Anime & Manga > Keroro Gunso
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Autore: chitta97    07/01/2015    4 recensioni
E se la conquista di Pekopon in un qualche modo avvenisse? E se il modo fosse cruento, se fosse una strage? Se morissero i loro cari amici umani come reagirebbero i nostri ranocchi, come reagirebbe Giroro se perdesse Natsumi...?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giroro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due parole, ora e per sempre
 
E’ seduto per terra, lo sguardo che sembra vagare sulla landa desolata che appare davanti ai suoi occhi, mentre in realtà sta inseguendo ancora quei dannati, dolorosi ricordi. E lo farà ancora e ancora, fino a quando non avrà pianto tutte le sue lacrime, fino a quando quel vuoto, che ora dimora dentro di sé, diventerà quantomeno tollerabile. E dubita succederà mai.
 
Anche senza chiudere gli occhi può rivedere tutto nitidamente, come se avvenisse in quel momento. Se posa lo sguardo sulla sua gamba martoriata, ormai inutilizzabile, la ferita brucia di più. Non le lesioni che ha riportato nello scontro, ma quella ancora più profonda che racchiude il suo cuore.
 
Perché alla fine non è riuscito a fare niente. Nessuno di loro ci è riuscito. E ora sono lì, su Keron, malridotti e irriconoscibili. Persino Keroro, il braccio costantemente fasciato, non è più lo stesso gioviale e spensierato ranocchio e Kururu non ne vuole più sapere di qualsiasi essere vivente, arrabbiato con il mondo e ancor più con se stesso.
Tamama ha smesso di mangiare e Dororo lunghi giorni sotto sedazione, colto com’è spesso da crisi nervose.
 
Tutto è cominciato in un giorno qualunque, come sempre accade. Era una bella giornata estiva. La routine quotidiana procedeva monotona: la gattina che si aggirava attorno alla sua tenda, Fuyuki che chiacchierava con Momoka al telefono su strani fenomeni paranormali, Natsumi che gridava contro il “brutto ranocchio”…Natsumi che urlava. Che urlava contro dei keroniani, keroniani che non erano loro.
Perché il loro pianeta aveva deciso che non poteva più aspettare oltre:
la Terra, Pekopon, andava conquistata.
Prima una squadra di ricognizione, poi numerose altre e a nulla valsero i loro tentativi di difendersi e di annullare tutto quel pandemonio. A nulla valsero i tentativi di Natsumi, ormai considerata difesa e attacco del suo pianeta. A nulla erano valsi i suoi tentativi di fermare tutto quello, di proteggere quella razza, che aveva imparato ad amare, e il suo pianeta, di proteggere lei.
Ancora rimbombavano nelle sue orecchie quelle parole disperate che alla fine le erano scappate dalle labbra: “Aiutami Giroro!”
Lei, lei che non accettava mai una mano da nessuno, aveva gridato in preda al panico, la voce stridula e incrinata da un pianto incombente e involontario, il suo aiuto.
Lui si era precipitato, armi già in pugno, ma tutto era stato troppo veloce. Fu subito chiaro che non ce l’avrebbero mai fatta. Erano 5 keroniani contro altri migliaia, che speranze avevano?
Ed ora eccolo lì, inutile ranocchio rosso che era riuscito a sacrificare solo una gamba mentre sarebbe dovuto morire per la sua amata.
Natsumi…Che strano senso dell’umorismo aveva il destino, l’estate che faceva nascere il suo nome era la stessa stagione che portava la sua morte.
La roccia sotto di sé si scurì al contatto con le stille salate che incominciarono a scendere copiosamente dal suo volto. Digrignò i denti, ma ormai non aveva più senso trattenere quel pozzo di dolore e sofferenza che dilagava nel suo cuore. Non importava se era un soldato perché era proprio per quello che Lei era morta. Perché era un soldato alieno che doveva conquistare la Terra e la sua razza aveva deciso per lui quando e come.
Scrollò il capo, come a voler scacciare quel corrosivo senso di inutilità che si era insinuato allora per non abbandonarlo più. L’unica cosa che poteva fare era stracciare i volantini che ogni tanto gli capitavano sotto mano e che pubblicizzavano il nuovo pianeta conquistato come posto paradisiaco, ideale per le vacanze.
La sua mente era piena solo di quel senso di colpa mentre due parole non dette continuavano a rieccheggiare, unico spiraglio di luce in quella cupa oscurità di sentimenti laceranti. Quella frase che non era riuscita a scappare dalla sua gola e che l’ossesionava; non sapeva se se la ripeteva per punirsi o chissà per cos’altro. Sapeva solo che era in un certo qual modo tranquillizzante sentire quella litania nella sua testa, quell’unica certezza che non l’avrebbe mai abbandonato nonostante la sua Natsumi non ci fosse più…
“Ti amo, Natsumi” Dalla prima volta che ti ho visto fino all’ultimo mortale istante, e per sempre; fino a quando anch’io non cadrò in quel baratro senza fondo e forse ti rincontrerò solo per amarti ancora.

 
Ehi, buonsalve a tutti! Rieccomi ritornata su questo fandom dopo secoli! Anzi, già che ci siamo mi scuso con tutti quelli –se ancora ci saranno- che seguivano o seguono le mie ff su Keroro, prometto che le continuerò quando posso ^^’ E intanto eccomi con questa one-shot da tagliarsi le vene la cui trama mi ha suggerito SemplicementeSamanta <3 Visto, alla fine ce l’ho fatta a scriverla! Spero che possa piacere a qualcuno e anche se non sarà così che mi lasciate qualche recensione, sono sempre aperta alle critiche purché costruttive, ovviamente ^_-
Okay, detto questo mi dileguo con un “Buone feste” in ritardo e un bacione :*
Chitta97 <3
  
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