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Autore: Awread    05/01/2015    0 recensioni
"Emma mi piaceva per quel motivo; non avrebbe mai cambiato se stessa per me, o per qualunque altro uomo di cui si sarebbe innamorata. Sarebbe restata sempre e solo Emma. Questo mi dava sicurezza."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi giro sul cuscino, scalcio le lenzuola bianche, cadono dal letto. Le fisso. Sembrano un manto di neve sul pavimento sporco che Juditte non lava da una settimana. 
Faccio una doccia. Mi guardo allo specchio. Guardo un uomo di trentasette anni che ha smesso di sperare. Un uomo che non ha un figlio da accompagnare a scuola, né una moglie da baciare la mattina.          
                                                               
Vado in cucina. Ho le mani rugose perché sono stato troppo tempo sotto la doccia. Bevo il caffè dal termos, è freddo e troppo dolce. Lo ha preparato Juditte ieri sera prima di andarsene dai suoi figli. Non è la mia domestica, è solo una donna che ha pietà di me, una donna buona che lava le mutande ad un uomo che è buono solo a suonare il piano. 
Mi ascolta la sera, prima di andarsene. Resta in piedi in mezzo al piccolo salotto, mi dice che dovrei andarmene da Roma e da quel piccolo teatro in periferia. "Devi suonare nei grandi teatri, Pietro." Poi se ne va e resto solo con ottantotto tasti che desiderano le mie dita. 

Stamattina c'è il sole ma fa freddo. Roma splende. 
Si sono fatte le nove. Alle dieci devo essere a teatro per le prove del nuovo spettacolo che si terrà il prossimo aprile. 

Mauro mi saluta, mi fa cenno di andare da lui. Sul palco vecchio ci sono i ragazzi della compagnia che ridono spensierati prima dell'inizio delle prove. Mi accorgo di un viso giovane, nuovo, di una nuova risata, di due occhi mai visti prima. Mi guardano un istante, poi lei salta giù dal palco e continua a ridere, sembra una pazza. Mi viene in mente di quella chiamata di Mauro, di quando mi ha detto della nuova attrice che sarebbe arrivata. Mi avvicino a Mauro che parla con lei e le sorride. Me la presenta. Mi chiama "il pianista", lei ride ancora, poi mi sorride. Le dico che mi chiamo Pietro. "Io sono Emma." 
Ha una voce dura, forte, non si smuove. Ha una voce non adatta alla sua età. Avrà sui venticinque anni. Sembra come una ragazzina del liceo. È felice come una bambina. Nella sua voce ci sento mia mogli
La guardo come guardavo mia moglie dodici anni fa, come guardavo mio figlio prima che morissero. La guardo come se fosse la mia vita che mi passa davanti. 
   
 
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