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Autore: _talia_    17/11/2008    11 recensioni
L'abitudine a vivere nel grigiore di una triste esistenza solitaria è dura a morire e ad abbandonarsi ad un radioso color pesca! Per quanto Ginny tenti di rosetizzarsi, ci riuscirà? Il seguito di Someone call a doctor!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SMCAD II nvu
Per chi ha letto Someone call a doctor!

Ringrazio ora tutti coloro che hanno letto il mio precedente scritto (se vi ineterssa lo trovate cliccando sul mio nick xD ... fate in modo che vi interessi, vi prego!), gli autori e le autrici delle recensioni, chi ha inserito la mia umile fanfiction tra i preferiti... Mi avete gasato un sacco ^^ ! Siete fantastici! Buona lettura!



Someone call a doctor! II

 

Forse sono daltonica, e non l’ho mai saputo...è curioso come, ultimamente, i miei innocenti bulbi oculari percepiscano la realtà in modo lievemente differente dal solito, deprimente grigio piombo. Tutto ha delle sfumature strane… tipo… ROSA, presente? Ma non seppia, o rosa antico, o rosa carne… assolutamente! Si tratta di quella tonalità del rosa. Quel rosa scandaloso, invadente e contagioso come un’epidemia di morbillo (a proposito, che ne dite di chiamare un dottore?), è il rosa dei vestitini succinti di Barbie madre di famiglia, per intenderci. Quel rosa che sembra urlare: Sono Ginevra Weasley, e sono la donna non più depressa più felice dell’universo.
Ecco, quel rosa. Che è, probabilmente, la causa delle mie improvvise doti canore, dei sorrisi soddisfatti e consapevoli che rivolgo a qualsiasi donna mi si pari davanti (a dire: Io sono felice, e tu … NO! Gne gne), della fine delle mie dipendenze da avvilimento cronico, della fine anche delle  mie manie da zitella caustica, e pure la fine di ogni tentativo di macchinazione cerebrale.
Che bello lo sfrigolio del vostro cuore invidioso e inacidito!
E voi lo sapete perché sono così incommensurabilmente beata? Perché mi libro ad almeno tre centimetri dal crudele suolo che voi, carissime lettrici pettegole, calpestate leggiadramente? Perché adoro i medimaghi e tutti quegli affarini che usano… tipo i cerotti, le medicine, stetoscopi (adoro gli stetoscopi!)…? Ma perché, soprattutto adoro… Draco Malfoy? 
Se non lo sapete, ve lo spiego! Se invece lo sapete, be’… infierirò ulteriormente.
Perché Draco Malfoy è l’uomo perfetto. Ed è MIO. Solo solamente MIO. Non trovate sia meraviglioso?
Perché Draco Malfoy:
  •  è bello (immensamente bello);
  •  ha degli occhi assurdamente fantastici;
  • ha una voce da brividi;
  • ha un profilo da dio greco;
  •  e ha pure un fisico spettacolare;
  •  ha un sorriso celestiale (letteralmente celestiale);
  • vogliamo parlare anche delle orecchie, del naso, delle dita (oh, le sue dita!), dei piedi, delle gambe, delle sopracciglia?
  • è un dottore;
  • è intelligente (molto intelligente);
  • è gentile ed educato (molto gentile ed educato);
  • ha un milione di altre apprezzabilissime doti morali (moltissime qualità, prendete nota);
  • bacia divinamente (e per divinamente, intendo proprio… divinamente);
  • aggiungo ancora una volta che è MIO;
  • sa che cos’è una lavatrice;
  • non semina mai la sua biancheria sul pavimento, né la innaffia periodicamente con la speranza che cresca qualcosa;
  • sa cucinare;
  • mi fa sentire stupenda con un solo sguardo;
  • mi scrive poesie;
  • mi regala le rose, ragazze…;
  • mi…
Ok, ok! La smetto… ! Ma avete assimilato il concetto? Sicuri? Eh, ma che bisogno c’è di rispondere così sgarbatamente! Mi preoccupavo soltanto di essere stata poco chiara…
Sei stata illuminante assicura lei… sì, sapevo che vi mancava… la vocina del subconscio. I nostri rapporti sono decisamente più civili ora, nessuna rissa mentale tra lei e la mia lacerata coscienza, provo persino una specie di gaudente riconoscenza nei suoi venerati confronti. È venuto a formarsi una sorta di sodalizio intellettuale, una tregua per ora inviolata, con conseguente rilassata pace per i miei neuroni affaticati.
Il punto è che ora sono fin troppo rilassati. Non riesco a concentrarmi più di mezzo secondo su qualcos’altro che non comprenda le parole Draco, bacio, dottore e bave varie.
È davvero snervante. In compenso però, sono piuttosto ferrata sullo studio delle nozioni fondamentali di medimagia. Chissà perché. Prima non ci capivo un emerito ricciocorno schiattoso, ora invece è tutto splendente e luminoso. Grazie a qualche insignificante lezione supplementare… pratica. Voi zitte, però.
È che lui mi distrae troppo. Non ce la faccio fisicamente a gestire un qualche rimescolio cerebrale interno con lui vicino. Sento la mia materia grigia scoppiettare festante e concentrarsi su particolari scabrosi e perversi.
E non è davvero colpa mia, perché io mi impegno seriamente a svolgere funzioni di ordinaria amministrazione, come respirare e parlare, per esempio… ma mi escono solo rantoli da tubercolotica e fonemi indistinti.
E se provo a far gravitare la mia attenzione su qualcosa che non siano le sue labbra, be’… i miei vani tentativi durano appena qualche secondo. È frustante e… bellissimo.
Così vivo al momento, nel mio limbo rosa e felice, nella mia personalissima parentesi romantica, all’interno di una sfera lucente (e rosa) impenetrabile con tanto, tanto glucosio. Altro che Ciocco.
<< Ehi Ginny…? Mi ascolti? >>.
<< Ogni parola >> sospiro fissandolo negli occhi.
<< Davvero? >> sorride astutamente << Cosa ho appena detto? >>. Ecco, visto? TRE secondi. Torno a guardargli le labbra.
<< Hai sicuramente detto qualcosa riguardo ai dottori… no? >> provo con un sorriso ingenuo e irresistibile. Io sì che ho detto qualcosa sui dottori…
<< Deduzione notevole >> sussurra lui al mio orecchio indicando il libro di Medimagia. Il suo profumo leggero stordisce i miei sensi già di per sé ottenebrati.
<< Va bene… scusa, non ti stavo ascoltando… >> confesso arrossendo.
<< E cosa mai stavi facendo, allora? >>.
<< Io be’… pensavo >> ‘pensare’ è una minuscola esagerazione, ma dettagli.
<< A cosa? >> dovrebbe sapere che indagare è pericoloso.
<< Tecnicamente era un monologo interiore… un flusso di coscienza… una scemenza del genere… >> cerco di tergiversare.
<< Interessante… mi vuoi gentilmente rendere partecipe delle tue elucubrazioni filosofiche? >> chiede lui sorridendo con nonchalance e sicurezza.
<< Credo che il metterti a conoscenza delle mie meditazioni ascetiche implichi un radicale cambiamento della materia trattata >>.
<< Sono ansioso di aprire la mia mente ristretta e mortale a nuove sconvolgenti prospettive >> mi incoraggia con voce insinuante.
<< Le tue prospettive sono ampie a sufficienza >> bisbiglio confusa dal suo sguardo penetrante.
<< Ottimo… posso allora tentare di indovinare su cosa stavi misticamente riflettendo? >>.
Annuisco, incapace di dire altro. È ancora troppo vicino per inserire la modalità “guida manuale”.
<< Le guerre di secessione tra giganti e centauri? >>.
<< Non proprio >> e la vocina malefica mi fa sorridere maliziosamente. IO non sorrido mai maliziosamente.
<< La schiavitù degli elfi domestici, magari… >>.
Faccio segno di no.
<< Allora è sicuramente la crisi economica >>.
<< Sei fuori strada >>.
<< Su qualche bel divo che ha trovato la sua anima gemella nella sezione gossip zitelloso della Gazzetta del Profeta? >>. Ehi, quella rubrica la seguo ancora… anche se non sono esattamente ‘zitellosa’… non più…
<< No? >> sbuffa ridendo del mio sguardo. << Un indizio? >>.
Lo guardo con forza. No. No. No. No. Non ce la faccio.
<< Sai… credo sia meglio tornare alla lezi… >>.
<< Te ne vuoi stare zitto? >> mi avvicino ancora, con il sorriso nella voce. Ma lui è più veloce. Con un gesto fulmineo mi prende in braccio e mi scaraventa su Amanda. Il suo sguardo è acceso e mi incendia la pelle. Mi osserva.
<< Prima stavo spiegando ad una certa alunna disattenta come curare le lesioni di secondo grado… >> prosegue senza staccare i suoi occhi dal mio corpicino imbelle e tremolante.
<< Mi sono persa una lezione davvero interessante… vale ancora come cura la formula “Un bacino e passa tutto”? >> ecco l’impronta maligna della vocina perversa.
<< Oh sì… funziona benissimo >>.
Non mi sono ancora abituata ai suoi baci. E non credo mi abituerò mai. Ecco quello che aspettavo… il rumore del mio cervello che si scollega definitivamente, le proteste sopite della vocina nel subconscio… le ultime resistenze della mia coscienza corrotta… e quella straordinaria sensazione di liquido desiderio che si sprigiona al contatto con le sue labbra morbide. Le sue mani sui miei fianchi… le mie braccia avvinghiate al suo collo, i sospiri soffusi che riempiono l’aria di una dolcezza tutta da respirare… a queste cose non posso abituarmi. No. E’ impossibile.
Neppure dopo due gloriosi e magnifici mesi passati a… dialogare educatamente di diritti umani. Due indescrivibili mesi insieme. Senza alcuna crisi della terza settimana, o complicazioni varie stile Tempesta D’Amore. Nossignore. Uh! Che sfrigolio familiare… amiche da casa… ne troverete anche voi uno, ne sono certa: qualcuno così perfetto da dirvi con assoluta sincerità che siete splendide dopo una giornata di lavori forzati, da farvi sorridere persino quando vi impegnate ad essere arrabbiate, da lasciare in ordine il vostro lindissimo bagno, da lavare i piatti, così perfetto da dichiarare in ogni gesto l’amore incondizionato nei vostri confronti, così perfetto da assomigliare paurosamente a Draco Malfoy. E non siate così pessimiste. Se vi troverete davanti agli occhi il vostro Lui, be’… non dovete chiamare un dottore, non è una rara malattia che vi fa immaginare certe cose, o una visione creata dalla vostra spietata  vocina del subconscio (so che ne avete una pure voi… e magari l’avete ribattezzata con un ridicolo nomignolo degno del più infido psicolabile)… no, è la realtà. E credeteci!
Ma amiche pettegole, chi se ne frega di voi! Torniamo a me… due meravigliosi mesi, dicevo.
Be’, quasi meravigliosi.
Ero sicura che nulla avrebbe potuto scalfire la mia solida bolla rosa e zuccherosa e, ovviamente, le mie doti di sensitiva si sbagliavano ancora una volta. Non avevo tenuto affatto conto di quell’insignificante dettaglio della mia vita che è la mia numerosa, chiassosa e invadente famiglia. E, soprattutto, non avevo tenuto conto di lei. Di Molly.
Lei, che è la personificazione della madre perfetta e assassina. Che insinua i suoi tentacoli nelle menti dei poveri suoi pargoli al fine di estorcere le informazioni e i segreti più inconfessabili… quella donna incorruttibile dai poteri ultraterreni e trascendenti, che con un solo, mirato sguardo è in grado di rilevare persino il numero dei globuli bianchi e delle deliziose piastrine nel tuo sangue. Infallibile. Precisa. Autoritaria ai limiti del nazismo. Fanatica della pulizia. In una parola, spaventosa.
Io adoro davvero la mia famiglia: quel coacervo indefinito di capelli rossi, lentiggini, gnomi da giardino, gemelli, fratelli maggiori con gli occhiali di corno, con insane passioni per dolci esserini sputafuoco e per le racchie mangiarane (non mi è ancora andato giù che Bill abbia sposato Flebo… oddio, le flebo! Sono cose da dottori anche quelle, no? *Aria sognante*), vecchie mummie impiccione, prozii in andropausa e nipotini spaccatimpani. È tutto così folkloristicamente rumoroso e caotico!
C’è solo una cosa che odio della mia famiglia: le sedute di torture psicologiche condotte da Molly la terrorista. Non ci sono vie di fuga quando lei ti designa a sua preda. Quando ti accorgi di non avere più scampo, è ovviamente troppo tardi per scappare. E ti ritrovi i suoi occhi perforanti e la sua vocina calma e orribilmente paurosa.
Come sempre (nonostante anni e anni di esercizi) non ero preparata a lei.
Come non mi ero ricordata di lei. Del semplice e trascurabile fatto che, come mi aveva preventivamente informato, sarebbe venuta a trovarmi alle 17.00 di venerdì 17 luglio. E Molly non ritarda mai.
<< Draco! >> si ferma di colpo, guardandomi a malincuore.
<< Ho sbagliato qualcosa? >> sussurra con aria innocente e preoccupata.
<< Oh, no… non sbagli mai su queste cose >> bisbiglia la vocina maliziosamente. Ormai mi rifiuto di fare un qualsiasi tentativo per frenare le sue iniziative.
Sorride e riprende a baciarmi.
<< Draco! Che giorno è oggi? >> lo interrompo ancora, pienamente contro la mia scostumata volontà.
<< Venerdì… 17 luglio >> balbetta lui adorabilmente. Ma quanto carino è?
<< Oddio… >> sto per svenire. Non faccio a tempo neppure a volgere lo sguardo all’orologio che…  drin. Quel maledetto suono.
Mi alzo di scatto e Draco mi osserva interrogativo.
<< Devi sparire! >> sibilo al suo orecchio e lui sta per dire qualcosa quando… drin. Secondo odioso scampanellio (tipicissimo di Molly). Gli indico la porta del bagno.
<< Ti prego… ti spiego dopo! In silenzio! >> lui annuisce e si chiude con aria vagamente irritata la porta del bagno alle spalle.
Corro ad aprire cercando di sistemare il mio viso disastrato. Indugio sulla maniglia ancora un istante prima di compiere il fatidico gesto di scostare il battente. Lo faccio.
<< Ciao, mamma >> mi sforzo di sorridere mentre Molly si scaraventa tra le mie braccia, urlando frasi di benvenuto.
<< Ti trovo un po’ deperita, Ginny cara >>… questo commento è il suo marchio di fabbrica. Lo rivolge a chiunque (ricordate no, quante volte l’ha detto a... Po… tter, quell’insulso cretino...).
<< E perché quella faccia funerea? E non mi fai accomodare? >> eccola che inizia.
<< Certo, vieni… >> la guido verso il salotto con perfetta aplomb.
<< Hai proprio sistemato bene questo appartamento, Ginevra >> si complimenta Molly guardandosi intorno… non senza passare un dito sospetto sulla superficie scura di un  tavolino dell’entrata (su cui non c’è UN FILO di polvere, beninteso). Annuisce soddisfatta, e lo prendo per un buon segno.
<< Oddio, Ginny… cosa hai combinato su questo divano? >>. Inorridisco. Dalla gioia più completa alla disperazione più nera. Idiota. Idiota. Idiota.
Amanda sembra essere stata sottoposta a ripetuti bombardamenti… la mia mente vagava indecentemente su altri particolari per accorgersi di quanto soffrisse la mia povera sofà. E ora pago amaramente le conseguenze delle mie sconsiderate azioni.
Con un incantesimo rassetto in modo impeccabile i cuscini e mi siedo a mia volta, stando ben attenta a non fare una piega.
Il viso di mia madre è ancora contratto in una pericolosa smorfia sospettosa. Lei fiuta odore di maschio a chilometri. Inizio a pregare mentalmente per la mia salvezza.
<< Che strano profumo… >> trasalgo e deglutisco impercettibilmente.
<< Che profumo? >>. Quello di Draco, stupida! Se, ma dai? Cerco di dissimulare, di sviarla… non lo capisci? Che vocina ritardata che mi ritrovo.
Ti ho sentita, sai?!
<< E’ il mio, mamma >> spiego con voce accorata.
<< Sembra da uomo >> evito di guardare il suo naso da segugio arricciarsi per lo sforzo di individuare la marca della suddetta eau de Dottore Perfetto… mi terrorizza.
<< Ma no, che dici >> l’unica frase che non dovevo dire, l’ho detta. L’unica frase che invece di depistare i sospetti, li attira a frotte sul misfatto. E allora ditelo che sono stupida!
Io l’ho sempre sostenuto.
NON TI HO GIA’ DETTO UNO DI QUESTI GIORNI DI STARE Z-I-T-T-A?
Mi rivolge uno sguardo indagatore.
<< Come sta papà? >> chiedo repentinamente. Secondo la psicologia molliesca, il cambio di argomento equivale a conferma e ammissione della colpa. Sorride con inusitata soddisfazione.
<< Sta bene, cara >> risponde dolcemente << Allora. Come sai, fra tre settimane ci sarà la festa di famiglia. È tradizione, lo sai >> sibila subito dopo, senza darmi il tempo di assimilare a dovere la notizia.
<< Certo… verrò >> balbetto.
<< Perfetto. Mi raccomando, ci tengo moltissimo >> suona vagamente come una minaccia. Suppongo sia la mia immaginazione.
Le sorrido, radiosa.
<< Inviti tu Harry? >> prosegue sistemandosi delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Mamma… io non sto più con Harry >> farfuglio sconnessamente. Non gliel’avevi detto? No, ovvio che no! Ci tengo alla mia vita!
Socchiudo gli occhi per non registrare la sua reazione.
Prima sgrana gli occhi. Poi arriccia le labbra (proprio così… sì). Gli occhi le si riducono a due fessure. Si concentra su qualcosa come se volesse incenerirlo con lo sguardo (questa volta sembra che il suddetto malcapitato oggetto sia il drago di ebano che mi ha regalato Charlie). Quindi procede con la vivisezione. Infierisce sul cadavere. Più volte. Sguardo lievemente più soddisfatto. Elaborazione della vendetta. Attuazione del piano.
<< Allora lo inviterò io >> sorride falsamente << Mi pareva non fosse il suo quel profumo >>. Sono condannata.
<< Userò il tuo bagno >>. Non ho reazioni. Solo un totale e familiare vuoto cerebrale.
<< A destra… subito dopo le scale >> grido, ma lei è già scattata avanti… nella direzione sbagliata.
<< Non avevi un bagno anche qui, al piano terreno? >> sento la sua voce soave e il rumore di una porta cigolante. Quel bagno no!
Adesso lo trova lì… oddio. In un momento così drammatico, la mia mente malata indugia ancora beatamente su Draco. Certe perversioni non hanno limite. Per fortuna.
Non accorro per assistere alla tragedia, so che addenserei altri sospetti sull’intera faccenda. Me ne sto perfettamente immobile, col fiato sospeso.
Sento un lieve pop accanto a me e due braccia meravigliosamente familiari mi voltano con delicatezza.
<< Draco >> non riesco non a cinguettare a bassa voce. Posso baciarlo? Ma sì, tanto… inizia sarcasticamente la vocina, ma prendendolo per un sufficiente incoraggiamento, poggio leggermente le mie labbra sulle sue. Accidenti. Sono proprio completamente bevuta. Mi alzo e lo trascino dentro un armadio.
<< Scusa >> sussurro con aria colpevole. Sento i passetti tichettanti di Molly e chiudo bruscamente le ante, precipitandomi su Amanda.
<< Ginny, ora devo proprio andare >> fa capolino dall’uscio e mi alzo immediatamente, lieta e sollevata.
Le faccio strada verso l’ingresso. È strano come non abbia tentato di approfondire l’argomento Harry Potter. E soprattutto, come non abbia assolutamente impedito di invitarlo. La abbraccio.
<< Non avresti dovuto farti lasciare, Ginevra >> sibila al mio orecchio, giusto un momento prima di Smaterializzarsi. Il suo tono mi ferisce enormemente.
Già, ma Harry è il caro ragazzo che salva il mondo magico. È irrilevante che sia anche un vile millantatore, doppiogiochista, crudele e bastardo. Chissà che Voldemort non gli abbia trasferito tutte queste buone qualità assieme al taglietto sulla fronte. Che fashion, gliel’ha fatto addirittura a forma di saetta.
<< Credo che tu mi debba qualche spiegazione >> mi dice Draco, emergendo dall’armadio << Perché sono rimasto nascosto da tua madre per un’ora nel tuo bagno e in un armadio pieno zeppo di biancheria? >>. Biancheria? Ecco. Perfetto.
<< Io… sì, hai ragione >> deglutisco arrossendo. Mi si avvicina, sorridendo << Non sei arrabbiato, vero? >>.
<< Affatto. È stata un’esperienza esaltante discorrere alternativamente con le tue spazzole e i tuoi reggiseni. Sul serio >> ridacchia lui << soprattutto con i secondi >>.
<< Pervertito >> commento ridendo a mia volta.
<< Allora? Chi è tua madre? Il mostro delle nevi? >>.
<< Noto con piacere che hai afferrato il concetto… è assurdamente paurosa >> convengo sollevata dal suo tono.
<< E non le avevi ancora detto di… >>.
<< No… non l’ho fatto… è terribile morire a ventisei anni… Harry per mamma rappresenta la perfezione… quando ci siamo messi insieme mi ha fatto una festa >> lo interrompo, ansiosa di spiegarmi << Lo credevo anche io… che fosse l’uomo ideale… ma >> mi blocco, arrossendo.
<< Ma…? >> mi incoraggia.
<< I miei standard sono decisamente saliti negli ultimi mesi >> farfuglio senza guardarlo.
<< E come mai? >> odio le domande retoriche. Sorrido, mio malgrado.
<< Mi sa che è colpa tua >>.
<< Davvero? >> i suoi occhi brillano. Solo un po’. Credo.
<< Oh, andiamo… sei >> competente, di’ competente  ma quanto è simpatica questa vocina! << Sei davvero… molto… molto… molto… molto. >>.
<< Sono contento di essere molto. Molto. Molto. >>.
<< Manca un molto >> preciso << Inognicasoquellochecercodidireècheseidavverostupendo… sotto ogni angolazione >> aggiungo arrossendo gambericamente.
<< E tu, sotto ogni angolazione, eludi qualsiasi umana comprensione >> risponde lui, senza traccia di imbarazzo. Allora è solo un mio problema l’avvampamento cronico?
<< Lo sapevo… sono un obbrobrio >>.
<< Già… persone come te non dovrebbero esistere >> continua lui sullo stesso tono << sei decisamente irreale… troppo bella… troppo tutto… >>. Mi bacia dolcemente e sento che i miei piedi si sollevano di qualche chilometro da terra. Rosa, tanto ROSA. Amanda è costretta a sopportare ancora il nostro peso.
Dopo una bellissima eternità e qualche titubanza, mi rivolge una fatidica domanda.
<< Cos’è la festa di famiglia? >>.
Argomento degno di un paragrafo esplicativo.
 
 
Questa pratica, introdotta attorno al ventesimo secolo da qualche ignoto filantropo, è stata perpetrata negli anni con estrema assiduità e crudeltà fino ai giorni d’oggi, e costituisce tutt’ora l’evento più detestabile della storia dei party di famiglia. Essa si prefigge il nobile obiettivo di ricreare unità familiare, rinsaldare i legami, apportare materiale inedito al pettegolezzo più sfrenato, costituire un’occasione di abbordaggio di ignare fanciulle, abbuffarsi indegnamente, bere superalcolici in quantità ai limiti della sopportazione umana e, soprattutto, BALLARE. Ballare gitanamente per ore e ore. Pena la scomunica.
Ed è questa l’aspetto assurdo della faccenda. Essendo Molly la supervisionatrice di ogni operazione di organizzazione, spetta a lei scegliere la colonna sonora di ogni edizione delle feste di famiglia. Un vero sacrilegio. Perché nessuno si sognerebbe di contraddirla quando la sua inevitabile scelta si posa sulla sua cantante prediletta. La sacra, inviolabile Celestina. L’autrice di certi scempi romantici e melensi letteralmente inascoltabili. Un calderone pieno del mio amore bollente. La magia dell’amore (questa è davvero un capolavoro di originalità). E vogliamo parlare di Tu mi streghi? Delle assurdità mai viste.
L’unica volta che ho provato ad oppormi a tali blasfeme iniziative (era quello l’anno dell’indimenticabile hit Il principe azzurro sul suo Ippogrifo ) il giorno successivo mi ha condannato a gonfiare tutti i palloncini senza la magia. Un incubo. Al solo ricordo i miei polmoni iniziano ad annaspare convulsamente. E ci sono sempre milioni, milioni e milioni di cosetti colorati pieni di aria alle feste di famiglia. Per il semplice fatto che piacciono a lei. A Molly.
Fleur (Dio l’abbia in gloria, quella cara ragazza moscia) al colmo della disperazione, l’anno scorso le ha strisciato per sbalio, cara Mollì ogni singolo disco. I gemelli hanno provato a sabotare addirittura il grammofono. Non l’avessero mai fatto. Sono sicura che questa volta mamma non si sia neppure degnata di invitarli.
Magnanimamente ci concede in via del tutto eccezionale due canzoni delle Sorelle Stravagarie e per tutto il tempo sbuffa e borbotta sulla depravazione delle nuove generazioni. Abbiamo lottato sei anni per questo diritto. Una vera conquista.
Ma non è di certo questa la cosa più orribile delle suddette adorabili riunioni familiari. No! E’ il giorno dell’anno in cui è consuetudine presentare al mondo il tuo attuale compagno. Per questo oggi è venuta a trovarmi la cara Molly: aveva il preciso dovere di indagare e monitorare la mia situazione sentimentale, indi per cui estorcermi la verità a forza di supposizioni insinuanti. È impossibile sfuggirle. E, naturalmente, neppure io ce l’ho fatta. Mi ha sgamato, alla grande.
Tutti i miei sforzi per abolire questa inutile e imbarazzante pratica sono valsi soltanto a procurarmi altre terribili torture psicologiche. Questa cosa non ha semplicemente senso: vorrei  sapere chi l’ha inventata. Perché alle feste di famiglia si festeggia qualsiasi cosa, dai compleanni (tutti in una volta, sì), ai fidanzamenti, ai pargoli appena nati, alle promozioni, alle nuove invenzioni dei gemelli, le bruciature inedite di Charlie o le extension di Flebo (no, non ditemi che non lo sapevate!)…
Questa festa non dovrebbe esistere! E io non dovrei cedere ogni anno e andarci pure! Non avrei dovuto dire “certo… verrò”. Sono masochista, autolesionista, stupida stupida e ancora stupida.
Ribadisco: l’ho sempre detto.
Shh. Ti prego. Abbi un minimo di pietà.
No. Assolutamente! Non mi priverei mai del piacere di provocarti altre dolorose sofferenze.
Grazie, davvero.
Che problemi hai, scusa?
Tanti. Tanti. Tanti.
Insomma, basta portare Draco alla festa.
Semplice ed efficace.
Il punto è che Draco è Draco. È un Malfoy. Secoli di pregiudizi non si cancellano in una sola festa di famiglia. Se c’è una cosa che Molly adora ricordare, sono i torti subiti. E te li rinfaccia il più presto possibile, alla prima occasione.
<< Hai detto ballare? >> Draco mi osserva con un’aria mista tra lo scocciato e l’impassibile.
<< Io… sì, ballare… >> rispondo con una certa titubanza.
Annuisce, soprapensiero.
<< E dicevi qualcosa anche sulla presentazione dei nuovi fidanzati? >> prosegue guardandomi.
<< Ehm… teoricamente… >> balbetto << solo che… be’, ecco… io non voglio… costringerti… a >>.
<< Lo farò volentieri… mai e poi mai ti lascerei da sola in una situazione così sadicamente spietata… >> sono senza parole…
<< E’ un pensiero davvero… >> competente CHIUDI QUELLA FOGNA!
<< Davvero? >> mi guarda con quel suo sguardo assurdamente magnetico e… ragazze, la carne è debole. E la mia è particolarmente esposta alle tempeste ormonali.
Mentre lo bacio, mi passa quasi di mente un piccolo insignificante particolare: ho bisogno di un’alleata potente, con doti oratorie ineccepibili, possibilmente occupante una posizione di estremo rilievo nella classifica delle persone con moralità e etica inattaccabili di mia madre.
E c’è solo una persona.
Hermione.
Lei aveva le chiavi di tutto.
In fondo, mi doveva un favore.
Un favore enorme.
Già, proprio così.
Ero io la baby-sitter dei suoi figli, no?
 
 
Avevo l’assoluta e irrinunciabile necessità di preparare mia madre preventivamente. Di certo non potevo aprire la porta di casa e presentarle il mio nuovo, magnifico ragazzo. “Ciao, mamma. Lui è Draco, quello di cui hai fiutatato l’odore venerdì” “Chi?!” “Draco, mamma. Draco Malfoy…”. Lei non avrebbe risposto con dolci e sincere frasi di benvenuto. No! Dopo un momento di iniziale e comprensibile smarrimento, avrebbe scatenato la sua furia su di me, lacerandomi la carotide e smembrando il mio cadavere, senza togliersi il piacere di rimproverarmi un’ultima volta per la mia esistenza dissoluta e vissuta all’ombra della perversione.
Per questo semplice motivo occorreva preparare il terreno. Ma non avrei potuto farlo io. Sarebbe un’azione sconsiderata che rivela il più totale sprezzo per la mia misera vita.
Come già detto, Hermione era la persona più aperta e disposta al dialogo dell’intera famiglia. Quella più comprensiva e posata. Più garbata e sensata. Teoricamente.
Solo che, quando le comunicai la notizia, la sua reazione non fu esattamente cortese.
Forse Ron le aveva trasmesso per sbaglio qualche gene recessivo di famiglia. Perché assomigliava paurosamente a Molly.
<< Malfoy, Ginny? >> voce pacata e perfettamente controllata. Era il suo cipiglio a darmi qualche sana preoccupazione. Non è naturale avere quell’espressione truce mentre si puliscono i carciofi. E soprattutto non è naturale infierire così ferocemente sulla verdura con il coltello.
<< Non è come pensi >> la solita, classica e stupida frase << Anche io nutrivo serie perplessità sulla sua condotta, ma è cambiato davvero… Hermione, non farti prendere da vecchi rancori o pregiudizi >> Mossa sbagliata. Non avrei dovuto rinfacciare a una persona con una così alta considerazione della propria moralità la sua evidente tendenza al ricordo dei torti subiti.
<< Sono perfettamente razionale, Ginny. Poteva essere chiunque, ma non lui >> scandì scocciata.
<< Io, lo so… ma non posso evitare che… >> protestai con un filo di voce.
<< Non metto in dubbio quello che hai detto sul suo cambiamento, solo che è difficile crederci >> il suo tono si addolcì un po’, ma quei carciofi mi facevano una grande pena.
<< Prova a chiedere a Hugo, o a Rose, allora! Ti diranno come Draco sia… >>. No… ditemi che non è vero… ditemi che non l’ho detto… NO! Sei stata tu… TU! TU! TU L’HAI DETTO, TU L’HAI CONFESSATO! PERFIDA VOCE!
Sì, e allora? Sì e ALLORA?! Falsa, stronzissima voce del subconscio! Ti odio, ti detesto!
<< Hugo e Rose che c’entrano? >> Hermione era vigile, pronta all’attacco. Due innocenti testoline spuntarono dal salotto, perfettamente sincronizzate.
<< Zia Gin! È il dottore dell’ospedale? >> trillò Hugo entusiasta.
Ero spacciata. Come una droga.
Hermione non doveva sapere nulla dell’incidente della scopa. Nulla. Avevo comprato il silenzio dei miei nipoti esaurendo quasi tutte le mie scorte di Ciocco, e accettando di giocare a mamma maghetta con Rose. Una condanna. Per l’eternità.
E i miei sforzi erano stati vanificati da una stupida voce cretina che potevo sentire solo io. Nulla di più sensato.
<< Ospedale? >> smise di trucidare i carciofi e il coltello virò pericolosamente nella mia direzione.
<< Sììììì! >> confermò Rose, per nulla turbata dalla scena.
<< E’ un dottore bravissimo, è stato tanto gentile con me, mamma >> tentava di rimediare Hugo, mentre Hermione avanzava pericolosamente, gli occhi iniettati di sangue.
<< Che cosa è successo a Hugo…? >> sibilò fulminandomi.
<< Nulla… mi ero tagliata… con… uncoltello >> mentii e il solco tra le sopracciglia di Hermione si distese. Confortante.
<< Mmm >> mugugnò scetticamente. Iniziai a sudare in maniera incontrollabile.
Poi, accadde il miracolo. Abbassò il coltello. Evidentemente una piccola parte del suo cervello le aveva suggerito che era poco saggio continuare a indagare. Saggia, saggia Hermione!
Cadde un silenzio pesante come un macigno.
<< Ti aiuterò, Ginny… ma nessuna promessa >> sussurrò, commossa dal mio sguardo supplicante.
Lo so fare davvero molto bene.
L’abbracciai, assalendola poco delicatamente.
<< Grazie, Herm… >> lei annuì, pensierosa.
<< Che ci fate ancora in piedi, voi due? >> sbraitò subito dopo ai suoi pargoli e io sorrisi.
Era andata magnificamente, alla fine. Nessuna contusione, niente lividi o squarci cutanei. Perfetto.
 
 
Avevo brillantemente risolto un problema. Ed ecco spuntarne simultaneamente un altro, se possibile ancora più gravoso. E terribilmente agghiacciante.
Sono diventata gelosa. Irrazionalmente e assurdamente gelosa.
E io non sono mai stata gelosa.
Accidenti. Ragazze. Voi siete le uniche in grado di aiutarmi! So di avervi rinfacciato giusto un paio di volte cose poco carine, ma vi prego di perdonarmi.
Sono disperata, o quasi.
Probabilmente urlerete di gioia, ma temo che… Draco… abbia… un'altra.
Lui è sempre magnificamente perfetto. Si comporta in maniera impeccabile, è sempre bello, intelligente e romantico, solo che…
So di essere paranoica e orribilmente insulsa, ma…
Ti dispiacerebbe finire le frasi ogni tanto?
Non hai voce in capitolo, tu! Non ti ho ancora perdonata, razza di scimunita ingrata.
Be’, dicevo?
È tutta colpa dei martedì e dei giovedì. La mia mente è semplicemente terrorizzata da questi giorni.
Mi riportano ai più recenti e sgradevoli avvenimenti della mia esistenza depressa.
Harry non c’era mai la sera del martedì e del giovedì. Scompariva, l’odioso tesserino unicellulare. Si rintanava nella baracca della sua bella donna di facili costumi e assieme se la ridevano alle mie spalle. Copulavano, capito?
Forse sono dei giorni maledetti, non lo so. Oppure corrispondono alle festività del tradimento settimanale, perché lo fa anche Draco.
Il martedì e il giovedì sera è semplicemente irraggiungibile. E non è impegnato al lavoro, perché mi sono accuratamente informata.
E non guardatemi così male! L’avreste fatto anche voi.
È tutto iniziato dal quel maledetto venerdì 17. Praticamente l’ho costretto a… be’, mia mamma gli ha evidentemente fatto terrorismo psicologico con la storia della festa di famiglia.
Lo sapevo! Era troppo presto per qualsiasi presentazione ufficiale, persino a nonna Franziska (che, per la cronaca, è miope e sorda)! Figuriamoci all’intera schiera del mio infinito, chiassoso e invadente parentado. Ovvio che si sia spaventato a morte.
Non mi vuole più! E non avrà di certo incontrato alcuna difficoltà a trovare una ragazza più affascinante e brillante di me, no?
Magari l’ha conosciuta all’ospedale… che luogo insulso… magari hanno iniziato a uscire assieme… il martedì e il giovedì. Lui spegne il suo cercapersone magico, ignorando le mie centotredici chiamate giornaliere. Perché non gli importa più nulla di me, delle mie manie, della mia goffaggine e delle mie figuracce. Neppure del mio pigiama a maialini. Mi scaricherà il giovedì prima della festa, abbandonandomi, derelitta, al mio destino.
A questo punto, le argomentazioni sono valide e sufficienti, non trovate? Non state annuendo con molta tristezza, vedo.
Cosa diavolo fa in questi giorni, eh? Vorrei proprio saperlo. Con certezza. Immaginarlo mi fa sprofondare di sette chilometri sottoterra. Mi viene voglia di agganciarmi ad Amanda, di trangugiare così tanto Ciocco da provocarmi la morte istantanea per overdose.
La gelosia è una cosa orribile. E io, oltre che a gelosa, sono anche parecchio possessiva, ultimamente.
Non è sano assillarlo di chiamate, no? Sono malata, irrimediabilmente malata. Ma oggi è giovedì, e non posso chiamare alcun dottore. Perché NON C’E’.
E vogliamo parlare degli altri miei difetti? Non occorre che scuotiate la testolina con quell’aria terrorizzata. Era una domanda retorica.
Ho sempre avuto la catastrofica certezza che sarebbe finita. Ma non così presto. Me lo diceva il mio sesto senso, ovviamente. E lui ha sbagliato solo qualche volta.
Ehi, tu! Non sbuffare, vocina maligna e libidinosa!
Manca solo una settimana al terribile evento. E io sono più sgonfia di un canotto. Più deprimente dei malati di Dottor House (è una serie tv sui medimaghi… mai vista? Ancora dottori, già), più triste di Vento d’amore, e più perdutamente innamorata persino di Celestina nella sua celebrata Magia d’amor… un vero schifo.
Attendo l’inevitabile. L’unica cosa che mi resta da fare è struggermi di malinconica sofferenza amorosa ancora per una settimana. Sopportabile, no? E sospirare ancora un pochino quando mi parla, mi guarda… quando mi sorride.
Per adesso, la mia mano è pericolosamente tesa verso l’inutile strumento babbano chiamatutti regalatomi da Hermione lo scorso Natale.
Non chiamare… mi sussurra qualche parte non decomposta della mia coscienza.
Ma digito con velocità impressionante il suo numero. Lo so a memoria. Be’, è un record. Sono appena le nove e devo ancora chiamarlo una volta.
Con un po’ di difficoltà trovo il magico pulsantino verde. Lo schiaccio e sento, con mia grande meraviglia, dei tuuu tuuuu… non la solita odiosa voce che mi informa che “L’utente non è al momento raggiungibile, la prego di rompergli le scatole più tardi”.
Il mio cuoricino spasima in attesa. Undici squilli, dodici squilli… tredici squilli… quattordic…
<< Pronto? >> la sua voce mi fa trasalire.
<< Ciao… >> gracchio debolmente e la sento. Una musica di sottofondo… musica… musica! E un parlottare insopportabile mi intasa il padiglione auricolare.
<< Draco… vieni? >> dice qualcuno. No, non qualcuno. È una donna. Lo sento rispondere con un “Sì, arrivo, Amanda” entusiasta e il mio cervello di scollega in modo irreversibile.
<< Scusami, Ginny… ci sentiamo più tardi… ti chiamo io >> sussurra con voce vibrante. Riattacco senza dire una parola.
Scaravento il telefonino contro il drago d’ebano di Charlie e striscio verso il bagno con un’unica destinazione. I kleenex. 
Poi corro da Amanda. Oddio…
<< Amanda… che nome idiota! Come si può chiamare qualcuno Amanda!? Credo ti ribattezzerò. Sì, e sarai un maschio, mio caro sofà. Un consolante uomo… Frederick ti piace? >>.
 
 
Non aveva senso aspettare oltre. Non c’era motivo per ritardare l’inevitabile. Mi avrebbe lasciata.
E a confermare questa certezza, che qualche parte di me cercava ancora a tratti di smentire, arrivò la telefonata del giorno dopo.
All’ospedale c’erano dei problemi, e sarebbe stato impegnato per tutta la settimana.
Così, non era cambiato nulla. Due mesi e due settimane e mezzo dopo il trauma Harry Potter, mi ritrovavo nella stessa identica e frustrante situazione.
Accasciata su Am… Frederick, riavvolgevo in continuazione la dichiarazione di un ragazzo innamorato perso alla donna della sua vita. Avevo finito le mie scorte di Ciocco qualche giorno prima. Ed ero in uno stato troppo pietoso persino per presentarmi in un qualche negozio babbano. Indossavo un pigiama diverso: i maialini non mi avevano portato molta fortuna. Cioè, sì, si erano impegnati ad aiutarmi ad accalappiare un dottore magnifico, e ci erano pure riusciti… solo che era già tutto finito. Senza possibilità di rimedio.
In questo stato tra il semi-suicidio e la depressione lacrimosa avevo passato tutta la settimana, tormentandomi, com’è ovvio, su cosa mai avessi sbagliato. È una cosa così tipicamente femminile rimuginare all’infinito sui dettagli. E io non sono per nulla diversa da voi. Come un mantra mi ripetevo che era tutta colpa mia, della mia famiglia spaventosa e del mio aspetto ributtante. Sono quelle cose che le donne non possono proprio sperare di evitare: quasi come una maledizione genetica, sentono il bisogno fisico di avvilirsi e umiliarsi ulteriormente. Come non fosse sufficientemente scoraggiante la faccenda al naturale. Quindi ripassavo mentalmente tutti i miei difetti e ne aggiungevo altri, a rimostranza che quelli che avevo non erano affatto bastanti a spiegare la situazione, mi auto-infliggevo punizioni terribili, e in continuazione mi rimproveravo sulla cosa meravigliosa che ero riuscita a rovinare.
E piangevo. Piangevo come una maledettissima fontana. A scatti, a singhiozzo, così tanto da perdere il fiato, sapevo persino piangere ininterrottamente per ore. Da rischiare seriamente la disidratazione. Una cosa che le ragazze sanno fare alla perfezione.
Naturalmente, le lacrime non mi aiutavano a dormire. Ma non mi dilungo, sono cose che avete fatto tutte.
E arrivai all’ultimo giovedì sera, il giorno del destino. Lui mi avrebbe lasciata ed io, preparata psicologicamente a ciò, avrei fatto, per la prima volta nella mia vita, una degna figura. Nessun piagnisteo. Nulla.
Non riesco neppure a prendermela con lui, lo amo decisamente troppo. Già, lo amo. Che palle. Sono abituata ad amare persone che mi tradivano, ci ho fatto il callo.
Mi ero illusa che per una volta le cose mi andassero bene. Che avessi trovato finalmente qualcuno che mi ricambiasse. Amiche, se vi capita qualcuno… non siate ottimiste. Non sarà mai l’uomo perfetto, perché non esiste nessuno così bello da meritarvi. Mai.
Esatto. Nessuno.
Precisamente in questo momento sento il mio cervello partorire un’inedita filosofia. Gli uomini sono inutili, e le donne hanno il potere. Il potere di smetterla di lagnarsi in continuazione se questi luridi sessisti ci trattano male, il potere di cambiare le proprie vite in meglio, di prendere in mano la situazione. Ed è precisamente quello che farò.
Non ho bisogno di drogarmi di cioccolato per sentirmi meglio. No. Né di guardare film romantici per illudermi di come dovrebbe essere il vero amore. Nessuna di queste stupidaggini esiste. Non per me.
Smettila con questa ridicola filippica femminista! Emerge l’acuta voce nella mia testa, intimando silenzio a qualsiasi altro pensiero. È insensata e inutile. Se c’è una cosa in cui credi, è proprio l’amore, idiota.
Non so come sia possibile, ma mi schiaffeggia mentalmente.
<< Grazie >> mormoro, scioccata << Ne avevo bisogno >>.
E adesso datti una sistemata, smettila di macchinare piani suicidi e non disdire la tua partecipazione domani alla festa. Per niente al mondo.
Sì che lo faccio! Già immagino i commenti di mamma… non mi posso presentare senza fidan…
Mi interrompo all’improvviso.
No. Non adesso. Il campanello suona.
Corro ad aprire, il cuore che mi rimbalza fastidiosamente in gola.
Chissà chi mi aspetto. Non sarà lui.
Alzo gli occhi e, ovviamente, me lo trovo davanti.
<< Ciao Ginny >> mormora lui con quella sua voce da brividi. Cavolo, non è giusto. Mi dimentico qualsiasi cosa. Vuoto mentale.
<< Non dovevi lavorare? >> chiedo senza molta convinzione, sforzandomi di mantenere un tono disinteressato e sostenuto. Quasi mi rimetto a spargere sudore oculare.
<< Ho chiesto un piccolo permesso… mi mancavi troppo >> continua avvicinandosi pericolosamente. Ipocrita! Io gli mancavo? Non era con Amanda? Sto per iniziare a sputare fiamme e veleno, quando lui mi dà uno di quei baci troppo convincenti. Di quelli che ti tolgono il fiato per qualche decennio.
A questo punto, non ho la più pallida idea di cosa provare. Euforia, gioia distruttiva, sdegno, rabbia… forse è un misto tra questi sentimenti, oppure nessuno.
<< Ginny, c’è qualcosa che non va? >> mi sussurra all’orecchio in tono preoccupato.
Deglutisco, incapace di dire alcunché. Teoricamente, dovrei esporre le mie teorie con zelo e incastrarlo sadicamente, strappandogli una dolorosa confessione. Questo era, inizialmente, il mio diabolico piano. Solo che non ho il coraggio di attuarlo. Per niente.
<< Draco… hai un’altra? >> chiede la mia voce… non sono io, naturalmente. È lei, quell’assurda impicciona con manie di protagonismo.
<< Cosa stai dicendo? >> sibila lui offeso, dopo avermi guardato per un’eternità dritto negli occhi. Ed è un’altra frase che, nel codice molliesco (che ho casualmente ereditato), vale per ammissione di colpa. Sento qualcosa staccarsi all’altezza del petto. Forse è un polmone, una costola… boh… forse è il mio povero cuoricino lacerato. Ma si può stare così male?
<< Per favore… lasciami da sola >> bisbiglio come ultima cosa, con un filo di voce. Lui mi fissa, sconcertato. Evito i suoi occhi, so che mi avrebbe ferito guardarlo un’altra volta.
Mi avvolgo stretta al mio pigiama e spalanco ancora la porta.
Altro che degna figura.
Draco Malfoy esce dalla mia casa. E dalla mia vita.
 
 
Hermione mi ha appena trovata sul pavimento dell’entrata in uno stato che sfiora l’accattonaggio.
<< Ginny? Che diavolo è successo? >> chiede con la sua voce da mamma apprensiva.
<< Draco >> biascico dopo qualche scarso tentativo.
<< NO! Dopo tutta la fatica che ho fatto, questa proprio non me la dovevi fare! >>.
<< Ci sei riuscita? >> chiedo, riprendendo un po’ di colore dalla sorpresa.
<< Ovvio, mia cara. Molly è disposta a un dialogo semi-civile >> risponde lei con soddisfazione.
<< Non ci sarà nessun dialogo >> singhiozzo pateticamente.
<< Perché hai passato la notte in entrata? >>.
<< Perché… be’… Draco ha un’altra… si chiama Amanda… io… >> spiego con voce tremolante e affranta. Hermione mi abbraccia, senza trattenersi dal lanciarmi uno sguardo “lo sapevo, poveretta”. Il che non mi fa sentire poi molto meglio.
<< Su, andiamo >> annuncia dopo un po’ con un sorriso preoccupantemente zelante.
<< No, io non mi schiodo da questo tappeto >> protesto debole.
<< Sarà un impresa ardua spostarti con questa >> si lamenta indicando la sua lunga ed elegante bacchetta. Riesce persino a strapparmi un sorriso.
Mi alzo, totalmente indolenzita.
<< Cosa…? >> mugugno mentre lei mi punta addosso la sua arma di distruzione di massa.
Mi guardo allo specchio. Davvero, non riuscirò mai a capire come faccia ad essere così eccezionalmente abile con la magia. Non fosse per lo sguardo vacuo e triste, potrei persino considerarmi passabile. Le rivolgo un mezzo sorriso, grata.
<< Che ci fai ancora in questo assurdo pigiama con una mucca travestita da giraffa? >> urla fintamente scandalizzata, facendo comparire dal nulla una maglietta molto carina e un paio di jeans.
<< Mi piacciono gli animali >> protesto offesa. Si mette a ridere.
<< Grazie, Herm >>.
<< Dai, su! Siamo in ritardo… tua madre starà dando in escandescenze. Ti farà gonfiare i palloncini a mano anche quest’anno se non ti sbrighi >> fa lei in tutta risposta.
<< Corro! >>.
 
 
La mia dolce bolla rosa è scoppiata. I miei occhi si stanno riabituando al grigio piombo. Che bella sensazione. È una cosa che non avevo contemplato, ad essere sincera. Il fatto di essere così atrofizzata, intendo. Mi sembra sul serio di essere staccata dalla realtà di almeno un paio di metri. È semplicemente sconcertante: non ho assimilato per nulla la cosa. Considerando poi tutte le scuse che dovrò accampare oggi ai miei parenti, gli scherzi stronzi che dovrò sopportare, le prese in giro e le canzoni stupide che ascolterò, mi sento estremamente insensibile.
Mentre me ne sto inerte a gonfiare palloncini sulla sedia della cucina, saluto Molly in un tono monocorde parecchio deprimente.
<< Harry è appena arrivato >> trilla lei entusiasta, con una certa ingrata perfidia.
<< Ah >> mugugno senza prestarle la benché minima attenzione. Non mi interessa nulla. Niente di niente riesce a strapparmi una reazione vagamente umana. La mia mente è meravigliosamente annebbiata, in anestesia, tipo. È bello non riuscire a pensare, a volte. Perché so che, se potessi, penserei ancora a lui. Soprattutto a come io sia stupida e illusa.
Però, al sentire il suono ‘Harry’, la mia sopita vocina del subconscio si risveglia all’improvviso e inizia a ronzare fastidiosamente tra i miei neuroni in catalessi.
<< Non vieni a salutare? >> insiste mia madre e avverto l’ombra di un’emozione scuotere i miei nervi. La vocina si sta impegnando per riattivare il mio sistema. Che deliziosa iniziativa. Graditissima.
Te ne vuoi stare ferma, per piacere?
No.
<< Certo, arrivo >> gracchio e la mia voce suona parecchio più squillante del solito. Infatti, non sono io. È lei.
Molly mi fissa, meravigliata. Una cosa vagamente somigliante a una soddisfatta vendetta mi scalda il cuore. Che bello, la perfidia ricomincia a scorrere nelle mie vene.
Mi alzo con vitalità ammirevole per una donna in stato catatonico.
Mia madre spalanca la porta e mi trovo davanti non una, ma ben due persone che i miei occhi non vorrebbero vedere.
<< Lei è Pansy, Ginny >> ma può esistere una madre così snaturata?
Non faccio una piega, ragazze. Per una volta, sono seriamente orgogliosa di me stessa.
<< Piacere di rivederti, meretrice >> bisbiglio stringendole la mano << Cataplasma >> mi rivolgo a Harry con un cenno infastidito.
Mi guardano interrogativi. Soprattutto mia madre.
<< Come stai, Gin? >> chiede Harry, inconsapevolmente turbato. Naturalmente non sa cosa significhi meretrice. Di cataplasma ha un vago concetto.
<< Magnificamente >> mento con aplomb << Come vanno gli affari? >> chiedo a Pansy squadrando il millimetrico prolungamento del suo tanga, quello straccio che ha appeso alla vita. Vita bassa, ovviamente.
<< Bene, grazie >> è confusa. Sento Hermione ridacchiare alle mie spalle. Molly ha un cipiglio concentrato.
<< Hai un bellissimo esofago, davvero >> commento guardando la sua scollatura e lei non arrossisce neppure.
<< Ti piace? >> trilla dopo un po’, come avesse compreso un concetto estremamente difficile.
<< Moltissimo >> rispondo con aria complice e lei sospira vanitosamente.
<< Harry, la tua inutile vita come procede? >>.
<< Stai esagerando, Gin >> sibila lui scocciato << Comunque è meravigliosa la mia inutile vita, grazie >> abbraccia Pansy più stretto, baciandole il caschetto al neon << E come sta Draco? >> infierisce dopo un po’. Mia madre vacilla, in attesa.
Hermione, attenta, trattiene il fiato. Ma la mia reazione è straordinariamente pacata.
<< Con un cervello si vive bene, lo sai? >> la mia cognata ride ancora.
Harry ha un’espressione furiosa.
<< Piccola insignificante ragazzina >> sibila piano << tradirti è stata la cosa più sensata che abbia mai fatto nella mia vita >>.  Molly sgrana gli occhi, incredula. La sento fremere, alla mia destra. Quelle parole mi accoltellano. Sono orribili, mi squarciano.
Ho qualcosa di molto cattivo da dire in risposta, ma non ho la forza di pronunciare una sola parola. Sono totalmente afflitta e demoralizzata.
Corro via, quasi in lacrime. Salgo le scale e inciampo in uno dei gemelli. Mi dirigo senza degnare Fred di uno sguardo verso la mia vecchia camera, adibita a deposito merci, e richiudo la porta alle mie spalle.
Tradirti è stata la cosa più sensata. Forse era stato così anche per Draco.
Stetti lì immobile, accucciata sul pavimento, a meditare su quelle parole. Mi ero svegliata completamente e il dolore aveva iniziato a farsi sentire con infernale intensità.
Hermione aveva provato un paio di volte a convincermi ad uscire, ma non avevo la minima intenzione di scollarmi dagli scatoloni tra i quali ero immersa.
L’aria sapeva di polvere e io respiravo spasimante, mentre un raggio fendeva le tende arancioni che avevano l’ingrato compito di rallegrare l’ambiente. Non ci riuscivano gran che.
Hermione bussa ancora una volta e mi sforzo di risponderle con un certo garbo, malgrado la mia voce suoni spenta e debole.
<< Herm… non ti preoccupare, ok? >> non sento passi allontanarsi come nelle precedenti sedici volte. Qualcuno tenta di aprire la porta a spintoni.
La cosa non mi tange particolarmente.
Dopo vari tentativi, con un piccolo schianto il battente di spalanca, andando a sbattere contro una pila di giornali, che rovina al suolo in un rimesto polveroso.
Sento il suo profumo ancora prima di vederlo. È sconcertante, perché di tutte le persone che volevo vedere, lui stranamente è in cima alla lista. Nonostante tutto.
Richiude la porta e io non ho il coraggio di voltarmi. Si avvicina a veloci e furiose falcate, senza dire una parola. Mi sento afferrare da due mani vigorose e delicate nel contempo, che mi fanno voltare a forza.
Trovo il suo volto troppo vicino. E ancora una volta lo trovo estremamente bello. Ha un’espressione di pura furia, determinata e spaventosa. Non l’ho mai visto così alterato.
<< Sei pazza >> dice a voce bassa << Sei pazza, completamente. Se credi davvero a quella stupida storia del tradimento, se credi che >> si interrompe, e la sua voce si addolcisce, suo malgrado << … se credi che potrei rinunciare a te e scegliere un’altra donna, una qualsiasi, non ha importanza… se credi che non mi importi nulla di te… se credi che sia rimasto traumatizzato da tua madre, se credi che ti trovi orribile e inguardabile, se credi che… se credi che io non ti ami neppure un po’ … >> sono senza fiato, lui non smette di guardarmi << Se credi che potrei rinunciare a questo >> mi bacia con forza e passione inequivocabili << Se credi ad una sola parola di quello che mi hai detto ieri sera… sei totalmente pazza >> conclude in un sospiro ansioso.
Il suo discorso mi lascia senza parole, del tutto. Nel suo tono c’è quella sincerità, quella pienezza di sentimento, quello straordinario amore che altererebbe il battito del cuore di qualsiasi donna.
E non posso credere che l’abbia detto.
<< Puoi ripetere…? >> biascico senza riuscire a staccarmi dai suoi occhi, senza riuscire ad allontanare l’irrazionale impulso di stringerlo più forte. Le sue dite sono strette ai miei polsi, come catene. Ma non fanno male.
<< Dio, Ginny… Io ti amo >> sussurra e io sorrido, colpita dal suono di quelle parole. Sono solo per me. Per nessun altra.
<< Io… Draco… perdonami… non ho capito più niente >> tento di spiegare, ma mi sento patetica. Ho dato credito ancora una volta al mio sesto senso del cavolo, ai miei castelli in aria e al codice molliesco, che sono tutto tranne che presupposti affidabili. Ho rischiato di perdere un uomo perfetto, che mi ama davvero. Per degli insulsi sospetti che non contavano nulla.
Sei davvero stupida.
Già.
<< Io… non so ballare… erano delle lezioni di ballo >> mormora lui, vagamente imbarazzato. Delle lezioni di ballo. Per la festa. Amanda era la sua istruttrice. Delle cretinissime lacrime mi rigano le guance.
Si può essere così stupendi? Delle lezioni di ballo.
<< Perché piangi? >> sussurra al mio orecchio, e ha un mezzo sorriso nella voce.
Inizio a ridere, tra i singhiozzi. Lo guardo negli occhi, con intensità, poi non resisto.
Lo abbraccio, lo assalgo, lo attiro verso di me, lo bacio, infilo le dita tra i suoi capelli. Lui risponde, entusiasta, e barcolliamo ridendo tra gli scatoloni in equilibrio precario, demolendone la maggior parte.
Davvero non posso abituarmi ai suoi baci. Sono la cosa più sensazionale che si possa provare a immaginare. E la cosa meravigliosa è che non li sto immaginando. Sono reali. Sulla mia pelle.
Una voce familiare emerge al di là della porta.
<< Ehi… Draco… Molly insiste perché tu dia un’occhiata a Harry… gli hai fatto male sul serio >> Hermione è piuttosto rilassata, per nulla ansiosa di una risposta.
<< Che gli hai fatto? >> chiedo tra le risate.
<< Chi, io? >>. Annuisco, divertita. Lo bacio ancora un po’.
<< Nulla, davvero. Solo qualche ossa frantumata e qualche dito aggiuntivo… il solito, ci è abituato >>. Sorridiamo assieme.
<< Darò una risposta negativa >> annuncia Hermione ridendo. Sento i suoi passi scendere lievi le scale.
<< Non vorrai vanificare due settimane di sforzi, spero >> commenta Draco dolcemente.
<< Affatto… sono davvero curiosa di vederti ballare >> rispondo leggera.
<< Spero che nonna Franziska mi conceda qualche danza… tua madre si è già prenotata >>.
<< Mia madre? >> balbetto incredula.
<< Già, a quanto pare ho un certo ascendente sulle donne Weasley >> conferma lui compiaciuto. E come dargli torto?
Sento ancora dei passi fermarsi sulla porta.
<< Scusate se interrompo ancora il vostro tubare nella stanza degli scatoloni, ma vi state perdendo una scena divertentissima >> bisbiglia Hermione << Molly ha appena trasformato Pansy in una gallina e nonna Franziska sta cercando di irretire Harry >> spiega ridendo.
<< Oh! Arriviamo >> esclama Draco << Devo solo approfondire una cosa >>.
<< Cosa? >> chiedo ingenuamente.
<< Ricordi i discorsi filosofici con la tua biancheria? >>.
Rido maliziosamente, baciandolo piano.
<< Pervertito >>.
<< Lo prenderò per un complimento >>.
<< Lo è… ti amo >> bisbiglio piano e lui sorride.
Una deliziosa bolla rosa e zuccherosa torna ad avvolgermi. Sono così felice che mi metterei a saltare se potessi. Ma sono variamente impegnata.
Ragazze, in bocca al lupo. Ne auguro uno anche a voi.
Perché questo non è un sogno, né una rara malattia che mi fa immaginare certe cose. Oh, no. Affatto. E non chiamate un altro dottore, per carità. Non serve!
Per la privacy, invece, è la stessa storia di sempre.
Non vale anche per me, vero?
No, tesoro, vale soprattutto per te.
  
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