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Autore: miss_sutcliff    05/01/2015    2 recensioni
Grell, come è diventato il personaggio che noi ora conosciamo? Quali i segni del suo passato, i suoi genitori, la sua guida, la nascita delle sue passioni, ... ecco come immagino i giovani anni di questo incredibile shinigami.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Grell Sutcliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’infanzia di Grell lo shinigami

Sono nato nel 1643 durante la battaglia di Newbury.
Guerra civile inglese combattuta il 20 settembre.
Non ricordo molto dei miei primi giorni, chi si ricorderebbe; ma il 20 settembre me lo hanno raccontato tantissime volte.
Non avevo neanche un mese che mia madre e mio padre mi lasciarono solo con mia sorella.
Non si sono fermati un attimo; hanno raccolto anime tutto il tempo e poi mia madre con la falce in mano non me la ci vedo proprio.
Era una donna meravigliosa, i capelli rosso rubino le scendevano giù per le spalle, i grandi occhi verdi coperti da una delicata montatura di occhiali da shinigami, aveva uno stile anche nel vestire, riusciva a trasmettere raffinatezza nella suo essere riservata.
Posso dire di non averci mai parlato molto, era mia sorella il mio esempio da seguire; mio padre la ammirava e continuava ad elogiarla e ripetere la sua perfezione.
Sotto la mia gelosia però le volevo bene, scherzavamo sempre insieme, che se non fosse stata mia sorella avrei potuto innamorarmene.
Studiava spesso e prendeva buoni voti, neppure io sarei riuscito ad eguagliarla una volta iniziata l’accademia.
Mio padre era come si vuol dire lo shinigami “modello”, con la divisa sempre in ordine e precisa, era sempre pronto a criticare, era altezzoso e vanitoso,  colui che a quel tempo si considerava il buon padre di famiglia.
Credo di aver vissuto i miei primi anni di vita nei dintorni di Londra, così mi sembra, non ho mai avuto una casa fissa, perché dal momento che i miei genitori non invecchiavano, non potevamo stare nello stesso posto per troppi anni.
Raramente mi rapportavo con degli umani, infatti non ho mai avuto un amico.
La maggior parte del tempo la passavo in casa, dove mangiavo e dormivo, nel tempo libero leggevo, accompagnavo mia sorella al mercato e svolgevo qualche faccenda domestica.
La mia vita era monotona e grigia, ma un bambino riesce sempre a trovare il lato positivo, ed io ero così, vivace e pieno di vita.
Amavo essere figlio di uno shinigami, quando la sera mio padre usciva di casa, mi sorrideva, quasi dicesse che sarei stato così un giorno, con una falce sulla spalla.
Ansiosamente aspettavo quel giorno, continuando a fantasticare di come potessi essere, trascorrevo interi pomeriggi avvolto nei miei pensieri, a volte mentre spazzavo la stanza fingevo la mia scopa una falce e rincorrevo mia sorella che stava spesso al gioco.
Così nell’innocenza crebbi , con l’amore per la morte e facendo lunghe chiacchierate e scherzi con mia sorella.
Ogni volta che mio padre ne aveva l’occasione, si lamentava di quanto duro fosse il suo lavoro, io rimanevo stregato però dall’incredibilità delle sue storie.
Il racconto che mi piaceva di più era quello del suo incontro con lo shinigami leggendario, si diceva fosse il miglior shinigami mai esistito, aveva mietuto anime importanti ed era riuscito ad ottenere privilegi speciali.
Mia sorella si diplomò a pieni voti e iniziò pure lei a fare i turni come i genitori, non mi consentì mai ne di vedere o toccare la sua falce, non avevo idea di quale oggetto potesse essere.
Nonostante i turni non smise mai di passare del tempo con me, ne ero felice avevo paura di restare solo, che mi avrebbe lasciato indietro come i miei genitori.
Per il mio undicesimo compleanno mia sorella mi regalo un biglietto al teatro Globe per vedere Amleto di Shakespeare, mio padre non ne fu entusiasta, non amava interessarsi troppo alla vita umana; io però ero curioso di conoscere meglio il mondo esterno.
Fu il giorno più bello in assoluto, mia sorella si era presa un permesso per quella sera, io mi ero vestito da festa, poi il teatro, gli applausi, gli attori, la loro espressione e sentimento nel narrare la storia, era un mondo a parte, meraviglioso, talmente attraente che mi lasciò senza fiato.
Una volta tornato a casa, continuavo a ripetere le battute dei personaggi insieme a mia sorella, ridevamo e scherzavamo sulla nostra bellissima serata, andammo a letto felici e spensierati, ancora ignari di cosa sarebbe capitato il giorno dopo.
Sembrava assolutamente un giorno normale, ma quando si raggiunge l’apice, si deve essere pronti a scendere, non mi aspettavo però una discesa così ripida.
Quella mattina a mia sorella era stato affidato un incarico importante e anche un po’ rischioso, ma sapevo che lei era molto in gamba anche se non aveva tantissima esperienza ero convito ce l’avrebbe fatta, doveva recuperare una anima sotto custodia di un angelo, che si rifiutava di collaborare con gli shinigami.
Verso mezzogiorno un brivido mi percorse la schiena, le orecchie iniziarono a fischiarmi e in un qualche modo lo capii. Iniziai a piangere, faceva male il pensiero che non l’avrei più rivista tornare a casa.
Saltai il pranzo, rimasi chiuso in camera mia tutto il giorno e nel tardo pomeriggio sulla finestra iniziò a becchettare un piccolo pettirosso, era lei, riconoscevo la voce, era tornata a consolarmi, a dirmi che dovevo essere felice e trovare la mia strada, che lei ci sarebbe sempre stata se avessi avuto bisogno.
Mi asciugai le lacrime con il dorso della maglia, poi capii che lei aveva già fatto abbastanza per me e che io non potevo abbattermi in quel modo, dovevo vivere anche per lei, dimostrare che io non ero debole, e non lo sarei mai più stato, avrei dovuto prendere il suo posto, coltivare le passioni, sorridere il più possibile, essere indipendente, libero, forte.
Dissi al pettirosso di tornare a vivere in pace nel mondo delle anime e di non preoccuparsi per me che avrei trovato la gioia anche nella morte, io ormai non dipendevo più da nessuno.
Il pettirosso cinguettò dubbioso e meravigliato, le feci un gran sorriso, come digli che ero sicuro di ciò che dicevo e la feci volare fuori dalla finestra, sentivo la sua anima tremante ma serena allontanarsi tristemente, segnando la fine della mia dolce e innocente infanzia.
Quella sera mi dispiacque molto per i miei genitori, ma a casa non avrebbero trovato nessuno, solo un biglietto di condoglianze.
Io ero partito per l’accademia più convinto e deciso che mai, pronto a spaccare tutti e tutto, a riempirmi di passione e allegria, a conoscere il mondo, a mietere anime, a realizzare i miei sogni grazie a lei.
Il più giovane mai iscritto nella mia classe, e anche il più determinato, Grell Sutcliff lo shinigami, suona benissimo no?.. poi diciamolo anche il più figo.
Come poi io sia diventata la più raffinata lady dagli eleganti abiti scarlatti, beh questa è tutta un'altra storia.
   
 
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