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Autore: KingOfGold    06/01/2015    3 recensioni
Ad un tratto qualcuno suonò il campanello. Sam rimase sul divano e accese la televisione. Cat la guardò sbalordita, abbandonò l'angolo cottura e si apprestò ad aprire la porta.
- Perché in fondo quella più vicina ero io - borbottò.
Quando aprì la porta vide che c'era Dice alla porta. - Entra pure - disse gentilmente.
Aveva un cappello nero che sovrastava i suoi capelli riccioluti, una maglia d'altrettanto colore, dei jeans scuri e delle comode scarpe color blu notte.
- Salve ragazze! - esclamò allegro il ragazzino.
- Che mi dici di nuovo? - conversò Sam, col telecomando in mano intenta a cambiare canale.
- Ehm, non molto. Ho preso 8 al compito di inglese, ho un nuovo cliente per voi e per finire, - riprese fiato - Freddie viene qui a Los Angeles!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.

Il sole batteva forte su Los Angeles. Cat era in casa, a preparare sloppy waffles. Ad un tratto Sam sbucò e si mise bella comoda sul divano. Aveva i capelli in ordine, una maglietta con su il simbolo del dollaro, dei jeans blu mare e delle converse ai piedi. 
- Sento un odore familiare! - esclamò la bionda voltandosi verso Cat.
- Sloppy waffles! - urlò ancora. 
- Già. È mezza mattinata che mi preoccupo di prepararli - disse Cat regolando la temperatura del fuoco che il fornello emanava.
- È un'occasione speciale?
- Perché deve per forza essere un'occasione speciale? No!
- Oookay.

Ad un tratto qualcuno suonò il campanello. Sam rimase sul divano e accese la televisione. Cat la guardò sbalordita, abbandonò l'angolo cottura e si apprestò ad aprire la porta. 
- Perché in fondo quella più vicina ero io - borbottò.
Quando aprì la porta vide che c'era Dice alla porta. - Entra pure - disse gentilmente.

Aveva un cappello nero che sovrastava i suoi capelli riccioluti, una maglia d'altrettanto colore, dei jeans scuri e delle comode scarpe color blu notte.
- Salve ragazze! - esclamò allegro il ragazzino.
- Che mi dici di nuovo? - conversò Sam, col telecomando in mano intenta a cambiare canale.
- Ehm, non molto. Ho preso 8 al compito di inglese, ho un nuovo cliente per voi e per finire, - riprese fiato - Freddie viene qui a Los Angeles!
Sam sembrò non dar molta importanza alle sue parole, poi realizzò. Per la sorpresa lanciò un urlo talmente improvviso che non fu l'unica cosa ad essere lanciata: il telecomando le scivolò dalle mani e volò nella padella dove gli sloppy waffles cuocevano.
- Ci avevo messo ore a far uscire questi cosi perfettamente, Sam! 
- Ho mangiato noccioline al fango, dei waffle a forma di telecomando non mi scandalizzeranno più di tanto - ironizzò la bionda.

Dice rise di gusto. - Perché mai dovrebbe venire in questa casa, comunque?

- Ho detto a Los Angeles. Non qui dentro. E comunque ha vinto un contest online. Poteva scegliere tra quattro città. Parigi, Dublino, Tokyo e Los Angeles.
Sam lo guardò stranita. - E ha scelto questa città? Perché mai?!
Dice e Cat si guardarono complici e risero all'unisono. Sam alzò un sopracciglio. 
- Forse ha scelto questa città perché la differenza con le altre è che nelle altre non ci sei tu. - spiegò Dice, alzandosi in piedi per dare una mano a Cat nel ripulire la pasta di waffle caduta sul pavimento.
- E poi siete una sorta di migliori amici! - esclamò la rossa.
- L'ultima volta che è venuto qua c'è stato molto imbarazzo. Non voglio che si ripeta ancora.

Dice e Cat si misero in piedi e la guardarono come se stesse dicendo una cosa fuori dal mondo. Messi belli dritti, Sam notò come Dice stesse superando velocemente l'amica in altezza e probabilmente mancava poco perché superasse anche la stessa bionda.

- Non dire cavolate, Sam. Vi comportavate normalmente, come se tu non te ne fossi mai andata da Seattle - disse Cat.
- Sei così snervante quando usi il cervello. Quasi quasi ti preferisco senza.
Cat rise, poi realizzò e mise il broncio. Dice rise a sua volta e si buttò sul divano di nuovo. 
- Anyway, verrà entro stasera. È probabile che arrivi in ritardo, ha detto che la madre lo sta riempiendo di medicinali contro il vomito e giubotti antiproiettili in caso di presunte sparatorie.

Sam sorrise. Se la ricordava, Marissa Benson. La considerava una palla al piede, una rompiscatole tremenda, perfettina e una fan scatenata della sicurezza. Tutto il contrario della sua, di madre, che vedeva sì e no una volta ogni tre mesi e conosceva la parola rischio ma non la parola sicurezza. Forse è proprio da lei che Sam ha preso i suoi modi di fare spericolati e improvvisi.
La sua suoneria la riportò alla realtà. Era un numero a lei sconosciuto. Rispose e la persona dall'altra parte si rivelò essere un padre che voleva sapere quando poteva lasciare a lei e Cat il suo piccolo combinaguai. Sam gli lasciò campo libero, quindi sarebbe potuto venire in qualsiasi momento della giornata. Tranne di notte e prima delle dieci di mattina, specificò però.

- Bene, entro stasera arriverà pure un bimbo rompiscatole.
- Sam! - la rimproverò Cat.
- Volevo dire vivace - si corresse allora.
Sam e Cat, le super fantastiche e spumeggianti babysitter avevano da occuparsi dei bambini quasi ogni giorno. Perlomeno, Cat se ne occupava e Sam finiva di mangiare i tacos del pomeriggio prima. 
Cat buttò la pasta di waffle nella spazzatura.
- Perché l'hai fatto?
- Fatto cosa?
- Buttato la pasta di waffle nell'immondizia.
- Sai com'è, è caduta per terra. - le spiegò.
Sam spalancò la bocca. - Ti ho detto che ho mangiato noccioline al fango! Cos'è in confronto a dell'impasto per terra?

Dice rise. - Beh, ragazze. Io devo andare. Mamma mi fa le braciole. Ci vediamo nel pomeriggio!
Dopo queste parole e i saluti, aprì la porta e si diresse al suo appartamento.

///

A pranzo finito, Sam si accarezzò la pancia. - Hai fatto un ottimo lavoro con gli sloppy waffles. Ti sono usciti meglio dell'ultima volta.
- L'ultima volta me li hai fatti bruciare!
- Sì, e ti ho perdonata - borbottò Sam. Cat le lanciò un'occhiataccia e poi guardò il cellulare.
- Ehi, oggi è domenica!
- Che perspicacia - le disse Sam, cercando di acchiappare le briciole di waffle ancora nel piatto.
- Dobbiamo andare a fare shopping con mia nonna.
Sam la guardò seccata. - Ma Cat... - fece seccata.
- Una promessa è una promessa - le ricordò la rossa.
- Le promesse non sono fatte per essere rispettate! - mise il broncio Sam.
- Che sarà mai! Non è mica così noiosa mia nonna. Anzi, si sa divertire!

///

Il pomeriggio passò. Erano circa le otto e Sam e Cat erano tornate dallo shopping. Fortunatamente il padre con il bambino non erano ancora venuti, altrimenti, apriti cielo! Già in precedenza era accaduto: una signora si era lamentata perché aveva aspettato un'ora e mezza prima che Sam e Cat fossero arrivate ad aprire da dentro. Ma aprirono da fuori, infatti erano andate ad una fiera dello zucchero filato su consiglio della rossa.
Cat aprì la porta girando la chiave nella serratura e ne entrarono lei, una Sam piuttosto seccata e alterata e la nonna di Cat che sprizzava gioia da ogni poro.
- E vi ho raccontato quando nel 1988, con una mia amica ho fatto ribellare tutto il quartiere ai supermercati che vendevano prodotti scadenti a prezzi fuori dal mondo?
- Solo tredici volte dalla settimana scorsa ad oggi - rispose Sam scocciata.
Cat le tirò una gomitata sul braccio e la zittì.

- Vi annoio?
- Ma che dici! Mi piace stare con te e adoro le tue storie! Ogni volta ne salta fuori un'altra nuova! - esclamò Cat avvolgendo le braccia attorno al suo collo abbracciandola.

Sam stette zitta, ma voleva dirle dal profondo del cuore che sua nonna le ricordava un canale televisivo che trasmetteva solo repliche.

Alla fine la signora se ne andò e arrivò il bambino accompagnato da suo padre, che si rivelò essere più monello di quanto Cat avesse pensato. Aveva imbrattato tutti i mobili della cucina con il sugo degli spaghetti, che per poco aveva più tra i capelli che nello stomaco.
Sam non era messa meglio: aveva sugo ovunque sulla sua maglietta e sulla guancia si ritrovava due piccoli spaghetti. A Cat non si notava il sugo tra i capelli solo perché i suoi capelli erano dello stesso colore, ma sulla maglia bianca e sul viso erano più che evidenti.
Arrivò anche Dice e per lui furono guai: il bambino vide in lui un amico con cui giocare a lancio di cibo e il ragazzo dai capelli ricci si vide tirare più polpette in faccia.

Ad un tratto suonarono al campanello. Dice andò ad aprire perché le altre due erano impegnate a togliere la spillatrice di mano al bambino. 
- Ehi Dice! Tua madre mi ha detto che eri qua. Non vedevo l'ora di vederti!
E detto questo l'abbracciò. 
Sam voltata dall'altra parte chiese chi fosse stato a suonare al campanello. L'incognito si avvicinò a lei e le poggiò una mano sulla spalla. Lei conosceva quella presa, quel calore.
Si girò verso di lui e sorrise imbarazzata: conciati così tutti lo sarebbero stati. I due si abbracciarono e continuarono a sorridere guardandosi fissi negli occhi.

Era Freddie.

#SPAZIOAUTORE

Salve! Sono nuovo nella sezione (e a dirla tutta, anche sul sito).
Questa storia non so come mi è venuta, ma ero ispirato e l'ho buttata su carta. O meglio, su word.
Spero di aver fatto un buon lavoro; sarà una ff divisa in più capitoli. Per adesso non so quanti, ma dovrebbero essere più di cinque.
Spero lasciate qualche commento e magari se c'è qualche svista fatemela notare.
Ciao! 
   
 
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