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Autore: lalychan    05/01/2015    4 recensioni
Wonshik è in giro a fare shopping quando qualcosa (o qualcuno) in vetrina attira la sua attenzione.....
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: N, Ravi
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa fiction è un remake di una mia precedente OS sui JYJ. Mi incuriosiva l'effetto che avrebbe potuto fare con Ravi ed N come personaggi e devo dire che mi ha lasciato abbastanza soddisfatta quindi l'ho postata.



Disclaimer
 i personaggi non mi appartengono, quanto descritto non è mai successo e se non vi piace ditelo pure, vi aspetto con il fucile carico **








Wonshik passeggiava tranquillamente per Gangnam, il quartiere ricco di Seoul, gettando occhiate distratte alle vetrine dei negozi. Non che cercasse qualcosa in particolare, la sua cabina armadio straripava; aveva semplicemente voglia di novità. La sua vita da ereditiere era diventata particolarmente noiosa da quando aveva finito l’università. Quei pochi amici che si era fatto nel campus erano tutti troppo impegnati a cercare un lavoro stabile e ben pagato, cosa che coi tempi che correvano, assorbiva tutte le loro energie.
Intorno a lui passeggiava una discreta folla di persone, alcune di esse correndo lo urtavano senza nemmeno scusarsi.
All’improvviso qualcosa catturò la sua attenzione.
Dentro la vetrina di una boutique di lusso un fondoschiena sodo fasciato da un paio di jeans attillati dava mostra di sé agli osservatori che passavano lì di fronte. Sopra quel capolavoro si muoveva una schiena stretta in una camicia bianca semitrasparente che lasciava intravedere le muscolose spalle del proprietario di tutto quel ben di dio: un ragazzo dai capelli color vinaccia che cercava di sistemare un abito sul manichino della vetrina, a quanto pareva con scarso successo.
Wonshik si fermò a pochi passi dal vetro ad osservare quell’insolito ed eccitante spettacolo. Le natiche del rosso ondeggiavano sensuali ipnotizzando l’ereditiere che senza rendersene conto si trovò col naso incollato alla vetrina ad ammirare quel corpo paradisiaco.
Rimase pietrificato quando il commesso all’improvviso si voltò dalla sua parte, fissandolo con la testa piegata da un lato. Si abbassò arrivando a guardarlo dritto in faccia. La sua espressione era a metà tra il curioso e il divertito.
In quel momento qualcuno alle spalle di Wonshik lo urtò, spingendolo del tutto contro la vetrina.
Il rosso, di fronte a lui ridacchiò per un secondo, quindi si avvicinò alle labbra di Wonshik baciandole dall’altra parte della barriera trasparente che li divideva.
L’ereditiere rimase paralizzato, sentendo il sangue andargli alla testa, rendendosi conto di essere arrossito.
Si allontanò di scatto dalla vetrina e si guardò intorno, notando che un gruppo di persone si era fermata ad osservare quell’insolita scena. Imbarazzato, si alzò il bavero della giacca e tornò a posare lo sguardo all’interno del negozio. Il commesso però era sparito.
Il manichino, finalmente a posto, esibiva un bel completo scuro che avrebbe fatto un figurone addosso al rosso. Ma di lui nessuna traccia.
Wonshik rimase interdetto. Prima osava baciare un personaggio dell’alta società come lui e poi spariva senza nemmeno dare delle spiegazioni?
Inspirò profondamente e si fece coraggio, spingendo la porta del negozio per andare in cerca di quel tipo e chiedergli spiegazioni. Insomma, non è normale andare in giro a baciare i passanti dalle vetrine no?
Il negozio era molto più grande all’interno di quanto potesse apparire da fuori. Appena mise piede sulla moquette rosso scuro una commessa strizzata in un tubino rosa antico lo affiancò sorridendo.
«Benvenuto. Posso aiutarla?» chiese in tono professionale mostrando i denti bianchissimi.
Wonshik si guardò intorno ma non riuscì a scorgere il rosso. Avrebbe potuto chiedere alla ragazza di chiamarlo ma di sicuro quella gli avrebbe fatto delle domande a cui non era sicuro di voler rispondere.
«No grazie, darò un’occhiata in giro se non le dispiace» rispose in tono cortese.
«Certamente, come desidera. Per qualsiasi necessità i nostri commessi sono a sua completa disposizione» rispose la donna indietreggiando e inchinandosi rispettosamente.
“Qualsiasi necessità?” pensò Wonshik la cui mente volò al fondoschiena del rosso, formulando pensieri che niente avevano a che fare con le normali necessità di un cliente di boutique.
Il negozio si estendeva per tre piani, non era proprio un’impresa da nulla trovare quel ragazzo. Per di più era in corso una promozione, per cui il luogo risultava molto più affollato del normale.
Wonshik si fece coraggio e iniziò a girare tra gli scaffali e le corsie, facendo lo slalom tra i manichini e i clienti, lo sguardo vigile sempre in cerca della chioma color vinaccia del suo commesso baciatore. Ma di lui nessuna traccia. Sembrava svanito nel nulla.
Quando fu arrivato al terzo piano e lo ebbe battuto palmo a palmo, Wonshik decise di arrendersi. Forse si era sognato tutto. La noia doveva avergli giocato un brutto scherzo facendogli immaginare qualcosa che potesse rendergli un po’ più interessante quel periodo piatto della sua vita.
Sbuffando per la fatica sprecata si incamminò lentamente verso l’ascensore e attese che arrivasse al piano, troppo pigro per prendere le scale. Quando con uno scampanellio, l’apparecchio si fermò di fronte a lui e le porte si aprirono, un ragazzo con una camicia bianca e i capelli color rosso scuro gli apparve davanti, lo sguardo perplesso.
Wonshik strabuzzò gli occhi, rimanendo impalato di fronte all’oggetto di tante faticose ricerche. Il commesso stava trasportando alcuni maglioni, era alto più o meno come lui, gli occhi scuri e vivaci, le labbra carnose distese in un sorriso ironico che lasciava intravedere i denti bianchissimi.
«Permesso» disse il ragazzo, muovendo un passo fuori dalla cabina dell’ascensore, passando accanto a Wonshik sfiorandolo casualmente.
Casualmente?
In quella voce calda e sensuale e in quegli occhi maliziosi di casuale non c’era proprio niente. Così la pensò Wonshik affrettandosi a seguirlo.
«Aspetta» disse afferrandolo per una spalla.
Il ragazzo si voltò, lo sguardo serio.
«Mi scusi, sono occupato al momento. Potrebbe cortesemente rivolgersi a un altro collega? Devo sistemare questi nel magazzino» rispose il rosso, un guizzo nello sguardo. Quindi si voltò, sparendo dietro una porta alla sua sinistra su cui campeggiava un cartello che diceva “Privato”.
Wonshik rimase un momento impalato. Gli aveva detto di levarsi di torno. Ma quello sguardo cosa significava allora?
“Devo sistemare questi nel magazzino”
Magazzino?
Una lampadina si accese nella mente di Wonshik che sgusciò con non-chalance al di là di quella magica porta con scritto“Privato”.
All’interno file e file di scaffali pieni di capi incellophanati facevano mostra di sé nella penombra del locale. Del rosso nessuna traccia.
Wonshik si mise a girare in mezzo a quel labirinto, seguendo il fruscio della plastica spostata e il rumore dei passi che il suo compagno di giochi produceva muovendosi scaltro nel deposito. Qua e la alcuni specchi riflettevano la sua immagine in tensione. Quel gioco si stava rivelando più eccitante del previsto.
Finalmente lo scorse, in fondo a un corridoio, il rosso lo aspettava seduto su una poltrona ricoperta da un lenzuolo. Wonshik corse fino a fermarsi col fiatone di fronte al commesso che sorrideva sornione.
«Mi pareva di averle chiesto di farsi aiutare da qualcun altro. Sono molto occupato in questo momento» lo canzonò passandosi un dito sulle labbra rosse, ammiccando con un cenno del capo.
«Come ti chiami?» chiese Wonshik. Pareva la domanda più fuori luogo in quel momento, ma sentiva la necessità di dare un nome a quella perfezione.
«Hakyeon, mi chiamo Cha Hakyeon» rispose il ragazzo, posando la guancia sulla mano, appoggiandosi al bracciolo della poltrona e continuando a studiare il suo interlocutore in silenzio.
«Kim Wonshik» si presentò l’ereditiere, sentendosi tremendamente stupido nel fare tali convenevoli in un magazzino semibuio. Per di più non gli pareva che il rosso l’avesse invitato lì solo per fare conversazione. O si era sognato tutto?

“Cha Hakyeon è desiderato al reparto signora. Cha Hakyeon al reparto signora” annunciò una voce femminile, risuonando per tutto il magazzino.

Il commesso scattò in piedi, ogni traccia di malizia scomparsa dal suo volto.
«Devo andare. Ci vediamo Wonshik» disse gelido scomparendo a passo svelto verso l’uscita del magazzino lasciando l’altro imbambolato sul posto.
Gli ci vollero diversi minuti per capire di essere solo nel magazzino di una boutique e di aver perso un’occasione d’oro con quel tipo.

Hakyeon.

Wonshik scosse la testa e decise di lasciar perdere quella storia folle e tornarsene a casa.
Controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi, quindi uscì dal magazzino e si affrettò a scendere al piano terra, usando le scale come fossero uno scivolo, tanto velocemente le percorse.
«Non ha trovato nulla che fosse di suo gradimento?» chiese la commessa che l’aveva accolto, vedendolo correre verso l’uscita con una certa fretta.
«Ehm…no, non sono riuscito a raccapezzarmi, questo negozio è troppo grande» mentì Wonshik cercando di sgusciare oltre la donna, verso la porta principale.
«Se è così perché non l’ha detto prima? Le chiamo il nostro miglior assistente di vendita» rispose la commessa prendendo delicatamente ma con fermezza il braccio di Wonshik e guidandolo di nuovo all’interno di quel negozio che per lui era diventato l’inferno. Voleva solo andarsene a casa il prima possibile.
«Cha Hakyeon, le dispiacerebbe occuparsi del signore? Lo affido alla sua abilità» disse la donna consegnando Wonshik come un pacco dritto nelle mani del rosso che lo fissò leggermente sorpreso.
«Ma certamente, sono a sua completa disposizione» rispose Hakyeon ammiccando nuovamente.
Il povero Wonshik arrossì come un papavero, cogliendo al volo il doppio senso. Continuava a chiedersi perché quel ragazzo si comportasse così con lui.
La commessa sorrise di rimando, girando sui tacchi e tornando verso l’uscita, probabilmente intenzionata ad impedire anche agli altri clienti la fuga a mani vuote da quel girone dell’inferno. La sua politica era “Non compri, non esci”, questo ormai era chiaro. Ma Wonshik non aveva la minima idea di comprare qualcosa. Era entrato per colpa di Hakyeon e ora non sapeva più come uscire.
«Dunque, mi dica signor Kim, cercava qualcosa in particolare?» chiese in tono professionale il commesso.
«Te. Ero entrato per cercare te. Non avevo intenzione di comprare nulla» rispose Wonshik sottovoce, sperando che Hakyeon lo aiutasse a trovare un modo di filarsela.
«Questo mi lusinga, ma che ne direbbe di approfittare delle nostre offerte e comprarsi un bel completo elegante? Ho visto che fissava con insistenza quello che stavo sistemando in vetrina» ridacchiò l’altro circondando le spalle di Wonshik e guidandolo verso il reparto uomo.
«Credo che questo sia della sua taglia, lo provi» aggiunse poi mettendogli tra le braccia un completo scuro identico a quello della vetrina.
Wonshik lo prese fissando con sguardo perso Hakyeon che di nuovo lo trascinò attraverso gli espositori fino alla zona dei camerini, riparata dietro un muro.
«Prego, qui è libero» disse aprendogli la porta e facendogli segno di entrare.
L’ereditiere obbedì, trovandosi in un enorme vano completamente ricoperto di specchi, con due pouf e una lunga fila di appendiabiti. Di sicuro ci si poteva cambiare con comodità lì dentro.
Non aveva altra scelta. Non capiva perché Hakyeon continuasse la sua farsa del bravo commesso. Non poteva semplicemente farlo uscire dal retro? E poi che cavolo gli era preso prima, quando lo aveva invitato nel magazzino? Quel ragazzo era un vero mistero. In ogni caso per uscire da lì avrebbe dovuto almeno provare quel completo.
Fu così che si tolse le scarpe, posandole da un lato, ed iniziò a slacciarsi la camicia. Era arrivato al terzo bottone quando la porta del camerino si aprì e Hakyeon entrò come nulla fosse, chiudendosi a chiave la porta alle spalle.
Wonshik, spaventato si portò le mani al petto per coprirsi, indietreggiando fino a finire seduto su uno dei pouf, mentre il rosso, il solito malefico sorriso stampato sul volto, si avvicinava come un leone alla preda.
«Le serve una mano per cambiarsi signor Kim Wonshik?» chiese con voce roca, tendendo la mano all’altro che tremante, si rimise in piedi.
«Vediamo un po’…» continuò Hakyeon, riprendendo il lavoro che Wonshik aveva interrotto, sbottonando fino in fondo la camicia che questi indossava.
«Complimenti signore, ha un fisico davvero invidiabile» gli sussurrò all’orecchio slacciando anche i bottoni dei polsini e facendo scorrere le mani sulle spalle di Wonshik, lasciando che la camicia a quel gesto, scivolasse a terra.
«Hakyeon…che stai facendo?» chiese l’ereditiere col fiato corto e i pantaloni improvvisamente stretti.
«Mi prendo cura di un cliente» rispose il commesso misurando il petto di Wonshik palmo a palmo con le sue mani, facendogli venire la pelle d’oca.
Il moro chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel tocco, sentendo le labbra del rosso posarsi delicatamente sulla sua pelle.
Lo fermò all’improvviso, prendendogli i polsi.
«Aspetta un attimo. Hakyeon ho bisogno di sapere. Perché mi hai dato quel bacio in vetrina?» chiese Wonshik, riprendendo in un sol colpo tutta la sua lucidità.
«Kim Wonshik, lo sai che sei un idiota? Abbiamo frequentato per cinque anni la stessa università e tu non ti sei mai accorto di me? Avevamo ben quattro corsi in comune, eri anche seduto dietro di me il giorno della cerimonia di laurea. Non ti sei mai nemmeno accorto della mia esistenza fino a che non hai visto il mio fondoschiena in quella vetrina vero?» rispose Hakyeon, abbandonando all’improvviso il tono professionale e assumendone uno di rimprovero. Wonshik rimase di sasso.
Quel ragazzo aveva frequentato i suoi stessi corsi. Aveva avuto accanto a sé quell’angelo per ben cinque anni e non se n’era mai reso conto. Che pezzo di cretino. Avrebbe voluto scavare un buco e seppellircisi.
«Scusami» fu l’unica cosa che riuscì a dire, abbassando il capo e mollando la presa sui polsi dell’altro.
«Figurati, ormai è acqua passata. Lo sai quali sono gli unici due spazi in questa boutique non controllati dalle telecamere?» rispose il commesso riprendendo il suo tono provocante.
«Eh?»
«Il magazzino e i camerini» continuò il rosso, afferrando il volto di Wonshik e coinvolgendolo in un lungo bacio.
Quando si staccarono, Wonshik aveva finito di sbottonare la camicia di Hakyeon e l’aveva lasciata cadere accanto alla sua.
Strinse di più a sé il rosso, sentendo il calore del suo corpo, la morbidezza della sua pelle, inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
«Come ho fatto a non accorgermi di te?» sussurrò all’orecchio di Hakyeon, lasciando piccoli baci sul suo collo, risalendo dal mento fino a raggiungere di nuovo le labbra.
«Meglio tardi che mai» rispose l’altro con un sorriso dolce, carezzandogli i capelli.
Di nuovo iniziarono a baciarsi, Wonshik indietreggiò di un passo sedendosi sul pouf, Hakyeon lo seguì accomodandosi in braccio a lui, percorrendo con le mani il suo petto, scendendo a sbottonargli i pantaloni e infilando la mano ad accarezzare l’erezione dell’ereditiere che si lasciò sfuggire un gemito.
«Shhhh…d’accordo che non ci sono telecamere, ma non sono camerini insonorizzati. Vuoi che qualcuno ci scopra?» lo ammonì Hakyeon mordicchiandogli il labbro inferiore.
«Assolutamente no» rispose Wonshik spingendo via il rosso che rimase perplesso fino a che non si trovò con i jeans e i boxer abbassati e il compagno intento a fare la conoscenza del suo amico sull’attenti.
Fu davvero difficile trattenersi dal gemere a voce alta, soprattutto dopo che si fu reso conto che intorno a sé altri quattro Hakyeon si facevano dolcemente seviziare da altrettanti Wonshik da varie angolazioni. Era stato un grosso errore non aver preso in considerazione tutti quegli specchi, era come se il suo piacere fosse quadruplicato.
Se ne rese pienamente conto quando avvertì un improvviso vuoto allo stomaco, il sangue andargli al cervello e si rese conto di essere appena venuto nella bocca di Wonshik.
«Oddio, scusami, ho dimenticato di avvertirti» disse inginocchiandosi di fronte al moro che gli sorrise sornione.
«Hai un sapore buonissimo, lo sai?» rispose Wonshik attirandolo a sé, finendo disteso sulla moquette, baciandolo di nuovo con passione, spingendolo poi per farlo rotolare di lato, sistemandosi sopra di lui.
«Hakyeon, ti va di?...» chiese premuroso.
«Ti ho aspettato per cinque anni, non intendo aspettare un minuto di più» rispose Hakyeon aiutandolo a sfilarsi gli ultimi indumenti e allargando le gambe per accoglierlo dentro di sé.
Faceva male, molto male. Ma avrebbe resistito. Non poteva certo fermarsi ora. Anni di pedinamenti in segreto e finalmente Wonshik era tra le sue braccia. L’unica cosa che voleva era essere finalmente suo.
Strinse i denti mentre il moro, lentamente, continuava a insinuarsi dentro di lui. Quando ebbe finito si fermò, la fronte sudata per la tensione.
«Come ti senti?» chiese Wonshik in tono preoccupato.
«Mai stato meglio in vita mia» sorrise il rosso attirandolo di più a sé, baciandolo con trasporto.
L’ereditiere iniziò lentamente a muoversi, trasportato dall’eccitazione della lingua dell’amico che giocava con la sua, prendendo ritmo e velocità a mano a mano che sentiva il rosso rilassarsi.
Era una sensazione straordinaria. Fare l’amore con Hakyeon lo stava catapultando in un mondo parallelo. Intorno a loro gli specchi, spettatori silenziosi, riflettevano i loro corpi avvinghiati cambiare posizione, intrecciarsi, muoversi in maniera sconnessa, fino a quando Wonshik, aggrappandosi alle spalle dell’altro, raggiunse l’orgasmo migliore che avesse mai avuto nella sua vita.
Ci volle qualche secondo perché l’eccitazione scemasse e riuscisse a riprendere il controllo di sé. Si stese sulla moquette accanto al rosso, stringendoselo al petto.
«Perché non ti sei mai fatto avanti prima?» gli chiese con il fiato corto, posando un bacio tra i suoi capelli.
«Avevo paura che mi respingessi. Io vengo da una famiglia modesta, tu sei un figlio di papà. Che cosa potevamo avere in comune?» rispose Hakyeon carezzando con le dita gli addominali del compagno.
«Un sacco di cose. Ad esempio i corsi che abbiamo frequentato insieme. Accidenti Hakyeon, se penso a tutto il tempo che avremmo potuto passare insieme…»
«Beh, possiamo ancora recuperare…sempre che tu lo voglia»
«E me lo chiedi?»

“Cha Hakyeon è desiderato al reparto uomo. Cha Hakyeon al reparto uomo” annunciò la solita voce femminile, facendo trasalire i due amanti che avevano dimenticato di trovarsi nel camerino di una boutique.

Hakyeon si alzò di scatto, afferrando la sua roba e rivestendosi in un baleno, fermandosi qualche secondo per sistemarsi i capelli allo specchio, mentre alle sue spalle anche Wonshik cercava di ritrovare il contegno.
«Esco per primo» disse il rosso aprendo con cautela la porta del camerino e scomparendo oltre la stessa.
Wonshik finì di abbottonarsi la camicia, afferrò il completo che non aveva nemmeno tolto dall’attaccapanni e di diresse con decisione verso il reparto uomo.
«Sono a sua completa disposizione» stava dicendo Hakyeon a un ragazzo poco più vecchio di loro che fissava anche lui quasi intimorito il bellissimo commesso.
«Mi dispiace, ma dovrà trovarsi qualcun altro» intervenne il moro, afferrando per un braccio il compagno e trascinandolo verso l’uscita.
«Signore, che succede?» domandò preoccupata la commessa trotterellandogli incontro.
«Ho deciso di prendere questi due» rispose Wonshik allargando le braccia: da una parte il completo della vetrina, dall’altra uno sconvolto Hakyeon.
«Come? Non capisco signore» disse la donna sempre più confusa.
«Prendi due paghi uno. Compro il vestito e mi porto a casa anche il signor Cha» sorrise Wonshik come se fosse la cosa più normale del mondo.
«Ma…ma…non è possibile. Il signor Cha lavora qui, ha firmato un contratto. Cha Hakyeon, dica qualcosa» protestò la commessa che evidentemente non si era mai trovata di fronte a una situazione del genere in tutta la sua carriera.
Hakyeon la guardò più perplesso di lei.
«Senta, laggiù c’è scritto che la merce esposta in vetrina è i promozione 2X1. Quando sono entrato questo vestito e il signor Cha erano entrambi in vetrina, pertanto me li porto via. Ora per favore sarebbe così gentile da farmi il conto? Ho un impegno improrogabile e rischio di fare tardi» sbottò Wonshik che cominciava a spazientirsi.
La donna annuì e si affrettò a strisciare la carta di credito dorata che il ragazzo le porse e a chiudere il conto.
Hakyeon osservava divertito il proprio assurdo rapimento, la mano ben stretta in quella di Wonshik.
«Molto gentile. Tornerò ancora a fare acquisti da voi, arrivederci» salutò cordialmente Wonshik lasciando una generosa mancia in contanti assieme all’indirizzo a cui far recapitare il vestito appena acquistato e gli oggetti personali di Hakyeon.
Quando finalmente furono fuori dal negozio il moro inspirò a pieni polmoni l’aria fresca di quel tranquillo pomeriggio a Seoul.
«Wonshik, tu sei fuori di testa» disse Hakyeon richiamando l’attenzione del compagno stringendogli delicatamente la mano.
«La colpa è tua, sarei impazzito se non fossi uscito in fretta da quella boutique degli orrori. E di certo non potevo andarmene senza di te. Muoviamoci, abbiamo cinque anni da recuperare» rispose Wonshik trascinando l’ex commesso verso la sua lussuosa mercedes parcheggiata poco più avanti.
«Ma tu non avevi un impegno improrogabile?» continuò il rosso con un sorrisino malizioso.
Il moro lo fissò negli occhi con un ghigno stampato sulle labbra carnose.
«Appunto» rispose, salendo in macchina e partendo con una sgommata.
  
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