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Autore: Elwerien    17/11/2008    3 recensioni
Arrivata davanti alla porta, aveva udito chiaramente le voci dei suoi genitori. Erano fitte, basse: sembrava parlassero in segreto. Segreti che nessuno avrebbe dovuto sentire.
-Itachi Uchiha. Li ha sterminati tutti Itachi Uchiha-.
Sterminati.
Da quella notte, il viso dello sterminatore popolò i suoi incubi; lo immaginava abbattersi su di lei, sentiva il filo della sua katana trapassarla. E si svegliava in preda al dolore, come se quell’ oscuro sogno fosse davvero reale.
Divenne per Ino la più grande paura.
[Terza classificata al concorso ItaIno di Sangochan88]
Genere: Triste, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Ino Yamanaka
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sine noxa: “senza colpa, peccato”

Sine noxa: “senza colpa, peccato”

Noxam commisit: “Commise il peccato”

 

Sine noxa

 

-Prologo-

Noxam Commisit

 

Aveva sentito dei rumori in cucina e aveva lasciato la sua camera senza far rumore, evitando con cura il quarto gradino, quello che scricchiolava. Il buio avvolgeva la casa, gettando ombre inquietanti sui mobili e su quegli oggetti che avevano perso, con il nero della notte, la loro tranquilla quotidianità; ma dalla finestra penetrava un raggio di luna –luna piena, bianca, enorme- che formava chiazze argentate, le quali disegnavano strani arabeschi e ghirigori lucenti sul legno del pavimento, sui muri ben dipinti.

Una luna troppo piena; non le era mai capitato di vederla. Non poteva essere naturale, pensò, rimanendo incantata a fissarla per qualche attimo; l’incredibile lucentezza, il suo colore perlato le rapirono la vista, facendole quasi dimenticare il motivo per cui, in piena notte, si trovava fuori dal suo letto. Udì di nuovo i rumori che l’avevano svegliata; si affrettò a distogliere lo sguardo.

Arrivata davanti alla porta, aveva udito questa volta chiaramente le voci dei suoi genitori. Erano fitte, basse: sembrava parlassero in segreto. Segreti che nessuno avrebbe dovuto sentire. Spiando da una fessura, li aveva visti seduti al tavolo, pallidi in volto e con gli occhi sgranati: parevano terrorizzati, rapiti dall’orrore, increduli. Vide sua madre portarsi una mano alla bocca, le labbra esangui; fu quella la vista che maggiormente la colpì, e in seguito, anni dopo, ripensando a quella notte l’immagine di sua madre non avrebbe potuto fare a meno di tornarle alla mente, vivida e agghiacciante.

Mentre Ino spiava dal suo angolo nascosto e segreto, sua madre aveva sussurrato: - Ripetilo, Inoichi. Ripetilo-. Avvertiva chiaramente la supplica insita nella voce di lei: una preghiera che doveva spingere Inoichi a ritrattare, qualsiasi cosa avesse detto prima. L’incredulità mista allo sgomento traboccavano da quelle parole.

Ma suo padre non modificò la risposta, e la sentenza fu la stessa che aveva già pronunciato, terribile e funesta: - Li hanno trovati tutti morti-.

Tutti morti, pensò Ino, spiando sempre dalla fessura, comprendendo solo vagamente la gravità di quelle parole.

-Tutti- ripeté la donna, con un filo di voce. –Ma com’è possibile? In quanti…?-

-Ascoltami, Yukari- la interruppe Inoichi, grave. –Sono morti tutti trafitti da un solo colpo. Della stessa katana, capisci?-.

A giudicare dal silenzio che seguì la rivelazione, Yukari doveva aver capito. E anche Ino, nonostante avesse solo otto anni.

-Uno solo… ma chi? Chi?-.

Uno solo.

Questa volta toccò al padre tacere.

-Il piccolo Sasuke Uchiha è sopravvissuto. L’abbiamo trovato nel quartiere del suo clan, circondato da cadaveri e imbrattato di sangue… ma ancora vivo, dopotutto-.

Sangue.

-E… ha detto chi è stato?-.

Ino si mise in punta di piedi per poter vedere meglio dal piccolo spiraglio, tremante. Il racconto, seppur breve e conciso, l’aveva sconvolta: chi poteva essersi macchiato di una colpa così grave?

-Itachi Uchiha. Li ha sterminati tutti Itachi Uchiha-.

Sterminati.

-Lui! Il suo clan! Ah!- Yukari Yamanaka si lasciò sfuggire un’esclamazione d’orrore per quel figlio che si era rivelato serpe in seno per la propria famiglia;Ino indietreggiò goffamente, non sapendo spiegarsi il suo tremore, e urtò contro un comodino.

Un vaso di fiori in cristallo cadde e si andò ad infrangere sul pavimento. Mille schegge si sparsero per terra, taglienti e acuminate; un raggio di luna si infiltrò nella complessità del vetro, riflettendo la propria luce in scaglie d’argento.

L’attenzione dei suoi genitori fu immediatamente catturata dal frastuono: girandosi videro la figlia, muta testimone di una conversazione truce che avrebbe dovuto rimanere segreta, perché troppo ricolma di sangue e di odio, di male.

-Ino?- dissero all’unisono.

 

Caina attende chi a vita ci spense.

[Dante Alighieri, Inferno, V canto]

 

 

Note:

Sono tornata dopo quattro mesi di silenzio! Questa volta vi tocca sorbirvi un racconto ItaIno. “Sine noxa” è arrivata terza al concorso ItaIno di Sangochan88, che ringrazio.

Non ho molto da dire sul prologo, attenderò il prossimo aggiornamento per dire di più. Ringrazio chi ha voluto leggere!^^

Un saluto,

Elwerien.

   
 
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