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Autore: NorthernSparrow    06/01/2015    1 recensioni
TRADUZIONE COL PERMESSO DELL'AUTRICE
Ambientata a metà della nona stagione. Castiel sta male e Dean trova un diario che racconta del suo periodo da umano.
Dal Capitolo Uno:
«Sto chiamando dall'Estearn Regional Hospital di Spokane, Washington. Sto parlando con Dean Winchester?»
Un ospedale. Hm. Un altro caso, magari? Sta succedendo qualcosa di divertente in obitorio?
«Sì, che succede?» rispose Dean.
«Potrei chiederle se conosce un certo Steve Smith?»

NIENTE SLASH ma tutto il racconto comprende una forte amicizia tra Castiel e Dean e può tranquillamente essere intesa come una pre-Destiel se si è inclini. Io lo sono.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Note dell'Autrice
Storia natalizia contrastante dal Canon della nona stagione. Nata dalla voglia di rivisitare la trama dell'human!Castiel dalla prospettiva di Castiel. Secondo la mia esperienza, stare da solo e al verde in una cultura sconosciuta può essere molto più difficile, disorientante e solitario di come gli scrittori di Supernatural sembrano pensare, e io ho voluto riconsiderare come possa essere stato complicato per Castiel. Perciò: questa fan fiction ri-racconta gli eventi da "I'm No Angel" (puntata 9x03 o conosciuta come "Cas viene cacciato dal bunker") fino a "Holy Terror" (puntata 9x09 o conosciuta come "Cas viene catturato e torturato") ma dal POV di Castiel. Contrasta dalla trama originale a metà di "Holy Terror" (in questa versione, Castiel non ruba la Grazia di nessuno e rimane umano) e poi si arriva al Natale.
A causa degli obiettivi della fan fiction ho ambientato gli eventi dell'inizio della stagione verso la fine dell'estate, con gli eventi di "Holy Terror" che accadono subito dopo il Giorno del Ringraziamento. Gadreel è andato, Sam è arrabbiato, il povero Kevin è morto... e, oh, dov'è Castiel?

Oh, ed è il solstizio d'inverno, appena quattro giorni prima di Natale.


Capitolo 1: Il Primo Giorno d'Inverno



Il telefono di Dean iniziò a vibrare sul cruscotto appena si immise nel traffico mattutino con la sua Impala, cercando di entrare nell'autostrada che usciva da Rapid City verso est. Il sole non era ancora sorto; erano le sette del mattino, ma il sole sorgeva abbastanza tardi nel Sud Dakota in quel periodo dell'anno, e non era per niente facile guidare durante l'ora di punta nella debole luce crepuscolare. Dean lanciò un'occhiata a Sam, chiedendosi se si sarebbe offerto di aiutarlo col telefono, ma Sam stava stravaccato contro la portiera del passeggero con gli occhi chiusi, comodo e pronto per addormentarsi. Non sarebbe stato di grande aiuto. 
Probabilmente non avrebbe comunque voluto aiutare.
Dean riuscì a confluire nel traffico con successo e ad afferrare il telefono dal cruscotto, occhieggiando lo schermo. "Sconosciuto", diceva lo schermo luminoso del telefono.
Si accigliò. Le chiamate da parte di sconosciuti erano rare. Avevano appena concluso una caccia - un caso abbastanza semplice su un fantasma, diventato difficile a causa del completo imbarazzo del lavorare con Sam. Ad ogni modo, la caccia era stata fatta e Dean non si aspettava ulteriori chiamate su quel caso. La telefonata era su qualcosa di nuovo? Non molte persone avevano questo particolare numero.
Dean premette "Rispondi" e disse, «Sì, chi è?»
«Potrei parlare con Dean Winchester, per piacere?» rispose una voce femminile.
«Chi parla?» ripeté Dean. (La Regola Numero Uno del Telefono era cercare di capire chi stesse chiamando prima di confermare il suo nome vero a qualche sconosciuto.)
«Sto chiamando dall'Estearn Regional Hospital di Spokane, Washington. Sto parlando con Dean Winchester?»
Un ospedale. Hm. Un altro caso, magari? Sta succedendo qualcosa di divertente in obitorio?
«Sì, che succede? rispose Dean.
«Potrei chiederle se conosce un certo Steve Smith?»
Dean esitò. Non conosceva il nome, ma la Regola Numero Due del Telefono era fingere sempre di riconoscere qualsiasi nome, anche se lo chiedeva uno sconosciuto. Sarebbe potuto essere un collega cacciatore bisognoso di un alibi o di una qualche storia.
Anche se "Steve Smith" gli era nuovo. Steve Smith...
Oh. Un attimo.
Steve.
Dean aveva sentito quel nome non molto tempo prima, in effetti. Un paio di mesi prima.
Ad un certo Gas-n-Sip in Idaho.
E, "Smith", il cognome generale dei loro alias. 
Cas. Doveva essere Cas.
Dean sospirò. Cas doveva star cercando di lavorare ad un altro caso da solo. Proprio come stava cercando di fare a quella scena di massacro di ciclisti in un bar del Wyoming qualche settimana prima. Dean aveva provato a convincerlo di calmarsi e tornare alla sua nuova emozionante vita al Gas-n-Sip; potrebbe Cas aver provato a estendersi di nuovo nella caccia? Dean lo aveva mandato a fare i bagagli così in fretta che non aveva davvero preso tempo per dirgli di come fosse importante che Cas tenesse la testa bassa e stesse fuori dai guai. (Beh, è stato Gadreel ad aver mandato Cas a fare i bagagli, in verità. Dean non aveva avuto molta scelta.)
Dean aveva realizzato più tardi di non essere stato nei paraggi per tenere d'occhio Cas. Ultimamente è stato parecchio impegnato.
La situazione di Gadreel che uccideva Kevin e tutto il resto.
«Signore, mi ha sentita? Conosce uno Steve Smith?»
«Uh... sì,» disse Dean. «Steve. Smith. Sì, conosco uno Steve Smith.»
Sam aprì gli occhi e guardò verso Dean; dopo tutto era sveglio. Dean gli mimò un "Cas" con le labbra, e Sam si mise a sedere mentre la voce continuava, «Steve è stato lasciato entrare nel nostro ospedale la notte scorsa. Sfortunatamente non poteva dirci nessun nome da contattare, ma abbiamo appena localizzato la sua ultima datrice di lavoro, che ci ha comunicato che lei è l'unico presente nella sua lista di contatti per le emergenze. Potrei chiederle, sa se Steve ha qualche familiare che potremmo avvertire? E' urgente.»
 
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Dean prese l'uscita successiva, sbaragliò l'Impala sotto ad un raccordo, e fece un inversione per poi prendere la strada seguente. In due minuti stavano riprendendo la via in direzione ovest. Sarebbe stato un lungo viaggio - più di dodici ore. Non sarebbero arrivati a destinazione prima della tarda serata.
L'infermiera non era disposta a dare molte informazioni via telefono; solo che Cas era "molto malato" ed che era "urgente". Dean non si preoccupò di pensare troppo su che cosa avrebbe potuto significare. Ha solo guidato il più veloce possibile, ricordando l'ultima volta in cui aveva visto Cas, in quel bar del Wyoming diverse settimane prime quando Cas saltò fuori inaspettatamente nei suoi nuovi e vivaci vestiti da agente. Dean era intenzionato a controllarlo più tardi; lo era davvero. Ma con l'incubo di Gadreel che ha risolto subito dopo, e la orribile perdita di Kevin, gli è passato dalla mente.
Dean tamburellò le sue dita sul volante, innervosito da se stesso. Avrei dovuto chiamare per controllare Cas, pensò. Ero troppo distrutto per Kevin per pensarci.
La morte di Kevin era ancora insostenibilmente tremenda e lo sarebbe sempre stata, ma erano passate diverse settimane e lo shock iniziale era cominciato a svanire. Gadreel era stato cacciato via appena qualche giorno dopo (con l'aiuto di Crowley), e Sam sembrava guarito del tutto, nonostante ce l'avesse ancora e totalmente con Dean. La situazione si era sistemata tramutandosi in una condizione triste e duratura, ma relativamente gestibile. 
Dean avrebbe davvero dovuto muoversi e chiamare Castiel ad un certo punto.
In quel momento stava osservando la lunga strada diritta che passava attraverso le colline del Sud Dakota. Sam era sinistramente silenzioso.
La verità, pensò Dean, è che non volevo chiamarlo. Non volevo seccarlo. Non volevo coinvolgerlo in tutto questo.
D'accordo... non volevo raccontargli dell'enorme casino che ho combinato.

Perché, se Dean avesse chiamato Castiel, Dean avrebbe dovuto raccontargli che cosa stava succedendo con Gadreel per tutto quel tempo. Dean avrebbe dovuto spiegare esattamente come aveva rovinato tutto. E come per risultato Castiel era stato buttato fuori. E come Kevin aveva pagato il prezzo finale per l'errore di Dean.
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Era stato incredibilmente imbarazzante salutare Castiel al bunker, alla fine della scorsa estate. Castiel era stato molto silenzioso mentre Dean lo guardava fuori dalla porta d'ingresso. Non aveva detto una parola quando Dean gli aveva porto quella piccola patetica borsa da viaggio - tutto quello che Dean era riuscito ad inventarsi per mandarlo via. Era solo una vecchia borsa a tracolla di cuoio da quattro soldi che aveva trovato lì da qualche parte al bunker. Ogni cosa di quella borsa faceva schifo. Schifoso cuoio rovinato e macchiato; schifosa fibbia rotta; schifosa cinghia rovinata che Dean aveva provato ad aggiustare con un laccio di scarpe. Ma era l'unica borsa che Dean aveva potuto trovare da dare a Castiel.
Anche tutto quello che Dean ci aveva messo faceva schifo: degli schifosi ottantadue dollari (tutto quello che Dean aveva avuto per lui al tempo), una schifosa manciata di vestiti di ricambio (tirati fuori in fretta dal bagagliaio dell'Impala), e uno degli schifosi cellulari di scorta con il caricatore. E, forse la cosa più schifosa, due confezioni di carne essiccata e un dannato pacchetto di crackers. Era tutto quello che c'era stato in cucina.
Dean aveva fatto una smorfia quando Castiel aveva aperto la borsa e ci aveva guardato dentro.
Poi Castiel aveva rialzato lo sguardo, dando a Dean uno di quei lunghi sguardi indagatori.
«Scusa,» aveva detto Dean alla fine, la voce roca. «E' tutto quello che avevo.»
Castiel aveva risposto, «Va bene, Dean. Lo capisco.» Ma lo sguardo sul suo viso l'aveva messo in chiaro: non andava bene, e non aveva capito.
Castiel gli aveva dato un ultimo sguardo muto, e poi si era semplicemente voltato e se n'era andato, camminando sul lungo vialetto che dava sulla strada, verso la fredda mattinata grigia. Senza nemmeno un saluto.
«Chiamerò per controllare,» aveva poi detto Dean, guardandolo arrancare via. Castiel era già lontano di una decina di metri. Aveva continuato a camminare.
Dean non era mai stato sicuro se l'avesse sentito.
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Dean trascorse la prima parte del viaggio verso Spokane - e la seconda parte, e l'ultima parte - rivivendo quel momento, e la giornata al Gas-n-Sip, e quella al bar in Wyoming. E maltrattandosi mentalmente per quello.
Anche Sam ha fatto la sua parte; anche lui trascorse la prima parte del viaggio (e la seconda parte, e l'ultima parte) maltrattando Dean. Sam non aveva nemmeno detto niente per la prima ora, e non doveva. Dal suo punto di vista poteva benissimo trattare male Dean semplicemente stando seduto accanto a lui in un silenzio imperturbabile, facendo quella sua cosa di emanare raggi silenziosi di sensi di colpa verso Dean.
Entrambi conoscevano la storia. Dean aveva veramente incasinato tutto, non importa da che lato la vedevi.
Ma stavo cercando di salvare la vita a mio fratello, continuò a pensare Dean. E' così sbagliato? 
Dean ha guidato per un po' di tempo, entrambe le mani sul volante, osservando il tetro paesaggio di Dicembre passargli accanto. Arbusti neri dai rami spogli scorrevano dietro di loro, delineati in contrasto con le scure nuvole grigie. Qua e là gli alberi cedevano il posto ad ampi e vuoti spazi di terreno ghiacciato e a stoppie di grano morto, gelate dalle prime nevicate dell'anno. Primo giorno d'inverno, ricordò Dean. Quattro giorni prima di Natale.
Sam era sul punto di odiare Dean e non aveva mostrato alcun indizio di volerlo perdonare. Kevin era morto. Cas era "molto malato" e in cura intensiva. 
Non faceva molto Natale.
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Dopo un ora di silenzio alla fine Sam disse, «Non posso credere che tu non lo abbia nemmeno controllato.»
«Lo so,» rispose Dean.
«E non intendo nemmeno nelle ultime settimane. Intendo negli ultimi sei mesi. Che cazzo. Dico davvero, che cazzo, Dean.»
«Lo so. Lo stavo per fare, è solo che-- Tu eri così incasinato, ed ero così preoccupato che Gadreel avrebbe scoperto se avessi parlato con Cas, e che avrebbe potuto filarsela e lasciarti morire. E Cas aveva il mio numero, ce l'aveva, poteva chiamarmi. E Sam, stava andando così bene! Aveva un lavoro, stava imparando delle cose, se la stava cavando. Almeno fino a quando lo abbiamo visto in Wyoming. Sembrava stare bene, no?»
Sam annuì con riluttanza.
Dean aggiunse, «Stavo solo pensando di stargli lontano e smetterla di dargli casini, sinceramente.»
Sam diede un piccolo sbuffo dal suono infastidito e guardò fuori dal finestrino. Iniziò a giocherellare con la manovella con una mano, facendo girare il suo piccolo pomello metallico. Dean conosceva quella routine: lo sbuffo irritato, il guardare silenziosamente fuori dal finestrino, il giocherellare con la manovella; il tutto significava "Sam è ancora incazzato."
Dean riprovò, dicendo, «Senti, probabilmente starà bene. E' malato, certo, ma lui è forte, lo sai com'è fatto. Starà bene. Avrà almeno nove vite, per gentile concessione del Grande Kahuna1 per quanto possa dire, e ne ha usate tre o quattro. Scommetto anche che il motivo per cui non ha detto subito all'ospedale di contattarci è che voleva rimanere indipendente, sai? Ma ci prenderemo cura di lui. Lo faremo uscire da lì e lo riporteremo al bunker dove si potrà riprendere, e gli faremo anche passare un bel Natale. Tutta la torta di zucca che potrà mangiare. Regali e ogni cosa. Andrà tutto bene.» 
Sam non disse niente per un po'.
Dieci minuti più tardi: «Non riesco a capire perché non l'hai almeno chiamato, Dean.»
Sarebbe stato un lungo viaggio.
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«Ah sì, lei è il contatto d'emergenza per Steve Smith? Quello che abbiamo chiamato questa mattina?»
«Sì,» disse Dean. Stava già guardando oltre la spalla dell'infermiera, verso le stanze d'unità per le cure intensive per capire dove fosse Castiel, ma non riusciva a vedere nulla dietro a tutte le piccole tende bianche. «Come sta? Cos'è successo?»
«E' stato portato qui ieri in tarda serata, circa ventiquattro ore fa,» disse l'infermiera, rovistando tra i documenti al bancone delle infermiere e tirando fuori una cartella clinica etichettata "STEVE SMITH". Sembrava non avere fretta di portarli da Castiel, e invece iniziò a sfogliare la cartella, spiegando, «Era stato trovato a terra vicino alla vetrina di un negozio a qualche isolato da qui. Sfortunatamente sembra che le persone abbiano pensato che fosse un senzatetto che dormiva lì, e gli passavano semplicemente accanto, ma grazie al cielo una guardia della sicurezza pensò di dargli un'occhiata e capì che era malato. Ha la polmonite; ci stavamo chiedendo se non stesse cercando di arrivare qui. Prima che il guardiano lo trovasse si è anche preso l'ipotermia. Inoltre sembra che abbia già avuto un certo numero di ferite precedenti dovute a qualche genere di incidente risalente a qualche settimana fa.»
«Ferite precedenti?» disse Dean. «Che intende?»
«Presenta molte lacerazioni e lividi sul petto e sul viso,» chiarì l'infermiera, alzando lo sguardo su di loro. «Ha persino qualche punto. Voglio dire, aveva già i punti, prima che venisse portato qui. Tutti vecchi di un paio di settimane. Sembrava forse un incidente stradale. Ma la cosa strana è che i tagli sembrano come se fossero stati causati da dei coltelli. Avete una qualche idea di che cosa gli sia successo?»
«Nessuna idea» rispose Sam dopo una pausa leggermente troppo lunga, scuotendo la testa.
Dean alzò le spalle, cercando di mantenere un'espressione vuota.
Angeli. Gli angeli avevano di nuovo trovato Castiel. E o c'era stata una battaglia all'ultimo sangue, o era stato direttamente torturato. (Di nuovo.) E se le ferite erano "vecchie di un paio di settimane" sarà probabilmente successo subito dopo che Dean aveva mandato via Castiel da quel bar in Wyoming. 
«Nessuna idea di come sia finito in questo modo tutto da solo,» disse Sam, lanciando a Dean uno sguardo furioso. Dean guardò il pavimento.
«Beh, fortunatamente la maggior parte di quelle ferite stavano guarendo,» aggiunse l'infermiera, tornando a guardare la cartella. «Anche se lentamente. E di sicuro non lo avranno aiutato nel suo generale stato di salute. Ho paura che sia seriamente malato a questo punto. Ah! Ecco è il foglio che stavo cercando.» Alzò lo sguardo dalla cartella, una penna pronta per annotare alcuni dettagli «Prima di portarvi per vederlo, ho bisogno di chiedervi che relazioni avete con Steve. Entrambi. Quanto bene lo conoscete? E, a proposito-» Alzò un sopracciglio in modo significativo, e disse, «Solo perchè lo sappiate, se non siete familiari, temo che ci sia un limite su quanto vi possa dire sulla sua condizione, e inoltre non potreste stare con lui dopo le otto in punto." Occhieggiò all'orologio sulla parete. Dean seguì il suo sguardo; erano le undici passate.
L'infermiera ripetè, «Quanto lo conoscete bene, quindi?»
«E' della famiglia,» rispose Dean. «Vede, lui è nostro... uh...» Esitò.
L'infermiera attese.
«Cugino,» concluse Sam, proprio quando Dean disse «Fratello.»
L'infermiera sbattè le palpebre, e Dean aggiunse, «Un cugino che è anche un fratello. Vede, la sorella di nostra madre... beh, è complicato. Uno di quei segreti di famiglia, sa. C'è voluto un po' per abituarcisi. Comunque, dov'è?»
L'infermiera stava cominciando ad apparire scettica, ma mormorò, «Famiglia. Giusto.» Scrisse un appunto sulla cartella e rialzò lo sguardo. «Lasciatemi essere sincera. Non siamo stati in grado di localizzare nessun'altro che lo conoscesse. E' in condizioni critiche. Era incosciente quando era stato trovato, e non ha più ripreso conoscenza da allora. La sua condizione è davvero misera in questo momento. Siete sicuri di non conoscere nessun... altro familiare? Qualcuno che dovrebbe essere avvertito? E' urgente. Se c'è qualcun altro che gli è vicino, abbiamo bisogno di avvisarli subito.»
«Ah. Non... c'è nessun'altro,» disse Dean, deglutendo. «Abbastanza sicuro su questo. Um, starà bene, vero?»
Lo guardò con un'espressione cautamente vuota. «Sta avendo le migliori cure. Presto il dottore vi parlerà.»
Quello non suonò per niente bene.
La voce di Dean si era seccata, e Sam dovette intervenire e chiedere, «Ora lo possiamo vedere?»
«Dato che siete, um, parenti stretti, sì, potete rimanere quanto volete. In particolar modo visto che non sembra avere nessun altro.» Chiuse la cartella con un colpo e la risistemò sullo scaffale. «Sappiate, però, che è improbabile che si svegli. Inoltre, è collegato ad un respiratore; non respirava molto bene da solo. Se si sveglia, non potrà parlare.»
Alla fine li guidò verso una delle piccole stanze e tirò le tende di lato.
 
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Castiel era a malapena riconoscibile. 
Era stato avvolto in coperte e impacchi caldi, ma era così magro che a fatica riusciva a formare un bozzo tra le coperte. Tubi e fili erano ovunque. C'erano due grandi e ondulati tubi di plastica blu coperti oltre il bordo del letto e collegati ad un altro tubo che andava dritto nella sua gola, c'erano altri tubi e fili attaccati al suo petto, vi erano delle flebo in entrambe le braccia e una molletta su un dito, e c'era tutto un ammasso di macchinari allineati vicino alla testata del letto, tra i quali un ingombrante respiratore. Il respiratore produceva un rumore ripetitivo che faceva click-psshhh ogni tre secondi circa.
Gli occhi di Castiel erano chiusi. Il viso era grinzoso e stanco; sembrava più vecchio di anni rispetto all'ultima volta in cui l'aveva visto. Aveva dei lividi in faccia, proprio come aveva detto l'infermiera; un'accentuata miscela di chiazze viola, verdi e gialle che si estendeva sulle guance e sul nasom con pochi altri lividi sparsi sulla fronte e sul mento. Sembrava che i lividi fossero vecchi di un paio di settimane buone, abbastanza per raggiungere lo stadio extra-colorato. Nella parte inferiore tutti i lividi era di un pallore gelido; persino le sue labbra sembravano leggermente blu. Un profondo taglio storto sopra l'occhio sinistro era stato ricucito con cura. La solita barba ruvida sembrava più disordinata del solito, forse con circa una settimana di troppo di crescita. Anche i suoi capelli erano un po' troppo lunghi; in quel momento erano disordinatamente portati indietro dal viso, fibrosi e aggrovigliati e spenti dalla malattia, e apparivano come se non fossero stati lavati da giorni.
Era strano vedere Castiel così maltenuto. Appariva persino peggio di come fosse stato in Purgatorio.
Dean ricordò, di colpo, come Castiel era sembrato fresco, pulito e felice al bar del Wyoming giusto tre settimane prima. E come aveva sorriso appena aveva colto gli sguardi di Dean e Sam.
Dean si voltò bruscamente e si diresse verso una sedia nella zona all'angolo della stanza, vicino ai piedi di Castiel. Ci si lasciò cadere, strascicò un po' i piedi, e si mise a guardare le proprie mani.
Sam, però, sembrava imperturbato; andò diritto verso il letto, raggiungendolo passando attraverso tutti i tubi e i fili, e diede una piccola pacca sulla mano di Castiel. «Hey Cas,» disse. «Come stai? Sono io, Sam. C'è anche Dean. Siamo venuti per vedere come stavi.»
L'unica risposta fu il ritmico click-psshhh del respiratore.
Sam trascinò un'altra sedia a fianco di Castiel, lanciò uno sguardo un po' esasperato a Dean, e si voltò di nuovo verso Castiel. «Hey, Cas, allora, sembra che tu sia stato pestato un bel po', huh? Però ora starai bene. Dean ed io, noi staremo qui con te. Starai bene. Tieni duro..."
Sam continuò a parlare. Dean rimase seduto sulla sua fredda, scomoda sedia di plastica all'angolo e osservò. Anche da lì poteva vedere il petto di Cas alzarsi periodicamente, a tempo con il click-psshhh mentre il respiratore immetteva aria nei suoi polmoni indeboliti. Era l'unico movimento di tutto il corpo.
Dean dovette mordersi il labbro per resistere all'impulso di far notare a Sam che non aveva senso cercare di parlare a Castiel. Era ovvio che non avrebbe sentito nulla di quello che Sam gli aveva detto.
Il dottore arrivò dopo un minuto, interrompendo la conversazione a un senso di Sam per dire loro un paio di cose piuttosto scoraggianti. A quanto pare Castiel aveva l'influenza, la quale "sommandosi alla sua situazione indebolita dalle altre ferite" lo deve aver colpito nel modo peggiore, ed era finito col procurargli una polmonite batterica. E l'ipotermia non è stata un bel tocco finale. Il medico ripetè velocemente frasi come "misera condizione fisica" e "difficoltà nel respirare" e "un miracolo che ce l'abbia fatta per così tanto" e "non ha molta forza rimasta" e "le prossime ventiquattro ore saranno critiche". E alla fine la solita "non perdete la speranza."
Le solite cazzate, pensò Dean, ricordando le ultime ore di Bobby.
Dopo che il dottore se ne era andato, Sam e Dean si risedettero ai loro posti, Dean sulla scricchiolante sedia di plastica all'angolo, Sam all'altra sedia accanto a Castiel. Sam guardò Castiel per un minuto e poi disse, la voce bassa, «Non avrebbe dovuto essere così solo.»
«Lo so.»
«Voglio dire, polmonite? Tutti questi anni a combattere demoni e semidei e arcangeli, e la polmonite è quella che se lo prende alla fine? Forse nemmeno lo sapeva di non dover stare al freddo.» Sam lanciò uno sguardo a Dean. «Avremmo dovuto controllarlo.»
Ed eccoli di nuovo lì. «Lo so,» disse Dean.
«Avresti dovuto trovare qualche modo per tenervi in contatto, Dean. E avresti dovuto dirmi molto prima di questa settimana che lo avevi mandato via in quel modo in Wyoming. Me l'avresti dovuto dire nell'attimo in cui Gadreel se ne era andato. Castiel proprio nel mezzo di tutti quegli angeli, la metà dei quali lo vogliono morto, senza grazia, nè poteri, nè niente? Deve essere stato un bersaglio facile. Ha dovuto vedersela con tutto quello da solo? E ora, la polmonite
«Lo so, va bene? Lo so. Senti, te l'ho detto, Gadreel diceva- Minacciava di-» Dean si fermò. Ci saranno passati almeno un milione di volte.
Sam sospirò e stiracchiò le gambe. Con sorpresa di Dean, lasciò cadere la conversazione. Forse anche Sam ne ha avuta abbastanza. 
Rimasero seduti lì per un po' di minuti guardando Castiel e ascoltando i click-psshhh.
«Vado a prendere un po' di caffè,» annunciò Sam alla fine, sollevandosi dalla sedia. «Hey, sai, forse dovremmo prenderci una stanza in un motel. Farò il primo turno - posso stare con lui stanotte, tu puoi dormire. Hai guidato per tutto il giorno. Se cambia, ti chiamo.»
«Nah,» rispose Dean. «Faccio io il primo turno. Tu va' a dormire.»
Sam lo guardò. «Hai appena guidato per dodici ore filate, Dean. Sarai esausto.»
«Faccio io il primo turno,» ripetè Dean.
Sam lo osservò per un momento di più, l'espressione indecifrabile, per poi rispondere solo, «Okay.» Ruotò le spalle, strofinandosi il collo con una smorfia. «Non mi opporrò troppo. Potrei stare un momento in un letto vero. C'è quell'albergo che avevi notato dall'altra parte della strada; proverò lì. Ma mi devi chiamare nel momento in cui qualcosa cambia.» abbassò lo sguardo su Castiel. «Dico davvero, Dean, non osare, non chiamarmi, se... Cioè, devi chiamare immediatamente se...»
«Lo so,» disse Dean. «Chiamerò.»
Sam osservò Dean un'altra volta, e Dean non potè nemmeno incontrare il suo sguardo.
Sam ripetè, «Vado a prenderti del caffè prima,» ed uscì.
Era una specie di ramoscello d'ulivo, almeno.
Dean rimase seduto ascoltando i click-psshhh, e i rumori distanti esterni: infermiere e dottori che parlavano, persone che trascinavano equipaggiamenti, sedie a rotelle e barelle che si spostavano fuori dalla porta.
E Dean guardò Castiel. 
La cosa che lo rendeva così irriconoscibile, pensò Dean, non erano i lividi o il pallore, ma era solo il vuoto che aveva preso il posto sul suo viso. Dean aveva spesso pensato a Castiel come ad unj essere inespressivo, ma a quel punto si rese conto che non era vero. Magari Castiel non sorrideva molto, certo, ma ha sempre avuto un espressione di attenta intelligenza. Senza quei brillanti occhi blu che guardavano tutt'intorno - a volte tristi e solenni, altre grandi e curiosi, ma sempre vigili - non sembrava Castiel. 
Ma almeno era lì? Poteva aver lasciato il suo tramite?
Eppure non aveva la grazia. Non poteva lasciarlo senza la grazia. Non era più un angelo. Doveva essere ancora lì. 
Click-psshhh.
Sam tornò con due bicchieri di caffè in mano e una logora borsa di cuoio a tracolla. Una borse che appariva orribilmente familiare. Porse uno dei bicchieri a Dean, poi alzò la borsa, dicendo, «Di Cas.»
«Cosa?» chiese Dean, sistemandosi sulla sedia.
«A quanto pare l'infermiera ha deciso di credere che siamo familiari. Penso che sia solo perché non può controllare. Potrei aver risvegliato un po' del suo spirito natalizio. Comunque, queste sono le cose di Cas, o quello che gli hanno trovato addosso, e sembra che noi dobbiamo prenderla o custodirla o come ti pare.» Sam gli lasciò cadere la borsa in grembo. Dean poggiò il suo caffè su un piccolo scaffale vicino, e prese la borsa tra le mani. Sì. Stessa borsa. Un po' più rovinata sui bordi, con delle macchie scure abbastanza recenti. Sangue asseccato, probabilmente.
Sam gli toccò la spalla. Dean alzò lo sguardo, un po' sorpreso.
Sam gli suggerì, «Potresti parlargli un po'.» 
«E' in coma, Sam.» replicò Dean. La voce gli uscì leggermente impastata. «Non può sentire una sola maledetta cosa»
Sam scrollò le spalle. «Parlagli lo stesso. Non puoi mai sapere.» Gli diede un'altra pacca sulla spalla, una pacca che sapeva di saluto e che sembrava incredibilmente amichevole, e prese un sorso dal suo caffè. «Okay, io vado. Tornerò alle sette circa, va bene?»
Dean annuì, e Sam si voltò verso Castiel un'ultima volta, per dare una pacca anche sulla sua spalla. «Resisti, Cas,» disse. «Facciamo il tifo per te. E si sta avvicinando il Natale, non te lo puoi perdere, quindi riprenditi, huh? Tornerò domattina. Dean rimarrà qui con te. E' proprio qui.» 
Sam se ne andò. E Dean era da solo con i click-psshhh, e con un silenzioso, immobile Castiel.
 
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Il caffè si raffreddò prima che Dean si ricordasse di berlo.
Alla fine Dean si era spostato sulla sedia più vicina, con la borsa di Castiel in grembo.
Finalmente trovò abbastanza forza per dire, «Hey, Cas,» ma non riuscì a pensare a nient'altro da aggiungere.
Dopo un po' di tempo pensò di aprire la borsa. 
Non conteneva molto. C'era la lama angelica di Cas, con un foglietto attaccato il quale recava la scritta :"Trovata nella manica della giacca - Steve Smith - da mettere tra gli effetti personali." Sotto c'era un piccolo e pulito insieme di stracci che poi Dean capì essere una linda camicia abbottonata avvolta con cura attorno a della biancheria, un maio di calzini, e un piccolo astuccio che conteneva uno spazzolino economico, un minuscolo dentifricio da viaggio, un rasoio scadente e un piccolo deodorante.
Beh, a quanto pare Cas aveva imparato come equipaggiarsi per i viaggi da umano. Dopo tutto si era adattato.
Dean avvolse tutto come meglio potè, poggiandolo aul piccolo tavolo accanto al letto di Castiel, e tornò a guardare nella borsa. I vestiti stavano nascondendo un quaderno blu ad anelli con una penna a sfera incastrata nella spirale d'anelli. Sotto di quello c'era un'altro piccolo astuccio contenente due dollari in banconote, un nichelino, tre centesimi, una chiave di una macchina, e un paio di carte d'identità. Dean tirò fuori i documenti dalla custodia per dargli un'occhiata.
Una era solo una tessera a clip che diceva, "Ciao, sono STEVE". Dean aveva visto Castiel portarla un paio di mesi fa, al Gas-n-Sipo di Idaho.
L'altra era un genere più formale di carta d'identità da dipendente del Gas-n-Sip. Aveva una foro di Castiel etichettata al di sotto col nome Steve Smith, insieme ad un numero identificativo, l'indirizzo del negozio, e il numero aziendale della Gas-n-Sip. Deve essere così che l'ospedale aveva rintracciato il capo di Castiel, che a quanto pare aveva il numero di Dean. 
Dean studiò la foto. Nelle rare occasioni in cui riusciva a evitare i suoi cipigli strabici, Castiel si apriva in uno sguardo innocente e sincero che era allo stesso tempo estremamente bizzarro e assolutamente tenero. Era quella l'espressione che aveva nella foto: le sopracciglia inarcate, i grandi occhi blu così allargati e luminosi che sembrava avessero visto tutto il mondo per la prima volta. C'era anche un sorriso a malapena distinguibile che tirava leggermente gli angoli della sua bocca. 
Sembrava più felice di quando Dean lo avesse mai visto. 
Deve essere stato quando aveva appena avuto il lavoro, pensò Dean. 
Dean rimise le due tessere nell'astuccio, mise l'astuccio vicino al piccolo ammasso di vestiti, e poi raccolse il quaderno blu. Era un economico quaderno a righe con una composizione di anelli di metallo, uno di quelli che i ragazzini userebbero per prendere appunti a scuola. Aveva l'aria spiegazzata e rugosa, come se fosse stato tenuto per molto tempo e veniva scritto abbastanza spesso. Lo aprì di scatto. La prima pagina diceva, con la scrittura elegante e ordinata di Castiel:
                              _________________________________________________
 
Cose da chiedere a Dean quando chiamerà:
1. chiedere se lui sta bene / Sam sta bene
2. valutare se chiedere di poter tornare indietro (chiedere con cautela)
3. altro:
- perché Dean non voleva farmi parlare con Sam? Anche Sam è arrabbiato con me?
- Novità su Metatron? Sugli angeli? Sulla traduzione della tavola?
- Come posso aiutare? Ci deve essere un modo in cui posso ancora aiutare. 
- Ricordare a Dean che non posso sentire le preghiere ora - se stava cercando di raggiungermi tramite preghiera non l'avrò sentito. 
- Gran bisogno di consigli per i soldi.
- cosa coinvolge l'acquisto di una macchina.
- identificazione/dati di cittadinanza per un lavoro? E' già servito diverse volte.
- Se potrebbe darmi dei consigli su forme di autodifesa che non coinvolga l'uccidere le persone con la lama ogni volta. Non voglio uccidere.
- Tagliarsi i capelli? Deodorante? Ho già imparato la pulizia dei denti e dei capelli al rifugio ma ho molte altre domande. Ho bisogno di apparire presentabile. Devo integrarmi.
- consigli sul vestirsi. Più sfumature di quanto pensassi. Gran bisogno di integrarmi.
- assistenza su come trovare posti per dormire se non ho soldi; non voglio mettere in pericolo delle persone in un altro rifugio come l'altra volta. Ho bisogno di stare da solo, ma dove dormire? 
- consigli sul cibo. Quanto cibo è necessario / quanta fame è normale?
- E' un cattivo segno di salute se tremo tutta la notte, tutte le notti. Ora è Settembre - la temperatura scende di notte nel parco. E' pericoloso o è solo fastidioso. 
- come controllare la paura - questo farà far pensare Dean meno di me - Da non chiedere.
- come fermare i brutti sogni
                      _________________________________________________

Dean rimase seduto e fissò la lista, la bocca asciutta.
Click-psshhh.




1 = Grande Kahuna: Il termine hawaiiano Kahuna era in origine riferito al titolo per designare un uomo di conoscenza spirituale, un esperto, un maestro, uno sciamano della cultura Huna polinesiana. In questo caso, Dean si riferisce al film "The Big Kahuna" dove viene usato il significato in cui questo termine si usa per descrivere un pesce dalle dimensioni ragguardevoli




Note finali della traduttrice (oh, mio Dio, quanta importanza):
Beh, salve! *agita una manina*
Io sono niclue, iscritta su questo sito da quest'estate ma dove bazzicavo già da un po'. Il mio contributo come autrice e quasi nullo, mentre potrei aver terrorizzato recensito un paio di autori. I poveri malcapitati mi riconosceranno come la tizia dalle recensioni lunghe in perfetto stile Manzoniano (o, peggio, tambler gherl) dove per la maggior parte del tempo insulto gli scrittori. I regret nothing. 
Comunque, ho trovato questa bellissima storia (che, se potete, vi consiglio di leggere in originale
qui) e ho subito chiesto il permesso di tradurla. Così, tanto non avevo niente da perdere e nessuna vita sociale
E' la primissimissima traduzione che pubblico, e l'ho fatto dopo aver chiesto pareri su pareri (a.k.a. la mia migliore amica. Sì, Giulia, è il tuo momento di gloria) e sono più nervosa che manco al Trinity.
Spero che il primo capitolo sia uscito leggibile e almeno decente, in caso contrario vorrei saperlo, e grazie tante. 
I capitoli sono belli lunghi (questo è il più corto, mi sembra) ed è stata una gran genialata da parte mia cominciare appena prima del rientro a scuola (yeee!) così avrò ancora meno tempo per tradurre! (Ammirate i cervelli dello scientifico) Quindi, penso si dovrà aspettare un po' per ogni capitolo, ma la finirò, giuro sul pandoro che mi aspetta in cucina (e il pandoro è il pandoro, gente).
Eh, già, ora gli autori che non mi avevano riconosciuta lo avranno fatto di sicuro ora. Che bello.
Ora la finisco, che 'ste note escono più lunghe del capitolo tra 'n po'.
Ciaaaaao, alla prossima!

PS: l'autrice ha detto (leggasi sopra) che il rapporto tra Dean e Castiel è platonico, ma che lo si può vedere come pre-slash se si vuole.
Destiel shippers: non c'è nulla di esplicito, ma non serve tanta fantasia per immaginarsi qualcosa di più *occhiolino*occhiolino*gomito*gomito*
 
   
 
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