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Autore: Zomi    07/01/2015    3 recensioni
Doveva dirglielo, prima che fosse tardi.
Troppo tardi.
Ma con che coraggio lo poteva affrontare?
Pressò il piede sul pedale del freno, rallentando dietro al paraurti di una Volvo ferma davanti a lui, aproffitandone per esaminare ancora il suo compagno.
Con nonchalance, vide Izo abbassare il parasole scuro, aprirne lo sportelletto che nascondeva un piccolo specchietto e, estratto dalla sua piccola tracolla nera, portarsi il rossetto alle labbra, pronto a ridefinirle.
Un brivido scosse la schiena di Marco, che rapido sollevò la mano dal pomello del cambio, portandola al polso del moro, allontanando il vivace rossetto rosso dal suo volto.
*Panda Day*
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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MELODRAMMA AL ROSSETTO ROSSO
*melodrammatico*
 


Non riusciva a mantenere lo sguardo fisso sulla strada.
Con gli occhi azzurri, zigzagava la sua attenzione tra il traffico intenso della sera, all’individuo che occupava il sedile del passeggero della sua auto.
Storcendo le labbra carnose e scure, rimuginava sulla sera che lo attendeva, indugiando nervosamente sulla sua scelta.
Doveva dirglielo, prima che fosse tardi.
Troppo tardi.
Ma con che coraggio lo poteva affrontare?
Pressò il piede sul pedale del freno, rallentando dietro al paraurti di una Volvo ferma davanti a lui, aproffitandone per esaminare ancora il suo compagno.
Con nonchalance, vide Izo abbassare il parasole scuro, aprirne lo sportelletto che nascondeva un piccolo specchietto e, estratto dalla sua piccola tracolla nera, portarsi il rossetto alle labbra, pronto a ridefinirle.
Un brivido scosse la schiena di Marco, che rapido sollevò la mano dal pomello del cambio, portandola al polso del moro, allontanando il vivace rossetto rosso dal suo volto.
Izo lo guardò sorpreso, le labbra ancora aperte in una muta O, le mani sospese a reggere il parasole e un rossetto invisibile.
Con i fini occhi a mandorla, fissò il compagno richiudere il cosmetico, riponendolo nel posacenere vuoto, prima di ingranare nuovamente la marcia e ripartire spedito.
Il tutto, senza emettere una sola parola o esibire un sorriso sghembo, col quale sapeva gli era tutto concesso.
Lo scrutò con attenzione, non emettendo parola, prima di allungare la mano e riprendersi il mal tolto.
Lo stava per riportare alle labbra, quando il biondo lo richiamò.
-Izo- mormorò con il suo tono apatico e piatto, accentuato da una leggera nota ammonitrice.
-Marco chan- gli fece il verso il moro, tornando a specchiarsi, arricciando le labbra in un finto bacio, controllando dove ripassare il colore.
Nuovamente la mano del biondo si tese verso di lui, ma il corvino, sbuffante, ripose al sicuro il rossetto nella tracolla, fulminando offeso il guidatore.
-Se non ti piaceva il colore bastava dirlo- sbuffò, rovistando nella borsa –Sai bene che, se non ti piace un mio trucco, basta dirlo, e io…-
-Non era per il colore- sbottò secco, immettendosi in una rotatoria.
Izo lo fissò scioccato.
Mai una sola volta, da quando stavano assieme, Marco gli aveva risposto con quel tono irritato e sgarbato, quasi che la sua presenza lo infastidisse.
Aggrottò le sopracciglia, serrando le labbra leggermente colorate di scarlatto, incrociando le braccia al petto, sul gilet grigio sopra la camicia violacea, infossando lo sguardo sul biondo.
Lo vide ruotare le mani sul volante, uscendo rapido dalla rotatoria, imprecando a denti stretti contro una moto che li aveva appena superati, soffiando dal naso poi nel frenare sotto un semaforo.
Sospirando, Marco si voltò a fissare il suo ragazzo, sostenendone lo sguardo serio e offeso, abbozzando un leggero sorriso e allungando una mano ad accarezzargli il viso, dolce e bianco come la neve.
-Sai bene che ti adoro con il rossetto nero sulle labbra…- gli disegnò il contorno del labbro inferiore con il pollice, sorreggendogli il volto dal mento con due dita.
-Oh bhe allora…- ridacchiò il moro, affettandosi a cercare l’agognato trucco corvino nella borsa.
Ma la mano rapida e svelta del biondo, afferrò con forza la borsa sulle gambe di Izo, posandola con cura e gentilezza sul sedile posteriore, allungandosi leggermente prima di ripartire con l’auto.
Le iridi nocciola del corvino si raddoppiarono in grandezza, facendo impallidire maggiormente il giovane ragazzo.
-Oddio Marco, che succede?- ansimò, preoccupato.
Sapeva, sapeva che se Marco, il suo Marco, gli negava di truccarsi in auto c’era sotto qualcosa di grosso.
Parecchio grosso.
Tentò di calmarsi, trattenendo l’imminente attacco di iper ventilazione, deglutendo e allungandosi leggermente al compagno.
Il biondo era serio, lo sguardo fisso dianzi a sé, le labbra carnose e invitanti ferme e mute, in cerca delle parole più adatte.
-Stasera…- iniziò, per subito interrompersi, prendendo un profondo respiro.
-Oh dannazione Marco: non vorrai farmi morire nell’attesa?!?- sbottò Izo, mal celando il Pomo d’Adamo tremante.
Il compagno si voltò a fissarlo.
Gli occhi atoni e bluastri che lo squadravano da capo a piedi.
Izo era importante per lui, la persona più importante della sua vita, e lo sarebbe sempre stato, lo sapeva.
Ma non era l’unica, quello era il problema, e sapeva che non sarebbe stato facile accomunare quelle due metà del suo mondo.
-Stasera ti porto a cena fuori- esordì sicuro, tornando a fissare la strada, e il suo caos di luci posteriori e clacson urlanti.
Le sopracciglia di Izo si abbassarono sconvolte, mentre il labbro superiore, finemente dipinto, tremava nervosamente.
-Oh davvero?- ruotò gli occhi al tetto della vettura, incrociando le bracci al petto piatto –Sai mi era venuto il dubbio dopo il quindicesimo chilometro percorso nel cos cittadino…- sorrise ironico.
Un angolo della bocca di Marco si alzò, rivelando un sorriso benevole e sornione.
-Ho sempre saputo che sei un bravissimo osservatore…- gli sorrise ammiccante.
-Va al diavolo- sbottò, stanco di quella reticenza.
Spinse le spalle contro il sedile, affondandoci con il busto mentre perdeva lo sguardo fuori dal finestrino, posando il mento su un palmo della mano diafana.
Non voleva parlare? Ottimo, che si crogiolasse nel suo misterioso cruccio.
E che non venisse a fargli le fusa poi, cercando la riappacificazione e il suo sedere: col cavolo che avrebbero passato la notte assieme.
Almeno gli dicesse cosa lo preoccupava tanto.
Si, perchè non era una novità le cene a sorpresa a miliardi di chilometri di distanza dal centro in cui abitavano, erra un novità quella strana ombra di apprensione che leggeva nei suoi occhi.
Apprensione che suscitava agitazione e panico in Izo.
E l’agitazione e il panico, nel giovane moro, esplodevano sempre in una scenata melodrammatica di primo ordine.
-Oh dannazione Maro chan!!!- si voltò verso il biondo, trovandolo assorto nei suoi pensieri.
-Dimmi dove diamine stiamo andando, o giuro che afferro la mia borsa e mi trucco come Lady Gaga!!!- lo fulminò astioso.
Astio che si spense come una fiammella delicata, al sghembo e intenso sorriso del biondo, che intenerito, allungò una mano al compagno, accarezzandogli una guancia e spostandogli una ciocca di setosi e neri capelli dietro un orecchio, nel rigoroso ordine della piccola crocchia stretta sulla nuca di Izo.
Riportò la mano al cambio, tendendo il braccio opposto tra lui e il volante, addossandosi con la spalla al finestrino, per poter scrutare il suo ragazzo e la strada con la stessa occhiata.
-Stasera andiamo a cena dai miei fratelli…- schioccò la lingua sul palato, fissando la luce rossa del semaforo.
-M-mm- annuì Izo.
-Ci saranno Ace con Bonney, Halta, Vista… tutti insomma- continuò a snocciolare informazioni, riprendendo la marcia dell’auto.
Ruotò agilmente il volante, svoltando in una piccola via sulla sinistra, imboccandola sicuro.
-Ci ritroveremo tutti a casa… a casa di papà- deglutì, sputando il rospo.
Guardò di strisciò Izo, sperando che avesse capito la situazione, ma lo vide fermo a fissarlo, quasi stesse ancora metabolizzando la notizia.
-Ah- spalancò la bocca, in uno strano stato di incoscienza.
Marco si passò una mano tra i capelli biondi, prendendo il coraggio a due mani.
-E ci sarà anche lui… papà intendo-
Fu come se una bomba esplodesse nella piccola Renault del biondo, quando Izo iniziò ad urlare isterico, aggrappandosi con entrambe le mani al cruscotto dinanzi a lui.
-CHE COSA?!?!?!?- strillò, vibrando ogni singola lettera con la sua acuta e perforante voce, mentre il Pomo d’Adamo sembrava avere le convulsioni.
Le ben curate e affusolate mani del corvino si protesero sul compagno, afferrandolo per il colletto della camicia scura,, strattonandolo verso di lui e premendogli addosso furioso.
-TU MI STAI PORTANDO A CENA DA TUO PADRE, E ME LO DICI SOLO ORA?!?!?!?- tuonò, conficcando le unghie nella gola dell’altro.
-Izo, calmati: non fare il melodrammatico- riuscì ad evitare un auto, ritornando nella sua carreggiata e evitando di far traballare troppo la vettura in corsa.
-Melodrammatico? Melodrammatico Marco?!?- digrignò i denti, spingendolo sul suo sedile e tornando al proprio.
-Melodrammatico è per le persone etero, Marco: io sono totalmente in crisi!!!- si portò le mani tra i capelli, chinando il busto fino a piegarsi sulle gambe.
Dannazione, dannazione.
Il padre, il padre avrebbe conosciuto, Edward Newgate.
Avrebbe conosciuto per la prima volta il padre di Marco, quel Negate tanto orgoglioso dei suoi figli, gentile e premuroso, che al sol sentir parlare di lui, Izo si emozionava, sperando di fare una buona figura quando l’avrebbe mai incontrato.
E ora quel momento era arrivato, e lui lo veniva a sapere così.
Sarebbe stato a cena dal suocero, e Marco glielo diceva dopo un’ora d’auto e centinaia di chilometri, senza uno straccio di preparazione psicologica.
Iniziò a iper ventilare, ansimando a bocca aperta e scompigliandosi i fini e scuri capelli, rovinando la composta crocchia che li racchiudeva.
-Oh kami, oh kami- alzò il volto la cielo –Conoscerò tuo padre e non solo non ho uno straccio di bottiglia di buon vino da portargli come regalo…- batté un piede sul tappetino nero -… ma indosso pure una camicia di Dofla style: dannazione!! Sapevo che dovevo mettermi quella di Iva&Kov e invece mi ritrovo con una scialba camicia da gay da quattro soldi: oh kami!!!!-
Si passò una mano sul viso, tamburellando le dita sulle tempie in cerca di un aiuto divino.
Che poteva fare? Cosa?
Non poteva cambiarsi, non poteva acquistare una sfottuta bottiglia di spumante da nessuna parte, visto l’orario, e quell’idiota di Marco sembrava più rilassato che mai, ora che aveva svuotato il sacco.
Spostò lo sguardo sul compagno, voglioso di saltargli al collo e strozzarlo, ma la gola gli si seccò con le parole urlanti che rimbombavano tra carotide e epiglottide, nel ritrovare ancora quell’ombra di “non detto” nello sguardo.
La sua pelle si sbiancò ulteriormente, costringendolo ad aggrapparsi al bracciolo dello sportello terrorizzato.
-Oh Dio no, Marco no!!!- strillò –Non puoi farmi questo!!!-
Lo puntò con un dito, ringhiando, mentre un ciuffo gli dondolava davanti al viso, accentuando la sua rabbia nera.
-Non puoi nascondermi dell’altro, niente può aggravare ancor di più questa serata…- fece oscillare il dito teso verso il biondo minaccioso, celando il tremore di panico con la rabbia che gli scorreva nelle vene.
Riempì i polmoni d’aria, nell’esatto momento in cui Marco sollevò lo sguardo su di lui, ad incrociare i suoi occhi dardeggianti, esplodendo nella sua melodrammaticità più isterica.
-Marco Black Fenix Negate: non osare dirmi che c’è dell’altro!!!!
Marco abbozzò un sorriso ammiccante, vano tentativo di rabbonire il compagno, prima di deglutire il respiro strozzato che gli attanagliava la gola.
-Ho detto a papà che avrei portato la mia ragazza… ragazza con la A…-
Il volto si Izo si tramutò in una maschera Kabuki, e l’urlo disperato che emise sembrava il canto morente di un cigno, morto sotto corte marziale a randellate in testa.
-Marco!!!!- gli si aggrappò alla manica della camicia –Ti prego, Marco chan, ti supplico: non puoi avermi fatto questo!!!-
Si portò una mano alla fronte, gettando il capo all’indietro, riversando i lunghi capelli neri sullo schienale del sedile.
-Non puoi fare Coming Out e presentarmi a tuo padre nella stessa sera- si coprì teatralmente il volto con una mano, facendo oscillare la ciocca morbida che gli ricadeva sugli occhi.
-Izo…- sospirò il biondo, accostando fuori da una piccola casetta a schiera, spegnendo l’auto e passando un braccio dietro le spalle del moro.
-Dillo!!! – lo puntò severo con lo sguardo Izo –Dillo che non mi ami e che lo fai per farmi morire di infarto: confessa!!!-
Marco sorrise, intenerito dalla melodrammaticità del suo ragazzo.
Allungò anche l’altro arto ad accerchiarlo per le spalle, strattonandoselo al petto e abbracciandolo con forza, infossando il volto nell’incavo tra spalla e gola del moro.
Inspirò a pieni polmoni il profumo di carta di riso e ciliegio giapponese del suo compagno, aggrappandosi a lui e stringendolo con forza.
-Izo- o chiamò piano, sentendo le palpitazioni del suo cuore decelerare, e il respiro normalizzarsi, segno che l’attacco di melodrammatico stava scemando.
Lo baciò sulla scapola, semi spoglia per la crisi del ragazzo, saggiandone la morbidezza e la setosità della pelle diafana.
-Izo, ho bisogno che tu ci sia…- sospirò piano, sollevando gli occhi a fissare la casa del padre, illuminata a festa per il ritrovo di tutti i suoi figli.
-Sei il primo ragazzo che presento a mio padre- lo sentì tremare, pronto a riprendere il suo scoppio di drammaticità, ma lo stinse con maggior forza continuando.
-Il primo ragazzo e ragazza- strofinò il naso tra i capelli neri, socchiudendo gli occhi –Sei l’unico-
Si separò da lui, tendendo le braccia tra loro e mantenendo la presa ferrea e calda delle mani sulle spalle di Izo.
-Ho bisogno di te. Se stasera non ci sei, io potrei anche impazzire e fare una scenata… una scenata…-
-… di melodramma?- abbozzò un sorriso il moro, inclinando il capo su una mano del compagno.
Sospirò, baciando piano il dorso della mano, macchiandola di rossetto, prima di allungarsi ad afferrare la borsa sui sedili posteriori, rovistando in cerca dei suoi trucchi.
-E sia- si sciolse la crocchia, abbassando in velocità il para sole e specchiandosi con fare meticoloso.
-Ma sia ben chiaro che stasera dormi da me e soddisferai ogni mio desiderio…- si passò il rossetto nero sulle labbra, facendole schioccare tra loro e accertandosi che non vi fossero sbavature -… carnale ed emotivo-
Schioccò le labbra, passando a sistemarsi la capigliatura, gettando un’occhiata a Marco, ghignate e bonario nell’osservarlo.
-Grazie- gli accarezzò una guancia, prendendo una ciocca dalla crocchia appena composta, e lasciandola dondolante a lato del viso del moro.
-Oh Marco chan- gli fece l’occhiolino, riponendo i suoi trucchi nella borsa –Non ti permetterò mai di scoppiare in una crisi melodrammatica…-
Aprì lo sportello e scese dall’auto, inchinandosi poi nuovamente al suo interno, ritrovando lo sguardo del biondo su di lui, sostenendolo con un sorriso.
-… l’unico che si può permettere certe scenate sono io: tu non sei abbastanza teatrale Marco chan- gli fece l’occhiolino, per poi avviarsi con lui alla porta della casa di Edward Negate.
 
 
 
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