoi sapere della mia vita?!?- dissi prendendolo per la collottola e sbattendolo contro il tronco della quercia, in malo modo.

 

-Niente. Non so un cazzo della tua vita di prima, ma so come sei, quello che sei diventato, e che ti voglio bene come a un fratello e non lascerei mai che una persona che mi è così cara, faccia una stupidaggine del genere.  Per te era un faro? Bene. Fa in modo che rischiari il tuo cammino come e meglio di prima, e torna da noi, Daryl. Io lo so che a modo tuo, probabilmente, la amavi moltissimo, ma anche lei ti amava. Si fidava di te e ti ha aperto il suo cuore, non gettare il suo ricordo, sacrificando la tua vita, ma vivi per ricordarla e raccontare a mia figlia, che ti adora, di Beth, del suo buon cuore e di quanto si sia prodigata per lei. Se non vuoi farlo per me o Carol, fallo per Judith e per Beth…

 

Sentivo le lacrime di nuovo arrivare agli occhi, e gettai il coltello che Rick, prontamente, fece sparire. 
 

Restammo sulla sua tomba per il resto della nottata. Piansi ancora e cercai di raccogliere tutti i ricordi, su di lei per serbarli meglio. Il cielo era pieno di stelle e ricordai le sue parole quella notte alla baracca, “chissà quanto ti mancherò quando non ci sarò più, Daryl Dixon”

 

-Non ne hai idea. Non ne hai la più pallida idea, Beth Greene! Nemmeno io ne ero consapevole del tutto fino a ora. O forse adesso, da dove ti trovi, sai perfettamente che hai lasciato un buco grosso qui, in mezzo al mio petto, che non potrò mai più colmare. 

 

Restai a guardare il cielo stellato per il resto della notte fino a che, l’alba, non mi tocco con i suoi primi raggi.  Ero ancora frastornato e cupo, ma capivo anch’ io che dovevamo muoverci di lì.

 

Non dormivo da due giorni buoni e non toccavo cibo da altrettanti, ma non sentivo nulla. 

 

Rick doveva aver detto agli altri di lasciarmi tranquillo, perché nessuno mi venne a disturbare mentre radunavo le mie cose.  Alla fine fu lui ad attendermi ai margini del sentiero.

 

Restai ancora un attimo sulla tomba di Beth. 

 

- Ci rivedremo Biondina. A presto. Un bacio. 

 

Quindi mi risolsi a seguire gli altri, accodandomi al gruppo. 

 
   
 
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