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Autore: NinaS24    05/01/2015    2 recensioni
Un Distretto, una cava, un bosco e un grande amore.
E se Katniss si fosse improvvisamente resa conto di amare Gale? Se fossero riusciti ad esprimere i loro sentimenti in tempo, al posto di negarli ogni volta? Se riuscissero ad essere felici?!
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima fanfiction in assoluto che provo a scrivere. Non mi sono mai piaciute, ma Gale e Katniss hanno riscosso in me un'emozione pazzesca. Credo che il loro rapporto sia qualcosa di unico e mi è piaciuta l'idea di preovare a dare un'interpretazione diversa

N.B: L'episodio si svolge il giorno della partenza di Katniss e Peeta per il Tour della Vittoria. Katniss non ha ancora ricevuto la visita del Presidente Snow e non sa a quello che andrà incontro.


Gale. Non c’è. Lo cerco tra le pietre, lo cerco tra le persone che stanno lavorando. Lo cerco
ignorando le persone che mi dicono che devo andarmene. Sono scesa fin lì e non me ne vado senza Gale.
Un uomo mi ferma, impedendomi di andare più avanti, nella grotta. Cerco di divincolarmi ma la sua presa è salda, è più forte di me. Più forte della vincitrice degli Hunger Games.
-Katniss! Katniss, ragazza, fermati! Cosa vuoi fare, ucciderti?! Chi stai cercando?!-
Non mi lascia, anzi, mi stringe ancora più forte. Mi sfugge un lamento, ma non sembra interessargli. I miei preparatori daranno di matto quando mi vedranno coperta di fuliggine e con un livido enorme sul braccio. Ci vorranno litri di fondotinta per coprirlo.
Gale, ecco chi sto cercando. Sto cercando il mio migliore amico, la persona con la quale ho più confidenza in assoluto. Tra meno di 3 ore sarò su un treno diretta a Capitol City e devo salutarlo.
Avrebbe potuto prendere un permesso per venirmi a salutare, così come hanno fatto tutti quelli sulla lista che Effie ha redatto con tanto impegno. Ma quando l’ho letta, il nome di Gale non c’era.
Poi è arrivata la notizia della piccola esplosione in miniera. Avevo guardato mia mamma, spaventata ed ero corsa fuori, ignorando le parole di Effie.
Gale era in miniera. Gale poteva essere morto. Il pensiero mi fece venire le lacrime agli occhi. Ero riuscita ad impedirmi di piangere per il breve tragitto da casa alla cava, continuando a ripetermi che Gale stava bene. Ma non potevo esserne sicura.
Mi ero fiondata nel buco ignorando le urla della gente ed ero andata dritta all’ascensore. Quell’ascensore non lo prendevo dalla morte di mio padre, anni prima.
Salii, con il cuore in gola. Ogni volta che quel pezzo di metallo scendeva di un centimetro, sentivo il respiro farsi sempre più affannoso, la gola bruciare.
Mi ero catapultata fuori da quel piccolo abitacolo cercando di urlare il nome del mio migliore amico, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. Lo sbattere dei miei vestiti contro quelli dei lavoratori mi aveva quasi ricoperta di nero, rendendomi ancora più difficoltoso respirare.
Iniziai a piangere e questo mi fece calmare un attimo. Sentii la presa su di me farsi sempre più leggera, fino a svanire del tutto. Alzai gli occhi fino ad individuare un vecchio amico di mio padre –Gale- riuscii finalmente a dire, ansimando, tra un singhiozzo e un altro.
L’uomo mi guardò con espressione stupita –Qui non c’è. Ha preso un permesso oggi. Per venire a salutarti- mi disse, guardandosi intorno come per confermare la sua frase.
Il sollievo mi investì come un’onda e mi sembrò quasi di tornare a respirare.
Gale era salvo. Era vivo e l’importante era quello. L’inquietudine però tornò subito a farsi sentire. Sapevo che Gale non sarebbe mai venuto a salutarmi, non con tutta quella gente intorno. Allora, perché aveva preso il permesso?
Iniziai a tossire e l’uomo, di cui non riuscii a ricordare il nome, mi spinse verso l’ascensore.
-Forza, torna in superficie, ragazza di fuoco- mi disse, chiamandomi con il nomignolo che mi avevano dato a causa del costume realizzato da Cinna per la presentazione dei tributi degli Hunger Games.
Mimai un grazie con le labbra e aspettai con impazienza quei secondi che mi separavano dall’aria aperta.
Di nuovo mi fiondai verso la strada. Ero in ritardo con la preparazione, ma non mi importava. Non me ne sarei andata senza aver detto a Gale quello che volevo sapesse.
Avevo dovuto pensare alla sua morte per capire quanto fosse importante per me.
Mentre correvo verso il Prato, verso i boschi, mi ritrovai a pensare se anche lui provasse quelle cose per me da quando mi aveva vista partire per gli Hunger Games.
Ricordai il suo abbraccio, la sua voce tremante mentre mi diceva che ero forte, che sapevo cacciare e che avrei vinto. Ricordai la sensazione, avrei voluto che quell’abbraccio non finisse mai. Ma poi la guardia lo aveva trascinato via da me e mi ero ritrovata sola. La paura che quella fosse l’ultima volta era stata tenuta a bada con fatica. Eppure, ero sempre stata così cieca.
Arrivai nel bosco silenziosamente e altrettanto silenziosamente raggiunsi la nostra radura. Lo vidi. Indossava gli abiti da lavoro, ancora sporchi di fuliggine del giorno prima e se ne stava immobile, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Era di spalle, quindi non poteva vedermi e così rimasi ferma cinque minuti, cercando le parole per dirgli quello che sentivo.
Non avevamo mai fatto i sentimentali, noi due. Non ci eravamo mai detti che ci volevamo bene o cose simili. Ci eravamo baciati, questo si, ma i nostri erano sempre baci senza malizia, così come gli abbracci.
Sapevo che Gale era bello, lo sentivo dire dalla maggior parte delle ragazze del Distretto. Anche mia sorella spesso arrossiva in sua presenza, ma a me non era mai interessato. Avevamo un legale impossibile da descrivere, che Capitol City aveva distrutto.
-Gale- dissi alla fine, avvicinandomi a lui. Lo vidi sobbalzare quando sentì la mia voce.
-Catnip. Cosa ci fai qui? Non eri in partenza?- mi chiese, studiando con gli occhi il mio viso nascosto da macchie nere. –Perché sei così?-
Non sapeva. Mi ritrovai a chiedermi da quanto tempo fosse seduto lì da solo.
-C’è stata una piccola esplosione nella cava. Ho avuto.. ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa. Sono corsa là e tu non c’eri.. Sono scesa e.. –
Vidi il suo sguardo farsi apprensivo. Era preoccupato per i suoi compagni, per il fatto che sarebbe potuto morire.. non riuscivo a capirlo.
-Sei scesa con l’ascensore?- mi chiese invece, stupito. Annuii, mentre lacrime di sollievo mi passavano sul viso. Probabilmente avrebbero lasciato delle scie rosa in mezzo alla fuliggine.
-Non l’hai mai fatto-
Gale alzò una mano e me la fece passare sulla guancia, raccogliendo una lacrima.
-Non avevo mai avuto paura che tu fossi morto- lo vidi annuire, triste.
Distolse lo sguardo, rivolgendosi di nuovo verso il tramonto che illuminava la valle.
-Devi andare. Ti staranno aspettando. Effie, Cinna, Heymitch… Peeta.- pronunciò l’ultimo nome con fatica, mostrando negli occhi tutto quello che la voce era riuscita a nascondere.
-Gale.. So che cosa hai visto e so anche cosa vedrai. Ho dovuto fare quello che ho fatto e devo continuare questa cosa. Io non so cosa succederà quando tornerò dal tour della vittoria, ma Gale, io ti amo. Ti amo.- dissi tutto d’un fiato, prima che il suo istinto di lealtà mi allontanasse del tutto da lui. Sputai fuori quelle parole come se fossero veleno, dando così il peso della risposta a lui. Vidi i suoi occhi luccicare di stupore, assaporando quelle parole. Lo amavo e non volevo lasciarlo.
-Ti amo anche io Catnip. Ti amo da quando ti ho accusato di voler rubare dalle mie trappole.- mi disse infine, baciandomi con una passione che prima non c’era mai stata.
-Ti amo così tanto che ora devo lasciarti andare- si staccò da me, senza aprire gli occhi. Le nostre mani intrecciate si allontanarono sempre di più, fino ad arrivare a sfiorarsi.
-Mi aspetterai?- chiesi, prima di correre via per il bosco.
-Sempre- 
  
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