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Autore: Witness_of_the_night    06/01/2015    1 recensioni
Tutto inizia molto semplicemente: un uomo in preda a dubbi artistici, una ruota panoramica e una ragazza. Due cuori e due anime, due persone che diventano una coppia e si trovano ad affrontare il destino, tra speranze e dubbi, tra amore e dolore. Ma si sa, non tutto va come si spera.
"Ma appena la cabina si era posizionata davanti ai suoi occhi aveva notato che era occupata e la ragazza che c'era dentro non voleva uscire.
«Ehm, dovresti uscire!» aveva detto. La ragazza a quel punto si era voltata, mostrandole due occhi profondamente verdi e arrosati.
«Ehm..Ho pagato due giri.» aveva bisbigliato lei rivoltandosi. «C'è spazio per due se vuoi!»"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto è iniziato così dal nulla che nessuno dei due se lo aspettava.
Direi troppo semplicemente per quanto possa riguardarmi.Santa Monica, una ruota panoramica e una cabina già occupata!
Jared quel giorno voleva stare solo,solissimo e pensare.
Stavano mettendo in cantiere un nuovo album, un nuovo capolavoro, totalmente diverso dal solito, ed aveva paura che i suoi seguaci non l'avrebbero ne apprezzato ne capito.
E qundi era uscito lasciandosi dietro un fratello in mutande che girava senza meta nella speranza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti senza dover uscire di casa.
Era uscito ed era arrivato con un taxi fino a Santa Monica per godere della vista della sua Città degli Angeli dal punto più alto della ruota panoramica.
Riteneva quel posto magico, un posto perfetto per riflettere sulle sue angoscie. Perché da li riusciva a vedere tutta la sua meravigliosa città, quella città che gli aveva dato tanto, che l'aveva aiutato a rialzarsi dall'inferno in cui era capitato in gioventù.
Aveva scritto anche una canzone su quella città, canzone che si trova in suddetto album. Aveva paura che la gente non avrebbe capito i sentimenti che quella canzone volesse esprime.Quindi si era diretto li, a Santa Monica e aveva fatto una fila interminabile per salire su una di quelle cabine.
Ma appena la cabina si era posizionata davanti ai suoi occhi aveva notato che era occupata e la ragazza che c'era dentro non voleva uscire.
«Ehm, dovresti uscire!» aveva detto. La ragazza a quel punto si era voltata, mostrandole due occhi profondamente verdi e arrosati.
«Ehm..Ho pagato due giri.» aveva bisbigliato lei rivoltandosi. «C'è spazio per due se vuoi!» aveva sussurrato poi con tono grave e debole.
D'altronde lei, in quel giorno, voleva stare sola e basta, e rimurginare sulla notizia che aveva ricevuto. Ma vedendo la faccia di quel tipo, si era arresa giungendo alla conclusione che quel tipo sarebbe salito su quella cabina con o senza di lei.
Jared non se lo fece ripetere due volte, anche perché quella ragazza era abbastanza carina, non era bionda, ma era di una bellezza eterea, raffinata e tristemente spenta in quel giorno.Si era tuffato nella cabina qualche secondo prima che la chiudessero e che ripartisse per il suo viaggio.
Però, appena dentro, si rese conto ed era pentito della scelta che ha fatto,aveva mandato a puttane il suo piano di solitudine.
Ma, d'altronde, quella ragazza era estremamente silenziosa,come se volesse sparire in quel preciso istante. Quindi, Jared si convinse che poteva riflettere anche se lei era con lui. Eppure lui, non riusciva a toglirle gli occhi di dosso.
Quella ragazza aveva un non so che di strano, che lo incuriosiva molto.
Lunghi capelli neri mossi -quasi ricci-, enormi occhi verdi, nasino all'insù, labbra carnose, fisico non da modella, ma accettabile, gambe lunghe, seno prosperoso...
Ma chi la diamo a bere, la cosa che più attirava Jared di lei erano i suoi occhi. Quegli occhi erano profondi pozzi verdi. Troppo profondi persino per lui.
Erano tristemente spenti e accesi nello stesso tempo. Erano così verdi da ipnotizzarlo.
In quel momento si sentiva perso, totalmente perso in quegli occhi. Quegli occhi stregavano, molto più di quanto non facessero i suoi. Perché si, doveva ammetterlo, i suoi occhi erano davvero belli, ma quelli di quella ragazza erano qualcosa di indefinibile per lui.
Si sentiva stupido lui, in quel preciso istante, si sentiva il più stupido della terra. Aveva sviluppato il bisogno di sapere qualcosa di lei, qualsiasi cosa, ma doveva sapere. Ma il fatto era che non sapeva come articolare un discorso con lei in quel momento, quindi si tuffò.
«Allora...ti piace la ruota panoramica?» si era maledetto per una domanda del genere,una stupidità tale da farlo vergognare di averla pronuciata fino a farlo arrossire.La ragazza, d'altro canto, si era voltata verso di lui fissandolo in quegli occhi color oceano, ocenano profondo, per qualche secondo, domandandosi perché quell'uomo volesse parlare proprio con lei, proprio quel giorno.Jared, davanti al mutismo di quella ragazza, si era arreso pensando che avesse capito quanto quella domanda fosse stupida e quindi aveva messo in moto il cervello per pronunciarne un'altra di maggior intelligenza. Quando la ragazza l'aveva completamente spiazzato.
«Si, molto.» aveva detto con tono spento. Quel tono fece pensare a Jared che fosse solo un modo cortese per sviare la domanda.
«Ne sei sicura?»
«Si.» aveva pronunciato abbozzando un sorriso, o almeno provandoci.
«Come ti chiami?» aveva chiesto curioso, preso ormai da quella ragazza.
«Perché vuoi saperlo?» aveva chiesto lei tornando a guardare il panorama che si stagliava davanti ai loro occhi.
«Per conoscere qualcosa di te!» aveva risposto Jared sincero.
«Tanto lo dimenticherai!»
«No, questo non è vero!» aveva esclamato davanti a quelle parole, ma se n'è pentii subito, aveva esposto troppo di se,con cinque semplici parole. E questo non se lo poteva permettere, non lui. Non Jared Leto. «Cioè, tu prova a dirmelo, poi se caso mai ci rincontreremo vedrai. Ho una gran memoria io!» continuato allo sbaraglio, tentando di salvarsi da quel piccolo errore commesso.
La ragazza aveva prima mostrato un sorriso amaro e poi aveva risposto: «Lena, mi chiamo Lena!»
Lena. Jared aveva ripetuto mentalmente quel nome centinaia di volte, non perché volesse ricordarlo, quel nome si era impiantato nella sua mente già quando lei l'aveva pronunciato la prima volta. No, lui l'aveva ripetuto mentalmente centinaia di volte per accarezzarne la cadenza, la dolcezza e la grazia di quel piccolo insieme di lettere che davano vita a un nome: Lena.
Lei l'aveva pronunciato con un tono talmente dolce e ammaliante che lui aveva chiuso gli occhi ascoltandolo. Ormai vittima di tanta dolcezza e purezza da essere ipnotizzato da quel nome, e non poter fare a meno di ripeterlo.
«E' un bel nome: Lena! Mi piace!» aveva avuto la necessità di dirle cosa pensava, almeno in parte, sul quel nome e quella persona che ormai l'aveva stregato.
«Grazie!» Lena aveva sorriso, quell'uomo aveva avuto la capacità di farla sorridere in quel giorno orribile.
«E tu, come ti chiami?» aveva chiesto, ormai curiosa di sapere chi fosse quell'uomo dagli occhi del colore dell'oceano. Tanto belli, quanto sofferti. Quegli occhi erano lo speccio di un anima che non aveva pace, ed erano così azzurri che ne rimase ammaliata a tal punto da maledire quegli occhi.
«Facciamo così, la prossima volta che ci rivedremo, te lo dirò, Lena!» aveva sussurrato Jared, preso alla sprovvista da quella ragazza che non sapeva chi era, anche se un po' se lo aspettava. Glielo si vedeva in faccia che non era il tipo che si attacava alle persone famose, era un tipo che dava più senso a vivere la propria vita come voleva lei. E a lui era balzata in mente questa cosa, come se fossero in un film.
Ma la realtà era che Jared sapeva benissimo che si sarebbero rincontrati. Sarebbe successo, senza se e senza ma. Loro si sarebbero rincontrati. Anche se fosse stato lo stesso Jared a cercarla.
Le lasciò un sorriso e balzò giù dalla cabina,tornado alla sua casetta adorata e da suo fratello in mutande con una promessa in testa. Avrebbe rincontrato quella ragazza a ogni costo perché ormai era dipendente da quegli occhi.
Erano passati i giorni, i mesi. Jared aveva estinto i suoi dubbi, aveva creato un vero e proprio capolavoro artistico e tutti i suoi fedeli seguaci erano riusciti a capirlo e ad apprezzarlo.
L'uinica cosa che ancora doveva succedere era lei. Lena.Aveva provato a cercarla, si, questo è vero. Però c'erano così tante Lena a Los Angeles che lui stesso si stupì. Aveva sempre pensato a lei come ad una persona unica, non solo negli occhi, ma anche nel nome. Così dolce e gentile nelle sue quattro lettere.
Quella ragazza era diventata il suo sogno e il suo incubo.
Si trovava spesso a rivivere quella scena così breve, ma così intensa persino per lui.
Alla fine si era arreso, non sarebbe mai riuscito a trovarla. Quindi si affidò al destino, perché sapeva che prima o poi si sarebbero rincontrati.
Quel prima o poi divenne tangibile divenne una fredda sera d'ottobre.
Era di nuovo a Santa Monica, questa volta non per riflettere, ma semplicemente per divertirsi con i sui amici.
Di nuovo la fila interminabile e di nuovo la cabina, dire che Jared per un momento impercettibile aveva sperato che ci fosse lei in quella cabina è inutile.
La cabina era vuota, come lo era stata nei giorni precedenti. Perché si, Jared era tornato li nei giorni precedenti con la speranza di trovarla lì dentro.
Poi, fu tutto così veloce che neanche lui se ne accorse. Balzò nella cabina e qualche secondo dopo, sentì la cabina abbassarsi di livello sotto il peso di un altra persona. Istitivamente si girò, trovandosi due enormi occhi verdi che lo fissavano. Erano ben diversi dall'ultima volta che li aveva visti. Anzi, era ancora più belli. Accesi da una vitalità contagiosa, e sempre più verdi.
Quegli occhi, quel giorno, erano ancora più ipnotizzanti di quando li aveva visti la prima volta.
Lena. Lena era lì, le sue speranze non erano, poi, state tanto vane.
«Lena!» esclamò. Era felice, che dire. Era immensamente felice di averla rivista e non sapeva spiegarsi nenanche il perché.
Lei lo guardò accigliato, ma poi riconobbe quell'uomo. Quell'uomo con cui non aveva scambiato si e no quattro chiacchere quel girono della sua vita, su quella cabina. Quello che le aveva promesso, anche se implicitamente, che si sarebbero rincontrati. E, a quanto pare, aveva ragione.
«Vedi, ricordo il tuo nome!» si era vantato Jared strappandole un sorriso. Jared ne rimase ammalito. Lena aveva un sorriso meraviglioso e scorgeva della vita in lei, della vita che la prima volta che si sono incontrati non aveva visto.
Lei era bellissima, che dire.Era quella ragazza che aveva torturato i suoi pensieri nei mesi precedenti.
Ed era li, con la vivacità negli occhi e un pallore aggiacciante in volto.
«Complimenti. Ma adesso mi devi dire come ti chiami, ricordi? Avevi detto che se ci saremmo rincontrati me lo avresti detto!» puntualizzò lei in un sorriso.
Da quel giorno, la mente di Lena era stata piena di quel viso, di quegli occhi color oceano, fino al punto di maledirli. Lena aveva lottato per arrivare a mantenere una promessa fatta a uno sconosciuto che le aveva rapito mente e cuore con quattro chiacchiere e uno sguardo. Quel giorno, Lena era felice di rincontrare quello sconosciuto, come se lui fosse la sua cura.
«Giusto, hai ragione Lena. Io mi chiamo Jared!» aveva risposto lui con un sorriso stampato in viso. E Lena, già rapita dai suoi occhi, fù rapita anche dal suo nome.
«Beh, Jared, anche tu hai un bel nome!» sorrise. Sorrise felice di rincotrare la causa per cui aveva lottato in quei mesi.
Al giro sulla ruota panoramica seguì una passeggiata, , poi una cena e infine un gelato. Jared pensò che stavano bruciando troppe tappe e troppo in fretta, però vedendo quel volto felice e sorridente non poteva farne a meno.
Lena nel corso di quella magica serata aveva raccontato a Jared gran parte della sua vita, omettendo solamente quel piccolo dettaglio contro il quale stava combattendo. Jared ne rimase ammaliato, quando lei parlava, lui ne era completamente rapito e affascinato.
Non poteva fare a meno che perdersi nella dolcezza della sua voce e delle sue parole. Non poteva fare a meno di fissare le labbra di lei, erano così morbide e delicate. Si è trovato nell'arco della serata a desiderare quelle labbra, voleva baciarle, mordicchiarle e sentirle sue.
Quella ragazza l'aveva stregato, preso e non lo voleva lasciare andare.
In tutte quelle chiacchere, si era trovato anche lui a parlare di se, della sua storia, di se stesso, di tutto quello che aveva passato. Aveva esposto tutto se stesso a Lena, si era fidato subito di lei. Cosa alquanto strana per lui, visto che faceva molta fatica a fidarsi delle persone.
Si erano detti qualsiasi cosa si potessero dire, anche i minimi dettagli ed entrambi avevano memorizzato tutto immediatamente.
C'era qualcosa tra loro, qualcosa di grande, qualcosa di speciale e unico che nemmeno loro sapevano di avere.
Erano ormai le tre di notte, e loro erano su una collina a Hollywood, illuminati dai fari della macchina di Jared a guardare le stelle, quando la situazione cambio...
«Jared, per cosa vivi tu?» aveva chiesto Lena, il viso pallido rivolto al cielo, gli occhi immensamente verdi persi tra le stelle.
«Per realizzare i miei sogni.» rispose Jared.
«E mettiamo il caso che ti rimane poco tempo da vivere...Per cosa vivresti?»
«Vivrei per quello che amo di più.» bisbigliò Jared.
Nell'istante in cui pronunciò quelle parole, nel cuore di Jared si era inciso un nome: Lena. Si era girato guardandola negli occhi, quegl'occhi profondamente verdi che ormai gli avevano rapito il cuore.
Lena lo fisso per qualche attimo negli occhi, perdendosi in quell'oceano, capendo che ormai ne era totalmente rapita e che non poteva farne a meno.
«Jared, posso chiederti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi Lena!»
«Mi baceresti?» Jared non se l'era fatto ripetere due volte. Prese il suo viso tra le mani, la fissò in quei pozzi verdi per qualche secondo poi unì le sue labbra con quelle di lei,morbide e delicate. Chiusero gli occhi entrambi, facendosi trasportare dal bacio.
Le loro labbra si assaporavano, si mordicchiavano,le loro lingue si rincorrevano in una danza di passione intensa. Non volgare passione, no! La loro era una passione intrisa di sentimento. Un sentimento forte. Era un bacio così pieno di sentimento che i loro cuori iniziarono a battere all'unisolo.
Si staccarono solo quando il necessario bisogno di ossigeno si fece sentire. Si guardarono negli occhi per qualche istante infinito come a rendersi conto di tutto quello che era successo.
Poi Lena si volto e inizio a camminare per tornare indietro. Jared era spiazzato.
Lena gli aveva fatto un tale effetto che non se lo aspettava. Desiderava da tutta la sera di poterla baciare e adesso che era successo ne era completamente spiazzato. Aveva provato così tanti sentimeni solo in quel attimo in cui si sono baciati che non riusciva a spiegarseli. E adesso, lei andava via, come se niente fosse.
«Lena, aspetta!» gli  corse dietro, come un bambino.
Non voleva che lei se ne andasse. No, lui voleva baciarla ancora e ancora.
«Lena dove vai? Aspetta!» ormai l'aveva raggiunta.
«Vado a casa Jared. Addio!»  aveva detto addio, ormai consapevole del suo destino e anche un po' dispiaciuta di dover dire addio a quell'uomo che ormai l'aveva rapita.
Jared la guardava allibito.Si chiedeva perché gli avesse detto addio e non un semplice ciao. Si chiedeva perché lei se ne stesse andando così. Lui non voleva perderla. No. Lui voleva stare con lei, voleva viverla.
«Resta con me.Lena resta con me!» non si era controllato. Ormai il cuore aveva preso il sopravvento e l'aveva portato dirgli cosa voleva in quel momento.
«Per quanto?»
«Per sempre!» il cuore gli aveva azzerato la ragione. Ma era quello che veramente desiderava. Lui voleva Lena vicino per sempre.
«Non esiste il "per sempre", Jared!» aveva ribadito lei.
«Allora per il resto della mia vita!» Jared la voleva. La voleva accanto a tutti i costi.
«Non sarebbe per il resto della tua vita Jared, ma sarebbe per quanto mi rimane della mia!» aveva risposto lei sorridendogli dolce e carezzandogli la guancia.
«Ti prego Lena, non andare. Spiegami. Io voglio che tu stia con me!» ormai era giunto a supplicarla. Non poteva perderla, no. Non se lo sarebbe perdonato. La voleva accanto.
«Non posso Jared. Non mi rimane molto da vivere. Ho la leucemia!» si era sentito il mondo crollare addosso in quel momento. Lena. Lena, una persona così speciale aveva la leucemia. Come aveva fatto a non accorgersene? Il pallore, la stanchezza che si faceva spazio quasi sempre metre camminavano. Come?
«Ti prego Lena. Resta. Ti curerai, ti pago tutto io. Guarirai. Ci sarò io. Ma ti prego, resta con me!» aveva sorriso amaramente Lena. "Guarirai" gli aveva detto, gli stava infondendo speranza, quella che aveva perso da tempo. Ma Lena sapeva che non sarebbe guarita, come se avesse un sesto senso che glielo prediceva!
Jared vedendo quel sorriso amaro si era fatto avanti. L'aveva stretta forte tra le sue braccia baciandole dolcemente i capelli. Lui non voleva crederci. Aveva trovato una persona così speciale, e il destino voleva portagliela via. No, non lo avrebbe permesso. Mai e poi mai. Lena doveva restare accanto a lui.
«Lena, vedrai, c'è la faremo. Insieme!» Lena sentendo il plurare di quella frase si aggrappo a lui e fece scorrere quelle lacrime silenziose che ormai tratteneva da troppo,troppo tempo.Lui le stava offrendo un fututo, della speranza..le stava offrendo se stesso. E lei?
Lena non potè fare a meno che restare con lui. Aveva seguito quello che le diceva il cuore e aveva accettato di passare quello che rimaneva della sua vita con lui.
Quella stessa notte avevano raccattato le poche cose dall'appartamento della ragazza e lei era andata a vivere con Jared.
Nei giorni successivi Jared le aveva fatto fare tutti gli esami possibili ed aveva pagato un medico affinché li seguisse in tour. Lena doveva andare e stare con lui sempre.Lena aveva provato ad opporsi, ma Jared era fin troppo testardo.
Erano andati in tour, tutto andava bene e Lena stava persino migliorando. Constance, Shannon e Tomo la adoravano. E lei era felice.
La loro relazione era così intensa, così profonda e così segreta. Aveano deciso di lasciare tutto nell'ombra finché lei non sarbbe guarita. E a detta di Jared non era una cosa così lonatana! Lena non ci credeva, anche se stava migliorando negli ultimi tempi, non riusciva a focalizzare la sua guarigione. Però teneva questo pensiero per se, evitando così di far preoccupare Jared ulteriolmente.
Erano riusciti a tenere il segreto molto bene. Tutti pensavano ancora che Jared Leto, rockstar internazionale, fossa ancora un "bocconcino single"! A detta delle intervistatrici.
Erano ormai giunti a Milano con il tour. Era il due Novembre. L'aria milanese era fredda e il calore degli italiani che cantavano a squarcia gola riscaldava quella fredda sera. Era tutto bellissimo.
Gli echelon saltavano e si godevano la migliore notte della loro vita. Lena sorrideva felice nell'angolo nascosto sotto il palco in cui si trovava sempre. Era tutto perfetto!
Jared su quel palco si sentiva bene, libero, leggero. Su quel palco si seniva bene, riusciva a dimenticare tutti i problemi che lo circondavano, riusciva a essere veramente se stesso, al di là dei problemi, al di là delle maschere, al di là di tutto. Lui era Jared, semplicemente Jared su quel palco. Non era nessun'altro se non Jared, il piccolo ragazzino della Luisiana che sognava di fare arte.
Lena guardava tutto dal suo angolino, viveva le emozioni che lui viveva, la gioia, l'amore, la felicità, la libertà. Era bellissimo, lei si sentiva bene anche solo a vederlo li sopra a fare la cosa che amava di più.
Doveva ammettere che con Jared non aveva trovato solo una persona speciale, ma aveva trovato una vera è propria famiglia. Shannon era, si, un animale, ma era pur sempre la persona più dolce e gentile del mondo, ed era quello che più assomigliava ad un padre e ad un fratello maggiore, come quelli che non aveva mai avuto.
Tomo era diventato il suo migliore amico, il suo confidente e colui che le aveva insegnato le migliori ricette culinarie al mondo.
Constance era una persona meravigliosa, la madre perfetta, l'aveva presa a cuore subito e l'aveva considerata la sua seconda madre.
E Jared... Jared era semplicemente meraviglioso, si prendeva cura di lei, la faceva sentire amata, la faceva sentire bene. Era dolce, amorevole e, si, stronzo al punto giusto. Il mix perfetto di un uomo adatto a lei, anche se il suo principe azzurro se l'era immaginato un tantino diverso. Forse con i capelli più corti e senza treccine.
La sua vita era cambiata,aveva trovato una famiglia,delle persone che la amano, la felicità che ha provato in questi tempi,e tutto il resto le sembrava una pugnalata profonda al cuore.Il punto era un altro,sapeva che presto li avrebbe persi e questo la faceva sentire male, terribilmente male.
Nel frattempo Jared incitava il pubblico come al solito, facendo il pazzo e lanciandosi tra la folla,Lena lo seguiva con gli occhi guardando ogni suo movimento.
Lui le fece un occhiolino arrancando tra la folla, è un attimo poi scompare tra essa, e la sua voce viene come strozzata.
Lena, in un primo momento pensa che è tutto normale, che gli sarà caduto il microfono, ma la folla che pian piano si immobilizza le fa cambiare idea, e la porta ad uscire allo scoperto. Esce dal suo angolino riparato da tutto e tutti e si dirige alla transenna, dove Jared poco prima era scomparso. La folla è in silenzio.
«JAREEEED.» il suo grido risuona tra la folla, Shannon era apparso al suo fianco.
e si butta al di là della transenna, immergendosi tra la folla. Ne esce con Jared in sapalla, sorridente ma bene.
«Ehi, tranquilla! Sto bene, sono solo scivolato.» sussurra riemargendo dalla folla. Lena fa un sospiro di sollievo buttandosi tra le sue braccia e lo strinse a se.
«Mi hai fatto preoccupare.» sussurra piano lei. Forse in quel momento si erano dimenticati che c'era un intera folla a guardarli, e forse era per questo che si baciarono.Fu un momento intenso, dolce e straordinario ma durò decisamente poco.
Forse per la stanchezza, forese per lo sbalzo d'adrenalina che aveva subito, ma Lena cadde priva di sensi tra le braccia di Jared.
A quel punto la preoccupazione prese il possesso del cuore di Jared e mentre la chiamava a gran voce per frala rinvenire corse via, nel backstage a chiamare lo staff medico che da un po' li segue.
I medici lo rassicurarono che non era niente, che era tipico della malattia, che era solo svenuta, che non c'era niente di cui preoccuparsi. Il cuore di lui parve rassicurarsi solo quando lei aprì gli occhi.
Quello che successe dopo fù un casino,ogni giornale scandalistico parlava di Jared Leto e della sua misteriosa ragazza,in qualsiasi prima pagina come copertina c'erano loro due che si baciavano tra la folla e tutti non facevano altro che parlare di loro. Era straziante, ogni paparazzo che lo fermava per strada chiedeva di lei e le fan chiedavano di conoscerla. La stampa era in delirio, e il primo soggetto delle critiche era lui. E ne dicevano di cotte e di crude. Si sentiva soffocato e così non faceva altro che soffocare lei. Erano agli stremi, non uscivano dalla stanza dall'albergo se non per i concerti, passavano la maggior parte del tempo chiusi lì dentro e la tensione aumentava.
Non facevano che litigare, Lena voleva uscire ma Jared non sopportava più i media. Le urla ecceggiavano per la stanza, tra rabbia e dolore.
«Jared, non c'è la faccio più.Voglio uscire da qui dentro!» diceva lei esasperata per l'ennesima tappa del tour passata chiusa in una stanza.
«Lo so, anche io vorrei farlo. Ma quelle iene non fanno altro che aspettarmi al varco per ricoprirmi di merda, se fossi solo io me ne fregerei, ma ci sei anche tu e non voglio questo per te.»
«Jared, io non posso rimanere sempre chiusa qui dentro.»
«Lo so, però dobbiamo prima far calmare le acque.»
«No, forse tu non hai capito, non ho il tempo di rimanere chiusa qui dentro. Non posso aspettare che si calmino le acque, non ne ho il tempo. Questi sono i miei ultimi gioni sulla terra non posso sprecarli così.»
«Lena non-»
«No, Jared. Non voglio sprecare i miei ultimi giorni in una stanza d'albergo. Ti capisco, non vuoi che mi immischino in qualsiasi cosa losca stiano tramando, ma per l'amor di dio, non puoi lasciarmi qui dentro. Non puoi farmi questo, non puoi perché ti amo, e non puoi non lasciarmi vivere questa poca vita che mi rimane. Se anche tu, mi vuoi un minimo di bene, ti prego usciamo.» le sue parole lo fecero cadere indietro su una sedia, non sa precisamente se per il dolore di sentirla parlare come se non avesse speranze o se per quelle due parole così importanti.
«Lena, cosa hai detto?» chiese lui.
«Che voglio uscire.» disse esasperata lei.
«No, prima.»
«Che non puoi lasciarmi qui dentro.»
«Dopo.»
«Oh mio Dio, Jared. Cosa ho detto? Cosa vuoi che abbia detto?» disse ormai esasperata.
«Calma, Lena calma.» prese un profondo sospiro. Era strano ripetere una cosa così ad alta voce «Hai detto che mi ami!»
«Quindi? Si, ti amo che c'è di sbagliato?»
«Niente. Solo, ti amo anch'io.» dirlo ad alta voce rendeva tutto più reale,più profondo e più puro.
«Ja-ar, davvero?»
«Si, ti amo. E Lena, questi non sono i tuoi ultimi giorni sulla terra, ne avremo di altri, ne avrai. Tu non morirai, credimi. Guarirai. E non ti permetterò mai più dire certe cose, mai.» disse lui prendendole il viso delicatamente per poi baciarla.
Quella fu la svolta, Jared presentò Lena ai media come la sua ragazza, ne parlarono per un po', però vedendoli sempre in giro beatamente la notizia fu subito surclassata da qualche altra celebrità che aveva fatto il solito scandalo. I mesi passavano, i giorni e i monenti insieme erano sempre più intensi tra i due. Sembrava andare tutto bene, erano felici e innamorati. Sembrava tutto prefetto... poi ci fu quella telefonata.
«Grazie per le informazione, dottore.» disse lei abbattuta.
«Mi dispiace, signorina. Davvero.»
«Non si preoccupi!» disse piano e attacco il telefono. Si voltò verso Jared che era vicino alla porta e aveva osservato e ascoltato tutto quello che lei diceva al telefono. Il suo sguardo diceva tutto, i suoi grandi e vivaci occhi verdi erano spenti, come se il minimo briciolo di speranza fosse morto in quel preciso istante.Lui riusciva a leggere tutta la situazione in quegl'occhi. Ed era impossibile. Il suo sguardo pieno si speranza si era trasformato in puro dolore, e non voleva crederci. Non ora. Non ora che finalmente avevano iniziato a vivere alla luce del sole!
«Jar io...»
«No, Lena no. Non è possibile. Non accadrà mai, non lo permetterò.» disse lui, non si voleva arrendere. Non poteva farlo, no. Lui amava Lena e non poteva lasciarla andare.
«Jared, il medico ha detto -»
«Non mi interessa che ha detto il medico, non lo permetterò!» e così dicendo il cantante uscì sbattendo la porta e lasciando Lena li da sola.
I giorni seguenti furono un trambusto. Si poteva dire che Jared non avesse perso le spernze, ma la sua era pura e semplice disperazione. Avevano spostato le date del tour a data da stabilire e non facevano altro che saltare da un medico all'altro. Però tutti gli davano la stessa dolorosa risposta. Avevano diagnosticato a Lena altri 30 giorni di vita e lui non poteva crederci, non voleva crederci.
Ogni volta che uscivano da uno studio medico con la stessa risposta la sua rabbia contro il destino cresceva e Lena era sempre più distrutta.
Più i giorni passavano e più lei diventava debole e stanca. La sua pelle diventava sempre più pallida fino a diventare cadaverica. Lui la vedeva morire sotto i suoi occhi e non poteva fare niente se non girare di medico in medico.
I giorni scorrevano veloci, forse anche troppo, Jared vedeva Lena morire sotto i suoi occhi e lui...Lui moriva lentamente e constantemente insieme a lei. Non poteva fare niente ormai, ma non voleva arrendersi, non poteva arrendersi. Lui non poteva lascirla morire, glielo aveva promesso. Le aveva promesso che c'e l'avrebbe fatta, che c'e l'avrebbero fatta insieme non poteva lasciarla morire.
«Signor Leto, mi dispiace, ma -» aveva iniziato l'ennesimo medico.
I due non ricordavano neanche il nome di questo, e Jared non sapeva neanche perché continuava a fare questa cosa, se per puro masochismo o se per avere sparanza che aveva perso da tempo.
«No, la prego non mi dica anche lei una cosa del genere. La prego.» supplicava il cantante con la testa tra le mani ormai disperanto.
«Signor Leto, non posso dirle una cosa che non è vera. Non posso mentirle in queste circostanze, mi dispiace.»
«Ma ci deve essere qualcosa che si può fare, una qualsiasi cosa.» ormai Jared era arrabiato con il medico che non riusciva a trovare una soluzione. Era arrabbiato. Ci doveva essere qualcosa, qualcosa che non avevano ancora provato... Una qualsiasi cosa.
«Jared, ti prego basta!» a quel punto Lena non c'è la fece più. Erano giorni che non facevano altro che saltare da un medico all'altro.
Era stanca di sentirsi dire sempre le stesse cose, ed era stanca di vedere Jared ridotto in quel modo. Non c'è la faceva più. «Basta. Non c'è la faccio più, ti prego!» aveva continuato, ormani in lacrime.
«Lena..!»
«No, Jared. Tu forse non capisci, io non c'è la faccio più. Questo è il settimo medico che vediamo in 10 giorni. Non c'è la faccio più. Mi rimangono 20 giorni, voglio viverli non voglio stare in una clinica medica a sentire sempre la stessa cosa, cioè che sono spacciata. Basta. Ti prego, guardami, va bene così. Ok?» le sue lacrime scendevano come fiamme sulle guance e non riusciva e fermarle. Tutto quello che aveva detto era vero, non c'è la faceva più a sentirsi dire che doveva morire.
«No, Lena non è ok. Tu morirai, e io non voglio.» Jared era disperato.
«No, Jared. Io non c'è la faccio. I miei ultimi giorni li voglio vivere, non voglio fare questo sapendo già la risposta. Non voglio. Ti prego Jared, guardami non c'è la faccio più. Ti prego, Jay.»lo supplicò ancora lei.«Guardami, da quanto tempo non mi guardi in faccia senza provare dolore, senza disperarti per trovare una soluzione. Da quando non mi guardi senza pensare che sto per morire e tu non puoi fare niente. Da quanto non mi guardi con lo stesso sguardo pieno d'amore. Sono solo pochi giorni eppure a me sembrano secoli. Sei così disperato nel trovare una cura per me che mi stai trascurando, e questa cosa mi uccide più della malattia. Ti prego Jared, per questi ultimi giorni guardami come mi guardavi prima, ti prego torna ad amarmi come prima.» disse lei piangente.
«Lena, io ti amo come ti ho sempre amata... Ma è proprio perchè ti amo che non posso lasciarti morire!» le aveve preso il viso tra le mani e iniziò ad asciugarle le lacrime con i pollici e poi la baciò con dolcezza. Si era vero, non l'amava come prima, ma l'amava più di prima e non poteva permettere che lei morisse. Era un pensiero al quanto egoistico, ma non poteva permetterlo, non ora che aveva capito che non c'è l'avrebbe fatta senza di lei.
«Jared, ti prego. Lo sai che non puoi fare niente. Ti prego smettila di torturarti così!»
«Lena... Tu mi stai chiedendo di perdere le speranze?» aveva chiesto scioccato lui lasciandole il volto. Lei aveva subito recuperato le sue mani e le aveva baciate con amore.
«Non ti sto chiedendo questo, amore mio. Ti sto chiedendo di lasciarmi andare, è l'unica cosa che ti chiedo, ti prego.» aveva ben capito la sua richiesta. Sapeva bene che lei non aveva mai perso le speranze, però non c'è la faceva a più sentirsi dire che stava per morire.Voleva solo vivere quei pochi giorni che le rimanevano in totatle armonia,voleva solamente  morire felicie.Come faceva Jared a dirle che non poteva lasciarla andare? Non poteva. Quindi l'assecondò.
Avevano smesso di andare di mendico in medico come voleva lei. Avevano fatto le cose più folli e tutte le notti facevano l'amore. Lena era felice, però ogni giono che passava si faceva sempre più debole, sempre più fragile e sempre più pallida. Ogni giorno, quando si svegliava lui la vedeva sempre lì, di fianco alla finestra ad osservare il panorama e ogni volta si voltava verso di lui e le sorrideva piano, dolcemente e i suoi occhi sprizzavano amore da ogni sigola sfumatura di verde. Ogni giorno gli dava il buongiorno e ogni notte, prima di addomentarsi, gli dava la buonanotte ricordandogli quanto l'amava.Il punto è che lui, per quanto si sforzasse, non riusciva a dormire. Aveva paura di perderla durante la notte e di non poterle dirle addio.
Ogni giorno che passava, lui si sentiva morire dentro, peggio di quanto non lo stesse facendo lei, e ogni giorno cercava di convincersi che sarebbe andato tutto bene, che non doveva predere le speranze, che lei sarebbe guarita e che loro avrebbero avuto una lunga vita insieme, magari con dei bambini.
Ma ogni giorno, era sempre peggio. Lei iniziò ad avere anche le crisi in piena notte e l'ansia e la paura di Jared crescevano a dismisura.
Erano passasti 31 giorni, Jared era quasi felice che lei era arrivata oltre la soglia dei 30 giorni di vita, ma comunque non è che stava così bene. Un altra settimana passò, e le speranze di Jared iniziavano a crescere sempre di più ma poi successe l'inevitabile.
«J-J-Jared.» ormai Lena era così debole che non riusciva neanche a parlare. Lui stava guardando fuori la finestra il tramonto rosso che scompariva nel mare quando quel sussurro lo feci girare di scatto. Lei gli sorrise dolcemente mentre lui si avvicinava al letto per carezzarle la fronte e lasciarci un bacio delicato.
«Lena.» accarezzo il suo nome con un sorriso per poi lasciarle un bacio sulle labbra.
«V-voglio andare sulla ruota panoramica. M-mi ci porti?» aveva chiesto in un sussurro. Lui aveva annuito, consapevole dell'inevitabile si affretto ad esaudire il suo ultimo desiderio e si diressero a Santa Monica, dove tutto è iniziato.
Si ritrovarono di nuovo a fare la fila, stranamente povera di persone. Mano nella mano, salirono su quella cabina a vedere quel meraviglio tramonto rosso che si stagliava su LA. Lena sorrideva, stretta tra le braccia di Jared, a vedere una cosa così bella.
«J-Jar, ti amo!» aveva biascicato lei posando un piccolo bacio sulla guancia di lui. «A-abbi cura di te!» aveva continuato lasciandogli una carezza delicata con la mano e poi un bacio sulle labbra. Aveva sorriso.
Le lacrime bagnarono il volto di Jared, sapeva cosa volevano dire quelle parole, sapeva cosa stava succedendo. Jared si lascio baciare, la stinse a se il più possibile finchè le sue forze non vennero meno e morì tra le sue braccia.
Le lacrime scendevano calme e calde sulle guance del cantante e i singhiozzi gli arrestavano il respiro, aveva perso Lena. Aveva perso l'amore.
Si sentiva perso, rotto.Tutto quello che ora riusciva a fare era piangere e soffrire e nient'altro. Era come se avesse perso il suo cuore quel giorno e ci volle molto per realizzare tutto quanto. Ci vollero mesi per ripredersi minimamente.Ci vollero mesi per assimilare la sua morte ed avere cura di se stesso. Ci vollero mesi per far ripredere Shannon e forse ci vorranno millenni per far ripredere se stesso. Anzi forse non ci riuscirà mai. Quel giorno, in quella cabina  aveva perso la persona più importante della sua vita e da quel giorno la sua vita sembrava assurdamente vuota. Forse l'unica cosa che lo faceva andare avanti era il suo lavoro.

****

Erano passati dei mesi, forse troppi. Tra qualche giorno dovevano riprendere il tour, la pausa si era prolungata un po' troppo e ora dovevano tornare a calcare palcoscenici. Ma Jared non se la sentiva affatto, lui non era ancora pronto a tornare alla sua vecchia vita. Si era fatto trascinare in un baratro e sinceramente ora non sapeva come uscirene. Aveva trascinato con se nel baratro anche suo fratello che non fa altro che stargli accanto.
Stava male, talmente male che si trascurava sia nell'anima che nel corpo. Aveva persino smesso di farsi la barba e curarsi i capelli. Agli occhi della gente poteva sembrare un barbone, ma in realtà era solo un uomo rotto dal dolore.
Quindi, cosa poteva fare ora? Lasciarsi morire? Non poteva. Lei gli aveva detto di avere cura di se stesso, anche se in questo modo si stava solo autodistruggendo.
Cosa doveva fare?
Cosa poteva fare?
Lui era distrutto, non riusciva a rialzarsi da questa batosta. Forse perché non faceva altro che tornare lì, su quella ruota panoramica a ricordarla.
Anche oggi si era diretto lì, anche oggi era salito su quella cabina e anche oggi rimaneva seduto su quella panca a rimirare il cielo davanti a lui e anche oggi non faceva altro che perdersi in quei ricordi meravigliosi, di una persona che amava e ama con tutto il suo cuore.
Anche oggi faceva scendere quelle poche lacrime che scendono ogni volta che pensa a lei.
«Vorrei solo sapere come fare a riprendermi da tutto questo.» sussurra nel silenzio della cabina. Sa che non riceverà alcuna risposta, però continua a sperare che tutto quello che gli è successo sia solo un incubo e che appena riaprà gli occhi da quest'incubo troverà i suoi brillanti occhi verdi ancora accesi e vivi che lo guardano con amore. Eppure non è così. «Vorrei soltanto avere la forza di andare avanti.» sussurra ancora. Forse spera che lei lo risponda, ma dopo un po' abbassa la testa e prende un piccolo foglio da dentro la tasca del pantalone. Prende un respiro profondo.
Quel foglio conteneva tutto, tutta la loro storia. La dolcezza, l'amore perfino i litigi. Ma mancava la fine, la tormentata fine che non riesce a scrivere perché non riesce tutt'ora a realizzarla. Sapeva che doveva mettere il punto "fine" a quella canzone, ma non sapeva come. «Vorrei, almeno, poter dire finita questa ma... non ci riesco.» sussurra ancora asciugandosi le ennesime lacrime. Forse, quel giorno, in quel momento sarebbe stato il momento per mettere il punto fine a quella canzone. «Io so che devo andare avanti. Lo devo fare per te. Ma come? Dimmi almeno come.» si sentiva stupido a parlare da solo. Ma ora doveva far uscire un po' del dolore che lo stava massacrando da mesi. «Una volta mi hai chiesto per cosa vivevo. Io ti risposi che vivevo per i miei sogni. L, tu sei uno dei miei sogni e ti ho persa.» sussurra ancora, ricordando quella sera magica. Quella sera in cui si è innamorato di lei. Deglutisce a vuoto, gli fa male quel ricordo. «Oggi ho trovato una nosta istantanea tra le mie cose, mi ricordo il giorno che l'abbiamo fatta. Eravamo a Parigi, ricordo quanto odiavi la mia fissazione per quella città, e ricordo che quello è uno dei miei momenti migliori passati con te. C'è ancora la frase che hai scritto dietro la foto la sera stessa. "Vivi i tuoi sogni, Jar, vivi d'arte!" E' questo quello che vuoi, che viva d'arte. Lena, tu sei la mia arte. I-io non posso andare avanti perché tu sei morta.» pianse. Le lacrime scendevano impererrite, e in quel momento capì che aveva realizzato la verà realtà della situazione. Lena era morta e lo aveva sempre pregato di andare avanti dopo la sua morte, cosa che non stava facendo affatto. In quel momento realizzò che doveva andare avanti per lei. In quel momento capì che lei voleva che lui vivesse anche per lei. Perché lui vive per l'arte e lei era la sua arte. Le parole per terminare la canzone vennero spontanee, dolorose ma spontanee.
In quel momento aveva trovato un punto di rialzo: l'arte. Aveva trovato un modo per stare di nuovo vicino a lei, perché lei era la sua arte.
Quindi, lui viveva per i suoi sogni che non fanno altro che incontrarsi e dargli la forza di avere cura di se stesso come aveva detto lei.






 

  
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