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Autore: Rota    07/01/2015    2 recensioni
Il tempo dei lupi non si è ancora estinto. Il tempo dei canti al cielo e delle veglie notturne, occhi di fuoco nella notte e nel giorno, non è ancora deceduto.
Come il lupo solitario, lontano da ogni possibile branco – pelo rossiccio talmente scuro da ricordare il porpora, o il sangue profondo proveniente direttamente dalle viscere. Lupo sperso, nel bosco fitto di una terra che concede persino allo smarrimento una via di redenzione, nascosto tra rocce dure e spigolose senza anima e senza spirito fisico. Lupo sempre, grande quanto può essere un orso e dotato della stessa famelica voglia di ogni cosa tranne che di sé medesimo. Lupo chiamato, dai pochi esseri umani che osano vivendo in quella zona mescolare il proprio destino a quello della totalità del tutto, “Gerbera della neve” o “Murasakibara”.

[MuraMuro WereWolf/AOB!Verse]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Taiga Kagami, Tatsuya Himuro, Un po' tutti
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Nickname: Rota
*Titolo storia: Growl – A dark shadow has woken up inside of me
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Himuro Tatsuya, Kagami Taiga, Murasakibara Atsushi, (citati) Un po' tutti
*Rating: Arancione/ Rosso
*Avvertimenti: AU, Yaoi, What if...?, AOB!Verse
*Generi: Romantico, Angst
*Credits: “Growl”/”Wolf” EXO, ovviamente in inglese :D
*Note dell'autore/autrice: Qualcuno/qualcosa mi ha introdotto al mondo AOB e io ormai ci sguazzo. O ci tento.
Questa fic farebbe, e dico farebbe perché non ho idea se porterò avanti la cosa essendo io un po' in rotta con Kurobas, dicevo farebbe parte di un ciclo di fic, più o meno della stessa lunghezza. Il punto di partenza quindi è uguale, hanno solo delle tempistiche diverse e particolari un attimo differenti. Tuttavia, fanno parte dello stesso ciclo narrativo, e i protagonisti sono gli stessi; si differenziano essenzialmente per la coppia di cui parlano :D
Inizio con una MuraMuro, perché loro sono OTP e io li amo tanto.
Un appunto. Qui Taiga e Tatsuya sono “legalmente fratelli”, vale a dire che hanno lo stesso cognome, Himuro. Una cosina piccola, niente di che :D (L)
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Growl*

-

A dark shadow has woken up inside of me

 

 

 

*Intro*

 

 

 

La natura trova sempre il suo personale equilibrio, in qualsiasi contesto e secondo regole tutte sue, che non si allineano a mere questioni di sopravvivenza di una razza di esseri come tutti gli altri. Non si piega al desiderio altrui, né ne segue l'entusiasta onda per poi infrangersi in limiti artificiali, ma sconfinata ed egoista si espande ovunque possa occupare spazio e pretende per sé l'assoluto protagonismo di ogni circostanza.
Che si tratti di deserto o la crepa marittima più profonda dove neppure un filtro di luce osa rimbalzare sulle rocce lisce, lei rimane immutata nell'essenza totalizzante e totalitaria per lasciare quel piccolo frangente di possibilità che è la vita. L'espressione non la tocca, e neppure la distruzione, e non la sfiora l'idea della relatività.
Esistono ancora esseri immersi in questa realtà che non hanno dimenticato e non ergono, in difesa inutile e debole, a scudo la propria indifferenza o la propria distrazione – le nere macchine e i fucili sputa-fuoco, i lunghi camini borbottanti e le strade sterili di duro granulo chiaro non sono serviti a sottomettere all'ingordigia qualcosa di così grande e eterno, né ad alterarlo in alcun modo. Esistono ancora, e come all'inizio di ogni cosa corrono lungo lande coperte di bianca nere, sul terreno scuro delle terre che si confondono e mischiano con ghiacci perenni, nati assieme alla conta dei giorni. Ululano, con voce che porta il ricordo di mille avi e mille storie antiche, inni sacri alla luna e nenie per i tramonti che si chiudono in mari di sangue, ogni volta. La loro stessa presenza ricorda, all'empirica essenza del mondo, una spiritualità ancestrale che non ha padroni viventi ma che indomita vive come la Natura stessa e non conosce padrone e non conosce catena al quale sottomettersi, fieri del proprio orgoglio e di ogni singola cellula che forma, assieme al tutto, il creato.
Il tempo dei lupi non si è ancora estinto. Il tempo dei canti al cielo e delle veglie notturne, occhi di fuoco nella notte e nel giorno, non è ancora deceduto.
Come il lupo solitario, lontano da ogni possibile branco – pelo rossiccio talmente scuro da ricordare il porpora, o il sangue profondo proveniente direttamente dalle viscere. Lupo sperso, nel bosco fitto di una terra che concede persino allo smarrimento una via di redenzione, nascosto tra rocce dure e spigolose senza anima e senza spirito fisico. Lupo sempre, grande quanto può essere un orso e dotato della stessa famelica voglia di ogni cosa tranne che di sé medesimo. Lupo chiamato, dai pochi esseri umani che osano vivendo in quella zona mescolare il proprio destino a quello della totalità del tutto, “Gerbera della neve” o “Murasakibara”.

 

 

   
 
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