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Autore: Sottopelle    06/01/2015    0 recensioni
Forse non sono solo nera come credo d'essere, ma magari una serie di gradazioni di grigio: sarebbe già una conquista, per me. Le ombre non importano più, che quelle sono un male esterno, e io per una volta voglio parlare di me e basta. Se tu imparassi ad esser ombra, una volta tanto...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho cercato la solitudine: l'ho voluta intensamente, credendola l'ultima - ed unica, forse - risorsa mia in grado di costruire per me un contesto che mi si addicesse, s'addattasse ai lineamenti miei senza farvi a pugni e che sapesse esprimere l'anima mia, in tutti i suoi colori e sfumature. Forse non sono solo nera come credo d'essere, ma magari una serie di gradazioni di grigio: sarebbe già una conquista, per me. Le ombre non importano più, che quelle sono un male esterno, e io per una volta voglio parlare di me e basta. Se tu imparassi ad esser ombra, una volta tanto...
È anche vero, però, che hai saputo dipingere i giorni miei di colori che io da sol non sarei stata in grado di far brillare, e di questo penso che i miei occhi non ti saranno mai riconoscenti quanto non lo sia veramente io. Ma ho l'impressione che tu lo sappia già, questo. Tu hai avuto il vantaggio di sapermi leggere dentro, sempre. Io ho avuto lo svantaggio di non saper mai coordinare la mia mente col mio viso, finendo col mostrare sempre più di quanto io non abbia voluto. Che se io son stata - e sono tutt'ora - timida, il volto mio ha avuto - ed ha ancora - fin troppe smanie di protagonismo, emergendo con una quasi prepotenza sui miei tentativi d'apparire imparziale, divenendo il mio danno più grande, ma allo stesso tempo, anche una fortuna. Mi piacerebbe che tu leggessi la mia pace, a livello morale, quando sto assieme a te: forse allora potrei anche negarti le parole - che il volto parla, ma non sempre io sono fedele alle apparenze mie - e tu sapresti comprendermi lo stesso.
Ho cercato la solitudine, l'ho trovata, l'ho creduta mia. L'ho resa mia.
Ho trovato la solitudine, ma una volta ottenuta non è cambiato nulla. Stesse facce viste ogni giorno, stesse parole omesse - la mia timidezza non cambierà a prescindere - che vorrei saper dire - dirti, stessi gesti, stesse reazioni. Forse nemmeno i colori saprebbero dare una luce diversa a tutto questo. E non serve credere che tutto sia sbagliato per me, ma servirebbe accettare l'idea che sia io ad essere incompatibile con la terra che calpesto, l'aria che respiro, le mani che stringo, il cielo che ogni giorno guardo e che un po' ho imparato ad amare. Non bastano le mie labbra serrate ad estraniarmi dal mondo che vorrei poter avere l'occasione d'abbandonare, che si tratti d'una soluzione temporanea o definitiva. Che se non sono io ad interagire con l'esterno, è quest'ultimo a cercare di farlo. E io ho sempre voluto sentirmi d'un'importanza non trascurabile per qualcuno. Forse non era della solitudine, che avevo bisogno, ma della testimonianza, reale e concreta, di rappresentare una necessità vera e propria per una persona al di fuori di me. Tu questo l'avevi capito prima, dopotutto hai sempre avuto la capacità di vedere più lontano di me, e nonostante tutte le volte che io mi sia messa sulle punte dei piedi, sia per mostrarti ch'ero più grande di quel che t'immaginavi tu, sia per avere l'occasione di scrutare orizzonti più estesi: hai sempre visto tramonti più ampi di quelli che io abbia visto io; eppure, se potessi tornare indietro, non ti direi che avevi visto giusto tu, ma direi che probabilmente ho fatto un piccolo errore di valutazione io. E che la soluzione corretta può benissimo non combaciare con quella da te suggerita. Dopotutto, con un campo visivo ridotto come il mio, è difficile fare stime esatte. Per una volta, potrei non sentirmi in completo torto.
Ho cercato la solitudine. E per farlo, ho rinnegato ogni cosa da me posseduta prima ch'iniziassi questa mia ricerca. Ho tranciato di netto molti, troppi legami. Ma non so se di questo me ne pento oppure no. Ho raggiunto la solitudine. Ho finalmente scalato la montagna di cui m'ero imposta d'arrivare alla estremità più alta. E ora che son qui, devo ammettere che, nonostante le mie previsioni, il panorama è ben diverso - troppo, forse - da ciò che m'aspettavo io.
Ho tra le mani la mia solitudine: ora sta a me decidere se renderla amica mia fidata, oppure la nemesi che dovrò, in qualunque modo, riuscire a contrastare ogni giorno.



 
Agerath
  
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