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Autore: lapoetastra    07/01/2015    1 recensioni
Dubhe correva.
Il fango le inzuppava il vestito candido, insozzandolo con il suo volgare colore, ma la ragazza non ci faceva caso.
Voleva solo mettere quanta più distanza possibile dall’altare, quell’altare dove aveva lasciato Learco con un palmo di naso.
Non era riuscita a sposarlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dubhe, Learco, Lonerin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dubhe correva.
Il fango le inzuppava il vestito candido, insozzandolo con il suo volgare colore, ma la ragazza non ci faceva caso.
Voleva solo mettere quanta più distanza possibile dall’altare, quell’altare dove aveva lasciato Learco con un palmo di naso.
Non era riuscita a sposarlo.
Non era riuscita a pronunciare quel fatidico sì che l’avrebbe legata indissolubilmente a lui per la vita.
Non ce l’aveva fatta, benché in tutti i giorni precedenti alle nozze si era convinta che Learco era l’uomo per lei, l’unico che avrebbe voluto accanto a sé fino alla fine dei suoi giorni.
Quella notte prima del matrimonio, però, non era riuscita a prendere sonno se non dopo ore intere di continui giri nel letto.
All’inizio aveva dato la colpa di quell’improvvisa insonnia all’emozione ed all’agitazione, ma ora si era resa conto che non era affatto così.
Perché lei non amava Learco.
Gli voleva bene, era affezionata a lui, certo, ma come si vuole bene ad un fratello o ad un amico, e non come si ama un amante.
Si pentiva di non averlo capito prima, in modo da risparmiare al principe quell’umiliazione di fronte a quasi tutto il popolo della Terra del Sole, ma ora non aveva comunque alcun senso continuare a rimuginarci su.
Dubhe correva, con il vestito da sposa sempre più lercio e la mente ancora invasa dall’espressione confusa di Learco e degli invitati di fronte alla sua indecisione.
Quando non ebbe più fiato, si fermò in un vicolo con le mani sulle ginocchia ed il respiro affannoso.
Prese poi il coltello che le aveva dato il Maestro quando era una bambina e da cui non si separava mai dalla giarrettiera e se lo portò al collo.
E, una volta scioltasi in un sol gesto la complicata acconciatura creata con i suoi capelli dalle ancelle appena quella stessa mattina, iniziò a tagliare.
Senza remore, senza ripensamenti.
Le ciocche scure, ricresciute nel corso degli anni, ricoprivano ora l’umido terreno del vicolo, confondendosi con il nero della sporcizia.
Dubhe le guardò, e non provò più quella fitta di rimpianto che l’aveva assalita quando le aveva recise, tempo prima.
Una volta che la sua testa fu ricoperta solo da sparuti ciuffi, rimise via il coltello e cercò un cavallo.
Ce n’erano molti che pascolavano liberamente all’aria aperta e, siccome i loro padroni si trovavano ancora alla cerimonia nuziale, non le risultò difficile rubarne uno.
Era una cavallina grigia, mite e tranquilla, poco più che una puledra.
Salendole in groppa, Dubhe sorrise.
Le sembrava di essere ritornata al passato, quando era giovane, quando viveva alla giornata, durante i viaggi itineranti che la portavano da una parte all’altra del Mondo Emerso.
Di colpo, contro la sua volontà, il viso delicato di Lonerin prese il posto di quello affilato di Learco, nella sua mente.
E l’ambiente intorno a lei mutò improvvisamente, trasformandosi  nella buia grotta dove lei e Lonerin avevano condiviso la loro unica notte d’amore, la più bella della sua vita, mille volte più emozionante delle decine che aveva trascorso con Learco.
Dubhe scosse la testa, irritata.
Non doveva lasciarsi trascinare dai ricordi.
Lonerin era lontano, ormai, sposato con Theana – che di certo non aveva avuto dubbi nel dire di sì – e sicuramente non pensava più a lei.
Meglio così, in fondo.
Almeno sarebbe stata di nuovo completamente libera, senza quei vincoli d’amore che dopo poco iniziavano a stringerla in una morsa inallentabile, togliendole il respiro.
Partì al galoppo, lanciando il delicato velo nel fango dietro di sé, nel quale la candida seta affondò immediatamente.
Era diretta alla Terra dell’Acqua, dove nessuno la conosceva, dove nessuno sapeva ciò che aveva fatto, ed una volta lì si sarebbe preoccupata di cambiare il vestito da sposa in più comodi abiti di stampo maschile.
Solo così si sarebbe finalmente lasciata Learco e quella vita di corte che non le apparteneva alle spalle.
   
 
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